E
oggi, che è venerdì, primo giorno di maggio, siamo scesi
a terra di mattina, con la nostra bandiera; e siamo andati a sbarcare
a monte del fiume, verso sud, dove ci era sembrato che sarebbe stato
meglio piantar la croce, affinchè potesse esser vista meglio.
Lì, l'Ammiraglio indicò il luogo dove scavar la buca per
piantarla. Mentre stavano scavando, lui e tutti noi andammo a prendere
la croce, scendendo a valle, fin dove si trovava. La portammo da lì
con i religiosi e sacerdoti che andavano avanti cantando, come in processione.
Piantata la croce, con le insegne e lo stemma di Vostra Altezza, prepararono
l'altare lì ai suoi piedi. Disse la messa padre fra' Henrique,
la qual fa cantata e concelebrata da quelli già menzionati. Ad
assistere alla messa con noi, ci furono circa cinquanta o settanta indiani,
inginocchiati, come noi. E quando arrivò il momento del Vangelo,
così come noi ci alzammo in piedi, con le mani levate, pure loro
si alzarono con noi e levarono pure le mani, restando così fino
al termine, per poi tornare a sedersi come noi. E all'Elevazione, quando
noi ci inginocchiammo, si misero tutti con le mani levate, così
com'eravamo noi, e tanto quieti che, assicuro a Vostra Altezza, ci suscitò
molta devozione. Alcuni di loro, poiché il sole era già
alto, mentre facevamo la comunione, si alzarono, mentre altri rimasero
e stettero lì. Uno, uomo di cinquanta o cinquantacinque anni,
restò lì con quelli che erano rimasti. Costui, mentre
così stavamo, ne chiamava altri ancora. E andando fra di loro
e parlando, indico col dito l'altare e poi puntò il dito verso
il cielo, come se stesse dicendo qualcosa di bene; almeno, noi così
lo abbiamo interpretato.
Finita la messa, il padre si tolse i paramenti e rimase col camice,
e così salì su di una sedia che stava accanto all'altare.
Di lì ci fece un sermone, parlando del Vangelo e degli Apostoli
che si festeggiano oggi, e, alla fine del sermone, parlò anche
del proseguimento di questo vostro viaggio tanto santo e virtuoso, cosa
che aumentò in noi la devozione. E, finito il sermone, poiché
Nicolau Coelho aveva con sé molte croci di stagno col Cristo
crocifisso, che gli erano rimaste dall'altro viaggio, pensarono che
fosse cosa buona metterne una al collo di ciascuno. Per far questo il
padre fra' Henrique sedette ai piedi della croce e lì mise al
collo di ognuno una croce, legata a un filo, dopo avergliela fatta baciare
con le mani alzato. Ne vennero molti per far questo, tutte, e furono
distribuite tutte, circa quaranta o cinquanta. A questa gente non manca
altro, affinché diventi tutta cristiana, che capirci, perché
apprendevano a far quello che ci vedevano fare, facendo esattamente
come noi Tal che sembrò a tutti noi che non hanno alcuna idolatria
né culto. E sono certo che, se Vostra Altezza mandasse qui qualcuno
che resti fra di loro piú a lungo, saranno tutti condotti al
volere di Vostra Allezza. E perciò, se dovesse venir qualcuno,
non trascuri Vostra Altezza di mandare subito un chierico per battezzarli,
perché allora avranno già più conoscenza della
nostra fede, grazie ai due deportati che rimarranno qui fra loro e che
oggi si sono anch'essi comunicati.
Morale della
Conquista
Gli uomini
venuti dal cielo
Per Colombo? Contro
Colombo? Il dibattito è aperto a livello planetario: investe
non soltanto le aree del Nord, del Centro e persino del Sud dell'America,
dove i discendenti dei pellerosse inveiscono contro il navigatore
genovese, ritenuto una specie di cavallo di Troia del colonialismo
europeo selvaggio e brutale, ma anche le aule scolastiche e universitarie
e le case editrici, insieme con i principali centri culturali del
mondo. Di conseguenza, dopo le prime furibonde reazioni alle celebrazioni
del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America, si hanno
ora interventi più pacati, sereni, "scientifici".
L'ultimo contributo in questa direzione è il volume "Columbus",
pubblicato a Oxford, University Press: autore, lo storico Felipe Fernandez-Armesto,
il quale si schiera apertamente e senza condizioni dalla parte dell'esploratore
italiano e della nuova civiltà sviluppatasi dopo l'approdo
delle caravelle.
Per lo studioso oxfordiano, il problema di un'innocenza o di criminalizzazione
degli uomini che attraversarono l'oceano non va per nulla discusso:
"Gli europei non sentono il bisogno di affermare la loro identità
accusando i barbari di essersi sostituiti a Roma. I cinesi non emettono
giudizi morali sulle differenze tra i Ming e i Manciù".
Nelle Americhe invece è guerriglia diffusa e aperta tra gruppi
e individui singoli, come Fidel Castro il quale, figlio di un immigrato
dalla penisola iberica, si è proclamato "indigeno americano
ad honorem". Un conflitto che, "come tutte le grandi incomprensioni
umane, èalimentato dal mito".
Sostiene Giuseppe Canessa che il libro di Fernandez-Armesto è
tutto proteso verso l'obiettivo di sfatare questo mito, che l'autore
scompone in diverse facce, smontandole ad una ad una con incalzanti
argomentazioni. Eccole. "E' falso prima di tutto che la nuova
società coloniale si basò sul genocidio". Quella
che lo stesso Fernandez-Armesto chiama "catastrofe demografica"
venne provocata non da atti scellerati dei conquistadores, ma da un
declino naturale determinato da un fatto semplice, quanto tragico:
"Mai prima il sistema immunitario di tanti milioni di persone
era stato all'improvviso penetrato da tante malattie estranee e fatali".
