Nato
a Galatina il 5 maggio 1926, fondatore e direttore dal 1945 al 1948
della rivista di cultura "Antico e Nuovo", nel 1974 insignito
della "Targa Santa Cesarea Terme" e nel 1990 del "Premio
della Cultura" della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Enzo
Esposito, professore di Bibliografia e biblioteconomia nella Terza Università
di Roma e presso l'Istituto Universitario "Suor Orsola Benincasa"
di Napoli, socio dell'Arcadia, consigliere della "Casa di Dante"
in Roma, direttore del "Centro Bibliografico Dantesco" e membro
eletto del Consiglio nazionale per i Beni culturali e ambientali, ha
avuto di recente, conferitogli dal Presidente della Repubblica, l'alto
riconoscimento del Diploma di prima classe (con medaglia d'oro) di "Benemerito
della Scuola, della Cultura e dell'Arte".
Suoi titoli danteschi sono apparsi in vario tempo in periodici italiani
e stranieri, nella "Lectura Dantis internazionale" pisana,
nelle "Letture Classensi" di Ravenna, nella "Lectura
Dantis neapolitana", nelle "Nuove letture dantesche"
romane, nella "Lectura Dantis pompeiana" e nelle collane "Bibliologia"
(Firenze, Olschki) e "Bibliografia e Storia della critica"
(Ravenna, Longo).
Tra le altre sue opere: Critica letteraria 1961 e 1962 (rassegne pubblicate
rispettivamente nel 1962 e nel 1964), La cultura italiana (1964), Gli
studi danteschi dal 1950 al 1964 (1965), Annali di Antonio De Rossi
stampatore in Roma (1972), Manoscritto. Libro a stampa. Biblioteca (1973),
Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele II" (1974),
Boccacciana (1976), Bibliografia: sintesi storica e pratica (1977),
Tipografi romani del Settecento (1977), Piccola guida alla ricerca bibliografica
(1984), Capitoli bibliologici (1986), Bibliografia analitica degli scritti
su Dante (1990 in 4 volumi), Libro e biblioteca (1991).
A sua cura sono stati pubblicati gli "atti" dei seguenti convegni:
Antonio Panizzi (1980-1982), Il "minore" nella storiografia
letteraria (1983-1984), Università e biblioteca (1989-1991),
L'opera di Dante nel mondo: edizioni e traduzioni nel Novecento (1989-1992),
Bibliologia e informatica (1993-1994), Dalla bibliografia alla storiografia:
la critica dantesca nel mondo dal 1965 al 1990 (1995).
Si segnalano infine le sue edizioni, filologicamente accertate, del
Pecorone (1974) di Ser Giovanni e delle Opere in volgare (1993) di Roberto
Caracciolo (fra Roberto da Lecce), con le quali ha inteso mostrare in
fieri il passaggio delle ricerche erudite e bibliografiche dalla loro
irrelata assolutezza alla loro funzionalità strumentale nei confronti
della intelligenza storica.
Sotto il medesimo titolo (Un salentino per Dante) furono riprodotte
in SudPuglia (XVII, 1991, 4, pp. 140-154), nell'ordine, le seguenti
recensioni relative alla Bibliografia analitica degli scritti su Dante
dal 1950 al 1970:
Donato Pietro Moro, in "Istruzione tecnica e professionale",
3ª serie, I, 1990, 4, pp. 44-46;
Vittorio Russo, Le stagioni di Alighieri, "Il Mattino" (Napoli),
9.V. 1990;
Mario Marti, in "Giornale storico della letteratura italiana",
a. CVII, 1990, vol. CLXVII, fase. 540, pp. 597-599;
Luigi Balsamo, in "La Bibliofilia", XCII, 1990, 3, p. 335;
Oreste Macrí, in "Quotidiano" (Lecce), 13.VII.1990;
Alberto Petrucciani, in "AIB. Bollettino d'informazioni",
n.s., XXXI, 1991, 1, pp. 107-108;
Giorgio Baroni in "Humanitas", n.s., XLV, 1990, 3, pp. 393-394;
Dante a quota novemiladuecento, "Avvenire" (Bologna), 1, IV.
