Giugno 2005

Psicologia cognitiva e scelte economiche

Indietro
Economia e felicità
Daniel Kahneman Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

 

Valutazione
e memoria sono importanti in sé, perché giocano
un ruolo rilevante nelle decisioni
e perché la gente
è interessata
al racconto della propria vita.

 

Il mio progetto di ricerca, basato sulla metodologia del Day reconstruction method (Drm), è un tentativo di rendere operativa una misurazione di felicità oggettiva. Di che cosa si tratta?
È una metodologia che combina un tempo limitato (normalmente, un giorno) con una tecnica che consente di recuperare informazioni dettagliate circa esperienze puntuali (i momenti) del giorno precedente. Il Drm intende riprodurre l’informazione che si sarebbe raccolta misurando l’esperienza immediatamente (in tempo reale), ed efficientemente. Questo metodo permette una caratterizzazione della felicità sperimentata associata ai diversi settings e alle diverse attività della vita delle persone, e offre anche una misura di come le persone allocano il loro tempo tra setting, attività, partners nelle relazioni sociali.

Il Drm impiega un questionario strutturato che genera una descrizione dettagliata di un particolare giorno nella vita dell’intervistato. Il metodo è basato sull’intuizione teorica che un accurato resoconto retrospettivo delle emozioni può essere ottenuto incoraggiando il recupero di episodi specifici e relativamente recenti. Gli intervistati per prima cosa rivivono le memorie del giorno precedente, ricostruendo un breve diario consistente in una sequenza di episodi. Come secondo passo, gli intervistati descrivono ogni episodio nel dettaglio, indicando 1) quando l’episodio è iniziato e finito, 2) cosa stavano facendo, 3) dove erano, 4) con quali persone stavano interagendo, e 5) come si sentivano sulla base di più dimensioni affettive (in ogni caso, su di una scala da 0 a 6). Un mio lavoro appena pubblicato riporta un simile esperimento condotto su 1.018 donne lavoratrici del Texas.
È da questa prospettiva metodologica che io rivolgo la mia critica alle attuali ricerche su economia e felicità. Infatti, un’importante caratteristica delle attuali ricerche sulla felicità è che esse ricorrono esclusivamente al remembering self. Il vasto corpo di letteratura dedicato alla felicità o benessere soggettivo (subjective Well-being) è infatti incentrato sulle seguenti domande: “Quanto sei soddisfatto della tua vita nel suo insieme?” o “Quanto ti reputi felice in questi giorni?”.
La domanda sulla felicità richiede esplicitamente a chi risponde di recuperare, integrare e valutare i ricordi. La domanda sulla soddisfazione della vita implica valutazioni, a partire dall’esperienza attuale, di esperienze ancora più remote. Queste valutazioni soggettive sono fortemente influenzate dalle esperienze emotive; un individuo che ha di recente sperimentato affetti per la maggior parte negativi con poca probabilità descriverà se stesso come veramente felice o soddisfatto.
Certamente la distinzione tra esperienze e valutazione nel Well-being, o tra quelle che io chiamo felicità oggettiva (sperimentata) e soggettiva (ricordata e valutata), è dovuta al fatto che le due non sono sempre in corrispondenza perfetta. Per esempio, uno stato temporaneo di anemia o di insonnia ha un effetto diretto sulla felicità oggettiva, ma solo un effetto indiretto sulla felicità riportata e sulla soddisfazione di vita (felicità soggettiva).

Ad un altro estremo, proponiamo che il basso livello di soddisfazione tra i francesi (che riportano una soddisfazione minore di parecchio, rispetto, per esempio, agli americani e ai danesi) potrebbe essere dovuto interamente alle regole che governano le valutazioni e le loro espressioni nella cultura francese. Sappiamo che non c’è evidenza del fatto che la reale esperienza affettiva dei francesi, cioè la loro felicità oggettiva, sia generalmente peggiore di quella degli americani o dei danesi. Infine, alcune circostanze della vita hanno un impatto diretto sia sull’esperienza sia sulla valutazione: cito il lavoro come un probabile esempio.
C’è da aspettarsi, comunque, che le due componenti del Well-being – quella soggettiva (edonistica) e quella oggettiva – siano correlate, ma è importante tenerle distinte, sia dal punto di vista empirico sia da quello concettuale. La dissociazione occasionale del benessere valutato, rispetto a quello sperimentato, è di modesto interesse in se stessa. La significatività della distinzione tra esperienza affettiva e valutazione di vita dipende principalmente dal fatto che abbiamo o meno differenti conseguenze. Siccome i dati rilevanti a tale proposito non sono stati raccolti, non abbiamo ancora la risposta. Tuttavia, è un’illazione plausibile che lo stress dovuto ad esperienze affettive negative può avere un effetto cumulativo sulla salute. D’altra parte, la decisione di iniziare una terapia od ottenere il divorzio può essere una conseguenza diretta della valutazione dello stato di vita di una persona, collegato solo indirettamente all’esperienza affettiva. In uno studio sulle vacanze, si sono trovate discrepanze sostanziali tra il ricordo della gioia provata nelle vacanze e la loro reale esperienza di gioia. Era però la gioia ricordata, e non quella sperimentata, che prediceva il desiderio di ripetere l’esperienza della vacanza.
L’ipotesi semplificatrice che il Well-being sia unitario è implicitamente invocata in molte analisi sulla felicità. Essa gioca un ruolo particolarmente importante nella pratica comune di usare sia le differenze nazionali che individuali nelle spiegazioni del Well-being individuale. Questa pratica può essere giustificata solo se la frase “più felice di” ha un significato simile nei contesti: “John che è più felice di Peter è posizionato 1 punto più in alto nella scala di felicità” e “Gli americani sono più felici dei francesi, sono posizionati 1 punto più in alto nella scala della felicità”.
In realtà, la felicità potrebbe avere significati molto diversi in questi contesti. Nello specifico, sono d’accordo che è ragionevole inferire dalla differenza nella soddisfazione di vita riportata che John probabilmente sperimenta più felicità di Peter, ma sappiamo che nessuna evidenza potrebbe giustificare un’inferenza simile circa americani e francesi.
La più importante conclusione operativa di questa mia analisi è che il Well-being sperimentato e il Well-being valutato dovrebbero essere misurati distintamente e che le misure dovrebbero essere esplicitamente separate. Le misure del Well-being valutato non sono però semplicemente imperfetti indicatori di felicità oggettiva (Well-being sperimentato). Valutazione e memoria sono importanti in sé, perché giocano un ruolo rilevante nelle decisioni e perché la gente è interessata profondamente al racconto della propria vita.
D’altra parte, un focus esclusivo su valutazioni retrospettive è insostenibile e, dall’altra, queste valutazioni non riflettono in maniera accurata la qualità dell’esperienza attuale. Il Well-being sperimentato, la felicità oggettiva, deve però essere misurata separatamente e con opportuni strumenti metodologici, perché non può essere dedotta con sufficiente precisione dalla felicità soggettiva.

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2005