§ UNO SGUARDO AL PASSATO

CAVOUR E I BANCHIERI




Ada Provenzano



Tutta l'attività del Cavour "uomo di Stato", è improntata alla necessità di inserire il piccolo Stato Piemontese nell'ambito più vasto della politica europea, unico modo questo per non restare chiusi in un provincialismo regionale e per fare del Piemonte lo stato "leader" della causa italiana. E' indubbio che alla formazione della mentalità "internazionale" del conte piemontese ha contribuito fortemente anche la sua formazione familiare; la famiglia materna dei Conti de Sellon abitava a Ginevra, città aperta alla comprensione dei problemi politici e finanziari internazionali e alle correnti liberistiche, democratiche e liberali. L'ambiente a lui familiare era così vivo che egli poteva scrivere al cugino W. de la Rive, durante il suo primo viaggio a Parigi nel 1835: "Je vous assure bien que je n'ai rien trouvé dans les plaisirs et dans les salons de Paris qui pùt me tenir lieu de ces soirées où... nous devisions à notre aise sur les affaires de l'Europe, redressant les faux systemes, recomposant les mauvais ministères, enfin arrangeant le tout pour le mieux ... ".
Quando il Cavour entra in Parlamento nel 1840, eletto dai quattro Collegi di Torino, Iglesias, Monforte e Ciliano, egli è già passato attraverso varie e profonde esperienze culturali, agricole ed economiche. A 21 anni, lasciata la carriera militare, si era dedicato all'amministrazione dei beni paterni, appassionandosi al nuovo lavoro e comprendendo l'esigenza di rinnovarlo. Aveva viaggiato e visto la Francia con le sue opere di canalizzazione ed il suo progresso industriale; l'Inghilterra con i suoi reali progressi economici, commerciali, industriali, sociali e le sue attivissime vie di comunicazione ferroviarie e navali. E' soprattutto durante il secondo viaggio in Inghilterra, nel 1843, che, ormai uomo d'affari capace e lungimirante, ha modo di venire a contatto delle menti più illuminate di quel mondo economico. E' di questo periodo la lettera ove esprime tutta la sua ammirazione per il sistema economico inglese: "La grande question européenne dans ce moment, c'est la question commerciale. C'ést du moins l'avis de tous les penseurs en Angleterre. Malgré la réaction en faveur du système protecteur qui s'est manifestée dans plusieurs Etats, je ne doute pas que la cause de la liberté ne fosse des progrès dans tous les esprits éclairés. En Angleterre, elle est complétement gagnée dans le monde intellectuel. Il n'y a plus un homme un peu fort qui ne soit au fond, pour l'abolition des tarifs protecteurs ... " e ancora: "J'ai déja assez voyagé sur les chemins de fer. Ce que j'en vu me fait plus que jamais désirer de les voir établis sur le continent. Les distances n'existent plus en Angleterre. La poste part deux fois par jour de Londres dans presque toutes les directions ... ".
Al ritorno in patria è convinto che i più alti ideali debbano essere sorretti ed alimentati dall'ossigeno della finanza e sente più che mai impellente l'esigenza di inserire il Piemonte in un contesto di rapporti economici non più regionali, non più agricoli, non più protezionistici; si preoccupa di applicare i nuovi principi nell'ambito dell'amministrazione dei beni materni; introduce nuove colture, attua nuovi sistemi di irrigazione, crea un'industria per la lavorazione delle barbabietole da zucchero, potenzia le possibilità produttive ed amplia i rapporti commerciali dell'azienda. Stringe in questo periodo stretti rapporti personali con i banchieri del tempo, di cui si varrà, una volta divenuto Ministro, per risanare l'economia piemontese.