1990;
Luigi Scorrano, Vedi alla voce Dante, "Quotidiano" (Lecce),
19.VI.1990;
Fernando Salsano, La lettura di Dante, "Cultura e Scuola",
XXIX, 1990,115, pp. 23-24;
Aldo Vallone in "Nuova Antologia", a. CXXV, 1990, vol. 563,
fase. 2174, pp. 486-490;
Vittore Branca, E Dante conquista la Cina, "Il Messaggero"
(Roma), 28.V. 1990.
Altre recensioni sono intanto apparse in Italia e fuori dall'Italia,
che riteniamo utile proporre ora su Apulia per opportuno completamento
di quadro:
Fernando Salsano, Lectura Dantis, ''L'osservatore romano", 27.VI.1990;
Giuseppe Camerino, Vent'anni di critica dantesca nel mondo, "Annali
della Pubblica Istruzione", XXXVI, 1990, 4, pp. 438-441;
Giuseppina Zappella, in "Giornale della Libreria", CIII, 1990,
7-8, p. 35;
Federico Sanguineti, Dante quotidiano, "Belfagor", XLV, 1990,
5; pp. 554-555;
Mahmut H. Sakiroglu in "Erdem" (Ankara), VI, 1990, 18, pp.
953-956;
Giuseppe Izzi in "La Rassegna della Letteratura italiana",
XCIV, s. VIII, 1990, 3, pp. 195-196;
Thomas Brückner in "Italienisch" (Frankfurt a.M.), XIII,
1991, 2, pp. 106-110;
Christopher Kleinhenz in "Lectura Dantis" (Charlottesville,
VA), 1991, 9, pp. 137-139;
Antonio Lanza, Un lavoro di Enzo Esposito fondamentale per gli studiosi,
"Il Galatino" (Galatina), 13.XII.1991;
Marzio Pieri, Hanno il mal di Dante, Gazzetta di Parma", 17. IV.
1991;
Giuseppe Scalia, in "Studi medievali", 3ª serie, XXXII,
1991, 2, pp. 993-994;
Carlo Cordié, in "Paideia", XLVII, 1992, 4-6, pp. 274-278;
Carlo M. Simonetti, in "Studi Italiani", IV, 1992, 1, pp.
200-203;
Richard Lansing, in "Dante Studies", CXI, 1993, pp. 263-265.
"L'Osservatore romano", 27.VI.1990
... Fin qui l'esegesi,
nella sua inesauribile continuità; ma merita di essere toccata
anche la zona della catalogazione bibliografica, nella quale è
testé apparsa un'opera di ampia mole come di alto interesse:
la Bibliografia analitica degli scritti su Dante, 1950-1970, di Enzo
Esposito [ ... ]. L'opera èla prima voce della collana "Dantologia"
del Centro Bibliografico Dantesco [ ... ] e costituisce uno sviluppo
ulteriore degli Studi danteschi dal 1950 al 1964 [ ... ] che Esposito
presentava in completamento della bibliografia tra i due centenari
tracciata dai contributi di N.D. Evola, H. Wieruszowski, A. Vallone
[ ... ]. Alle precedenti benemerenze nel campo della bibliografia
letteraria Esposito aggiunge felicemente questi preziosi volumi, destinati
ad avere una presenza di indubbia utilità tra i testi della
moderna dantologia: la loro organizzazione appare perfetta, quale
frutto di anni di ricerca ed esperienza...
