Dicembre 2009

Un nuovo libro di Donato Valli su girolamo Comi

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Chiamami maestro

Antonio Lucio Giannone

 

 
 

Testo della presentazione del volume di Donato Valli, Chiamami maestro. Vita e scrittura con Girolamo Comi (San Cesario di Lecce, Manni, 2008), tenuta presso il foyer del Teatro Politeama Greco di Lecce il 3 marzo 2009.

 

 

 

Mi sia consentita una testimonianza personale all’inizio di questa presentazione. Nell’anno accademico 1970-‘71 Donato Valli tenne il suo primo corso di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Lecce. Io ero già iscritto al terzo anno di Lettere moderne e quell’anno dovevo seguire per l’appunto quel corso, previsto nel mio piano di studi e da me assai atteso. In verità avevo già conosciuto il professor Valli fin dal primo anno, nel 1968-‘69, allorché aveva avuto l’incarico di Biblioteconomia e bibliografia, esame che sostenni successivamente, e in occasione di un importante Convegno di studi, organizzato dall’AISLLI (Associazione internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana), che si svolse a Bari, Lecce e Foggia tra marzo e aprile del 1970 ed era dedicato al tema “Culture regionali e letteratura nazionale”. Proprio per questo ero già informato dell’argomento del suo primo corso, anzi ricordo che quando glielo chiesi, un po’ prima che incominciasse, mi rispose che era ancora indeciso tra quello riguardante la poesia di Clemente Rebora e quello sulla cultura letteraria del Salento dall’Unità al secondo dopoguerra.
Alla fine Donato Valli scelse quest’ultimo argomento, con mia grande gioia, devo dire, perché ero desideroso di conoscere i nomi, i protagonisti, le vicende della nostra cultura letteraria. Fu allora infatti, in quelle sue ormai lontane lezioni, che sentii pronunciare per la prima volta i nomi di Girolamo Comi, Vittorio Bodini, Vittorio Pagano, Luciano De Rosa, Lino Suppressa, Giovanni Bernardini e alcune testate come “Vecchio e Nuovo”, “Vedetta Mediterranea”, “Libera Voce”, “L’Albero”, “L’esperienza poetica”, “Il Critone”, “Il Campo”. E fu allora che Valli mi trasmise quella passione per il Salento, per la “piccola patria”, che non mi ha più abbandonato.

Il frutto di quelle sue prime ricerche fu costituito da un volumetto, La cultura letteraria nel Salento (1860-1950), apparso nel 1971 presso Milella di Lecce, nella collana “Minima” diretta da Mario Marti, poi ripubblicato nel 1985 sempre da Milella, notevolmente ampliato, col nuovo titolo Cento anni di vita letteraria nel Salento (1860-1960).
Fu un gesto coraggioso e innovativo, nella tradizione accademica italiana, a dire il vero piuttosto conservatrice, quello di dedicare un corso universitario, il primo per di più, alla letteratura di una regione periferica e a nomi allora ancora poco noti non solo in campo nazionale ma anche locale. Ovviamente Valli non affrontava questa materia con spirito campanilistico, provincialistico, ma con grande rigore metodologico, mettendo sempre in rapporto la cultura regionale con la letteratura italiana, secondo la lezione appresa alla scuola di Marti, uno dei suoi maestri, e le indicazioni, allora di grande attualità, emerse dal Convegno poc’anzi citato.

Piccola patria. Gli spazi vitali di Girolamo Comi, nella sua casa di Lucugnano (Lecce). Qui, dove “anche le ombre sono amiche”, intorno a Comi si riunirono in uno straordinario sodalizio le voci più significative della cultura italiana e mitteleuropea del dopoguerra. Si ringrazia il direttore della Biblioteca Provinciale di Lecce, Alessandro Laporta, per aver autorizzato le riprese fotografiche. - Nello Wrona

Piccola patria. Gli spazi vitali di Girolamo Comi, nella sua casa di Lucugnano (Lecce). Qui, dove “anche le ombre sono amiche”, intorno a Comi si riunirono in uno straordinario sodalizio le voci più significative della cultura italiana e mitteleuropea del dopoguerra. Si ringrazia il direttore della Biblioteca Provinciale di Lecce, Alessandro Laporta, per aver autorizzato le riprese fotografiche. - Nello Wrona

