L'età della renna e la nascita dell'arte




Luciano Milo



C'è stato un tempo nella Storia dell'Uomo in cui agili cacciatori, accompagnati da lupi addomesticati, percorrevano le steppe cacciando le renne, i cavalli, i bisonti. Di tale epoca è rimasto, negli animi di chi ama la natura, il vago indistinto rimpianto di una sconfinata libertà.

In qualche regione della terra, ancora sconosciuta, forse nelle pianure centroasiatiche, probabilmente in qualche zona isolata, poiché è dimostrato che è nell'isolamento di una specie che si producono le mutazioni, si è sviluppato, forse centomila anni fa e forse più, il nostro diretto progenitore, l'Homo Sapiens (come si è voluto chiamare) o più modestamente l'Uomo di Cro-Magnon, come fu chiamato al tempo della scoperta dei suoi primi resti nell'omonima grotta in Dordogna (Francia).
Alto, il cranio allungato, la faccia corta, l'uomo di Cro-Magnon giunge in Europa al seguito di branchi di renne che migravano al Nord in conseguenza del relativo addolcirsi del clima nell'Interglaciale Würm l° - Würm 2°. Ancora cacciatore ma già anche pastore, l'Uomo di Cro-Magnon è il portatore dell'ultima cultura della pietra scheggiata, quella della lama. Se da un chilogrammo di selce il Neandertaliano otteneva con le schegge circa due metri dì bordi taglienti, l'Homo Sapiens riesce a ricavare fino a venti metri dì lame che poi, con abilissimi ritocchi, sagoma ottenendo fino a 30 diversi tipi di utensili. Questo nuovo tipo umano sembra uscire dal nulla, poiché nessuna caratteristica della civiltà neandertaliana fa presagire che vi fosse in corso uno sviluppo così radicale. L'unica deduzione che se ne può trarre è che lo sviluppo è avvenuto altrove. La ricerca antropologica è però in Asia molto meno sviluppata che in Europa, anche per le enormi estensioni di quei territori, e sono pertanto molto scarsi i dati su cui ci possiamo basare. Nel 1932 fu scoperto a Jabrud in Siria un giacimento di strumenti a lama sicuramente attribuibili al nostro Homo Sapiens, in uno strato che può essere datato a circa sessantamila anni fa, all'inizio cioè della Glaciazione di Würm: circa ventimila anni prima della sua comparsa in Europa. Si può ragionevolmente supporre che la diversificazione della specie sia quindi avvenuta nel corso dell'Interglaciale Riss-Würm, forse nelle pianure a nord del Mar Caspio e ad est degli Urali. L'arrivo dell'epoca glaciale spinse verso sud queste popolazioni, che vivevano probabilmente al seguito dei branchi dì renne, e le pose in contatto con i neandertaliani che già erano da tempo stanziati nella zona.
In un altro scavo stratigrafico nel nord dell'Arabia, in un livello corrispondente, sono stati infatti trovati scheletri inumati sia di neandertaliani che di Homo Sapiens, insieme a forme miste. Queste proverebbero però non la discendenza dell'uno dall'altro, come ritrovamenti isolati avrebbero potuto far pensare, ma la fusione pacifica delle due razze e delle due civiltà. La più antica e primitiva che chiamiamo "Musteriana", verrà però inesorabilmente soppiantata dalla nuova, alla quale viene dato il nome convenzionale di "Aurignaziana".
Circa quarantamila anni fa, all'inizio dell'interstadio dì Würm I-II, compaiono nella regione ungaro-cecoslovacca le più antiche culture a lama caratteristiche dell'Aurignaziano. Si ritiene quindi che l'addolcirsi della temperatura abbia nuovamente sospinto a nord gli animali migranti e l'uomo che li seguiva. Aggirato il Mar Caspio, assi avrebbero piegato ad occidente e costeggiato le pendici settentrionali dei Carpazi, per sboccare in Moravia (caverna di Salfozen, trentaquattromila anni fa), e attraverso le "Porte di Ferro", in Ungheria (caverna di Istàlloskü, trentamila e cinquecento anni fa). La traccia continua poi lungo il Danubio dove si trova, nella stretta di Wachau in Austria, l'importante stazione di Willendorf, da cui proviene una delle più famose statuine paleolitiche, la Venere di Willendorf appunto.
Le vie di penetrazione si diramano quindi verso la Svezia, la Francia e l'Italia e raggiungono poi la Spagna. La seconda fase fredda della glaciazione di Würm sorprende quindi l'uomo paleolitico in zone con clima relativamente favorevole in valli protette ove trova sufficienti mezzi di sostentamento e ripari abbastanza protetti sotto roccia o in caverna, che gli permettono di sopravvivere e di sviluppare una, relativamente all'epoca, abbondante popolazione.