Fernando Salsano
"Annali della Pubblica Istruzione", XXXVI, 1990, 4
Accade talvolta
di sentire elogiare repertorî bibliografici più o meno
sistematici come strumenti indispensabili di lavoro per gli studi
letterarî; ma i repertorî destinati a restare nel tempo
nascono pure col tempo. Attraverso un lavoro di preparazione, classificazione
e organizzazione critica e concettuale sedimentato negli anni, la
scienza della bibliografia solo in ultima istanza diventa compilazione:
prima di tutto è ricostruzione di una vicenda culturale e delle
sue fasi più caratterizzanti, come mostrano le chiare e convincenti
sezioni in cui uno specialista come Enzo Esposito, fondatore e direttore
anche del "Centro Bibliografico Dantesco", divide la sua
monumentale Bibliografia analitica degli scritti su Dante 1950-1970,
edita in Firenze da Olschki in quattro tomi per un numero complessivo
di circa 1500 pagine. Le sezioni in cui - s'è detto - è
suddivisa l'opera sono 14 (corrispondono a modi distinti di leggere,
studiare, pensare e catalogare Dante) e, insieme alle relative sottosezioni,
risultano molto ben articolate: dai Testi di consultazione (bibliografie
e cataloghi, concordanze e rimari, dizionari ed enciclopedie) alle
Raccolte e antologie (saggi e note riuniti in volume, volumi collettivi,
periodici, antologie della critica); dagli Scritti complessivi a quelli
biografici (vita, casato, case, tomba, iconografia); dalla sezione
dedicata ad Ambiente e tradizione culturale a quella su Cultura, pensiero,
spiritualità di Dante; seguono le sezioni sull'Arte di Dante
(estetica e poetica, lingua e stile, metrica e rima), sulla Divina
Commedia (scritti complessivi ovvero dedicati alle singole cantiche),
sulle Opere minori (compreso il Fiore e il Detto d'Amore), agli studi
sui manoscritti e sulle edizioni a stampa, infine le sezioni dedicate
agli Studi sui manoscritti e sulle edizioni a stampa, a Commenti e
commentatori, Illustrazioni e illustratori, Traduzioni e traduttori,
nonché alla Fortuna e storia della critica.
Nessuna regola astratta, nessuna tecnica più o meno perfetta
avrebbero potuto guidare la mano del bibliografo quanto la sua propria
intelligenza nell'ordinare un materiale così variegato e complesso;
e ordinarlo, si badi bene, per essere letto e interpretato dinamicamente
in tutte le direzioni possibili, in tutti i rapporti istituibili con
la poesia e la storia di Dante.
Si diceva che i tomi di questa notevolissima Bibliografia analitica
nascono da lontano: e l'intelligenza dello studioso s'è venuta
pertanto a coniugare non solo con la propria esperienza, in quanto
nell'opera appena ultimata è stato rifuso un precedente lavoro
dello stesso (Gli studi danteschi dal 1950 al 1964, Roma 1965), ma
anche con quella di coloro che hanno compilato la bibliografia dantesca
per i decenni precedenti al 1950 (vale a dire N.D. Evola in varie
riprese dal 1920 al 1939, H. Wieruszowski ancora dal '31 al '39 e
A. Vallone dal 1940 al 1949). Inoltre, non si dimentichi che a Esposito
fu affidata dall'Enciclopedia Dantesca (1970-78) la bibliografia,
sia pure essenziale, degli Studi su Dante, in cui per alcuni tratti
si riconosce in embrione l'intelaiatura dell'opera recentissima.
In quest'ultima del resto l'autore ha altamente perfezionato metodi
e criteri del lavoro bibliografico (siglari, avvertenze, note e così
via), come si può dedurre anche dal IV tomo degli Indici (curato
da Sara Esposito); in particolare dagli indici degli argomenti, che
costituiscono una miniera ricca e praticissima, quasi una enciclopedia
dantesca per il ventennio esaminato, che si rivela eccezionalmente
significativo.
