Mentre
la diffusione del grammofono
cresceva nel corso degli anni
molto lentamente,
la diffusione della radio fu impetuosa.
|
|
La musica è una delle più antiche forme di espressione
umana: quasi tutte le società della Terra possiedono strumenti
musicali di vario tipo, a percussione (i più semplici e diffusi),
a fiato, ad arco e a tastiera (i più complessi). Quasi dappertutto,
però, lascolto della musica era una volta confinato
solo ad alcuni momenti particolari: feste religiose e profane, spettacoli,
fiere.
Labitudine di ascoltare musica con regolarità è
fenomeno recente, nato inizialmente come privilegio della società
di corte europea sei-settecentesca. E infatti nelle corti
reali, e comunque nobiliari delletà moderna, che si
è cominciato a diffondere luso di reclutare orchestre
dette da camera, proprio perché si esibivano
in ambienti chiusi, e musicisti, con il compito di allietare anche
con composizioni appositamente concepite i diversi momenti della
giornata. Nel corso dell800, luso di suonare nei salotti
si diffuse, come molte altre abitudini di origine aristocratica,
anche nelle abitazioni della borghesia. Ciò fu reso possibile
da uno strumento di recente invenzione, il pianoforte, introdotto
sul mercato attorno al 1770.
Il piano permette a una sola persona di produrre suoni abbastanza
vari da animare un ambiente per unintera serata, e si presta
perfettamente ad accompagnare la voce di un cantante o dello stesso
pianista. E con esso, in effetti, che nacque lindustria
musicale moderna. Per tutto il corso dell800 il mercato dei
pianoforti continuò a crescere: allinizio del secolo
lo strumento era ancora legato alle corti, nelletà
della Restaurazione cominciò a diffondersi nelle abitazioni
della buona borghesia e nei settori più prosperi della classe
operaia.
Ma la vendita di strumenti era solo un aspetto del mercato musicale.
Cera anche un altro mercato, quello della stampa musicale.
Gli editori di musica, principalmente tedeschi, ma anche di altri
Paesi (in Italia la maggiore casa editrice fu e resta la Ricordi,
la prima a importare le nuove tecniche di stampa della musica sperimentate
allinizio dell800 in Germania), che in precedenza avevano
pubblicato partiture per i diversi strumenti, trovarono un nuovo
e redditizio mercato nelle famiglie borghesi che acquistavano, soprattutto
per le loro figlie, spartiti di romanze, o arie dopera, o
ancora trascrizioni per piano di brani scritti originariamente per
orchestra o per altri strumenti.
E in questambito che nacque quella che sarebbe stata
chiamata poi musica leggera. Le romanze, le arie dopera,
i lieder (canti della tradizione tedesca) si prestavano ad essere
eseguiti nei salotti, ma richiedevano voci allenate, educate da
lunghi studi: un bene raro.
Dalla tradizione del canto popolare era possibile trarre ispirazione
per composizioni di altro tipo, semplici e soprattutto facili da
eseguire anche per voci non particolarmente coltivate; composizioni
che presentavano un altro importante vantaggio, poiché erano
spesso ballabili. Nascevano così le royalty song,
le canzoni per le quali gli editori pagavano ai compositori un diritto
dautore, analogo a quello che i compositori di musica seria
riscuotevano sulle loro opere, ma fondato su un mercato più
di massa.
Negli ultimi decenni dell800 questo mercato si espanse in
maniera rapida e notevole: in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti,
si diffuse labitudine di presentare le nuove canzoni in alcuni
momenti particolari dellanno, allo stesso modo in cui le grandi
firme della moda presentano in momenti topici le novità della
stagione. Nascevano così quelli che sarebbero poi diventati
i festival musicali.
Il testo e la musica della canzone potevano risultare interessanti,
daltra parte, non solo per le case dotate di pianoforte. Bastava
una rudimentale educazione musicale per apprendere il tema principale
della maggior parte delle composizioni, e bastava appena saper leggere
e scrivere per mandare a memoria il testo. Accanto alleditoria
musicale si sviluppò così uneditoria minore,
o popolare, che diffondeva a basso prezzo dei volantini (music
sheets) contenenti testo e musica delle canzoni più
in voga, e ne affidava la vendita spesso ad ambulanti dotati di
uno strumento sonoro di facile uso, lorgano di Barberia, o
organetto.
Era uno strumento meccanico, che consentiva di suonare una canzone
preincisa girando una manovella. La canzone era registrata
su un rullo, che muovendosi animava la tastiera dellorganino.
Uno strumento analogo era la pianola, un pianoforte meccanico a
rullo che pure conobbe una grande popolarità alla fine dell800.
Questi strumenti presentavano due importanti vantaggi sul normale
pianoforte: non cera bisogno di studiare musica per suonarli,
e la qualità della loro esecuzione era indipendente dalla
bravura di chi suonava.
Ma la novità autenticamente rivoluzionaria fu rappresentata
da unaltra invenzione. Nel 1877 Thomas A. Edison brevettava
il fonografo. A differenza della pianola, che azionava meccanicamente
uno strumento, col fonografo si potevano registrare i suoni direttamente
nellambiente: questo consentiva quindi di conservare direttamente
le esecuzioni di cantanti e musicisti, e di riascoltarle a distanza
di tempo. Sebbene Edison non avesse pensato in origine alla possibilità
di fare del fonografo uno strumento di ascolto della musica, ben
presto questo divenne il principale uso della tecnologia da lui
inventata, specie dopo che, nel 1887, Emil Berliner la perfezionò
con il suo grammofono.
