C'è stato
un tempo nella Storia dell'Uomo in cui agili cacciatori, accompagnati
da lupi addomesticati, percorrevano le steppe cacciando le renne, i cavalli,
i bisonti. Di tale epoca è rimasto, negli animi di chi ama la natura,
il vago indistinto rimpianto di una sconfinata libertà.
In qualche regione
della terra, ancora sconosciuta, forse nelle pianure centroasiatiche,
probabilmente in qualche zona isolata, poiché è dimostrato
che è nell'isolamento di una specie che si producono le mutazioni,
si è sviluppato, forse centomila anni fa e forse più,
il nostro diretto progenitore, l'Homo Sapiens (come si è voluto
chiamare) o più modestamente l'Uomo di Cro-Magnon, come fu chiamato
al tempo della scoperta dei suoi primi resti nell'omonima grotta in
Dordogna (Francia).
Alto, il cranio allungato, la faccia corta, l'uomo di Cro-Magnon giunge
in Europa al seguito di branchi di renne che migravano al Nord in conseguenza
del relativo addolcirsi del clima nell'Interglaciale Würm l°
- Würm 2°. Ancora cacciatore ma già anche pastore, l'Uomo
di Cro-Magnon è il portatore dell'ultima cultura della pietra
scheggiata, quella della lama. Se da un chilogrammo di selce il Neandertaliano
otteneva con le schegge circa due metri dì bordi taglienti, l'Homo
Sapiens riesce a ricavare fino a venti metri dì lame che poi,
con abilissimi ritocchi, sagoma ottenendo fino a 30 diversi tipi di
utensili. Questo nuovo tipo umano sembra uscire dal nulla, poiché
nessuna caratteristica della civiltà neandertaliana fa presagire
che vi fosse in corso uno sviluppo così radicale. L'unica deduzione
che se ne può trarre è che lo sviluppo è avvenuto
altrove. La ricerca antropologica è però in Asia molto
meno sviluppata che in Europa, anche per le enormi estensioni di quei
territori, e sono pertanto molto scarsi i dati su cui ci possiamo basare.
Nel 1932 fu scoperto a Jabrud in Siria un giacimento di strumenti a
lama sicuramente attribuibili al nostro Homo Sapiens, in uno strato
che può essere datato a circa sessantamila anni fa, all'inizio
cioè della Glaciazione di Würm: circa ventimila anni prima
della sua comparsa in Europa. Si può ragionevolmente supporre
che la diversificazione della specie sia quindi avvenuta nel corso dell'Interglaciale
Riss-Würm, forse nelle pianure a nord del Mar Caspio e ad est degli
Urali. L'arrivo dell'epoca glaciale spinse verso sud queste popolazioni,
che vivevano probabilmente al seguito dei branchi dì renne, e
le pose in contatto con i neandertaliani che già erano da tempo
stanziati nella zona.
In un altro scavo stratigrafico nel nord dell'Arabia, in un livello
corrispondente, sono stati infatti trovati scheletri inumati sia di
neandertaliani che di Homo Sapiens, insieme a forme miste. Queste proverebbero
però non la discendenza dell'uno dall'altro, come ritrovamenti
isolati avrebbero potuto far pensare, ma la fusione pacifica delle due
razze e delle due civiltà. La più antica e primitiva che
chiamiamo "Musteriana", verrà però inesorabilmente
soppiantata dalla nuova, alla quale viene dato il nome convenzionale
di "Aurignaziana".
Circa quarantamila anni fa, all'inizio dell'interstadio dì Würm
I-II, compaiono nella regione ungaro-cecoslovacca le più antiche
culture a lama caratteristiche dell'Aurignaziano. Si ritiene quindi
che l'addolcirsi della temperatura abbia nuovamente sospinto a nord
gli animali migranti e l'uomo che li seguiva. Aggirato il Mar Caspio,
assi avrebbero piegato ad occidente e costeggiato le pendici settentrionali
dei Carpazi, per sboccare in Moravia (caverna di Salfozen, trentaquattromila
anni fa), e attraverso le "Porte di Ferro", in Ungheria (caverna
di Istàlloskü, trentamila e cinquecento anni fa). La traccia
continua poi lungo il Danubio dove si trova, nella stretta di Wachau
in Austria, l'importante stazione di Willendorf, da cui proviene una
delle più famose statuine paleolitiche, la Venere di Willendorf
appunto.
Le vie di penetrazione si diramano quindi verso la Svezia, la Francia
e l'Italia e raggiungono poi la Spagna. La seconda fase fredda della
glaciazione di Würm sorprende quindi l'uomo paleolitico in zone
con clima relativamente favorevole in valli protette ove trova sufficienti
mezzi di sostentamento e ripari abbastanza protetti sotto roccia o in
caverna, che gli permettono di sopravvivere e di sviluppare una, relativamente
all'epoca, abbondante popolazione.
