Le carte
geografiche
del mondo erano
un trionfo di rosa, il colore di Britannia che governa le onde.
Londra era
diventata la prima
e più grande città
del pianeta. |
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del primo 900, quando personaggi, eventi e fenomeni attraversarono
il confine ideale di quel tempo, sconvolgendo le lettere, le arti,
le scienze, il costume, con fermenti culturali che fecero respirare
aria di intelligenza e di ottimismo, nel clima di magnifiche sorti
e progressive della nuova età. Oggi, in un mondo senza più
baricentri, si può dire che non cè più
angolo del pianeta che in qualche modo non offra motivi di interesse,
di scoperta, di conoscenza. E si tratta di interessi, scoperte e
conoscenze a portata di mano: le conquiste della scienza ce lo consentono.
Ma un secolo fa, quando lEuropa era il centro del mondo,
e lAmerica si affacciava a fatica sugli scenari planetari,
mentre altrove nel mondo erant leones, che cosa accadeva nelle capitali
della cultura, nei centri nevralgici dellarte, nei santuari
delleconomia? Ripercorriamo un itinerario della nascita ideale
del secolo breve, la cui storia è stata nello
stesso tempo tragica e grande.
Londra
Il 23 gennaio 1901 moriva la regina Vittoria. Aveva regnato per
64 anni. Letà vittoriana, splendente in politica e
nelle guerre, bacchettona nei costumi, aveva segnato il momento
più smagliante dell800 europeo. Le carte geografiche
del mondo erano un trionfo di rosa, il colore di Britannia che «rules
the Waves» governa le onde. Londra era diventata la prima
e più grande città del pianeta. Nel 1801 aveva 900
mila abitanti. Divennero due milioni e 400 mila nel 1851 e sei milioni
e mezzo nel 1901. La City era il cuore pulsante del capitalismo
mondiale. Il porto londinese, che aveva aperto molti nuovi doks,
era il modello di attività commerciale. La svolta laveva
data lEsposizione universale del 1851, organizzata dal principe
consorte Alberto. Per visitare gli stands dei 14 espositori giunsero
sul Tamigi, provenienti da tutto il mondo, sei milioni di persone.
Nessun problema per il traffico: già nel 1863 era attiva
la metropolitana.
Diversissimi i due volti della città. Il West End era sfavillante
e mondano, vero centro dellaristocrazia europea. LEast
End era la testimonianza al vivo della disuguaglianza sociale, regno
degli slums, area della povertà, termitaio laborioso e miserabile
gremito dal popolo dellabisso evocato da Jack London.
La città assunse un volto nuovo. Regent Street, il gran
viale disegnato nel 1813 da John Nash, considerato ormai obsoleto,
fu ricostruito a partire dal 1898 su un grandioso progetto di Sir
Reginald Blomfield. Scomparvero i mattoni e sorsero le sontuose
facciate di pietra. Nel 1900 fu fondato il Labour Representation
Committee, che raccolse sindacati e associazioni dorientamento
socialista. Diverrà Labour Party nel 1906. Nel 1903 Emmeline
Pankhurst creò il movimento delle suffragette, che sarebbe
stato più forte solo in Finlandia, dove le donne avevano
già conquistato il diritto di voto e la possibilità
di essere elette in Parlamento.
Filippo Tommaso Marinetti aveva soggiornato
spesso a Londra, tra il 1910 e il 1914. Entusiasta, aveva
dichiarato che «Londra è una città futurista!».
Contro di lui si erano scagliati gli scrittori Wyndham Lewis
ed Ezra Pound e lo scultore Gaudier-Brzeska, che avevano lanciato
un movimento chiamato ironicamente Futilismo e
poi Vorticismo. Se ne era innamorato, invece,
Thomas S. Eliot, il quale aveva sostenuto che il Nuovo Secolo
avrebbe dovuto sposare «il pensiero del moderno e lenergia
delluomo delle caverne».
Nel 1899 il re della cultura inglese era Oscar Wilde, che
aveva già scritto la sua più celebre poesia,
La ballata del carcere di Reading.
