Lunico rapporto
è dato
dal cavallo pazzo che Totò si trova
a cavalcare tenuto stretto alla sella
da una pennellata
di colla.
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Totò interpretò dal 1898, anno della sua nascita,
fino al 1967, anno della sua morte, ben 97 film, ma fino al 1945
interpretò solo sei di questi film.
Pertanto divideremo i 97 film di Totò in periodi cronologici:
una parte darà il resoconto dei film fino al 1945, ovvero
degli anni 30 e della prima metà degli anni 40,
fino al 1945, anno in cui la Seconda guerra mondiale finì;
unaltra parte darà il resoconto dei film dal 1945 fino
alla fine degli anni 50, ovvero dei film del dopoguerra; ed
una terza parte darà il resoconto degli ultimi film di Totò,
ovvero dei film degli anni 60, fino al 1967, anno in cui Totò
morì, esattamente il 15 aprile del 1967.
Diciamo subito che i film interpretati da Totò fino alla
fine del 1945 risentono dellattività teatrale del protagonista.
Perciò sono film teatrali, ovvero teatro cinematografato.
Il primo dei film interpretati da Antonio De Curtis, realizzato
nellanteguerra, è Fermo con le mani, del 1937, un film
che trae il titolo da una frase pronunciata la prima volta da Totò
a Franco Coop, la sua spalla di allora, che interpretava
la parte di Vincenzino, vecchio amico di Totò, la seconda
e la terza volta sempre da Totò nel corso dellincontro
con il ricco signore (che è lattore Oreste Bilancia)
per accordarsi sulla parte che Totò avrebbe dovuto sostenere
nel night club, e la quarta volta da Eva Flastorny (che è
lattrice Erszi Paal) al direttore dorchestra, suo maestro
di canto e innamorato di lei (che è lattore Erminio
DOliva).
Fermo con le mani è un film fatto di sketch autonomi, che
non ha avuto grande successo di pubblico proprio per questo, perché
non è dotato di una storia. E tratto da una commedia
di Guglielmo Giannini, che fu, oltre che fondatore dellUomo
qualunque, autore di opere letterarie, di canzoni e di opere teatrali,
a carattere antiamericano e a soggetto giallo fatte per Dino Alfieri,
cioè per quellAlfieri che fu ministro della Cultura
popolare. Il film fu realizzato da Gero Zambuto. Nel cast figura,
nella parte della donna di servizio di Eva, una giovane Tina Pica.
Totò fa le sue gags: come quella dello snodato, o quella
del direttore della banda che lo ha reso famoso. Ma non raggiunse
il successo di pubblico che si aspettava.
Il secondo film di Totò è Animali pazzi, del 1939,
di Carlo Ludovico Bragaglia, fratello di Anton Giulio Bragaglia,
autore teatrale e proprietario del Teatro degli Indifferenti, e
autore dellunico film futurista che conserviamo, dal titolo
Thaïs, ma che fu escluso dal novero dei futuristi. Anche per
questo film fu scomodato un grande uomo della cultura italiana,
Achille Campanile, autore di romanzi, di barzellette e di opere
teatrali. Ma neanche questo film conseguì un rilevante successo
di pubblico. Totò continua a fare le sue gags, come quella
dello snodato, pronuncia lespressione quisquiglie e
pinzillacchere, che ha già pronunciato durante il primo
film, fa cioè tutto ciò che lha reso famoso
come interprete teatrale.
Linsuccesso di pubblico si spiega col fatto che tra la prima
parte del film, in cui viene presentata la clinica degli animali
pazzi, e il resto non cè quasi alcun rapporto. Lunico
rapporto è dato dal cavallo pazzo che Totò si trova
a cavalcare tenuto stretto alla sella da una pennellata di colla
e con il quale salva la bella Ninetta, caduta in un burrone, della
quale sè innamorato. Ninetta è la cugina e la
promessa sposa del barone Tolomeo de Tolomei, celebre cavallerizzo,
che però ama Maria Luisa (lattrice Luisa Ferida, compagna
dellattore Osvaldo Valenti). Il barone è daccordo
con Totò, al quale somiglia incredibilmente, perché
questultimo prenda il suo posto e sposi Ninetta ed entrare
così in possesso della clinica degli animali pazzi.
Va tenuto presente che sono film fatti nella seconda metà
degli anni 30 e dopo Scipione lAfricano di Carmine Gallone
e Condottieri di Luis Trenker, che furono realizzati nella seconda
metà del 1937 (per la verità, Fermo con le mani fu
realizzato prima di Scipione lAfricano), quando Luigi Freddi
era direttore generale per la Cinematografia del Ministero per la
Cultura popolare, e soprattutto che furono realizzati per presentare
la cinematografia italiana sul piano internazionale con questo fiore
allocchiello (come diremmo oggi).