Mentre il fonografo si serviva di cilindri di cera, registrabili
direttamente ma difficili da riprodurre, il grammofono si serviva
di dischi che potevano essere stampati in migliaia di esemplari.
Era la macchina «che parla, ride, canta, suona e riproduce
tutti i suoni», come scriveva nel 1896 una pubblicità
della Columbia, la progenitrice dellattuale Cbs Records. Nasceva
così un nuovo tipo di editoria, che vendeva non solo le musiche,
ma anche le esecuzioni, le voci celebri, e poteva sfruttare il divismo
musicale allepoca assai sentito: basti pensare alla popolarità
mondiale del tenore Enrico Caruso, le cui esecuzioni dopera
furono tra i best seller della neonata industria discografica.
In un primo tempo, a produrre i dischi furono generalmente le stesse
case che fabbricavano i fonografi, nei pochissimi stabilimenti di
incisione e stampa esistenti prima del conflitto mondiale: infatti
quasi tutti i dischi prodotti in Europa fino al 1914 furono fabbricati
in un unico impianto in Germania, e solo a causa della guerra lindustria
inglese, francese e italiana decisero di dotarsi di stabilimenti
propri. I motivi per cui la produzione di grammofoni e di dischi,
prima di vetro verniciato e poi di vinile, era unificata sono facili
da intuire. Prima di tutto, la tecnologia discografica era ai primi
passi, ed era monopolio di poche aziende; in secondo luogo, il mercato
più consistente era quello dei grammofoni, e le aziende che
lo producevano cercavano di concentrare nelle proprie mani anche
la produzione dei dischi, per spingere i propri grammofoni a svantaggio
di quelli della concorrenza.
Attorno alla prima guerra mondiale, lindustria del disco
aveva ormai caratteri abbastanza stabili: produceva soprattutto
canzoni e arie dopera su dischi fatti per girare, ed essere
ascoltati, a 78 giri al minuto. La durata del 78 giri del diametro
di 25 centimetri era di circa 3-4 minuti, e questa diventò
la durata standard di una canzone, o canzonetta, come
si chiamò da allora. Si cominciò anche a parlare di
musica leggera (popular o pop), per distinguerla da quella delle
opere e delle sale da concerto.
Negli anni Venti, un nuovo fenomeno contribuì ad allargare
notevolmente il mercato della musica leggera: lo sviluppo della
radio. Mentre la diffusione del grammofono cresceva nel corso degli
anni molto lentamente, la diffusione della radio fu impetuosa. Alla
fine degli anni Trenta, in tutti i Paesi europei e negli Stati Uniti
cerano molti più apparecchi radiofonici che grammofoni.
Dopo la seconda guerra mondiale si impose uninnovazione tecnologica:
il microsolco, ovvero una nuova tecnica di incisione che consentiva
di registrare una quantità di gran lunga superiore di musica
su una superficie più ridotta, e con una qualità di
suono molto più elevata. In origine, a dire il vero, si diffusero
due standard diversi, anzi in feroce competizione fra loro: il 45
giri, un disco più piccolo di quello tradizionale (circa
17 centimetri di diametro), sul quale erano incise due canzoni di
3-4 minuti, e il 33 giri, un disco unico che durava circa tre quarti
dora.
Nellimmediato, grazie al prezzo più basso, si impose
il 45 giri, che poteva essere suonato anche su giradischi (il nuovo
nome del grammofono) portatili e conteneva su ogni facciata una
canzone della lunghezza abituale, mentre il 33 giri restava confinato
alla musica classica, spesso sotto forma di un album che comprendeva
più dischi.
Col microsolco, il mercato musicale subì un cambiamento radicale:
prima di tutto, la quantità di dischi venduti cominciò
a crescere con straordinaria rapidità; di conseguenza, lindustria
che produceva dischi si rese finalmente autonoma da quella dei giradischi
e si ebbe una moltiplicazione di etichette, comprese quelle autoprodotte:
a metà anni Cinquanta bastavano poche decine di dollari per
produrre un 45 giri da far circolare tra gli amici.
Il successo proprio in quegli anni del rockn roll, ballabile
destinato soprattutto agli adolescenti, non può essere spiegato
se non tenendo conto dei grandi cambiamenti culturali del periodo,
e dellemergere di una cultura giovanile nuova; ma è
certo che furono i 45 giri a permettere la diffusione della nuova
moda musicale da alcuni centri minori del Sud degli Stati Uniti
a tutta lAmerica e poi a tutto il pianeta. Tra il 1956 (anno-boom
di Elvis Presley) e il 1960, la musica adolescente conquistò
un mercato vastissimo. Successivamente, con i Beatles, cominciò
il declino dei 45 in favore dei 33 giri, che consentivano di uscire
dai vincoli stretti della canzonetta e di elaborare discorsi musicali
più articolati.
A questo punto, lindustria discografica era diventata, con
il cinema, la più multinazionale delle industrie della cultura,
in quanto i suoi prodotti si rivolgevano in larga parte a un mercato
planetario, come globale è il linguaggio stesso della musica.
Per tutti gli anni Settanta e Ottanta i redditi di quellindustria
sarebbero rimasti nettamente superiori a quelli dellindustria
editoriale e analoghi a quelli del cinema. Una situazione che le
diverse innovazioni tecnologiche, le audiocassette a metà
anni Sessanta, il CD un quindicennio dopo, le tecniche
di registrazione audio digitale nei primi anni Novanta, non avrebbero
modificato in modo sostanziale. Fino a che sono intervenuti i giorni
di Internet. I nostri giorni di crisi, in attesa di sapere se crisi
significhi passaggio o buio profondo per lindustria discografica.
|