Nel 1901 Joseph Conrad, il polacco che stava diventando il
più grande scrittore moderno di lingua inglese, pubblicava
Lord Jim. Nel 1902 Rudyard Kipling, il poeta dellimperialismo
britannico, scriveva Kim, epopea del rajah indiano. Nel 1900
il fisico William Crookes isolava luranio, e due anni
dopo Ernest Rutheford e Frederick Soddy formulavano la teoria
generale della radioattività.
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San Pietroburgo
Al giro di boa del secolo, non si era ancora spenta leco
della scomparsa di Ciajkovskij, avvenuta improvvisamente nellottobre
1893. Ai grandiosi funerali, voluti dallo zar Alessandro III, aveva
partecipato una folla immensa. Gli ultimi decenni del secolo erano
stati dominati dal musicista, che per tutta la vita aveva conservato
un legame tenace con la città baltica, lontano dalla quale,
confessava, «mi è davvero impossibile vivere».
Erano gli anni nei quali sul Névskij Prospékt si fischiettavano
allegri motivi italiani o echeggiava il suono struggente di un organetto
che proponeva melodie viennesi.
Il mito di San Pietroburgo era stato vissuto attraverso le opere
di Puskin, di Gogol, di Dostoevskij, tre artisti che, tuttavia,
nutrivano per la città finestra sullEuropa
un sentimento contraddittorio: la sentivano estranea, poco russa,
mercantile, artefatta. La monumentale residenza degli zar appariva
loro come una fredda Versailles del Nord. Per Dostoevskij, linterminabile
distesa di pietre chiare dei suoi edifici, che davano al cielo notturno
la caratteristica luminosità delle notti bianche
del suo romanzo omonimo, mettevano nellanimo una sensazione
di lontananza e di solitudine. Sicché lo scrittore finì
per detestare Pietro il Grande e la sua gran metropoli, desiderando
ardentemente che fosse inghiottita dal mare. Sarebbe stato Ciajkovskij
il genio che avrebbe liberato la città dai lacci stretti
del mito letterario, dando nuovo slancio al fascino pietroburghese.
Gli effetti positivi si sarebbero sentiti anche sotto Nicola II.
La città, costruita ordinatamente con i suoi monumentali
edifici, dal Palazzo dInverno allAmmiragliato, con le
numerose chiese che si diramavano dalla cattedrale di SantIsacco,
con i ponti poderosi, come il Troizkoj, sulla Neva, divisa da strade
luminose e così lunghe che sembravano perdersi tra le brume,
rinasceva a nuova vita. Furono anni di boom economico e culturale.
La nuova ventata rianimò la città al punto che nel
1898 Sergej Diaghilev, il futuro creatore dei Ballets Russes,
poteva dar vita, con lamico Benuà, a un antico sogno:
fondare una rivista darte. Il mondo dellarte divenne
presto il fulcro di una fucina che attrasse lélite
pietroburghese. Sulle pagine del periodico, impreziosite da disegni,
trovarono spazio tutte le avanguardie artistiche. Si moltiplicarono
le manifestazioni culturali.
Letteratura, musica, teatro, balletto, fecero respirare agli intellettuali
unaria «languida e aurea» in una città
ormai considerata un tempio «di sensazione e di mistero».
Il Palazzo dInverno, che ospitava le smaglianti collezioni
dellErmitage, appariva un sacrario delle memorie più
care della storia e della tradizione. Nel giro di due secoli, da
città aliena San Pietroburgo si era trasformata
nella più russa delle città di tutte le Russie. Ma
in quegli stessi anni covavano sotto la cenere le prime scintille
che nel 1905 davano fuoco proprio lì ai moti rivoluzionari
che avrebbero bruciato la Dinastia e il Paese.
Vienna
Il passaggio del secolo disegnò qui la magica, irripetibile
atmosfera culturale delle due Corone. Hugo von Hofmannsthal
la definì «meravigliosa città dinesauribile
incanto, con questa sua atmosfera indefinibile, dolce, soffusa di
luce». Era la capitale di un impero che si stendeva su gran
parte dellEuropa, ma che si sarebbe disintegrato nel 1918,
a conclusione della prima, terribile guerra mondiale.