In realtà è al periodo ginevrino che risalgono i primi contatti del Cavour con la società della finanza, più precisamente ad allora data la nascita della profonda fraterna amicizia tra il conte piemontese e il banchiere ginevrino Emile de la Rüe, che resterà per sempre il suo più intimo consigliere (la famiglia de la Rüe, originaria delle Fiandre, occupava a Ginevra un'alta posizione sociale e finanziaria; manteneva rapporti con le Banche di tutta Europa; amministrava i beni del de Sellon; da qualche decennio aveva aperto un'importante Banca a Genova e amministrava i profitti del Conte Michele Cavour). Dall'epistolario dei due amici si può seguire l'inserimento del giovane Cavour nel mondo degli affari prima, e la sua lotta per risanare le finanze del Piemonte poi. Ma non solo con i de la Rüe Cavour mantiene rapporti diretti, bensì con moltissime Banche del tempo. E' del 1844 la lettera ad Emile ove scrive a proposito del suo progetto di creare una Banca di Circolazione e Sconto per la costruzione delle ferrovie: "Depuis ma dernière, ont demandé à faire partie des fondateurs MM. Long et Fils, MM. Sella, Bertini, Mancardi, Todroz et Levi", tutti banchieri e ancora "les banquiers de Genève, à qui j'avais parlé du chemin-de-fer d'Alexandrie, ont pris feu; ils voulaient déjà envoyer ici l'un d'eux ... ".
E' interessante vedere come questi rapporti personali del Cavour abbiano poi vitale importanza per il Piemonte, che se ne troverà avvantaggiato una volta che il conte Camillo verrà chiamato al Ministero.
Quando Cavour entra a far parte del Governo, ha ormai compreso che alla base di ogni struttura politica valida dev'esserci la più ampia e salda struttura economica, commerciale ed industriale; questo è lo scopo che vuole raggiungere, non attraverso dei tentativi rivoluzionari, ma attraverso riforme improntate al più vivo rispetto della libertà: libertà politica e liberismo economico da difendere, o meglio da raggiungere, nel più ampio rispetto del sistema parlamentare.
Ogni suo progetto agricolo, economico, finanziario viene presentato all'approvazione del Parlamento. Ben pochi gli si possono opporre, nessuno ha la sua competenza tecnica in tutti i campi nè la sua lungimiranza, basti per questo ricordare il suo discorso in Parlamento dell'Aprile del 1851, quando viene nominato Ministro delle Finanze, in difesa della "Libertà" contro il "Privilegio".
La sua politica è sempre "moderata", ma egli non agisce mai da uomo di partito di fronte a ciò che ritiene "bene" per il suo Paese. Non esita perciò ad abbracciare le tesi più avanzate, anche se non gradite o capite dai suoi sostenitori di partito. Certe soluzioni finanziarie - come l'aumento delle Tasse, l'attuazione del connubio, la soluzione della crisi calabiana, la partecipazione alla guerra di Crimea, la difesa degli immigrati lombardi di fronte all'Austria - gli provocano critiche, incomprensioni ed inimicizie anche da parte di uomini di primo piano (es.: Mazzini, lo stesso Vittorio Emanuele, Massimo d'Azeglio, che però più di una volta si troverà generosamente al suo fianco).
Appena Ministro delle Finanze, nell'aprile del 1851, scrive al de la Rüe confidandogli la sua preoccupazione: "Nigra s'est retiré, et j'ai dû prendre sa place. Il laisse la position compromise, mais, certes, non désespérée. M'en tirerai-je? Je l'ignore. J'apporte beaucoup de bonne volonté et d'energie. Cela suffira-E'-il? L'avenir en décidera. Plus mal que cela allait, a pas.
Assunto il nuovo incarico, egli si preoccupa di far chiudere i conti al 1 aprile e di far stendere il bilancio conclusivo, che presenta in Parlamento il mese seguente. E' un gesto coraggioso; l'onestà di presentare la situazione quale realmente è, serve a chiarire ai piemontesi la necessità di correre ai ripari, l'esigenza di avere fiducia nel nuovo ministro e di appoggiarne la politica finanziaria, per quanto gravosa possa apparire; ma anche a preparare un'atmosfera favorevole all'esterno per il nuovo ministro e le sue operazioni finanziarie. In questo periodo hanno particolare importanza quattro lettere indirizzate a Michelangelo Castelli, in cui sono chiari i grandi progetti finanziari del Cavour. Gli chiede infatti di tradurre in francese lo stato delle finanze piemontesi, pubblicato sulla Gazzetta Piemontese, e di farlo pubblicare in Francia; sarà molto utile fare la stessa cosa anche in lingua inglese. Lo scopo è chiaro: "Vous verrez par mon exposé que je suis décidé à sortir de la tutelle de Mr. de Rothschild. Non pas que je veuille me brouiller avec lui, mais je ne veux subir le joug, qu'il avait su fort habilment imposer à Mr. Nigra. Mon désir est de faire un emprunt en Angleterre, et de laisser se reposer la bourse de Paris... ". Il Castelli potrà essere l'uomo di fiducia a Parigi per tutte le operazioni finanziarie e per mantenere rapporti "diplomatici" anche con i banchieri di quella città.