Il terzo film interpretato da Totò entro il 1945 fu San
Giovanni decollato, di Amleto Palermi, del 1940. Il film fu tratto
da una commedia di Nino Martoglio, che laveva scritta per
Angelo Musco. Specie nella seconda parte, che si svolge in Sicilia,
il film, sceneggiato da Cesare Zavattini, che aveva tentato nello
stesso 1940 di portare a compimento Totò il buono, che poi
realizzerà con De Sica nel dopoguerra sceneggiando Miracolo
a Milano, che però non fu interpretato da Antonio De Curtis,
risente delle sue origini teatrali. Forse per questo, anche se ottenne
un successo maggiore dei precedenti film di Antonio De Curtis, divenuto
noto come Totò, non segnò la svolta che ci si sarebbe
aspettata. Forse Totò si sofferma troppo sulle singole parti
del film che recuperano il suo teatro, come la ripetuta espressione
quisquiglie e pinzillacchere, che in questo film compare
di nuovo, oppure lamore di Totò (che in questo film
interpreta la parte di MastrAgostino Miciacio) per la musica,
che gli fece comporre delle canzoni e che gli ha fatto fare la gag
del direttore di banda. Questo film si conclude infatti con Totò
che dirige la banda locale facendo esplodere dei fuochi dartificio.
In questo film ricompare, come spalla di Totò, Franco Coop,
che ha la parte di Don Raffaele il barbiere, mentre la parte di
donna Concetta, moglie del portinaio-ciabattino MastrAgostino
Miciacio, è sostenuta nientemeno che dalla sorella di Eduardo
De Filippo, Titina, che era unattrice in primo luogo teatrale.
Il quarto film interpretato da Totò fino al 1945 è
Lallegro fantasma, ancora di Amleto Palermi, su un soggetto
di Carlo Ludovico Bragaglia, che vedremo regista di molti film interpretati
da Totò, di Ettore M. Margadonna e di Pietro Solari. Il film
è del 1941. Osvaldo Scaccia scrisse su Film che «né
registi né scrittori sono riusciti a dar vita, quando si
tratta di Macario e di Totò, a qualcosa che non sia la solita
scena comica alla Ridolini o la solita trasposizione sullo schermo
della comicità davanspettacolo. Ne Lallegro fantasma
si ride solo per Totò, per un Totò più da rivista
che da cinema, per un Totò un po meno dialettale del
solito, ma alla fine, nella sua comicità, sempre piuttosto
regionale [...]. Totò continua anche sullo schermo ad essere
Totò e i canovacci dei suoi film ad essere la copia carbone
di quelle scene comiche che da bambini abbiamo apprezzato attraverso
linterpretazione veloce e saltellante di Ridolini, Fatty,
Buster Keaton».
Questa critica conferma che Totò trasferisce nel cinema la
sua arte teatrale. Infatti sebbene mantenesse, aiutato dal soggetto,
la storia narrata nel film, era riuscito ad introdurre le sue gags,
come quella della gallina/snodato, che trova posto nel
film insieme allamore di Totò per la musica, tanto
che una delle parti sostenute da Totò è quella del
maestro di musica Gelsomino, maestro delle tre figlie di Temistocle,
parti che sono affidate al Trio Primavera, e quella, che darà
luogo al miglior Totò, delle parole storpiate (Pantaleo,
lallegro fantasma, diventa Pantanelli o Pantanello).
Il film peraltro conta tra i suoi interpreti i più noti attori
e caratteristi del tempo: cè, oltre a Totò che
sostiene ben tre parti, Paolo Stoppa, che sarà uno degli
attori preferiti da Luigi Zampa, con il quale farà molti
film negli anni 50, e che allora era uno degli attori teatrali
più rinomati; ci sono Franco Coop, la consueta spalla di
Totò, Elli Parvo e Augusto Di Giovanni, che sostiene la parte
di Asdrubale, che è cugino di Temistocle e si vanta dessere
un cacciatore di leoni, il quale ha già lavorato con Totò
e per il regista Amleto Palermi in San Giovanni decollato, nella
parte di don Peppino; ci sono Emilio Petacci, che ha già
lavorato con Totò e per Amleto Palermi in San Giovanni decollato
e Luigi Pavese, uno dei caratteristi maggiormente ricercati da Totò,
con il quale interpreta due dei suoi esilaranti duetti fondati sullequivoco
tra io e tu. Duetti che però renderanno famoso Mario Castellani,
che prenderà, come spalla di Totò, il
posto di Coop.