Al riguardo è forse il caso di sottolineare che la parziale
edizione precedente di Esposito arriva fino al 1964, alle soglie cioè
dell'anno celebrativo del settimo centenario dantesco: anno cruciale
dal punto di vista bibliografico non solo in senso quantitativo, ma
soprattutto qualitativo, in quanto tutta la ricerca critica su Dante
si svolge concomitantemente ad una grande stagione del lavoro filologico
e testuale. Nel 1965 infatti sono già approntate o in via di
avanzatissimo allestimento alcune delle più recenti edizioni
critiche dantesche, in particolare La Commedia secondo l'antica vulgata
(1966-67) a cura di G. Petrocchi.
Ma, come si diceva, è l'intero ventennio censito da Esposito
che è estremamente significativo, se è vero che proprio
in questo secondo dopoguerra sono venute a maturazione e compimento
molte interpretazioni critiche e filologiche (penso tra l'altro ad
alcune indicazioni di Barbi).
Inoltre, è a partire soprattutto dal secondo dopoguerra che
lo studio di Dante perde definitivamente una connotazione prevalentemente
italiana e si fa internazionale, diventa problema di una cultura senza
frontiere. Ed uno dei non pochi pregi della bibliografia di Esposito
è proprio la cura e, direi, la solerzia con cui ha costruito
tessera su tessera questo affascinante quadro del dantismo internazionale.
Se si sfogliano a caso i volumi, questo aspetto emerge ad occhio nudo.
Così, ad esempio, nella sezione Raccolte e antologie gli Omaggi
a Dante per il settimo centenario parlano veramente tutte le lingue
del mondo e, soprattutto, sono rigorosamente registrati in stretto
ordine cronologico, con la conseguenza, esclusiva ed originale, di
una visione comparata e globale dei modi più diversi di recepire
il messaggio complesso del sommo poeta.
E qui giova mettere in evidenza la sobrietà e, contemporaneamente,
la perspicuità delle note con le quali Esposito riassume i
vari studi via via registrati, studi di cui è avvertita anche
la genesi cronologica e critica.
Si prendano, a caso, le voci dedicate agli studi di Mario Marti nella
sezione Ambiente e tradizione culturale: il rigore bibliografico vuole
che alla registrazione del volume martiano, Cultura e stile nei poeti
giocosi del tempo di Dante, cioè di un contributo critico ampio,
si affianchi anche un contributo per così dire minimo dello
stesso autore qual è un articolo su "La fiera letteraria",
che, per essere dedicato ad un poeta del tempo di Dante, cioè
all'Angiolieri, costituisce in ogni caso per lo studioso dell'Alighieri
un utilissimo frammento dell'opus magnum martiano.
Certamente attraverso questa fittissima Bibliografia analitica è
per la prima volta possibile disegnare una mappa pressoché
completa della maggiore e minore critica dantesca, non solo italiana,
della seconda metà del Novecento: da Auerbach a Pézard,
da Pagliaro a Nardi, da Bergin a Hardie, da Contini a Vallone, da
Ricci a Maggini, da Moore a Rheinfelder, da Renucci a Singleton, da
Battaglia a Bosco, a Petrocchi, a Padoan, a Pasquazi, al già
ricordato Marti, a Maier, allo stesso Esposito e ad altri ancora,
italiani e stranieri. Tutti però indistintamente meriterebbero
un cenno, se non altro per la rigorosa specificità di alcune
ricerche dantesche che a volte aprono prospettive nuove nel campo
degli studi.
Per restare all'Italia, basti pensare agli innovativi contributi di
metrica del Pazzaglia sulla canzone nel De vulgari eloquentia; oppure
- sul piano strettamente filologico - si pensi al contributo di primo
piano apportato da Domenico De Robertis ne suo Censimento dei manoscritti
di rime di Dante.
Sarebbe in ogni caso semplicemente impossibile dare un resoconto anche
parzialissimo di una bibliografia analitica tanto sterminata quanto
rigorosa. In totale sono state registrate circa 9200 voci dedicate
in tutto il mondo all'opera di Dante e in particolare alla Divina
Commedia. Poco meno di 500 interventi all'anno come media. Con questi
interventi specialisti di ogni nazione hanno confermato anche nelle
nude cifre l'universalità assoluta del messaggio e della poesia
dell'Alighieri. Bastano solo queste cifre per dare almeno una pallida
idea dell'eccezionalità di un'opera di vasto respiro e di preziosissimo
ausilio, costruita in lunghi anni di lavoro con instancabile e autentica
passione di studioso.