Nell800 era stata realizzata la rettifica dellalveo
del Danubio, per consentire la creazione dei quartieri industriali.
Il gran parco di divertimenti del Prater ne faceva anche la capitale
della gioia.
Nel 1905 venne varato il complesso piano urbanistico che prevedeva
attorno alla città una cintura di boschi e di prati, col
divieto di costruire. Più tardi, al limite della zona industriale,
sarebbero sorti i quartieri operai e popolari della cosiddetta Vienna
rossa. Era lo sviluppo di una maestosa città che aveva
un nucleo storico antico (Innere Stadt) inanellato da una prima
circonvallazione, il Ring absburgico, poi da una seconda, il Gürtel,
con strade radiali che si dipartivano dal centro.
Nel 1897-98 Joseph Olbrich costruì il padiglione di esposizioni
per gli artisti della Sezession: una cupola dorata, sotto la quale
prosperava la grande avanguardia che veniva identificata in artisti
come Kolo Moser, Gustav Klimt, Joseph Hoffmann, Otto Wagner, nume
dellarchitettura e autore della chiesa am Steinhof decorata
dalle meravigliose vetrate del Moser.
Quella Vienna fu anche il sogno dei caffè. I letterari proclamavano:
«Né a casa e neppure allaria aperta». Per
quei celeberrimi locali passarono Peter Altenberg, Arthur Schnitzler,
Hermann Bahr, Alfred Polgar, tra camerieri vestiti di nero, portagiornali
in legno levigato, pareti a specchio, mobili imbottiti. E il caffè,
servito nel bicchiere con lo zucchero e con la panna montata, era
un luminoso momento dello spirito.
Ancora oggi è possibile incantarsi, al ricordo della favolosa
ricchezza artistica e culturale della Vienna a cavallo dei due secoli.
La città divenne una «Gioiosa Apocalisse», come
la definì Hermann Broch. Nellarea dello splendido Ring
e nella Koertnerstrasse passeggiarono Sigmund Freud, Franz Brentano,
Martin Buber, Edmund Husserl, Ludwig Wittgenstein, Gustav Mahler,
Elias Canetti, Alban Berg, Arnold Schönberg, il filosofo del
diritto Hans Kelsen, e Joseph Roth, Stefan Zweig, Fritz Lang, Erich
von Stroheim... Era il fiore della cultura mitteleuropea, che improntava
di sé uno dei versanti più creativi del nuovo secolo.
Nel rogo della magnifica fine secolo,
la Secessione Viennese esaltò la pittura con Gustav Klimt.
Raggiunsero vette eccelse la poesia e il teatro. Fu una miniera
culturale senza fine. La capitale si arricchì con le
adozioni: il boemo Karl Kraus, il galiziano Joseph Roth, il
carinziano Robert Musil. Nel 1900 lImpero che stava crollando
fece sentire cupi scricchiolii. Hugo von Hofmannsthal si rivolgeva
al passato, mettendo in gioco gli incanti, le ambiguità
e gli equivoci del teatro barocco nel Cavaliere della rosa,
musicato da Richard Strauss, e in Arianna e Nasso. Col nuovo
secolo e con Sigmund Freud nacque la psicanalisi. Attraverso
lanalisi dei sogni e delle associazioni libere ebbe base
Linterpretazione dei sogni, che aprì la strada
verso lesplorazione (e lespugnazione) della mente. |
Roma
Venne ucciso mentre visitava Monza, nel luglio 1900, dallanarchico
Gaetano Bresci, giunto apposta (si è poi detto su invito
e finanziamento di Maria Sofia, ultima regina di Napoli) dagli Stati
Uniti. Il regicidio di Umberto I di Savoia sconvolse Roma, da soli
trentanni capitale dItalia. La Corte e lo Stato Maggiore
per almeno un decennio avevano tramato per portare a compimento
un colpo di Stato strisciante, la famosa crisi di fine
secolo. Nelluccisione del sovrano, contemporanea a quella
di altre teste coronate (Sissi, imperatrice dAustria, era
caduta nel 1898), si volle vedere anche una vendetta proletaria
per i popolari massacrati dai cannoni del generale regio Bava Beccaris.