E vero che siamo al compimento della scommessa fatta con Hollywood
(le cinque majors nel 1938, anno in cui fu varata listituzione
del controllo dello Stato sullimportazione di pellicole dallestero,
decisero di tenere i loro film lontani dal mercato italiano, e ciò
non solo darà luogo al fenomeno dei telefoni bianchi,
ma il cinema italiano, grazie ai film dei telefoni bianchi, sta
per raggiungere, nel 1942, la quota 120). Amleto Palermi, ad esempio,
odiava Hollywood tanto che chiamò la cavallerizza madre dei
tre gemelli Mary Astor, cioè come la diva americana. Alberto
Anile, che ricorda questo particolare, avanza lipotesi che
la Astor sia lattrice preferita di Palermi, ma anche che «dare
il suo nome ad unartista circense serva anche a ridicolizzare
Hollywood, che da qualche tempo tiene i suoi film a debita distanza
dal mercato italiano». Quanto ad Antonio De Curtis, anche
in questo film introduce il suo amore per la musica, per cui il
Trio Primavera, allora molto popolare, che sostiene la parte di
Rosa, Lilli e Titti, figlie di Temistocle, alle quali Gelsomino
è molto legato, esegue diverse canzoni e lo stesso Totò
esegue, nei panni di Gelsomino, la canzone Margherita,
una canzone tipica dellavanspettacolo.
Il quinto dei film interpretati da Totò prima della fine
della guerra è Due cuori fra le belve, che è del 1943
ed è di Giorgio C. Simonelli. Il film fu interpretato, oltre
che da Antonio De Curtis, anche da Vera Carmi, apprezzata attrice
di quegli anni, nonché, nella parte di Agatino, da Claudio
Ermelli, che aveva già avuto parti nei film precedenti interpretati
da Totò. Il film ha tra i suoi interpreti anche Primo Carnera,
nella parte del re dei cannibali.
E un passo indietro rispetto al precedente, perché
non cè rapporto tra la prima parte (quella che si svolge
sulla nave) e la seconda.
Il film è tratto dalla novella di Goffredo DAndrea
Ventimila leghe sopra i mari, ma più che della sua origine
letteraria, che dà ampio spazio alla storia, risente del
suo interprete principale, che è Totò ed è
un attore che si è formato a teatro. Risente del teatro di
Totò a tal punto che ripropone alcune delle battute che hanno
reso famoso il suo interprete, tra le quali cè anche
quisquiglie e, aggiungiamo noi, pinzillacchere.
Il sesto film interpretato da Totò è uscito dopo la
fine della Seconda guerra mondiale, vale a dire allinizio
di dicembre del 1945: è Il ratto delle Sabine (noto anche
come Il professor Tromboni) di Mario Bonnard, che in quegli anni
girava Avanti cè posto (1942), con lesordiente
per il cinema Aldo Fabrizi, e Campo de fiori, sempre con Aldo
Fabrizi, anchegli divenuto, come Totò, attore comico,
destinato a interpretare con Totò altri film, tra i quali
Guardie e ladri (1951) e I tartassati (1959).
Il film Campo de fiori vede la partecipazione di Anna Magnani,
la quale fu attrice teatrale con Totò, e con Totò
interpreterà Risate di gioia (1961). Il ratto delle Sabine
è interpretato, oltre che da Totò, da Carlo Campanini,
che sostiene la parte di Ernesto Molmenti, autore del dramma in
versi Il ratto delle Sabine, che la compagnia diretta
da Aristide Tromboni (Totò) si appresta a mettere in scena.
Carlo Campanini girò con Totò anche I due orfanelli,
del 1947, e I pompieri di Viggiù, del 1949.
Anche Il ratto delle Sabine è un film che presenta unimpostazione
teatrale, nonostante i numerosi attori prettamente cinematografici
o affermatisi col cinema, come Aldo Silvani (Tancredi), Olga Solbelli
(Matilde), Clelia Matania (Rosina) e lo stesso Carlo Campanini.
E teatrale a tal punto che i protagonisti recitano in versi
fingendo di leggere o ripetere il dramma in versi di Ernesto Molmenti,
Il ratto delle Sabine. E vero che alla fine del
1945 si è ormai ripresa lattività cinematografica,
e che i produttori americani si sono pronunciati a favore del pubblico
italiano, ma è anche vero che lattività di Totò
era preminentemente teatrale e non ebbe successo di pubblico. Daltra
parte, molti registi, e Mario Bonnard era tra questi, non erano
consapevoli della superiorità del cinema rispetto al teatro
e del radioso futuro del cinema.
(3 - continua)
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