Il deficit dello Stato era pauroso: 68 milioni. I progetti di potenziamento dell'economia del Paese richiedevano forti investimenti. La moneta aveva perduto il suo reale valore. Grazie alla sua esperienza finanziaria e al suo continuo fruttuoso contatto con il mondo della finanza internazionale ginevrina, genovese, francese, inglese ed americana, Cavour sa valutare sinteticamente la situazione e scegliere delle soluzioni immediate per risolvere i problemi più urgenti:
1) far cessare il corso forzoso della moneta;
2) pagare l'ultima rata del debito di guerra all'Austria;
3) estinguere l'oneroso prestito ricevuto in passato dal Rothschild.
Fa emettere perciò, con sottoscrizione pubblica, 18.000 obbligazioni a L. 1000 ciascuna. I 18 milioni sperati vengono di gran lunga superati, le sottoscrizioni raggiungono i 33 milioni: risultato tanto più valido e che sta a dimostrare la fiducia che il nuovo ministro aveva saputo suscitare, se si considera che il tasso di emissione fissato a 90, aveva in realtà un valore sia a Torino che a Parigi di 80/82.
Per far fronte alle spese di ordinaria amministrazione vengono emessi Buoni del Tesoro e richiesti alla Banca di Torino degli anticipi temporanei. Vengono inoltre messi in vendita 2 milioni di Rendite, creati con la legge del luglio 1850 e non usati dal Nigra. Tutto questo però non basta, serve solo a dare un certo respiro momentaneo; è necessario investire denaro nel futuro del Piemonte e metterlo in grado di reggersi su una propria valida economia.
Giù l'anno precedente Cavour si era preoccupato di incrementare la produttività agricola e di facilitare il commercio del Paese; ora in pochi mesi riesce a far votare l'abolizione o la diminuzione delle tariffe doganali e a far ratificare dal Parlamento, nonostante l'opposizione di molti, i trattati commerciali negoziati con il Belgio, l'Inghilterra, l'Olanda, la Svizzera, l'Unione Doganale Tedesca e la Francia. Questo trattato non è tanto vantaggioso economicamente, quanto politicamente importante; l'opposizione è fortissima, tanto da preoccupare il ministro, che scrive al Castelli: "Quant au traité avec la France, je ne puis à moins de faire une question de cabinet. Vous comprenez que si je restais au ministère après que la chambre l'eût rejeté, la France pourrait se croire jouée par moi. Si vous le jugiez utile, vous pourriez écrire deux mots à Buffa, pour l'engager à ne pas pousser le pays dans une lutte douanière avec la France dans des moments aussi critiques que ceux que nous traversons. Si la chambre ne veut pas de crise, elle votera le traité; dans le cas contraire la responsabilité de l'avenir retombera sur ceux qui m'auront poussé hors du ministère... ". Alla fine la Camera comprende e ratifica il trattato.
I trattati ora esistono, ma mancano le strutture per renderli operanti e vitali; occorre creare una vasta rete ferroviaria, aprire gallerie, ampliare e potenziare il porto di Genova, sovvenzionare iniziative e avviare lavori pubblici.
Occorre quindi denaro (75 milioni calcola il ministro), da ottenere in prestito dalle Banche allora ritenute più solide ed oneste: quelle inglesi, più precisamente la Banca Hambro.