Giuseppe A. Camerino
"Giornale della Libreria", CIII, 1990, 7-8
Esordisce con
un'opera veramente monumentale la nuova collana "Dantologia.
Pubblicazioni del centro bibliografico dantesco" della Olschki,
che si aggiunge alla prestigiosa serie di pubblicazioni della casa
editrice fiorentina.
Nei quattro ponderosi tomi dell'opera (l'ultimo di indici) sono stati
infatti catalogati e collezionati, indagati criticamente ed esplorati
sotto il profilo contenutistico ben 9180 documenti: un vero monumento
bibliografico innalzato all'altissimo poeta.
A continuazione delle precedenti raccolte bibliografiche di N.D. Evola
(1920-1939), di H. Wieruszowski (1931-1939) e di A. Vallone (1940-1949)
Enzo Esposito per il ventennio successivo ha fatto di meglio e di
più, dotando le singole voci di abstracts, che vanno dal semplice
sommario a un resoconto ampio e dettagliato che non solo offre una
sintesi del contenuto ma si dilata fino a segnalare e commentare le
informazioni qualitativamente più significative ed interessanti
sotto il profilo storico-critico. Ed è proprio in questa documentatissima
riproposizione dei problemi più vivi della critica dantesca
che l'opera rivela una robusta intelaiatura storica e filologica,
acquistando una dimensione di ricerca che va ben al di là di
quanto il semplice enunciato del titolo lascerebbe supporre (così
infatti con modestia l'autore: "Quasi tutte le voci sono dotate
di abstracts più o meno ampi e dettagliati, sempre obiettivamente
rispondenti ai contenuti dei testi considerati: di qui la qualificazione
di "analitica" da me adottata per la presente bibliografia").
D'altra parte, a ideale introduzione dell'opera, è premesso
un "Consuntivo della dantologia novecentesca dal '50 al '70",
che rende subito lo spessore scientifico del lavoro, dimostrando la
competenza filologica e critica e la complessità dell'indagine
metodologica sottese alla ricerca, che si inserisce essa stessa, proprio
per questi motivi, nel solco della più nobile dantologia novecentesca.
Rigoroso anche il criterio catalografico di presentazione delle voci,
raggruppate per sezioni e per sottosezioni, in ordine alfabetico rinascente
degli autori o dei titoli, con numerazione continua [ ... ].
In conclusione, un'opera che, per ricchezza di informazioni, acribia
filologica e critica si pone come sintesi grandiosa della produzione
di argomento dantesco nel ventennio '50-'70, indispensabile strumento
di lavoro e di ricerca per quanti operano nell'inesauribile dominio
dantologico. Dal quale può veramente trarsi, con l'autore,
l'insegnamento sommo "per cui vero è che leggere Dante,
e intenderlo, si può solo a patto di compromettere nella lettura
tutto il nostro essere, esercitando insieme intelligenza e senso,
i più soavi abbandoni del cuore e dell'immaginazione e le più
sottili argomentazioni dell'intelletto".
