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         Più povera 
          della Calabria e della Basilicata, con un saldo migratorio che ha annientato 
          l'incremento naturale della popolazione, abbandonata - dopo un primo, 
          interessante esperimento - dall'intervento pubblico straordinario, questa 
          regione è all'ultimo posto di tutte le graduatorie sul Mezzogiorno, 
          terra tipica della depressione socio-economica, profondo Sud da manuale, 
          area priva di una minima forza autopropulsiva, capace di svincolarla 
          dalla sua remota arretratezza. 
           
          
        Costituito in massima 
          parte dal Preappennino, con agricoltura diffusa e industria episodica, 
          il Molise gravita su tre delle quattro regioni confinanti: la Campania, 
          il Lazio e l'area pugliese della Capitanata. Quasi dissolti i vincoli 
          con l'Abruzzo, cui fu legata fino al 1963, quando, addirittura in contrasto 
          con le norme costituzionali, divenne regione autonoma. 
        Ghiaku sprishur
         Aldo Bello
         Nel 1963 il Molise 
          divenne regione autonoma. La Costituzione della Repubblica prevedeva 
          che potesse richiedere l'autonomia un'area comprendente almeno due province, 
          con una popolazione residente non inferiore a un milione di unità. 
          Il Molise aveva una sola provincia, Campobasso, e non raggiungeva neanche 
          la metà degli abitanti richiesti dal dettato costituzionale. 
          Eppure, con un referendum, si staccò dall'Abruzzo, e cominciò 
          a ricostruire la sua identità. Come regione "costituzionale" 
          si mise in regola al cinquanta per cento, creando la seconda provincia, 
          Isernia. Per quel che riguardava la popolazione, niente da fare. L'emigrazione 
          non aveva consentito nemmeno l'ordinata crescita demografica naturale. 
          Caso unico tra tutte le regioni meridionali, seguita forse dalla sola 
          Basilicata, il Molise presenta un saldo migratorio totalmente negativo: 
          le fughe non sono compensate dalle nuove nascite. 
          Ci sono paesi come mucchi di pietre: si sa che gli antichi preferivano 
          costruire sulle alture per difendersi dalle alluvioni, dai vicini e 
          da nemici che venivano da lontano.  
          Tutt'intorno, erano terre ben coltivate. Molte di quelle campagne, linde, 
          pettinate, irrigate a braccia, oggi sono lande abbandonate. I piccoli 
          borghi montani sono quasi deserti, moltissimi hanno perduto la metà, 
          o più della metà, degli abitanti. Dove si spingono le 
          coltivazioni, sono distese di grano a perdita d'occhio: messi bionde, 
          murgia dopo murgia, terrazzo dopo terrazzo, come nella vicina Capitanata, 
          cui il Molise, per lungo tempo, fu, più che unito, sottomesso. 
          Fu quasi sempre chiamato "Contado del Molise" (quasi a sottolineare 
          la soggezione politico-amministrativa e quella economico-agraria), e 
          rimase accomunato all'Abruzzo in una ingiusta subordinazione. Il gemellaggio 
          fra le due regioni contigue sembrava addirittura naturale, almeno fino 
          a che durò in queste valli la transumanza delle greggi, che dalle 
          irte montagne abruzzesi e da quella specie di nodosa mela cotogna che 
          è la montagna del Molise Centrale, scendevano a svernare nelle 
          pianure del Tavoliere pugliese. Cereali e bestiame, ricchezze sconvolte 
          dal crollo del settore primario e dalle allucinazioni dell'ideologia 
          "una ciminiera in ogni paese", sono - oggi - il simbolo dell'arretratezza 
          di quest'area. 
          Eppure, non si era partiti male. Avrebbero dovuto redimere gran parte 
          del Molise una diga alta sessanta metri e un lago artificiale. Inizialmente, 
          la capacità di invaso sarebbe stata di otto milioni di metri 
          cubi, in una gran fossa larga in media un chilometro, lunga otto. Le 
          prime previsioni irrigue parlavano di circa quattromila ettari, dominati 
          nella Piana di Boiano.  
          Aggiornato, il progetto aveva dimensioni da vertigine: la costruzione 
          della diga di Ponte Liscione avrebbe permesso l'accumulo di circa centosessanta 
          milioni di metri cubi d'acqua, destinati agli usi irrigui, a quelli 
          potabili e alla produzione (ed esportazione) di energia elettrica. La 
          superficie netta irrigabile superava i quindicimila ettari. La rete 
          di distribuzione coinvolgeva anche il territorio di Larino. I paesi 
          del Biferno, diventato fiume con la tuta blu, fiume-operaio e fiume-contadino, 
          avrebbero rotto la crosta del sottosviluppo. Si parlò di tempi 
