§ Momenti pittorici / Vito Mazzotta

Oltre l'arte con il pulsare dell'Universo




Umberto Palamà



" La spietata denuncia di ogni tradizione, la distruzione di ogni intellettualismo, la disperata scelta di una condizione di nudità e di solitudine umana "
Giulio Carlo Argan

Dopo i tre grandi cicli della storia: quello mitologico-religioso, quello romantico e quello razionale, l'uomo approda stanco, ma fiducioso, nel grembo materno della Terra. Ecco la grande restituzione dell'Uomo per identificarsi con l'Universo; e qui è il vero Mazzotta: in quest'abbandonarsi, in questo bruciare secoli di storia, i grandi cicli della storia. Tutta la storia finisce e Mazzotta, l'Uomo Mazzotta, si restituisce alla Terra, all'Universo e fa corpo con essi. Egli non esibisce un uomo attivo, un uomo operativo, no! E' sì un uomo stanco, ma è un approdo; il conforto di un approdo, finalmente, nell'Universo, dopo tanti idealismi, dopo tanti "voli", dopo tanti "cieli dell'"ideale". Finalmente l'Uomo abbraccia la Terra, s'incorpora, fa corpo con tutta la sua essenza. Altro che le pietre o la singola pietra; per lui, sì, sono familiari quelle pietre, quelle cave, quegli anfratti, quegli strapiombi, quei franamenti delle rocce o delle pietre, ma è soprattutto l'Universo al quale s'abbarbica, s'aggrappa come cosa sicura.


Mentre, prima, il Nostro tendeva a rappresentare o presentare anche le pietre nei quadri, nelle pitture, nelle sculture, ora è importante ed indicativo considerare questa fuoriuscita, questa tensione ad abbandonare lo spazio della contemplazione, lo spazio metafisico. Mazzotta, evidentemente, non si contentava più della bidimensionalità, della illusorietà della parete verticale; Mazzotta cercava qualche cosa di più vero e corposo: la Roccia, appunto, la Struttura, e lo ha fatto soprattutto senza dispersione, per indirizzarsi deciso, continuo e rapido verso quell'obiettivo a scanso di qualsiasi altra distrazione. Mazzotta ha mirato deciso verso la Terra e l'ha trovata!
Qui è il grande merito di Uomo(o)vo Lapietra, di Ciel(o)mo Laterra.
E' molto importante l'indicazione di operare nella realtà concreta per coinvolgere tutta la realtà nell'azione stessa e, quindi, l'abbandono definitivo della parete verticale della contemplazione, della metafisica. Da qui, tutte le "performances" che ha vissuto Vito Mazzotta e che, comunque sia, con qualunque allusione, con qualsiasi finalità le avesse compiute, sono da vedersi nella realtà operativa, nella vita, per la vita, identificandosi globalmente con la vita. Questo è il grande merito di Vito Mazzotta dopo l'esperienza delle opere di pittura, di scultura o delle installazioni varie.


Anche Hegel ci aveva parlato della morte dell'Arte e certamente una morte dell'Arte è avvenuta, per tutta l'Arte. C'è anche chi continua a dire che non si è mai verificato niente di tutto questo. Ma bisogna pur dire che cosa è cambiato nell'Arte Moderna e Contemporanea, in quel comportamento di Vito Mazzotta e di quegli artisti che hanno operato e che continuano ad operare compiendo, apparentemente, delle stravaganze e che poi sono delle stravaganze rispetto alla contemplazione per l'opera d'Arte che si aveva una volta, di qualunque artista del passato. Questa morte dell'Arte è avvenuta anche in Vito Mazzotta poiché la sua opera non è più 'bella" o "brutta", essendo essa stessa una realtà della vita, e la vita non è bella o brutta. La vita è bella, è brutta, è terribile, è tutto ciò che volete: è la vita, anche oltre tutte le interpretazioni che se ne possono dare. La roccia non è bella, meno bella; il mare non è bello o meno bello; la montagna, l'aria, gli astri possono incantare ed anche terrificare. Ma noi dobbiamo operare e quando operiamo non diciamo che è bello o meno bello, anche perché il senso del bello acquista molteplici significati, a volte discordanti per l'uno o per l'altro. E l'arte non è più bella o meno bella, non è più catartica, liberatrice, rappresentazione della realtà, ma è un fatto come tantissimi altri fatti della realtà che non sono belli o meno belli. Se noi incontriamo il postino fuori per la strada non è un fatto bello o meno bello, ma è un fatto come tanti altri fatti; è un fatto di vita finalmente. E l'arte è con la vita.
L'arte è stanca di stare con le spalle al muro!


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