La nazione rimase senza respiro per poco. Poi lerede al trono,
Vittorio Emanuele III, lanciò segnali liberali e democratici,
mentre si profilava letà giolittiana. Roma era una
città viva, che cercava una propria identità. Nel
1877 Ettore Ferrari, un grande esperto, aveva avanzato la proposta
che la capitale divenisse il centro radiale delle grandi esposizioni
nazionali, settore nel quale Londra e Parigi eccellevano. Secondo
i piani, Roma doveva svolgere un ruolo rinascimentale
di promozione dellarte, mettendosi a pari con le maggiori
capitali europee. Il progetto fu realizzato solo in parte. Quintino
Sella e la Destra di governo credevano in questa missione della
nuova Roma e con grande abilità economica attrassero i finanziamenti
necessari a creare le opere urbanistiche. Tuttavia, il risveglio
culturale fu solo parziale. Roma non riusciva a disegnarsi come
centro intellettuale della nazione. Non vi nacque la vagheggiata
Università principalissima, la prima dItalia,
e non si vide il segno di una ritrovata missione universale. La
cultura era più attiva nella Firenze delle grandi riviste.
Nella capitale, comunque, sorse il Palazzo delle Esposizioni, ed
ebbero successo le Biennali del 21 e del 23.
La Destra di governo (1861-1876) aveva pensato di creare una città
nuova a fianco dellantica, urbanizzando le aree orientali.
Ma la Sinistra, che andò al potere con Depretis nel 1876,
impose lidea di creare nuovi quartieri lungo il Tevere e nei
Prati di Castello. Sella aveva proseguito lopera di monsignor
De Merode, grande lottizzatore, con lurbanizzazione delle
zone alte della città e dellEsquilino. Depretis invece
puntò alle grandi ville urbane: Ludovisi, Massimo, Spittower,
e impostò il nuovo piano urbano sulla lottizzazione di Testaccio
e di Prati. Alla fine del secolo, le ville furono il contraltare
della monumentalità della Roma dei Cesari e di quella moderna.
La capitale, comunque, era appena la terza città del Paese:
la abitavano 300 mila persone, la metà di quelle di Napoli,
un terzo di quelle di Milano.
Lattività artistica italiana
fra i due secoli era molto decentrata. Nel 1899 a Trieste Italo
Svevo pubblicava quello che era forse il primo grande romanzo
italiano contemporaneo, Senilità. La sua narrativa era
lespressione più emblematica della crisi del realismo
ottocentesco, disgregato in forme di introspezione che si avvalevano
degli strumenti psicanalitici. Come spesso accade da noi, nessuno
se ne accorse, il romanzo non venne recensito, i grandi giornali
si occupavano solo delle banalità della moda e dei libri
di amici e collaboratori. Eppure, la stampa conosceva momenti
di progresso. Nel 1876 nasceva a Milano il Corriere della Sera,
e nel 99 appariva il suo grande supplemento settimanale
illustrato, La Domenica del Corriere. Nel 1898 il prolifico
e sfortunato Emilio Salgari lanciava il suo romanzo più
intrigante, Il corsaro nero, con un seguito nel 1901, La regina
dei Caraibi. Nellaprile 1899 il compositore napoletano
Eduardo Di Capua, essendo in tournée a Odessa e soffrendo
per il gelo spaventoso, compose O sole mio, la canzone
della luminosità italiana. Nel 1901 moriva in una stanza
del Grand Hotel et de Milan del capoluogo lombardo
Giuseppe Verdi: lungo la centralissima via Manzoni scivolavano
le carrozze con i cavalli che avevano gli zoccoli protetti per
non disturbare gli ultimi momenti di vita del grande compositore.