Non è facile far approvare alla Camera la richiesta di questo prestito; eppure il Cavour è convinto di riuscirvi. Ha già iniziato a prendere contatti con gli Hambro, ha già deciso chi mandare a rappresentarlo in Inghilterra. Ancora si confida coi Castelli: "Quant à mon projet d'emprunt en Angleterre, j'espère réussir. A peine la loi votée, Mr. Revel partira pour Londres, muni de pleins pouvoirs. J'ai déjà arrangé les choses d'ici de telle sorte qu'il n'aura pas grand'chose à faire. Toutefois, j'ai pensé qu'il pouvait être utile à notre crédit de me faire représenter par un homme de finances prudent et habile comme Revel. D'ailleurs l'envoi de Revel aura pour effet de rassurer ceux qui craignent que nos finances soient entre les mains d'un socialiste ... ".
I negoziati vanno avanti, il lancio del Prestito Sardo viene approvato; il barone Hambro dimostra una grande comprensione per le questioni piemontesi e ha fiducia nella politica cavouriana. D'altra parte l'Hambro era uso assistere finanziariamente la politica degli Stati; aveva già in varie occasioni finanziato la Danimarca, suo paese di origine, e la Svezia.
I negoziati non si risolvono però con la brevità sperata dal Cavour. C'è sotto lo zampino del Rothschild e dei banchieri francesi che, consci delle possibilità del nuovo ministero, non vogliono lasciarsi sfuggire un tale cliente e sperano di metterlo in contrasto con l'Hambro. L'operazione di boicottaggio riesce, l'Hambro abbassa il tasso d'interesse sulle obbligazioni; il Cavour ne è amareggiato, ma conclude ugualmente l'accordo, conscio della importanza di aver impostato dei rapporti concreti coi mondo della finanza inglese, in questo momento il più importante sulla scena internazionale. E' grazie ai rapporti personali tra il ministro ed i banchieri che la situazione si chiarisce; infatti lo stesso E. de la Rüe interviene presso l'Hambro, dopo aver ricevuto dal Cavour una lettera desolata, ed ottiene così di affrettare la conclusione dell'accordo. Da una lettera a Revel traspare l'antipatia sempre più profonda che il conte prova per il Rothschild: "Nous venons de passer de bien mauvais quart d'heures, j'espère néanmoins, que le moment difficile est passé. Le coup était bien monté, si les baissiers avaient pu empêcher le versament, nous étions flambés. Rothschild fait la sante Nitouche et parle de venir au secours de notre rente, en faisant acheter. Il finira par contribuer à la hausse.", e la stima che ha per l'Hambro: "Au reste, je sais que la bonne réussite de l'affaire est due à la manière dont Mr. Hambro s'est conduit, je vous prie de le remercier de ma part, et de lui adresser mes compliments bien sincères... ".
I rapporti tra il barone inglese e il conte piemontese, d'ora innanzi, diverranno diretti ed il "Tessitore", divenuto Presidente del Consiglio, continuerà a mantenere una vivace corrispondenza con lui e a trattare personalmente le questioni economiche con la potente Banca inglese.
Un anno dopo l'apertura del credito a favore del Piemonte sulla borsa inglese, Cavour è la più forte forza politica del Paese; le sue scelte divengono sempre più avanzate e la sua politica sempre più definita. La svolta storica della politica cavouriana - l'alleanza parlamentare con il democratico Rattazzi - non viene condivisa dal D'Azeglio e nel maggio il Governo cade. Del nuovo rimpasto il Cavour non fa parte ed egli stesso ne da notizia al de la Rüe: "Si j'ai quitté le ministère, j'ai eu de graves raisons pour le faire. Ma position n'etait plus tenable... La crise passée, Azeglio devra se retirer, car il a perdu, tout prestige à la Chambre, et, alors, le choix devra tomber sur Revel ou, sur moi...". La politica del D'Azeglio non rispondeva agli sforzi del Cavour; la sua azione diplomatica e politica era contraria alla posizione cavouriana in seno alla Camera. l'ex ministro si allontana momentaneamente dalla scena politica per tornarvi più forte. Nei tre mesi che passano, dalle sue dimissioni alla sua nomina a Presidente del Consiglio, egli viaggia a Parigi e a Londra, ove conduce un'attenta azione diplomatica e finanziaria. Dalla capitale francese scrive al de la Rüe le sue impressioni sullo stato politico francese: il nuovo governo non è amato dal popolo; è però subito con perfetta rassegnazione "par les gens raisonables" di tutti i partiti; certamente durerà a lungo se si comporterà con moderazione e prudenza: ".. nous aurons le règne d'Auguste, après la licence des Gracques et la gloire de César". Il commercio e l'industria fioriscono ed i capitali "regorgent"; bisogna approfittare della situazione sinché dura poichè, date le speculazioni e gli abusi, certamente le cose muteranno.