          brevi, e forse anche quest'altra illusione ottico-fisica fu frutto dell'ansia 
          quasi panica dei meridionali di bruciare le tappe per un progresso che 
          hanno atteso per millenni. I tempi diventarono medi. poi lunghi, oggi 
          sembrano fermi. Create le strutture portanti, ma abbandonate quelle 
          indotte (agricoltura specializzata, industria di conservazione e di 
          trasformazione, ricerca e sperimentazione, creazione di sbocchi di mercato), 
          il Molise ha visto "saltare" i conti fatti al tavolo da politici, 
          economisti e responsabili dell'intervento straordinario. Roma, città 
          tentacolare, piovra del pubblico impiego e del parassitismo clientelare, 
          ha accolto più molisani che lo stesso capoluogo di Isernia. Le 
          regioni del "triangolo" settentrionale ne contano ancora di 
          più. Tutti i piani di sviluppo, venute meno le cifre dell'incremento 
          demografico, si sono sfasciati. Non sono più veritieri, hanno 
          numeri e dati astratti. Lo sviluppo industriale è stato, e resta, 
          un terno al lotto. Di quello silvo-agro-pastorale abbiamo già 
          detto. Nessuna meraviglia, dunque, se il Molise resta in fondo a tutte 
          le classifiche socio-economiche del Mezzogiorno e dell'intera penisola, 
          regione emblematica di un'arretratezza che non consente alcuna spinta, 
          alcuna forza autopropulsiva, capace di tirar fuori quest'area dalla 
          dimensione di profondissimo Sud in cui si trova da sempre. 
          Fu la terra orgogliosa dei Sanniti, rudi nemici di Roma, che a Roma 
          opposero la più accanita resistenza tra i popoli italici. Quando 
          Roma li vinse, decimandoli, dovette combatterli sulle montagne ancora 
          per secoli. Erano. le terre sannite, la porta d'ingresso verso una bellissima 
          Dreda; la Magna Grecia. Fu poi ponte di passaggio per tutti gli invasori 
          meridionali, fino a che cadde nei tempi più bui, quelli della 
          dominazione pontificia. Terra appartata, ricchissima solo di memorie 
          e storia locale, ingentilita da un'arte che restò - quasi senza 
          eccezione - anch'essa locale, rattiene una sua propria severità 
          costante, che si ammorbidisce a volte nella sorpresa che, oltre le ultime 
          barriere di rocce che si alzano con le montagne del suo baricentro, 
          permette la scoperta della gelosa, incantata solitudine dei suoi paesi. 
          Da Duronia a Pesche, da Montaquila a Venafro, da Campomarino a Fossalto, 
          da Guardalfiera a Portocannone, a Trivento, a Vinchiaturo, case e uomini 
          fusi con la montagna, in un'armonia assolutamente spontanea. Da Capracotta, 
          uno dei più alti comuni d'Italia, si scende verso Pescolanciano 
          e verso Trivento, antichi comuni regionali; oltre la Valle del Trigno, 
          sulla quale questi paesi si affacciano, si raggiunge Campobasso, capitale 
          dominata dalla rocca di Monforte. Casacalenda non è lontana da 
          qui: breve è la distanza, perché breve è la regione, 
          e quasi a vista sono i suoi confini cardinali. A Casacalenda Tovine 
          immaginò l'epopea contadina delle Terre del Sacramento; e se 
          grande fu l'arte con cui descrisse e raccontò l'amara vicenda 
          dei dissodatori delle "terre vergini" del feudo molisano, 
          non così difficile fu il lavoro della fantasia; la realtà 
          era lì, a portata di mano, immobile da secoli, cristallizzata 
          quasi, ad aspettare che la terra "tremasse", primo segno di 
          una riconquistata dignità civile e umana. 
          Il Molise centrale, roccia e roccia su grandi imbuti carsici, cede alle 
          alture coltivabili, sopra il Fortore e fino al Trigno: qui si spegne 
          un poco l'asprezza del paesaggio, l'orizzonte riprende una sua dolcezza 
          intenerita dal verde dei boschi di quercioli e di lecci. A oriente si 
          profila la riga azzurra dell'Adriatico. Termoli è lo sbocco del 
          Molise su questo mare; un borgo medioevale proteso sulle acque, con 
          il ricordo del suo passato a riflettersi negli specchi del porto, nodo 
          delle rotte verso il Sud-Est e verso il mondo slavo, punto di partenza 
          di Crociate e di antichi commerci. L'area di Termoli è l'antitesi 
          del Molise interno, cioè di quella parte di regione rimasta fuori 
          anche dalle prospettive minime create dalla diga di Ponte Liscione. 
          Vi si giungeva, fino a poco tempo fa, prima che si costruissero strade 
          migliori e l'Autosole, dopo ottantatre chilometri di arterie da capogiro 