In questo quadro generale di sviluppo dell'Homo Sapiens in Europa si
inserisce l'orizzonte culturale Pugliese che, grazie alle scoperte degli
ultimi anni, è documentato come in nessun'altra regione d'Italia,
con un articolarsi e con una coerenza di sviluppi che lo collega alla
classica serie francese, che ha dato il nome alle varie fasi del Paleolitico
Superiore.
La più antica cultura su lama dell'Europa sud-occidentale è
chiamata "Perigordiana", (circa 33.000 anni fa) ed è
caratterizzata dalla "punta di Chatelperron", formata da una
lama con un lato curvo. Ad essa in Puglia corrisponde la "facies
uluzziana" dal nome della grotta di Uluzzo nel Salento, che dovrebbe
occupare i primi millenni della sequenza di sviluppo.
Al "Perigordiano" segue l'"Aurignaziano" (31-28.000
anni), caratterizzato da raschiatoi carenati e da punte d'osso con base
spaccata a coda di rondine, quindi il "Gravettiano" (22.000
anni), che presenta una nuovo tipo di lama con spigolo rettilineo. La
corrispondente facies pugliese si può denominare "di Monopoli",
vicino alla quale cittadina si trova la Grotta delle Mura, i cui livelli
stratigrafici sarebbero riferibili al periodo compreso tra i 25 e 18.000
anni fa. Essa comprenderebbe quindi anche il Solutreano francese, il
cui tipo base è la punta a foglia di lauro. Sottile, lavorata
su due lati questa punta è uno dei più eleganti prodotti
dell'industria paleolitica. A questa fase segue la facies di Rignano
Garganico, ove si apre la Grotta Paglicci, la cui stratigrafia mostra
un'ininterrotta continuità dalla "facies di Monopoli"
fino alla successiva denominata "di Ugento", da una delle
grotte esplorate presso Santa Caterina di Lecce. L'ultima facies del
Paleolitico Superiore pugliese è chiamata "Romanelliana"
e datata a circa 12.000 anni fa. Il periodo, nella serie francese, è
denominato "Maddaleniano" ed è l'ultimo ed il più
splendido del Paleolitico Superiore e forse di tutta la preistoria.
E' infatti in questo periodo, che si fa terminare circa 10.000 anni
or sono (IX -VIII millennio a.C.), che si sviluppa e giunge alla sua
massima fioritura quell'arte paleolitica che riempì di stupore
e di incredulità le cronache dell'epoca delle prime scoperte,
verso la fine dell'800. Durante il lungo e discontinuo ritirarsi delle
coltri di ghiaccio e dei ghiacciai, l'abbondante prodotto della caccia
alle renne e della pesca, specie per lo sfruttamento sistematico del
passaggio dei salmoni, favorirono, nella Spagna settentrionale in Francia,
nella Germania meridionale ed in Italia, il fiorire di una cultura che
si può dire unica fra quelle create in qualsiasi parte del mondo
prima della scoperta dell'agricoltura. Il diritto del Maddaleniano a
tale posizione privilegiata si basa in primo luogo sull'altissimo valore
dell'arte naturalistica che esso giunse ad esprimere nei graffiti e
nelle pitture eseguite nei remoti recessi di oscure caverne, alla luce
di tremolanti lampade ad olio, nei bassorilievi scolpiti sulle superfici
lisce dei ripari rocciosi e nelle innumerevoli sculture ed incisioni
su avorio, su corno, su ciottoli.
Alcuni esempi di arte preistorica si possono far risalire all'Aurignaziano,
epoca a cui risalgono la maggior parte delle "Veneri" scolpite
nella pietra; ma è nel Maddaleniano che si giunge alle più
affascinanti rappresentazioni di un mondo animale ritratto con una vivezza
ed immediatezza che meravigliano ancora oggi. Le grotte di Altamina
e di Lascaux, che risalgono a circa 15000 anni fa, sono delle meravigliose
gallerie d'arte che la fortuna ed il caso ci hanno preservato pressocché
intatte. Le specie più raffigurate sono quelle che servivano
di base all'alimentazione: cavalli, bisonti, renne; meno spesso gli
animali giganteschi: mammut, rinoceronti; ancora più rari gli
animali feroci: iene, orsi, lupi. Di tanto in tanto si incontrano figure
che rappresentano animali colpiti dal cacciatore, con le zagaglie ancora
infilate nella pelle. A Lascaux c'è una scena in cui si vede
un bisonte sventrato che perde le interiora ma riesce a mandare a gambe
all'aria il cacciatore. Assai difficile è dare un significato
a tutte queste manifestazioni artistiche. La prima ipotesi è
quella che si tratti di figurazioni magiche destinate a propiziare la
caccia, raffigurando animali colpiti, ma questa ipotesi è contraddetta
dal fatto che solo una piccola pare degli animali è rappresentata
ferita. Altra ipotesi è quella che le grotte servissero per cerimonie
di iniziazione dove venivano condotti gli adolescenti per insegnare
loro, in un'atmosfera di mistero, i riti, le tecniche ed i segreti che
propiziavano la caccia. Altre ipotesi sono state fatte, ma forse il
segreto dell'arte dei cacciatori di renne resterà tale per sempre.