Giuseppina Zappella
"Belfagor", XLV, 1990, 5
Il discorso avviato
con L'annata dantesca, "Belfagor", 31 maggio 1989, non può
che proseguire segnalando l'uscita all'inizio di quest'anno dell'attesissima,
e a tutti d'ora innanzi indispensabile, Bibliografia analitica degli
scritti su Dante 1950-1970, curata dal direttore del Centro Bibliografico
Dantesco, Enzo Esposito. A parte le prime ventisette di introduzione,
consacrate a un denso e vivace "consuntivo", si tratta per
l'esattezza di ben 1473 pagine, distribuite in quattro agili tomi,
l'ultimo dei quali, di soli indici, compilato con vigile perizia da
Sara Esposito. Il tutto, più di novemila voci bibliografiche,
ad inaugurazione di una collana promossa da Olschki: non certo a caso
intitolata, con gesto di segreto omaggio a un maestro del passato,
"Dantologia". Immane fatica, dunque: tanto più meritoria,
ove si ricordi che era proprio lo Scartazzini a dover osservare, fin
dalla fine del secolo scorso - ma con incauta profezia -, che la bibliografia
dantesca non avrebbe "oramai più" potuto essere "lavoro
di un solo", per quanto "versato", bensì di
una "società di eruditi italiani e stranieri". A
poco meno di un secolo esatto - la prefazione alla seconda edizione
di quella Dantologia hoepliana essendo datata 1894 -, non resta allora
che registrare la sconfitta dell'antico scetticismo.
Federico Sanguineti
"La Rassegna della Letteratura italiana", XCIV, s. VIII,
1990, 3
Come si vede dal
sommario, l'opera è articolata in sezioni e sottosezioni tematiche,
all'interno delle quali le voci bibliografiche sono ordinate alfabeticamente
e, come ricorda l'autore, quasi tutte "sono dotate di abstracts
più o meno ampi e dettagliati, sempre obiettivamente rispondenti
ai contenuti dei testi considerati: da qui la qualificazione di 'analitica'
da me adottata (ma c'è chi preferirebbe usare 'annotata', stante
certo diffuso ingaggio in area anglosassone, sinonimico di 'materiale')
per la presente bibliografia". E va aggiunto che per le voci
più significative si fornisce anche il rinvio bibliografico
alle recensioni delle riviste specializzate.
Partendo da queste osservazioni si può preliminarmente mettere
in rilievo la puntigliosa scientificità del bibliografo che
presiede a quest'opera, la cui articolazione offre una proposta di
metodo per la struttura delle bibliografie in genere, che diviene
anche una proposta di introduzione alla lettura di Dante.
Ciò vale, ad esempio, per la ripartizione delle sezioni similari
Ambiente e tradizione culturale, Cultura, pensiero e spiritualità
di Dante, Arte di Dante e per la suddivisione del tema Fortuna e storia
della critica in Fortuna letteraria e Storia della critica propriamente
detta.
Indispensabile guida e orientamento nella selva delle 9.180 voci di
questa Bibliografia analitica, è, naturalmente, il volume degli
Indici, che adempie egregiamente a questo compito, in particolare
con l'indice per argomenti, "aperto ai più minuti richiami
della materia trattata nel complesso delle voci".
Va osservato che questa articolazione minuta degli argomenti è
resa concretamente fruibile al lettore grazie proprio ai brevi sommari
che accompagnano le voci bibliografiche, per cui il rimando a queste
ultime dà sempre un primo frutto di orientamento.
A questi brevi ragguagli informativi sull'opera di Esposito si può
e si deve aggiungere la menzione e del numero imponente di periodici
consultati, che riempiono 35 fitte pagine del volume degli Indici,
e della dimensione internazionale della ricerca bibliografica compiuta.
Recensendo la Bibliografia leopardiana di Mazzatinti-Menghini-Natali,
Attilio Momigliano osservava: "Molta roba: la maggior parte inutile
per la vera critica, tutta utile per chi vede in un arido catalogo
la vita che germoglia indefinitivamente intorno alla persona di un
grande" (A. Momigliano, Lettura di una bibliografia in Elzeviri,
Firenze, Le Monnier, 1945, p. 141). A questa duplice impressione non
può sottrarsi nemmeno il lettore della Bibliografia in esame,
messo sull'avviso anche dal Consuntivo della dantologia novecentesca
dal '50 al '70, che è premesso dall'Esposito al suo lavoro
e che si muove sui punti più alti dell'interpretazione critica.