          e con una ferrovia di cartone che, fra Casacalenda e Campolieto, (si 
          sfiorano i mille metri d'altitudine), restava spesso bloccata. 
          Il Molise interno è gelido, montagnoso, isolato. Termoli ha il 
          mare. Niente, neanche il dialetto li accomuna. La mentalità mercantile 
          dei termolesi contrasta violentemente con quella "ministeriale" 
          di Isernia e di Campobasso. 
          Gran parte del Molise guarda ancora a Napoli e alla laziale Valle del 
          Sacco. Termoli sparte gli occhi tra Pescara e Bari. Il Molise insegue 
          l'agricoltura intensiva, Termoli si è buttata nell'industria 
          e soprattutto nel turismo. Il Molise spera, Termoli è stata impaziente 
          e si è messa a giocare d'azzardo. Può vantarsi di non 
          avere quasi avuto una lira dalla Cassa per il Mezzogiorno, se si escludono 
          i finanziamenti per il nucleo industriale, e d'aver costruito lo stesso 
          un futuro su misura. Nell'immediato dopoguerra era poco meno di un villaggio, 
          oggi ha le prime raffinerie regionali. Perciò questa città 
          si sente pressoché estranea al Molise. Sa di esserne l'antitesi. 
          E solo da Termoli non si emigra. All'interno le emorragie demografiche 
          sono storia quotidiana, e i treni della speranza della letteratura meridionale 
          sono diventati i treni della consuetudine, dello stato di necessità. 
          Molti albanesi e molti dalmati che vivono arrampicati sui paesi a nido 
          d'aquila si salutano ancora oggi dicendo "Ghiaku sprishur", 
          che vuol dire "sangue sparso", e vuol significare una diaspora 
          antica, che li ha costretti ad abbandonare una terra natia che, nelle 
          mattinate serene vedono profilarsi tra le brume dell'orizzonte adriatico. 
          E sangue sparso si sentono il cinquanta per cento dei molisani che hanno 
          dovuto abbandonare case, piazze, paesi, amici, e rompere vincoli di 
          parentela e d'affetto, legami di cultura e di tradizioni, e quanto altro 
          è humus, clima, ambiente, per diventare perenni eradicati, lontano, 
          e comunque "altrove", solo per la conquista di una condizione 
          di imperfetta provvisorietà.
         Letteratura di 
          Molise
         Ada Provenzano
         Rispetto all'Abruzzo, 
          regione con la quale formò un posticcio unicuum fino al 1963, 
          il Molise ha sempre avuto un più diretto contatto con l'Italia 
          meridionale: e con la Capitanata e la Puglia, fino al 1806, fu strettamente 
          collegata. I rapporti con Napoli (nella capitale del Sud furono presenti, 
          sempre, valenti uomini di legge molisani, come Andrea di Isernia, già 
          nel lontano Trecento) non riuscirono a stimolare nel Molise una vita 
          letteraria, che ebbe segni assai scarsi nel Medio Evo, nel Rinascimento 
          e nell'età barocca. Le stesse, non comuni risorse di leggende 
          e canti popolari locali non ebbero rafforzamenti fecondi con elementi 
          colti e letterari di un certo livello. 
          Nel Settecento illuministico la vita culturale molisana si manifestò 
          più alacremente, con elementi di livello europeo: Galantì, 
          Longano, Vincenzo Cuoco. Galanti, allievo dei Genovesi, fece convergere 
          la sua cultura di economista razionale nella "Descrizione dello 
          stato antico ed attuale del contado del Molise", e poi nella monumentale 
          e incompiuta descrizione geografica, statistica ed economica di tutto 
          il Regno di Napoli. Alla luce delle più recenti interpretazioni 
          dell'illuminismo meridionale, Galanti è proprio uno dei testimoni 
          più sicuri di quella concretezza del pensiero meridionale, di 
          cui una volta si denunciavano invece l'utopismo e il carattere troppo 
          teorico e speculativo. Alla stessa corrente appartiene l'altro allievo 
          dei Genovesi, Francesco Longano: Galanti e Longano, però, legarono 
          le loro speranze al riformismo illuminato dei governi assolutistici, 
          mentre al centro di un cospicuo numero di molisani attivi nella rivoluzione 
          del '99 e nel suo tragico epilogo (Serafini, Lucarelli, Palombo, De 
          Gennaro), spicca la figura di Vincenzo Cuoco, che di quella rivoluzione 
          divenne poi lo storico e il critico, assurgendo, specie nella prospettiva 
          romantica e idealistica, a precursore di una visione storicistica, contrapposta 
          spesso e troppo facilmente all'illuminismo utopistico e antistorico. 
          Proprio nel periodo napoleonico e muratiano si forma una classe culturale 
          e politica che associa, nell'Ottocento risorgimentale, l'esercizio amministrativo, 
