|
|
LA NUOVA LIRA |
|
Federico
Ardenzi
|
Si
tratterà di un trapasso morbido, senza traumi o inquietudini.
E' quanto assicurano gli uomini di via Nazionale. Conteremo in lire
pesanti, cioè in lire con tre zeri in meno, quasi senza accorgerci
d'aver cambiato la nostra unità di misura monetaria. La riforma,
più volte annunciata, e ora in bozza di progetto, non seminerà
smarrimento tra la gente, che invece vedrà semplificarsi tutti
i conti. In altre parole: sembra che si debbano escludere fin da questo
momento casi paradossali come quello della coppia di pensionati francesi
che, di fronte ai nuovi franchi pesanti introdotti da De Gaulle, si
suicidò pensando che il valore della moneta si fosse ridotto
di cento volte.
Un muro di riserbo nasconde ancora il nuovo progetto, che sarà tirato fuori "al momento opportuno". E comunque è già possibile averne un'idea piuttosto precisa, leggendo uno studio preparato dal responsabile del servizio tecnologico della Banca d'Italia, Roberto Mori: studio nel quale sono anticipate le linee fondamentali della nuova riforma, anche se ancora presentate, diplomaticamente, nella veste di proposte. Le questioni da affrontare - dice sostanzialmente Mori - sono due: il nome della nuova moneta, e le modalità di passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Un terzo problema - quello del numero di zeri da sopprimere - si può considerare ormai risolto: toglierne due produrrebbe solo "un inutile fastidio con scarso risultato pratico". Meglio, dunque, l'abbattimento di tre zeri. La divisione per mille (una lira nuova per ogni mille lire vecchie) consentirebbe tra l'altro una maggiore facilità nello sforzo mnemonico, essendo i numeri arabi raggruppati in ordini di tre cifre. Torniamo dunque ai due veri problemi. Quale nome
scegliere. Luigi Einaudi, nell'immediato dopoguerra, propose lo
scudo. Oggi, dopo l'esperienza dell'Ecu, un nome del genere darebbe
un'impronta decisamente europeistica alla nuova unità di misura
italiana. Quanto agli altri nomi proposti, quasi tutti hanno in comune
l'intenzione di richiamare alla memoria "lo splendore economico
e culturale dell'Italia del Rinascimento": ducato, corona, fiorino,
zecchino. La tentazione è forte, ma - sostengono gli esperti
della Banca d'Italia - occorre stare attenti: a favore della lira
giocano alcuni fattori storici e sentimentali di indubbia rilevanza. Il periodo di transizione. Qui i problemi sono di più difficile soluzione: "Si tratto infatti di far capire alla gente che da un giorno all'altro ciò che valeva mille ora vale uno, e che però nulla è cambiato, e nessuno si deve sentire più ricco o più povero". Non solo, ma, almeno per un certo periodo, si dovrà trovare un modo per far convivere la nuova unità di misura con quella precedente, indicata nelle vecchie banconote e monete ancora in circolazione. a) Cambiamento drastico. Alcuni paesi, come Israele e Argentina, hanno scelto la soluzione più drastica. Si sono limitati a qualche manifesto murale, qualche "short" televisivo e pochi annunci sui quotidiani, e subito dopo hanno messo in circolazione biglietti e monete espressi nella nuova unità monetaria. La Banca d'Italia ha subito scartato questa ipotesi, ritenendola un pò brutale. Meglio qualcosa di più sfumato. b) Il sistema della sovrastampa. Perchè non pensare, per esempio, a sovrastampare in maniera evidente su tutti i biglietti in circolazione le nuove indicazioni del valore? Nessuno, in questo modo, si potrebbe confondere. Ma tecnici e psicologi non sono d'accordo. I primi sostengono che la sovrastampa è brutta; i secondi, che "ricorda il dopoguerra, l'emergenza, la precarietà dell'apparato produttivo, la difficoltà della ripresa dopo la catastrofe". E inoltre, presenta l'inconveniente di non preparare affatto alla nuova unità monetaria: ciascuno di noi continuerebbe ad associare le banconote alle vecchie misure. c) Il biglietto
double-face. Scartata l'ipotesi della sovrastampa, è venuto
in mente un altro sistema, che somiglia vagamente al gioco sottile
delle tre carte. Prendiamo, ad esempio, un biglietto da 10 mila lire:
davanti abbiamo il ritratto del gentiluomo di Andrea del Castagno,
e dietro un particolare della chiesa del Gesù, di Napoli. Ebbene,
la prima modifica consisterebbe nel sostituire la chiesa del Gesù
con un'altra immagine, e indicare su di essa il valore di 10 mila
lire. Dopo qualche tempo, fatta l'abitudine alla nuova unità
monetaria, verrebbe sostituito anche il gentiluomo. Pur essendo ben
congegnata, la proposta non ha trovato l'assenso degli esperti. Ancora
una volta sono scesi in campo gli psicologi con i loro moniti: "Il
biglietto double-face - dicono - crea un sentimento di inquietudine,
perchè è ambiguo, non ben caratterizzato nella sua identità.
Dice e contemporaneamente nega ciò che dice: è un monstrum
come il centauro, la sirena, il liocorno e l'ippogrifo, e ad esso
si associa, sia pure a livello inconscio, un sentimento di paura e
di repugnanza". d) Tutto uguale,
tranne il valore. Si giunge così, per esclusione, alla soluzione
preferita dagli esperti della Banca d'Italia. Soluzione molto semplice:
si emette una nuova serie di banconote del tutto identiche alle precedenti
nel ritratto, nella dimensione, negli elementi decorativi, nel tono
cromatico generale, ma con l'indicazione del valore espresso nella
nuova unità. Il Marco Polo (ex mille lire) diventerà
una lira. Il ritratto di Andrea del Castagno (ex diecimila lire) varrà
dieci lire. Il Bernini (cinquantamila lire) ne varrà cinquanta.
Il Caravaggio (centomila lire) varrà cento lire. |
![]() Tutti i diritti riservati © 2000 |