In quel panorama non poteva mancare Girolamo Comi, che anzi, insieme a Bodini, è uno dei numi tutelari della nostra cultura letteraria novecentesca. Ecco, da allora Valli non ha mai smesso di approfondire questi due autori e anzi, se essi ora sono conosciuti e apprezzati in campo nazionale e internazionale, il merito è soprattutto suo perché li ha saputo valorizzare e imporre all’attenzione di critica e pubblico con una ininterrotta serie di studi, articoli e edizioni delle opere.
Per quanto riguarda Comi poi, si può parlare davvero, per riprendere un’espressione usata da Gianfranco Contini a proposito del suo rapporto con Eugenio Montale, di una “lunga fedeltà”, che come studioso dura esattamente da mezzo secolo, da più di cinquant’anni e, sul piano umano, addirittura da oltre sessanta. Il 19 dicembre 1958 infatti, sulla “Gazzetta del Mezzogiorno”, uscì il primo articolo di Valli sul poeta salentino, dal titolo Vita del linguaggio nella poesia di Comi, mentre l’anno seguente apparve sulla “Fiera letteraria” il saggio Storia e letteratura nella poesia di Girolamo Comi, poi inserito, insieme ad un altro del 1961, Valori lessicali e semantici nella poesia di Girolamo Comi, nel suo primo libro, Saggi sul Novecento poetico italiano (Lecce, Milella, 1967).

Lucugnano (Lecce): Altri interni di Casa Comi, sobri ed essenziali nello stile in voga nel primo Novecento. - Nello Wrona

Lucugnano (Lecce): Altri interni di Casa Comi, sobri ed essenziali nello stile in voga nel primo Novecento. - Nello Wrona

Ma vorrei ricordare anche brevemente le altre tappe principali di questa ininterrotta attenzione da lui prestata all’autore di Spirito d’armonia. Nel 1972, sempre presso Milella di Lecce, esce Girolamo Comi, la prima monografia in senso assoluto sul poeta, in cui sono raccolti tre studi, uno dei quali relativo alla sua “preistoria”. Lo stesso anno, con l’editore Longo di Ravenna, nella collana dei “Classici minori” diretta da Enzo Esposito, Valli pubblica l’Opera poetica, un volume che contiene, in edizione critica, tutte le sue composizioni in versi, messe finalmente a disposizione di studiosi e lettori comuni. Nel 2000, ancora, dà alle stampe un volumetto dal titolo Poeti salentini: Comi, Bodini, Pagano (Fasano, Schena), in cui delineava le figure di questi tre letterati sulla base del suo personale rapporto di amicizia e, nel caso di Comi, anche di collaborazione. Nel 2001 organizza un fondamentale Convegno di studi, svoltosi a Lecce, Tricase e Lucugnano, i cui Atti sono apparsi nel 2002 presso le Edizioni Milella a cura di Patrizia Guida.

Lucugnano (Lecce): Altri interni di Casa Comi, sobri ed essenziali nello stile in voga nel primo    Novecento. - Nello Wrona

Nello Wrona


Oltre a questi volumi, però, esistono numerosi saggi e articoli sparsi su riviste e poi raccolti in altri libri di Valli. Mi limito a citare soltanto gli ultimi tre, compresi, col titolo generale di Recuperi comiani, in Escursioni novecentesche nel Salento e oltre, apparso nel 2007 nella collana “Cultura e storia”, diretta da Mario Spedicato per le Edizioni Panico di Galatina. Ma, a questo proposito, non si può non ricordare anche la seconda serie della rivista “L’Albero”, ripresa da Oreste Macrì e Donato Valli nel 1970, in cui sono stati pubblicati spesso scritti inediti di Comi curati dal critico salentino.
Per venire ora al suo più recente libro, Chiamami maestro, Vita e scrittura con Girolamo Comi (San Cesario di Lecce, Manni, 2008), questo è l’ultimo omaggio dell’allievo al suo venerato maestro, ma stavolta si tratta di un libro diverso dagli altri che ho appena ricordato. Esso infatti non è uno studio critico ma è proprio la storia di questo sodalizio, di questo profondo rapporto umano e intellettuale tra il “maestro” Comi e il “discepolo” Valli, che si snoda nell’arco di oltre un ventennio. Questa storia parte infatti dall’estate del 1947, allorché a Lucugnano avvenne il primo incontro tra il diciassettenne liceale tricasino e il già maturo barone, che da lui però – come racconta Valli nel libro – volle essere chiamato non col titolo nobiliare ma semplicemente “maestro”, e termina solo nel 1968, l’anno della sua morte.
Un periodo per certi aspetti triste, malinconico per la sua vita, in quanto Comi era tormentato da vari problemi (di salute, familiari, economici), ma anche, nonostante tutto, di grande vivacità sotto l’aspetto culturale. E penso alla fondazione dell’Accademia Salentina nel 1948 e della rivista “L’Albero” nel 1949 (tredici fascicoli in tutto fino al 1966), rievocate dall’autore nel libro, nonché alla pubblicazione di alcune sue raccolte poetiche: Spirito d’armonia (1954), Canto per Eva (1958), Fra lacrime e preghiere (1967).
Ecco, questo periodo è ricostruito da Valli sulla base dei ricordi personali, ma anche tenendo presenti come filo conduttore l’inedito Diario di casa di Comi, che parte dal 1958, nonché alcune lettere che il poeta gli scrisse nel periodo in cui egli era a Roma o quando prestava il servizio militare. Emergono così vicende di carattere privato, come l’attività del poeta in campo economico (gli Oleifici salentini), risultata disastrosa, i suoi rapporti difficili con la figlia Miriam, i problemi di salute, le difficoltà economiche che lo tormentarono fino a quando, nel 1960, l’Amministrazione provinciale di Lecce non deliberò l’acquisto del Palazzo avito e della Biblioteca in cambio di un sussidio mensile, e poi ancora il matrimonio, nel 1965, con la fedele Tina, la governante che lo assisteva da tanti anni.