Dopo alcune raccolte di versi, esordiva con romanzi nel filone
del verismo Luigi Pirandello, che approfondiva il dramma dellindividuo
isolato in una realtà che gli era estranea. Protagonisti
dellepoca, Carducci, Pascoli, DAnnunzio, Oriani,
De Amicis, Puccini, la Duse, cui si aggiungeranno presto Papini,
Prezzolini, Borgese, Serra, Saba... Era lItalia che «salpa
la prora e fa vela verso il mondo». |
Berlino
Gli anni dinizio secolo erano già un momento alto
di questa capitale, che però avrebbe raggiunto il primato
favoloso negli anni Venti, nelletà tumultuosa e insieme
artisticamente classica della Repubblica di Weimar. Nacque la Nuova
Scuola. Henri Van de Velde, nel 1902, fondò la Scuola di
arte applicata, della quale poi progettò anche la sede. Celebri
la Galleria e la rivista Der Sturm di Herwarth Walden. Cuore della
vita artistica della città, i due movimenti fondatori dellEspressionismo:
Die Brücke (il Ponte) e Der Blaue Reiter (il Cavaliere Azzurro).
Saranno travolti dalla guerra. Franz Marc e August Macke, personaggi
di punta del movimento, moriranno al fronte.
Nel caotico magma creato da Weimar, Berlino diverrà una grande
metropoli, fino al macabro 30 gennaio 1933, giorno in cui Hitler
prese il potere. La Bauhaus e la Neue Sachlichkeit caratterizzarono
larchitettura. Si inventò la città giardino.
LEspressionismo trionfò in tutte le manifestazioni
artistiche. Il cinema si diede una cospicua organizzazione. Nacquero
capolavori come Langelo azzurro di von Sternberg e Metropolis
e M di Fritz Lang. Influenzarono lo spettacolo registi del livello
di Max Reinhardt ed Erwin Piscator. Teatri, cabaret e caffè
animavano una vita intensa. Berlino era unAtene delletà
moderna, polo dattrazione per gli intellettuali di tutta Europa.
Nel 1929 Alfred Döblin vi scriveva una delle maggiori opere
della letteratura contemporanea, Berlin Alexanderplatz.
La metropolitana sotterranea era in funzione dal 1902. Più
tardi, insieme con quella sopraelevata, congiungeva
ogni area della metropoli e univa in ununica struttura la
grande Berlino concepita nel 1920: superficie di 87.810
ettari e quattro milioni di abitanti, Metropolis avveniristica,
speculare a quella immaginata da Lang.
Fra le grandi personalità che
animavano lo scenario culturale di inizio secolo, cerano
Rosa Luxemburg, il ministro degli Esteri Walter Rathenau, il
filosofo Franz Rosenzweig, autore nel 1921 de La stella della
redenzione, il poeta e genio folle del cabaret Kurt Tucholsky,
Walter Benjamin, la poetessa Else Lasker-Schüler, che scriveva
le sue opere ai tavolini del celebre Café des Westens,
Albert Einstein, che nel 1914 assumeva la direzione del Kaiser
Wilhelm Institut. Facevano parte della galassia Lion Feuchtwanger,
Arnold e Stefan Zweig, Ernst Bloch, il pittore satirico George
Grosz. Nel 1898 vi nacque Herbert Marcuse, che avrebbe squassato
il mondo negli anni Sessanta con Luomo a una dimensione
e con Eros e civiltà.
Nel 1900, a 42 anni, Georg Simmel, intellettuale ebreo berlinese,
pubblicava la sua opera più importante, Filosofia del
denaro, frutto di una riflessione-ossessione che lo tormentava
dal 1890. Fu amico di Husserl, Martin Buber, Ernst, Max Weber,
e formò studenti che sarebbero divenuti grandi intellettuali
e maestri del pensiero: György Lukàcs ed Ernst Bloch.