In Inghilterra viene ricevuto calorosamente; non è estranea a ciò la sua politica antipapale, in un momento in cui la questione irlandese è in primo piano. Il Cavour non si lascia però ingannare dalle apparenze; sa che questa simpatia resterà sempre senza impegni concreti per la causa piemontese.
Al ritorno porta con sè i frutti della sua azione diplomatica e finanziaria: ha riallacciato buoni rapporti con Rothschild, non più da una posizione di necessità ma di forza; si è riavvicinato al mondo della finanza francese, che era poi l'appoggio più forte di Napoleone III, alla ricerca di un finanziatore per i cantieri di Genova.
Il 22 ottobre 1852 avviene quanto aveva previsto: d'Azeglio dà le dimissioni ed a lui viene affidato l'incarico di formare il nuovo governo.
Siamo alle soglie del 1853, un anno di incertezza politica per l'Europa; il futuro è nebuloso, la Questione d'Oriente domina la scena e regola le alleanze. Hambro èpreoccupato, la sua Banca sta passando un momento difficile, la sua politica finanziaria si fa più accorta, i moti milanesi del febbraio e la reazione austriaca lo fanno diffidare di nuove azzardate iniziative. L'amicizia tra lui e il conte Camillo si dimostra forte e superiore ad ogni avversità. Proprio in questo momento è necessario lanciare un nuovo prestito: per le ferrovie Torino-Genova, per i cantieri navali, per il rimborso dei beni sequestrati dall'Austria agli immigrati lombardi. Le condizioni dei banchieri francesi sono le più vantaggiose e Cavour è ben felice di accettarle: la sua lungimiranza vede più lontano. Hambro comprende la situazione ed approva; aveva infatti scritto al de la Rüe: ".... de plus, mais à present il y a deux concurrents. C. peut être tirera de ces deux une excellente offre. Voudriez vous m'estimer assez vil de l'encourager à me venir avec des vagues promesses qui ensuite par des évènements ne se remplissent pas? Donc à C. à faire le choix", e non si può negare la sua onesta.
Nonostante l'appoggio dei banchieri francesi, Cavour non cessa di intrattenere una viva corrispondenza con Hambro; tre lettere sono di fondamentale importanza per seguire la situazione finanziaria del Piemonte per tutto il 1854, l'una datata 20 gennaio e l'altra 26 marzo, la terza 21 ottobre. Ne risulta che la situazione del bilancio non è ancora quella che il ministro desidererebbe; nel gennaio il deficit è ancora di 24 milioni, il 1853 è stato un anno disastroso per l'agricoltura, eppure si nutrono buone speranze: "Vous voyez que notre position est bonne, si nous ne sommes pas frappés par de nouvelles calamités. Si la paix n'est pas troubléé, j'oserais répondre de l'avenir.... Nous sommes prêts aux plus grands efforts, disposés a faire les plus grands sacrifices, prêts àtout supporter, plutôt que de manquer à nos engagements et faillir aux lois de l'honneur et du devoir ... ". La scadenza per la rata del pagamento alla Banca inglese si avvicina; più che mai il Cavour si preoccupa di tenere informato il suo creditore sulla situazione economica, politica e diplomatica del Paese. Il Paese si è gettato con grande entusiasmo nel l'industrializzazione, è vero, scrive nel marzo, ma senza commettere quegli eccessi speculativi che teme l'Hambro: "... Toutes les entreprises, sans exception, qui ont été tentées, reposent sur des bases solides et ont un but utile ... ". Probabilmente, ammette il conte, egli non avrebbe spinto il Paese "si fort" se avesse previsto la guerra d'Oriente, la crisi dei cereali e l'annata cattiva per il vino. Ma è sulle ferrovie che egli conto per avere una buona rendita.