Gli spagnoli vengono descritti dall'autore come poco meno che dei
santi. "La corona spagnola e i suoi servitori erano immutabilmente
impegnati a preservare i popoli indigeni del Nuovo Mondo [ ... ].
Lo stesso Colombo disse al suo primo luogotenente che suo dovere primario
era aver cura degli indiani e non permettere che gli accadesse o gli
fosse fatto alcun male".
"L'esperienza coloniale fu un disastro per gli indigeni non a
causa, ma nonostante la politica di una classe di dominatori imperiali
costretta a fronteggiare tanti problemi imprevisti e nuovi".
Altra faccia del mito è nella convinzione che il Nuovo Mondo,
fosse un paradiso in terra, incontaminato fino all'arrivo del navigatore
genovese. Al contrario, quando Cristoforo Colombo venne a contatto
con gli Arawak delle Bahamas e delle Grandi Antille, "quel popolo
vulnerabile era già condannato dal feroce imperialismo dei
vicini Caribi". E' per questo che gli Arawak accolsero gli equipaggi
delle caravelle cantando: Venite a vedere gli uomini venuti dal cielo.
Negli anni successivi ogni conquista spagnola fu il risultato di interventi
abilmente orchestrati in guerre tribali già in atto, sullo
sfondo di spaventose crudeltà "endogene". I cronisti
del tempo raccontano inorriditi che la consacrazione del principale
tempio della capitale degli Aztechi venne "solennizzata"
col sacrificio umano di ottantamila persone: un vero e proprio genocidio.
Huyana Capac, capo degli Inca, pochi anni prima dell'arrivo degli
spagnoli aveva fatto gettare nelle acque del lago Yahuarcocha i corpi
di ventimila Caranqui: erano stati tutti per tempo sgozzati. Gli imperialisti
locali erano dunque ben più scellerati di quelli d'importazione.
Canessa sottolinea che d'avvocato difensore di Colombo e della Hispanidad
[ ... ] non nega che la colonizzazione provocò stravolgimenti
ecologici", ma garantisce e assicura anche che non si tratto
di "apocalisse pianificata", come sostengono oggi i contestatori
delle celebrazioni colombiane. Anzi, gli occupanti iberici erano innamorati
della natura delle Americhe, e addirittura ne esageravano "il
potenziale utopico". Colombo ed Hernan Cortes "erano entrambi
devoti eli San Francesco d'Assisi". Il primo appariva di frequente
in tonaca francescana, mentre l'altro "sognava un ordine serafico
per la Chiesa in Messico". Nessuno scempio, dunque, ma venerazione
per le bellezze dell'Eden che avevano scoperto. "L'arte e la
letteratura del mondo coloniale erano una storia continua dell'impatto
della natura americana sull'immaginazione romantica, Nasceva, in altre
parole, una "cultura squisitamente eclettica".
Ma come metterla con la distruzione dei simboli delle civiltà
preesistenti? L'autore risponde che i conquistadores commettevano,
sì, peccati di vandalismo, ma si dedicavano anche con amore
alla conservazione dei valori locali. Da una parte davano alle fiamme
la massima parte dei libri divinatori dei Maya, dall'altra "mostravano
un rispetto unico per le culture antiche che stavano per svanire,
tentando di registrarne la storia e le realizzazioni in modo sistematico.
La moderna etnologia scientifica fu inventata nel sedicesimo secolo
in Messico". E i fiumi di sangue versato? E tutte le battaglie
per spodestare e piegare gli indigeni? Fanno parte anche loro del
mito, secondo l'opinione dello storico oxfordiano, che in alcuni momenti
raggiunge punte di vero e proprio trionfalismo. "In realtà
- commenta Canessa - la resistenza degli indiani tu scarsissima, tranne
che in alcuni focolai, come i territori di confine Maya, la Florida,
il Cile del Sud e fra i nomadi del settentrione della Nuova Spagna.
Ma se ci fosse stato un movimento generalizzato di lotta anticoloniale,
come in Algeria per intenderci, non sarebbero bastate forze spagnole
così esigue, un sottile velo disteso su un immenso continente".
La conquista era quasi dappertutto e quasi sempre "soft":
si serviva dell'approccio pacifico dei missionari e di un metodo che
otteneva la sottomissione attraverso la persuasione, vale a dire dopo
"lunghe e laboriose trattative con gli indiani su un piano di
parità". Si delineo in questo modo una Pax Hispanica che
fu "sorprendentemente vasta e profonda": nel periodo di
massima estensione, la legge spagnola veniva obbedita dal Canale di
Beagle fino al Missouri settentrionale, dentro i confini "di
un impero senza precedenti, il più grande creato con una tecnologia
pre-industriale".
Dunque, per Fernandez-Armesto è sommamente ingiusto che le
piazze americane con al centro una statua del navigatore europeo siano
teatro di proteste contro lo "stupro" sociale e ambientale
al quale Colombo e i suoi marinai avrebbero aperto le porte. In realtà,
sostiene l'autore, da civiltà che emerse non era nell'insieme
un'imposizione aliena, ma una creazione dei popoli americani con un
contributo esterno". Niente violenza, ma connubio. In America
Latina, gli indiani e i loro discendenti di sangue misto sono ancora
oggi la maggioranza della popolazione. "Le chiese simili ad alveari
continuano la tradizione pre-colombiana di innesti religiosi nella
cultura. La Madre della Terra degli indiani sopravvive nella Vergine
di Guadalupe".
Che di più? Se il tempo sana le cicatrici della storia...
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