Ebbe una vita fitta di simboli: era figlio di un commerciante
ebreo convertitosi al cattolicesimo e marito di unebrea
convertita al protestantesimo. Morì nel 1918, forse per
un cancro al fegato, o forse per aver voluto anticipare con
il suicidio lesito della malattia. |
Parigi
Licona dellepoca è unAlfa Romeo 40-60
HP con unallucinante carrozzeria disegnata da Castagna per
il conte Ricotti. Sembrava unastronave delleroe degli
anni Venti, Flash Gordon.
I parigini scoprivano e affinavano la villeggiatura mondana. Da
aprile in riviera, a Nizza, Cannes, Beaulieu. Dal 15 maggio al 15
luglio a Parigi, per la gran parata di garden party, feste, concerti,
commedie, conferenze, tè, matrimoni e corse di cavalli. In
agosto sfolgoravano le grandi stazioni balneari: Deauville, Trouville,
Dinard, Biarritz, Dieppe. Si perfezionavano la vita nei castelli
e i romantici viaggi in auto e in treno (di preferenza, lOrient
Express) per Venezia e per lOriente. La moda si faceva avveniristico-esotica.
Si diffondevano i vestiti da aviatrice o automobilista. Piaceva
la donna sultana, la femmina da harem. Dominava lincoscienza
da Belle Epoque. Nel giugno 1914 lanarchico serbo Gavrilo
Princip assassinava a Sarajevo lerede al trono dAustria,
larciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie. Era la premessa
della prima guerra mondiale. Ma le signore della haute
si lamentavano che il delitto «è venuto a oscurare
gli ultimi bagliori della brillante stagione parigina vicina alla
fine».
La donna cambiava, felice di cambiare. Chiedeva la soppressione
del corsetto, simbolo del suo imprigionamento. Paul Poiret lo sostituì
con una striscia di osso di balena, e invitò la creatrice
Emilie Flöge, compagna del pittore Gustav Klimt, a venire a
presentare le sue collezioni nella capitale francese. Nel 1911 il
sarto diede una festa rimasta celebre, la Milleduesima notte,
con la complicità di Van Dongen e Dufy. Parigi si convertiva
alle turcherie e ai balli persiani. Erano gli anni del grande esotismo:
balletti russi, artisti giapponesi, spettacoli come Shaharazade
e Madame Butterfly.
Nel 1911 scosse Parigi il grande choc dei Ballets Russes di Sergej
Diaghilev. Sarah Bernhardt nel 1906 aveva sbalordito interpretando
La Vergine di Avila, Santa Teresa. Per i palati più facili
cera la pochade. Domenica 15 marzo 1908, al Théâtre
des Nouveautés in Boulevard des Italiens, si presentava il
classico Occupati dAmelia, di Georges Feydeau. La Francia
artistica e spettacolare era vitalissima. Nacque e si consolidò
così il mito della capitale europea delle lettere, delle
arti, ma anche della frivolezza e dellirrinunciabile douceur
de vie.
Avvenimento grandioso del 1900 e che
meglio non poteva inaugurare il nuovo secolo, la Grande Esposizione
Universale di Parigi. Il Palazzo dellElettricità,
che apriva una nuova era, colpì in modo particolare limmaginazione
popolare e fece nascere la leggenda della Ville Lumière.
Simultaneamente, la moda occupava uno dei settori più
importanti di tutta lEsposizione. Da allora Parigi venne
incontestabilmente considerata la capitale del mondo della moda.
