LIRA PESANTE




Aldo Bello



Si tornerà a una busta-paga di mille lire al mese per la media dei lavoratori italiani? l'ipotesi di una nuova lira, piú "pesante", cioè con tre zeri di meno, appare oggi, secondo molti esperti, piú di un semplice auspicio. La principale condizione indispensabile per questa rivalutazione nominale della nostra moneta, (una diminuzione del ritmo di crescita annuale dell'inflazione interna), si sta, anche se faticosamente, realizzando. Se riuscissimo a far scendere stabilmente al di sotto del 10 per cento il tasso di crescita dei prezzi e contemporaneamente a ridurre l'elevato deficit pubblico, l'obiettivo diventerebbe una possibilità concreta. Sarebbe la "certificazione", il suggello del risanamento economico del Paese.
Comunque, il ritorno del valore nominale della lira è, a giudizio di tutti, un'operazione che avrebbe innegabili vantaggi pratici, senza alcun effetto inflazionistico, (sotto questo profilo, il pericolo di un eventuale "arrotondamento" dei prezzi da parte dei commercianti potrebbe essere eliminato, mantenendo il sistema decimale, con la coniazione dei centesimi). Inoltre, come ha rilevato l'economista Francesco Forte, uno dei maggiori sostenitori della "nuova lira", il passaggio dal vecchio al nuovo sistema potrebbe essere accompagnato da una riduzione del "drenaggio" fiscale sull'aumento del reddito dovuto all'inflazione.
Il vantaggio piú immediato di una "lira pesante" si avrebbe nella contabilità pubblica e privata. i calcoli, con tre zeri in meno, sarebbero notevolmente semplificati. Oggi la nostra moneta è diventata troppo piccola, soprattutto rispetto a quella degli altri paesi industrializzati. Da tempo è stata presa in considerazione la possibilità di elevare il taglio massimo delle banconote. Ciò comporterebbe, però -come ha rilevato in uno studio il responsabile del "servizio tecnologico" della Banca d'Italia, Roberto Mori - la necessità di creare un biglietto da un milione di lire, la cui emissione potrebbe avere evidenti e negativi riflessi psicologici e di immagine per la lira. Per questo motivo, aggiunge Mori, il superamento dell'attuale banconota da centomila lire potrebbe avvenire soltanto dopo che si sarà realizzata la rivalutazione nominale della moneta. Tuttavia, a quanto pare, i progetti al momento esistenti non prevederebbero tagli di valore superiore alle attuali centomila lire.
Con la nuova lira sarebbero semplificati la compilazione delle statistiche (riducendo il rischio di errori e la necessità di verifiche) e il trasporto dei mezzi di pagamento. Anche per i cittadini, dicono gli esperti, superato il periodo di rodaggio, nel quale le banconote vecchie e nuove circolerebbero insieme, provocando qualche confusione, l'uso della nuova moneta "piú pesante" dovrebbe risultare altrettanto facile e spontaneo di quelle attuali "piú leggere", con in piú il vantaggio di una maggiore semplicità di calcolo, di valutazione e di confronto dei prezzi. l'introduzione dei centesimi potrebbe creare qualche difficoltà all'inizio, ma dopo qualche tempo, come ha dimostrato l'esperienza francese, ogni problema sarebbe superato.
Sul piano tecnico, l'adozione di una nuova lira "pesante" non presenterebbe alcuna difficoltà. Tesoro e Banca d'Italia, una volta approvata la legge, sono pronti ad iniziare subito le operazioni per l'emissione delle nuove banconote, da mettere in circolazione a un anno dal varo della legge. Su un punto, al momento, sembra che le opinioni non concordino del tutto: di quanto rivalutare il valore nominale della lira. Tuttavia, dopo i negativi risultati ottenuti dalla Francia, che tolse soltanto due zeri alle sue banconote, sembra che dovrebbe affermarsi l'orientamento di dare alla nuova lira un valore pari alle attuali mille lire.
Il franco, quello in corso attualmente e che ha sostituito i cento franchi vecchi, nacque il primo gennaio 1960. Il Ministro delle Finanze di allora era Antoine Pinay, (era stato Presidente del Consiglio otto anni prima), rimasto molto popolare perchè era miracolosamente' riuscito a stabilizzare i prezzi, e per questo era stato ripescato da De Gaulle, tornato al potere nel 1958. la moneta nazionale francese aveva conosciuto una grande stabilità fino allo scoppio della grande guerra del 1914. La sua parità aurea (290,325 milligrammi d'oro fino) era stata fissata da Bonaparte nell'aprile del 1803. Il Primo Console l'aveva chiamata "germinal", dal nome che quel mese aveva nella nuova terminologia rivoluzionaria. Per piú di un secolo il valore del franco non era mutato. In seguito - era proprio finita la belle èpoque l'equivalente in oro fino non aveva fatto che diminuire: 58,95 milligrammi nel 1928 col Ministro delle Finanze Poincarè; 44,1 nel 1936 con Auriol; 24,75 nel 1938 con Reynaud; 7,46 nel 1945 con Pleven; 2,52 nel 1950, con Pesche. Lo stesso Pinay aveva proceduto, nel 1958, a due successive svalutazioni, fino ad arrivare ad una parità di 1,8 milligrammi.