In questo quadro generale di sviluppo dell'Homo Sapiens in Europa si inserisce l'orizzonte culturale Pugliese che, grazie alle scoperte degli ultimi anni, è documentato come in nessun'altra regione d'Italia, con un articolarsi e con una coerenza di sviluppi che lo collega alla classica serie francese, che ha dato il nome alle varie fasi del Paleolitico Superiore.
La più antica cultura su lama dell'Europa sud-occidentale è chiamata "Perigordiana", (circa 33.000 anni fa) ed è caratterizzata dalla "punta di Chatelperron", formata da una lama con un lato curvo. Ad essa in Puglia corrisponde la "facies uluzziana" dal nome della grotta di Uluzzo nel Salento, che dovrebbe occupare i primi millenni della sequenza di sviluppo.
Al "Perigordiano" segue l'"Aurignaziano" (31-28.000 anni), caratterizzato da raschiatoi carenati e da punte d'osso con base spaccata a coda di rondine, quindi il "Gravettiano" (22.000 anni), che presenta una nuovo tipo di lama con spigolo rettilineo. La corrispondente facies pugliese si può denominare "di Monopoli", vicino alla quale cittadina si trova la Grotta delle Mura, i cui livelli stratigrafici sarebbero riferibili al periodo compreso tra i 25 e 18.000 anni fa. Essa comprenderebbe quindi anche il Solutreano francese, il cui tipo base è la punta a foglia di lauro. Sottile, lavorata su due lati questa punta è uno dei più eleganti prodotti dell'industria paleolitica. A questa fase segue la facies di Rignano Garganico, ove si apre la Grotta Paglicci, la cui stratigrafia mostra un'ininterrotta continuità dalla "facies di Monopoli" fino alla successiva denominata "di Ugento", da una delle grotte esplorate presso Santa Caterina di Lecce. L'ultima facies del Paleolitico Superiore pugliese è chiamata "Romanelliana" e datata a circa 12.000 anni fa. Il periodo, nella serie francese, è denominato "Maddaleniano" ed è l'ultimo ed il più splendido del Paleolitico Superiore e forse di tutta la preistoria.
E' infatti in questo periodo, che si fa terminare circa 10.000 anni or sono (IX -VIII millennio a.C.), che si sviluppa e giunge alla sua massima fioritura quell'arte paleolitica che riempì di stupore e di incredulità le cronache dell'epoca delle prime scoperte, verso la fine dell'800. Durante il lungo e discontinuo ritirarsi delle coltri di ghiaccio e dei ghiacciai, l'abbondante prodotto della caccia alle renne e della pesca, specie per lo sfruttamento sistematico del passaggio dei salmoni, favorirono, nella Spagna settentrionale in Francia, nella Germania meridionale ed in Italia, il fiorire di una cultura che si può dire unica fra quelle create in qualsiasi parte del mondo prima della scoperta dell'agricoltura. Il diritto del Maddaleniano a tale posizione privilegiata si basa in primo luogo sull'altissimo valore dell'arte naturalistica che esso giunse ad esprimere nei graffiti e nelle pitture eseguite nei remoti recessi di oscure caverne, alla luce di tremolanti lampade ad olio, nei bassorilievi scolpiti sulle superfici lisce dei ripari rocciosi e nelle innumerevoli sculture ed incisioni su avorio, su corno, su ciottoli.
Alcuni esempi di arte preistorica si possono far risalire all'Aurignaziano, epoca a cui risalgono la maggior parte delle "Veneri" scolpite nella pietra; ma è nel Maddaleniano che si giunge alle più affascinanti rappresentazioni di un mondo animale ritratto con una vivezza ed immediatezza che meravigliano ancora oggi. Le grotte di Altamina e di Lascaux, che risalgono a circa 15000 anni fa, sono delle meravigliose gallerie d'arte che la fortuna ed il caso ci hanno preservato pressocché intatte. Le specie più raffigurate sono quelle che servivano di base all'alimentazione: cavalli, bisonti, renne; meno spesso gli animali giganteschi: mammut, rinoceronti; ancora più rari gli animali feroci: iene, orsi, lupi. Di tanto in tanto si incontrano figure che rappresentano animali colpiti dal cacciatore, con le zagaglie ancora infilate nella pelle. A Lascaux c'è una scena in cui si vede un bisonte sventrato che perde le interiora ma riesce a mandare a gambe all'aria il cacciatore. Assai difficile è dare un significato a tutte queste manifestazioni artistiche. La prima ipotesi è quella che si tratti di figurazioni magiche destinate a propiziare la caccia, raffigurando animali colpiti, ma questa ipotesi è contraddetta dal fatto che solo una piccola pare degli animali è rappresentata ferita. Altra ipotesi è quella che le grotte servissero per cerimonie di iniziazione dove venivano condotti gli adolescenti per insegnare loro, in un'atmosfera di mistero, i riti, le tecniche ed i segreti che propiziavano la caccia. Altre ipotesi sono state fatte, ma forse il segreto dell'arte dei cacciatori di renne resterà tale per sempre.