          l'attenzione alle esigenze e alle tradizioni locali, l'aspirazione politica 
          liberale e il gusto della storia, dell'economia, della letteratura. 
          Massimi esponenti di questo comportamento, Giuseppe Zurlo e Gabriele 
          Pepe. Nell'età post-unitaria, dominata dal positivismo, si rivela 
          la formazione di una coscienza storica, sociale ed etnografica. La scuola 
          del metodo storico ebbe Francesco d'Ovidio e, figura minore, il Colagrosso. 
          Un'originale vena poetica si ha in pieno Novecento: Felice del Vecchio, 
          Eugenio Cirese; e il narratore Francesco Jovine, che realizzò 
          con alti toni la sofferta vicenda del Molise oppresso. Tra gli ultimi 
          esponenti della poesia molisana, Sabino d'Acunto e Geri Morra.
         Storia di Molise
         Pino Orefice
         Terra dei Sanniti, 
          oppose un'accanita resistenza alla conquista romana. Sconfitti Irpini 
          e Sanniti, dopo aver subìto l'umiliazione delle Forche Caudine, 
          Roma ebbe aperte le vie della Magna Grecia. Dopo le devastazioni della 
          guerra gotica (535-553), il territorio fu invaso dai Longobardi e aggregato 
          al Ducato di Benevento. Da quel momento ebbe inizio un faticoso progresso, 
          che non s'interruppe neppure con l'insediamento di un'orda di mercenari 
          bulgari, che costituirono un castaldato tra Sepino, Isernia, Trivento 
          e Venafro. La Chiesa riuscì ad acquistare un notevole potere, 
          basato sul possesso di molte aree, dopo la conversione dei Longobardi 
          al Cattolicesimo. Con l'inizio delle invasioni saracene del IX secolo, 
          il territorio decadde economicamente, e nel secolo successivo vi si 
          affermarono alcune signorie feudali. Poco per volta si formarono nove 
          Contee: Venafro, Larino, Trivento (X secolo), Boiano, Isernia, Campomarino, 
          Termoli, Sangro, Pietrabbondante (inizi dell'XI secolo). Fra queste, 
          cominciò a prevalere Boiano, che ebbe come signori i conti normanni 
          Rodolfo e poi Ugo I di Molhouse (o De Molinis, o Molisio), donde - per 
          alcuni - il nome della regione. Quest'ultimo ingrandì i confini 
          della contea, ponendo le basi di un compatto dominio feudale. Nella 
          prima metà del XII secolo, il conte Ugo II poté assumere 
          il titolo di conte del Molise. Alla sua morte, la contea fu ceduta dalla 
          reggente Margherita di Navarra a Riccardo di Mandra, e all'inizio del 
          XIII secolo pervenne a Tommaso di Segni, conte di Celano, che a sua 
          volta la perdette, in favore dell'imperatore Federico II. Questi, per 
          eliminare i grandi feudatari della regione, la trasformò in giustizierato. 
          Dopo vari mutamenti in epoca angioina e aragonese, il Molise rimase 
          aggregato alla Terra di Lavoro fino al secolo XVI, quando fu unito alla 
          Capitanata. La regione conobbe nei secoli XVI-XVIII disagi gravissimi, 
          l'isolamento e la decadenza economico-sociale. Con l'occupazione francese 
          e con un decreto emanato nel 1806, fu resa provincia autonoma. La dominazione 
          borbonica peggiorò le sue condizioni, e nemmeno l'unità 
          d'Italia portò a un suo immediato risollevamento. Il Molise divenne 
          così terra del brigantaggio. Dal 1963 costituisce una regione 
          autonoma dall'Abruzzo. Ed è rimasta, forse solo insieme con la 
          Basilicata, un esempio insuperato di terra decimata dall'emigrazione. 
         PROFILI DELLE 
          REGIONI DEL MEZZOGIORNO
         8. - Molise
         Guglielmo Tagliacarne
         La più 
          piccola regione del Sud. - Una delle tre sorelle povere.  
         1. Popolazione 
          e occupazione
         Tre cifre possono 
          subito inquadrare e caratterizzare questa regione: rappresenta lo 0,6 
          per cento della popolazione italiana e soltanto lo 0,3 per cento come 
          reddito e lo 0,4 per cento come consumi privati. Quindi, regione piccola 
          ed estremamente povera. 
          La popolazione, ripartita in 136 comuni, è stata censita, nell'ottobre 
          1971, di 319.629 abitanti residenti e 302.060 abitanti presenti. Le 
          famiglie sono 93.285. Il fatto che la popolazione residente superi quella 
          presente, come in tutte le regioni del Sud, sta a significare che il 
          Molise è una regione di emigrazione; i suoi emigranti sono diretti 
          specialmente verso il Lazio, le regioni nord-occidentali e l'estero. 
          Nel 1972 si sono registrate 9.283 cancellazioni (emigrazione) per trasferimento 
          di residenza dai comuni del Molise verso altri comuni delle regioni 
          seguenti:
          