De Gaulle, che non si era mai curato delle questioni finanziarie ritenendole, come ogni militare, dipendenti soltanto dall'Intendenza, era stato sedotto dall'idea di un franco nuovo, rinvigorito almeno in apparenza per la perdita di due zeri legati all'inflazione, simbolo della solidità delle finanze della giovane Quinta Repubblica, da lui fondata. La riforma, tuttavia, non doveva comportare soltanto vantaggi psicologici o contabili. Innanzitutto, essa non ha impedito nuove svalutazioni, (nell'agosto 1969 Chaban Delmas portò la parità aurea a 160 milligrammi per ogni franco pesante, in attesa che Nixon desse il colpo di grazia al sistema, sganciando il dollaro dalla garanzia aurea). D'altra parte non si poteva, da un giorno all'altro, sostituire le monete e le banconote in circolazione con quelle adattate ai nuovi valori. Fu poi necessario procedere alla sostituzione dei francobolli e degli altri valori, alla modifica delle tariffe dei servizi pubblici, dei regolamenti, del listini dei prezzi, delle leggi che comportavano ammende, delle etichette, delle decisioni testamentarie, degli statuti di società, dei contratti, delle ricevute di prestiti, e casi via. Fu il grande carosello delle virgole spostate. Fu l'ecatombe degli zeri. Con il debito contorno di incresciosi incidenti, di equivoci e di truffe.
Quando Luigi Einaudi, con tutto il peso della sua autorevolezza, dimostrò che, volendo irrobustire il metro monetario italiano, si doveva moltiplicare l'unità di misura, cioè la lira per mille, ci volevano 620 lire per comprare un dollaro e 125 per un franco svizzero. Correva l'anno 1961, e la lira - che pure, per eccesso di leggerezza, aveva cessato di essere coniata dalla Zecca sin dalla fine degli anni '50 - appariva tanto solida, da meritarsi l'Oscar della stabilità monetaria. Da allora altra acqua è passata sotto i ponti, correndo via cosí in fretta da ridurre il potere d'acquisto della lira - si fa per dire - a meno di un ottavo di quello impalpabile di ventitre anni fa.
Alla luce di queste semplici considerazioni, l'introduzione di una "lira pesante" non può destare sorpresa. Al punto a cui siamo arrivati con i conti della nazione, ma anche con quelli delle aziende o dei cittadini, tutti egualmente inflazionati da una selva di zeri, sarebbe un atto dovuto. Non privo, in parte, di costi e di disagi; ma scontato negli eccessi ed errori che, fortunatamente, abbiamo alle spalle. Non se ne è potuto prendere atto prima, come ad esempio molto volentieri avrebbe fatto Pandolfi al Tesoro, nel 1978, perchè la battaglia contro l'inflazione è stata incerta per piú di un decennio. Al punto che, di quando in quando, si era temuto di dover arrivare a una ridefinizione del metro monetario per collasso dei sistema, come a Weimar tra le due guerre, piuttosto che - ed è ciò che ora accade - come ultimo e risolutivo episodio (politica di annuncio, la chiamano gli economisti) di una campagna forse fortunata, ma certo efficace contro l'inflazione, (il tasso di crescita del prezzi in Italia è sceso di sette punti buoni nell'arco degli ultimi dodici mesi). Così, quando le residue riserve prudenziali saranno messe da parte, la nostra moneta verrà reintegrata nelle dimensioni che aveva all'incirca nel 1918, quando, come ricordava Einaudi, la lira rappresentava "una quantità fisica di metallo prezioso, che si poteva toccare e palpare, e a cui si attribuiva comunemente un certo prestigio", (anche se, dopo le traversie della prima guerra mondiale, non valeva piú che un terzo della lira "unitaria" del 1861).
C'è da ritenere che discussioni ci saranno sull'opportunità di una decisione che tocca un po' tutti, e su cui tutti sono in grado di esprimere un'opinione. Il mondo cambia, e discutere significa per lo meno tentare di affrontare i nuovi problemi con le idee piú chiare, con il fine di adeguarsi alle nuove realtà.

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