L'arte maddaleniana ed i riti magici cui era legata rappresentano il
risultato -di una cultura materiale magnificamente adattata alle circostanze,
particolarmente propizie, della fine delle glaciazioni in Europa. Spariti
i ghiacci, questa cultura crollò e con essa svanirono, senza
lasciare tracce, l'arte ed il culto che essa aveva prodotto.
Le prime manifestazioni d'arte del Paleolitico pugliese risalgono probabilmente
alla fase di Monopoli, alla quale si possono, con molta incertezza però,
assegnare le figure di cavalli dipinte nella Grotta Paglicci. L'affinità
artistica di queste con alcune delle figure di Lascaux ci lascia comunque
nell'incertezza. Alla medesima epoca il Peroni attribuisce anche le
statuette femminili di Parabita, che si differenziano nettamente dalle
obese, steatopigee Veneri Musteriane che le precedono di molti millenni.
La statuina più grande, in particolare, dimostra un'attenta osservazione
della realtà ed una efficace resa plastica che, pur nella semplificazione
delle forme, rimane lontana da quella stilizzazione che è caratteristica
di molte statuine femminili coeve, trovate in altre parti d'Europa.
Il morbido modellato dei seni e delle braccia incrociate sotto il ventre,
non eccessivamente prominente, contrasta con la strana maschera che
sostituisce il volto e che forse richiama .a riti e credenze di cui
ignoreremo sempre il significato.
Alla fase invece di Rignano appartiene un osso di bacino di cavallo
su cui èraffigurata una scena di caccia. Un cavallo in corsa,
in primo piano, copre due altri animali, forse un bue ed un cervo, che
fuggono contornati da lance e zagaglie. La scena racchiusa in un limitato
spazio triangolare è efficacissima e mostra effetti prospettici
che la tecnica pittorica riscoprirà solo molti millenni più
tardi. Dopo questa epoca il successivo ciclo artistico del periodo "Romanelliano"
decade a manifestazioni stilizzate, simboliche, che preludono forse
o prefigurano quelli che saranno gli schematismi dell'arte neolitica
di Porto Badisco, tre o quattro millenni più tardi.
Ma prima, come sempre nella storia umana, ci sarà un periodo
di crisi, di decadenza. La lunga Età Glaciale, giunge al termine.
I ghiacciai si ritirano a quote elevate; le vaste coltri di ghiaccio
che coprono l'Europa Settentrionale fondono e si ritraggono. Verso l'8000
a.C. le renne hanno preso definitivamente la via del nord, il mammut
è già estinto. La steppa che nutriva le grandi mandrie
erbivore fa posto alla bella foresta di querce e di lecci, al bosco
ceduo popolato da piccoli animali solitari: cervi, caprioli, cinghiali
agili e veloci diverranno difficile preda e l'uomo non potrà
più contare su un facile rifornimento di cibo. Contrariamente
a quanto si sarebbe potuto pensare, il ritorno ad un clima dolce e clemente
segna la fine della civiltà della renna e della meravigliosa
arte che essa ha generato.
Iniziano così tempi difficili per le popolazioni che sono rimaste
nelle nostre regioni e che si devono adattare a nuove e più austere
condizioni di vita. Raccogliere il cibo costa tempo e fatica e non rimane
spazio per dedicarsi a "futili" lavori come la pittura e la
scultura. Questa Era è detta "Mesolitica" e si può
considerare un Medio Evo della preistoria.
Si prepara però, così, quella che sarà la rivoluzione
neolitica che, con l'allevamento del bestiame, l'agricoltura, la scoperta
dei metalli e l'invenzione della scrittura, porterà l'uomo alle
soglie della storia.
BIBLIOGRAFIA:
Renato Peroni: Archeologia della Puglia preistorica; editore De Luca,
Roma.
André Leroi-Gourlan: Gli uomini della Preistoria; Feltrinelli,
Milano.
V. Gordon Childe: - Preistoria della Società Europea - Sansoni,
Firenze.
Enciclopedia dell'arte antica, Treccani, Roma s.v. Preistorica, Arte.
P. M. Grand: Arte Preistorica; Il Parnaso, Milano.
I Propilei, vol. I; Mondadori, Milano.
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