        
  
          Si ha conferma del fenomeno dell'emigrazione dal decremento demografico 
          registrato dal 1951 al 1971. In nessun'altra regione si è verificata 
          una perdita così grave: del 21,4 per cento. Ecco le variazioni 
          delle varie regioni del Mezzogiorno dell'ammontare della popolazione 
          nel decorso ventennio.
        
  
        
  
          Alla fine del gennaio 1977 la popolazione residente del Molise veniva 
          calcolata in 330.529 abitanti con un aumento del 3,4 per cento rispetto 
          all'ottobre 1971; il che si deve probabilmente alla rallentata emigrazione 
          e, negli ultimi anni, con i numerosi rimpatri. Per l'Italia, complessivamente, 
          l'aumento della popolazione nel medesimo periodo è stato del 
          4,1 per cento. 
          Le abitazioni occupate sono 89.261, con 332.261 stanze; queste sono 
          quasi pari al numero di abitanti: si ha quindi una media di circa una 
          stanza per abitante. 
          La diminuzione della popolazione indicata più sopra contrasta 
          con il movimento naturale: infatti fra il tasso di natalità del 
          13,6 per mille abitanti e quello della mortalità di 9,7 per mille 
          abitanti, si ha un residuo attivo del 3,9 per mille abitanti. E' questo, 
          tuttavia, il tasso di incremento più basso fra le regioni del 
          Mezzogiorno a causa del. saggio di natalità, che è inferiore 
          a quello di ogni altra regione del Sud. Per la provincia di Isernia 
          si è riscontrato nel 1976 un numero di morti superiore a quello 
          dei nati. E' questa la prima provincia del Sud che presenta un saldo 
          negativo per nascite e morti. 
          La mortalità infantile, cioè il numero dei morti nel primo 
          anno di vita su mille nati vivi, è nel Molise del 17,3, il più 
          basso fra le regioni del Mezzogiorno e sensibilmente inferiore alla 
          media nazionale, del 22,6 per mille (dati del 1974). 
          La popolazione attiva in agricoltura è costituita da 56.089 persone, 
          pari al 46,5 per cento di tutta la popolazione attiva della regione: 
          è questa la proporzione più elevata fra tutte le regioni 
          del Mezzogiorno e molto superiore alla media nazionale, pari al 17,3 
          per cento. 
          L'industria nel Molise è di scarso rilievo; le unità locali 
          sono 4.889 con 14.181 addetti. Prevalgono le aziende gestite in forma 
          artigiana.
        