Evidentemente la politica interna dello Stato sabaudo preoccupa il banchiere inglese, che si chiede come il Piemonte potrà far fronte ai suoi impegni in caso di guerra. Il Cavour lo rassicura: "Je puis tout d'abord vous assurer que nous désirons nullement la guerre, que nous faisons et que nous ferons tout ce qui dépend de nous pour l'éviter... Si cependant l'Autriche se déclare pour la Russie, si la guerre embrase tout le continent d'Europe, alors nous y prendrons forcément part ... ". Gli confida anche di avere perfetta identità di vedute con il Governo inglese.
In quest'occasione è evidente che il ministro cerca in tutti i modi di tranquillizzare l'Hambro; vista la situazione della borsa di Parigi e di Londra, è necessario aprire una nuova sottoscrizione pubblica tra i piemontesi, che ancora una volta rispondono all'appello. I risultati vengono riferiti in una lettera dell'aprile: "L'emprunt à réussi... Dans les deux premiers jours, le concours du public a été trés considerable... Prés de 500.000 livres de rente ont déja été souscrites, la plupart par des gens étrangers au commerce et à la speculation ... ".
Finalmente nel luglio, grazie all'intervento del Rothschild e del de la Rüe, il debito è pagato. L'anno non è però dei più felici; il raccolto è stato buono, ma tutto il mondo economico è stato quasi paralizzato dalle difficoltà causate dalla guerra; il commercio avrà modo di riprendersi appena finito la guerra, ma sarà soprattutto dalle ferrovie che il Paese trarrà la forza d'estinguere il debito sardo e di finanziare nuove iniziative.
L'anno seguente è quello della partecipazione alla guerra di Crimea. Il Cavour gioca il tutto per tutto; ancora una volta le sue previsioni si rivelano esatte. Nel momento più critico per la sua politica, quando una violenta impopolarità lo sommerge, egli esce dalla difficile situazione finanziaria felicemente: l'Inghilterra gli ha garantito un prestito, al 3 e 1/2 per cento, di un milione di sterline: "Le traité avec les puissances occidentales, - scrive al de la Rüe - me procure autant de livres sterlings que j'en ai besoin et même plus. J'ai, par conséquent, cessé de faire des remises à Londres. Je ne dois rien a Hambro, au contraire, j'ai quelques fonds chez lui".
D'ora innanzi il Piemonte sarà in grado di affrontare gli impegni presi e le spese necessarie. Il Bilancio dello Stato è ormai sicuro agli occhi di tutti; l'industria e il commercio si riprendono rapidamente e il Cavour può scrivere con soddisfazione vivissima all'Hambro: "Vous aurez vu, avec satisfaction, que notre pays supporte avec courage, et sans trop gêne, les épreuves d'une guerre lontaine et coûteuse, et les tristes effets de l'épidemie et des mouvaises récoltes. Nous ressources productives se développent rapidement... Notre commerce est dans une assez bonne position; la récolte des soies ayant été meilleure que dans le reste d'Italie, nos fileurs et nos mouliniers font d'assez bonne affaires ... ".
Lo scopo primo del Cavour sta per essere attuato. Il problema italiano sta per essere posto all'attenzione delle maggiori potenze, la diplomazia ufficiale guarda al piccolo Stato, il cui Re viene ricevuto con tutti gli onori in visito ufficiale dalla Regina Vittoria e da Napoleone III. Ma ancora una volta il vero protagonista della politica italiana è il Cavour, che assieme al D'Azeglio accompagna il sovrano nei due Paesi. E' lui infatti che conduce i colloqui più importanti e che prepara il terreno per essere ammesso al Congresso di Parigi.

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