Ma, al di là delle suggestioni, le più varie ed eterogenee,
che promanano dalle 9180 voci bibliografiche, occorrerà riflettere
almeno su alcuni punti. Intanto sull'occasione del VII centenario
della nascita di Dante che contribuisce ad arricchire in modo sensibile
il numero dei contributi collettivi ed individuali qui registrati.
Poi, sul fatto che, all'interno delle voci la parte del leone la fanno
la sezione dedicata alla Commedia che, con 3.768 voci, occupa l'intero
terzo volume, e la sezione sulla Fortuna e storia della critica che
abbraccia 1.935 voci.
In questa messe di schede si può spigolare all'infinito: ma
alcuni dei risultati più importanti conseguiti dalla critica
dantesca in questo ventennio emergono con chiarezza e sono efficacemente
riassunti da Esposito nel citato Consuntivo.
Ne voglio qui ricordare soltanto due, perché di intrinseco
rilievo e perché hanno consolidato qui in Italia un modo di
approccio storico alla figura e all'opera di Dante. Penso in primo
luogo alla ripresa ad alto livello della discussione intorno al testo
della Commedia, grazie al fondamentale contributo editoriale di Giorgio
Petrocchi; e poi all'accresciuta consapevolezza della necessità
di leggere e comprendere Dante nel più vasto quadro del Medioevo
latino ed europeo. Sullo sfondo delle opere di Curtius e Friedrich,
di Spitzer e Auerbach, insomma, meglio si può apprezzare e
determinare il valore dei contributi di una scuola italiana che, per
diversi rami, lega in un secolare dibattito un Comparetti e un Rajna,
un Barbi e un Parodi, un Nardi e un Fubini.
Merito anche questo non piccolo di Esposito che ci ha dato un'opera
che può essere usata come strumento di consultazione ma anche
letta come storia di idee e di cultura.
Giuseppe Izzi
"Il Galatino", 13.XII.1991
La pubblicazione
della monumentale Bibliografia analitica degli scritti su Dante 1950-1970
di Enzo Esposito (Firenze Olschki, 1990, tomi 4) costituisce un evento
importantissimo per tutti i dantisti e, più in generale, per
gli studiosi della letteratura italiana antica.
Con esperta visione e con straordinaria sapienza l'autore è
riuscito ad organizzare le numerosissime voci (circa 9.200) in modo
estremamente razionale e agevole per i fruitori [ ... ].
La particolare utilità dell'opera risiede nella presenza di
abstracts ampi e dettagliati delle singole voci, redatti con grande
puntualità, chiarezza e assoluta acribia (per le voci più
rilevanti è presente anche il rinvio alle recensioni apparse
sulle riviste specializzate e non).
La Bibliografia dell'Esposito è realmente esaustiva, contenendo
materiali si può dire d'ogni latitudine: ricerche e saggi islandesi
e sovietici, arabi e indiani, cinesi e giapponesi, coreani e vietnamiti,
tutto raccoglie con magistrale sistema lo studioso, che offre un amplissimo
quadro della fortuna di Dante nel mondo, anche nelle zone culturalmente
più lontane.
Dalla Bibliografia risulta una mappa dettagliata dei grandi (e dei
meno grandi e piccoli) nomi della dantologia internazionale, di coloro
che hanno veramente inciso, sul piano filologico, storico-culturale
o interpretativo, nel ventennio scandagliato: Pagliaro, Singleton,
Auerbach, Contini, Nardi, Battaglia, Mazzoni, Vallone, Sanguineti,
Pézard, Renucci, Vasoli, Freccero, Mazzotta, De Robertis, Ricci
[ ... ].
L'eccezionale importanza dell'opera dell'Esposito èstata largamente
recepita dagli studiosi, come dimostra il gran numero di recensioni
finora apparse [ ... ].
C'è ora da augurarsi che l'Esposito ci faccia presto dono di
un nuovo volume - strumento indispensabile di consultazione - che
porti l'indagine bibliografica fino a questi ultimi anni.