 2. Reddito e 
          consumi
         Il reddito lordo 
          prodotto nel Molise è stato calcolato dall'Unione delle Camere 
          di Commercio per il 1975 in 422.100 milioni di lire. Il reddito netto 
          per abitante è di appena 1.280.000 lire, molto vicino a quello 
          più basso di tutto il Mezzogiorno, constatato per la Calabria 
          di 1.179.000 lire. Il reddito medio pro capite è poco più 
          della metà di quello medio nazionale, di 2.006.000 lire. La quota 
          più rilevante del reddito del Molise proviene dall'agricoltura, 
          con il 20,8 per cento del totale: èquesta la percentuale più 
          elevata in confronto alle altre regioni del Mezzogiorno. 
          Le altre attività rappresentano le quote indicate nel seguente 
          prospetto, confrontate con quelle della media italiana e del Mezzogiorno.
          
        
  
          I depositi presso le aziende di credito, conglobando quelli dei privati 
          con quelli delle imprese, nel 1972 sono ammontati a 98 miliardi di lire, 
          concentrati per circa l'80 per cento nella provincia di Campobasso. 
          L'ammontare degli impieghi (50 miliardi di lire) è minore della 
          metà dei depositi: rapporto estremamente modesto. 
          E' notevole anche nel Molise l'afflusso di depositi sotto la forma di 
          libretti a risparmio, buoni fruttiferi e conti correnti postali, con 
          un totale di 113 miliardi di lire. 
          Poco meno della metà delle spese per consumi sono assorbiti nel 
          Molise dall'alimentazione, bevande e tabacchi: questa alta percentuale 
          è la conferma del modesto livello di vita dei molisani.
        
  
        
  
          La ripartizione dei consumi per il Molise è 76,4 per cento per 
          i consumi privati e 23,6 per cento per quelli pubblici (rispettivamente 
          per la media nazionale, 81,8 per cento e 18,2 per cento).
        
 3. Il reddito 
          prodotto dall'agricoltura, silvicoltura e pesca e la consistenza del 
          bestiame.
          
          Già si è detto che il Molise è caratterizzato da 
          un'alta quota di reddito prodotto dall'agricoltura. Ora vediamo com'è 
          costituito detto reddito per il 1976.
        
  
        
  
          Fra le coltivazioni più importanti nel Molise occupa una posizione 
          notevole il frumento con 1.766.000 quintali (anno 1974) pari all'1,8 
          per cento del totale nazionale. La coltivazione del granoturco rappresenta 
          con 328.000 quintali lo 0,5 per cento del totale d'Italia e l'uva con 
          558.000 quintali (0,5 per cento del totale). 
          La consistenza del bestiame al 1. dicembre 1976 è la seguente:
        
  
        
  
          Come si vede, la consistenza del bestiame è particolarmente notevole 
          per i suini e specialmente per gli equini. 
          Le aziende agricole nel Molise sono 53.014 e rappresentano l'1,5 per 
          cento di tutte le aziende dell'Italia. La loro superficie è di 
          381.555 ettari, pari ad una media per azienda di 7,2 ettari, circa uguale 
          a quella nazionale (7,0 per azienda). 
          La quota del reddito prodotto in agricoltura pari, come si è 
          visto, allo 0,76 per cento rispetto al totale dell'Italia, è 
          il frutto del lavoro di una quota dello 0,60 per cento degli addetti 
          in tale settore sul complesso nazionale (censimento 1971). 
          Nelle attività industriali, secondo l'ultimo censimento della 
          popolazione, le persone occupate rappresentano solo lo 0,2 per cento 
          del totale nazionale degli addetti in tali attività. Un altro 
          dato che conferma il grado di arretratezza dell'attività industriale 
          nel Molise è fornito dal consumo di energia elettrica, che costituisce 
          solo lo 0,1 per cento rispetto al totale di tutta Italia. 
          Anche per il turismo il Molise presenta valori modestissimi: i posti 
          letto disponibili (3.366) costituiscono solo lo 0,1 per cento del complesso 
          nazionale.
        