L'arte maddaleniana ed i riti magici cui era legata rappresentano il risultato -di una cultura materiale magnificamente adattata alle circostanze, particolarmente propizie, della fine delle glaciazioni in Europa. Spariti i ghiacci, questa cultura crollò e con essa svanirono, senza lasciare tracce, l'arte ed il culto che essa aveva prodotto.
Le prime manifestazioni d'arte del Paleolitico pugliese risalgono probabilmente alla fase di Monopoli, alla quale si possono, con molta incertezza però, assegnare le figure di cavalli dipinte nella Grotta Paglicci. L'affinità artistica di queste con alcune delle figure di Lascaux ci lascia comunque nell'incertezza. Alla medesima epoca il Peroni attribuisce anche le statuette femminili di Parabita, che si differenziano nettamente dalle obese, steatopigee Veneri Musteriane che le precedono di molti millenni. La statuina più grande, in particolare, dimostra un'attenta osservazione della realtà ed una efficace resa plastica che, pur nella semplificazione delle forme, rimane lontana da quella stilizzazione che è caratteristica di molte statuine femminili coeve, trovate in altre parti d'Europa. Il morbido modellato dei seni e delle braccia incrociate sotto il ventre, non eccessivamente prominente, contrasta con la strana maschera che sostituisce il volto e che forse richiama .a riti e credenze di cui ignoreremo sempre il significato.
Alla fase invece di Rignano appartiene un osso di bacino di cavallo su cui èraffigurata una scena di caccia. Un cavallo in corsa, in primo piano, copre due altri animali, forse un bue ed un cervo, che fuggono contornati da lance e zagaglie. La scena racchiusa in un limitato spazio triangolare è efficacissima e mostra effetti prospettici che la tecnica pittorica riscoprirà solo molti millenni più tardi. Dopo questa epoca il successivo ciclo artistico del periodo "Romanelliano" decade a manifestazioni stilizzate, simboliche, che preludono forse o prefigurano quelli che saranno gli schematismi dell'arte neolitica di Porto Badisco, tre o quattro millenni più tardi.
Ma prima, come sempre nella storia umana, ci sarà un periodo di crisi, di decadenza. La lunga Età Glaciale, giunge al termine. I ghiacciai si ritirano a quote elevate; le vaste coltri di ghiaccio che coprono l'Europa Settentrionale fondono e si ritraggono. Verso l'8000 a.C. le renne hanno preso definitivamente la via del nord, il mammut è già estinto. La steppa che nutriva le grandi mandrie erbivore fa posto alla bella foresta di querce e di lecci, al bosco ceduo popolato da piccoli animali solitari: cervi, caprioli, cinghiali agili e veloci diverranno difficile preda e l'uomo non potrà più contare su un facile rifornimento di cibo. Contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, il ritorno ad un clima dolce e clemente segna la fine della civiltà della renna e della meravigliosa arte che essa ha generato.
Iniziano così tempi difficili per le popolazioni che sono rimaste nelle nostre regioni e che si devono adattare a nuove e più austere condizioni di vita. Raccogliere il cibo costa tempo e fatica e non rimane spazio per dedicarsi a "futili" lavori come la pittura e la scultura. Questa Era è detta "Mesolitica" e si può considerare un Medio Evo della preistoria.
Si prepara però, così, quella che sarà la rivoluzione neolitica che, con l'allevamento del bestiame, l'agricoltura, la scoperta dei metalli e l'invenzione della scrittura, porterà l'uomo alle soglie della storia.


BIBLIOGRAFIA:
Renato Peroni: Archeologia della Puglia preistorica; editore De Luca, Roma.
André Leroi-Gourlan: Gli uomini della Preistoria; Feltrinelli, Milano.
V. Gordon Childe: - Preistoria della Società Europea - Sansoni, Firenze.
Enciclopedia dell'arte antica, Treccani, Roma s.v. Preistorica, Arte.
P. M. Grand: Arte Preistorica; Il Parnaso, Milano.
I Propilei, vol. I; Mondadori, Milano.


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