Presidente del settore era Madame Paquin, la prima donna che
raggiunse il successo in questo campo. Aveva grandi doti di
amministratrice, e fu la prima couturière a fondare succursali
allestero, aprendone tre, a Londra, a Madrid e a Buenos
Aires. |
New York
Allinizio del secolo era splendida. La crescita industriale,
lespansione oltremare, la guerra di Cuba portarono un newyorkese,
Theodore Roosevelt, nel 1901, alla Casa Bianca. La città
sprizzava orgoglio. Aveva tre milioni di abitanti. Listruzione
era obbligatoria e gratuita. La corrente elettrica veniva fornita
a tutte le case. Edison era una gloria nazionale. Correva il primo
metrò, con vagoni esclusivi per signore sole. A fine secolo
erano stati edificati la Statua della Libertà, con la celebre
poesia della Lazarus, e il porto di Brooklyn. A Wall Street i terreni
costavano 3.500 dollari al metro quadro. Si costruirono tunnel e
ponti giganteschi. Il filosofo Emerson aveva detto: «La bellezza
è lespressione dellefficacia». In breve,
New York divenne la città più moderna del mondo. Vi
successe di tutto. Vi si consolidò il giornalismo con lAssociated
Press, venne costruito il quartiere di Harlem, sorse il Flatiron
Building, il più antico grattacielo di Manhattan, si creò
larchitettura del XX secolo che, disse John Dos Passos, «sarà
americana», e vi fu molto attivo Frank Lloyd Wright, che realizzò
lUnity Temple a Oak Park. Vi nacquero i primi segni della
modernità e delletà dei consumi: il palazzo-negozio
Altman sulla Quinta Avenue, il Gorham Building, fine intreccio di
Rinascenza italiana con colonne e archi, il primo Palazzo Tiffany,
modellato sul Palazzo Grimani di Venezia, la Morgan Library in Madison
Avenue, una sinfonia di blocchi di marmo in puro stile greco, una
villa che racchiude le collezioni di manoscritti e di oggetti darte
del miliardario John Pierpont Morgan. Il Grand Central Terminal
è del 1913. E una di quelle strutture mitiche, come
lEmpire State Building o il Brooklyn Bridge, che nel mondo
identificano New York per gente che non cè mai stata
e che forse non ci andrà mai. Per la Pennsylvania Station
modello furono le Terme di Caracalla di Roma; per la Grand Central
fu il delirio di gioia urbana americana di inizio secolo. Nel 1902
fu costruito uno dei luoghi sociali più celebri, il classico
Algonquin Motel: vi conversavano e bevevano acqua Perrier
e whisky i più grandi scrittori. Negli anni Venti vi fu la
grande tavola rotonda, e là fecero la storia letteraria Dorothy
Parker, Robert Benchley e George Kaufman.
In quel giro di anni sorsero i classici Hotel Astor
e Claridge, e il più celebre St. Regis.
Vi soggiornavano il romanziere Ian Fleming e il suo eroe James Bond.
La gloria del Plaza è la Oak Room di Scott Fitzgerald
e di Zelda. Fu il più grande albergo newyorkese per decenni.
Evocava un castello della Rinascenza francese, di raffinata composizione.
Del 1891 è la Carnegie Hall, frammento di storia culturale
della città. Il design è da Rinascenza italiana: il
suo magico auditorio ha visto passare tutti gli dèi della
musica planetaria. Tra il 1880 e l84 si iniziò il Metropolitan
Museum of Art, sulla Quinta. Lo aveva progettato Frederick Carr
Olmsted, che aveva già disegnato il Central Park.
La maestosa New York Public Library,
in Fifth Avenue, è del 1911. Quella di lettura principale
al terzo piano è una delle più nobili sale pubbliche
della metropoli. Ci sono passati tutti i letterati. A Thomas
Hastings, uno dei due architetti (laltro fu Carrère,
che perì in un incidente dauto prima che il lavoro
fosse completato) la facciata non piaceva. Lasciò nel
testamento il denaro perché fosse rifatta. Ma nessuno
gli ubbidì.
Nel 1902 prese quota la fotografia. Alfred Stieglitz, un genio,
figlio di un ricco industriale, venuto in Europa a imparare
il mestiere di ingegnere, tornò a New York determinato
a primeggiare nella fotografia. Con Edward Steichen e altri
amici creò nel 1902 il gruppo di Fotosecessione, pubblicando
la rivista Camera Work, e nel 1905 aprì al numero 291
della Quinta una galleria, che prese il nome, appunto, dal numero
civico: 291. Espose le opere del movimento. Da quel
momento, fotografia e cinema ritmeranno puntualmente, con limplacabilità
del Futuro, la March of Time, la Marcia del secolo. |
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