 4. Isernia, la 
          provincia più povera d'Italia
         Sia la provincia 
          di Campobasso quanto la nuova provincia di Isernia sono fra le più 
          povere di tutta Italia, ma quella di Isernia rappresenta il fanalino 
          di coda della graduatoria di un indice che comprende dieci aspetti di 
          particolare valore per la misura del livello economico: essi sono costituiti 
          da alcune spese e consumi e da alcune imposte (di famiglia e complementare). 
          Nel complesso, fatta uguale a cento la media pro capite per l'Italia, 
          l'indice globale del livello economico è risultato di 51 per 
          la provincia di Campobasso e di 36 per quella di Isernia.
         5. Le aree socio-economiche
         Un'analisi più 
          particolareggiata di questa regione è possibile quando si considerino 
          aree minori di quelle provinciali, ma di significazione più concreta, 
          quali sono le aree socioeconomiche. Esse sono costituite da un centro 
          urbano verso il quale convergono gli abitanti di una data zona circostante 
          per usufruire di attività e servizi di varia natura: acquisti 
          di beni non comuni; impiego; scuola; ospedali; istituti di cura; consulenza 
          di professionisti; divertimenti; svago; eccetera. Queste aree costituiscono 
          comunità nelle quali si svolge il complesso di una vita sociale: 
          aree di convergenza e di complementarietà di interessi e di attività. 
          Dette aree, determinate con ricerche e sopralluoghi dall'Unione delle 
          Camere di Commercio, sono quattro: 
          - area di Campobasso, costituita da 57 comuni; 
          - area di Isernia, costituita da 52 comuni;  
          - area di Larino, costituita da 14 comuni;  
          - area di Termoli, costituita da 1-3 comuni. 
          Per ciascuna delle quattro aree abbiamo raccolto i seguenti dati:
          
        
  
          6. Alcuni indici di benessere e sociali
        
 Gli abbonati alla 
          radio e alla televisione nel Molise sono 202 su 1000 abitanti, contro 
          una media di 227 per il totale dell'Italia. Ma si nota una disparità 
          notevole, se si considerano gli abbonati alle radioaudizioni separatamente 
          da quelli della televisione: per 1000 abitanti. 
          
          
        
 Le spese per spettacoli 
          in Molise (1974) sono appena 3.317 lire, poco meno di un terzo della 
          spesa media per tutta Italia, pari a 9.713 lire. 
          Le autovetture circolanti nel Molise sono 15,7 per 100 abitanti, contro 
          la media nazionale del 25,7 per cento. I depositi presso le aziende 
          di credito costituiscono solo lo 0,2 per cento nel Molise sul totale 
          nazionale, quelli presso l'amministrazione postale salgono all'1,2 per 
          cento. 
          Il quoziente di criminalità (delitti per 100.000 abitanti) è 
          stato calcolato per il Molise in 1.250, contro un quoziente di 3.258,8 
          per la media nazionale. Le separazioni legali in Molise sono il 4,0 
          per 100.000 abitanti, contro la media di 27,1 per tutta Italia. I scioglimenti 
          di matrimoni nella regione sono 14,7 per 100.000 abitanti in confronto 
          a 27,7 per la media complessiva del Paese. 
          Come si vede dai pochi indici qui riferiti, si ha la riprova dell'arretratezza 
          economica, quindi dei consumi e delle spese voluttarie; ma rispetto 
          a fattori come quelli della delinquenza e della vita familiare, la regione 
          si presenta in senso nettamente favorevole.
         7. Breve sintesi
         Il Molise costituisce, 
          insieme con la Calabria e la Basilicata, l'area più depressa 
          del Mezzogiorno. E' caratterizzata da una elevata quota di attività 
          agricola; per contro, presenta un bassissimo grado di industrializzazione, 
          sebbene si sia riscontrato negli ultimi anni uno sviluppo industriale 
          di una certa importanza. I consumi sono quanto mai modesti. Come valore 
          di mercato esso è molto limitato e può assumere un certo 
          livello solo per beni comuni e di prima necessità. 
          La regione è seriamente depauperata da una forte perdita demografica, 
          cioè da una progressiva diminuzione di popolazione per emigrazione. 
          Presenta pure un basso tenore di nascite, che contrasta con il forte 
          impulso di nascite caratteristico nel Mezzogiorno. 
          Nella depressione quasi generale, si elevano di poco la provincia e 
          l'area di Campobasso, mentre Isernia e Larino restano povere cenerentole.
          
        
  
        
  
        
  
        
  
        
  
        
  
        
  
        
  
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