Lucugnano (Lecce): Altri interni di Casa Comi, sobri ed essenziali nello stile in voga nel primo    Novecento. - Nello Wrona

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Ma nel libro ovviamente vengono alla luce anche tanti aspetti legati all’attività letteraria di Comi. Particolarmente preziose, a questo proposito, sono le annotazioni di carattere culturale, ma anche esistenziale e religioso, vergate sul Diario, che Valli riporta spesso. Colpiscono, ad esempio, le riflessioni sul marxismo, fortemente avversato dal poeta, originate dal “caso” Pasternak che scoppiò nel 1958, o le critiche feroci, e a volte ingiuste, nei confronti di scrittori e poeti italiani, da Quasimodo a Montale, da Ungaretti a Vigolo, da Cardarelli a Pierri. D’altra parte, su quelle pagine egli esprime giudizi severi pure sulla società letteraria, sulla mondanità, sul cinema, sui progressi della tecnologia. Non mancano però nemmeno le osservazioni scherzose e ironiche o le annotazioni sugli incontri con artisti e letterati andati a fargli visita a Lucugnano, come Vincenzo Ciardo, Luigi Corvaglia, Diego Valeri, Luigi Russo, o abituali frequentatori della sua casa, come Oreste Macrì e Vittorio Pagano.
Questo volume insomma, nonostante la sua forma aperta e colloquiale, è anche uno strumento di studio e di approfondimento dell’opera di Comi. Ma esso, altresì, è la storia di una singolare vocazione letteraria, quella dello stesso Valli, attraverso varie tappe della sua vita: dal primo incontro col poeta, già ricordato, alle prime impegnative letture; dal lavoro di correzione delle bozze dell’“Albero”, di cui diventa segretario di redazione, alle prime collaborazioni alla rivista comiana con alcune recensioni, fin dal 1951-‘52; dal servizio militare all’impiego come ordinatore presso la Biblioteca provinciale di Lecce; e poi, ancora, dal matrimonio al trasferimento a Lecce, fino all’incarico di assistente di Filologia romanza nel 1963 presso l’Università salentina, della quale vent’anni dopo, nel 1983, doveva diventare Rettore.

Lucugnano (Lecce): Altri interni di Casa Comi, sobri ed essenziali nello stile in voga nel primo    Novecento. - Nello Wrona

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In tal modo si rivela anche, gradualmente, la sua personalità di critico e di studioso: dalle prime recensioni, criticate da quel «burbero benefico» di Macrì, ai giovanili lavori su Comi e poi su Fallacara, Rebora, Montale e Saba, fino al primo volume, il già ricordato Saggi sul Novecento poetico italiano, del 1967, uscito un anno prima della morte di Comi e quasi ideale testimone della continuità tra maestro e allievo. Un allievo che a sua volta era destinato a diventare maestro, di chi scrive e di tanti altri giovani di varie generazioni, i quali tutti – ne sono convinto – sono e resteranno sempre vivamente grati a Donato Valli per il suo alto magistero e la sua profonda umanità.

   
   
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