Antonio Lanza
"Gazzetta di Parma", 17.IV.1991
... Concludo per
segnalare una cosa egualmente di servizio, nel caso che si è
detto; dunque fidata e ammirabile. Enzo Esposito ha visto entrare
in porto una sua spedizione nell'oceano dantesco "da far tremare
le vene e i polsi" [ ... ]. Fra il serio e lo scherzo sopra ho
esibito non certo erudizione ma l'impossibilità (il gorgo,
il vortex) di una soddisfacente erudizione dantesca. Ecco l'idea vincente,
ma qui non nel senso di abbagliante, che anzi rischiara e ausilia,
dell'Esposito: non un nudo scheletro di titoli, anche piuttosto uguali
uno all'altro, né una incalzante, magari incarognita e geniale
ricognizione di vie maestre, o denunzia di insidie.
Ma fra il Cinquanta e il Settanta è un ventennio vitale. Esposito
fornisce esatte schede ragionate di ogni proposta, di ogni intervento;
delle ristampe, anche: le quali si inseriscono con nuova decisione
nei discorsi avviati. E' un grande strumento e, metodologicamente,
una lezione...
Marzio Pieri
"Studi medievali", 3ª serie, XXXII, 1991, 2
Con quest'opera,
che apre una nuova Collana, la bibliografia sul sommo poeta si arricchisce
di uno strumento prezioso. Come gli specialisti ben sanno, la bibliografia
dantesca annoverava già, per gli anni dal 1920 al 1964, una
nutrita serie di repertori generali, dovuti alle cure di Niccolò
Domenico Evola (1920-1939), Hélène Wieruszowski (1931-1939),
Aldo Vallone (1940-1949) e dello stesso Enzo Esposito (1950-1964).
L'A. rifonde, arricchendolo, il materiale già presente nella
sua precedente raccolta bibliografica, uscita a Roma nel 1965, per
il centenario della nascita di Dante. Il limite cronologico scelto
adesso permette di includere nell'ampia rassegna la vastissima produzione
critica e gli esiti delle molteplici iniziative culturali scaturite,
nei vari Paesi, dalla celebrazione della ricorrenza dantesca. Il titolo
Bibliografia analitica, come avverte l'A. (che preferisce questa qualificazione
all'altra proponibile di 'Bibliografia annotata'), si deve al fatto
che "quasi tutte le 'voci' sono dotate di abstracts": particolarità
che accresce enormemente l'utilità dell'opera, in quanto consente
un'articolazione più precisa e puntuale della materia e una
collocazione più razionale dei singoli contributi, meglio valutabili
nei loro apporti specifici. Il panorama che ne risulta, e la fitta
trama di riferimenti e richiami al suo interno, rendono l'accesso
assai agevole e fruttuoso [ ... ].
Il quarto e ultimo volume (pp. 1297-1473), a cura di Sara Esposito,
contiene gl'Indici: delle testate dei periodici consultati (e rispettive
sigle); degli autori (e curatori, illustratori, prefatori, traduttori);
per argomenti; generale. L'indice per argomenti è di particolare
utilità per un rapido orientamento nella selva bibliografica
anche in relazione, per esempio, a singoli versi della Commedia, ai
suoi manoscritti rapportati alle sedi, ai tanti personaggi e toponimi
che vi figurano, alle traduzioni nelle varie lingue, e così
via (la voce occupa ben trenta pagine). Per questo tramite si accede
con rapidità a voci che si rischierebbe di tralasciare con
riferimento a questioni o argomenti in esse trattati marginalmente
o non evidenziati dal titolo. Il nuovo repertorio dantesco, frutto
di lungo e severo impegno, si rivela opera di solido impianto critico
e strumento di ricerca veramente indispensabile, destinato a rendere
utilissimi servigi alla indagine critica sul poeta.
Giuseppe Scalia
"Paideia", XLVII, 1992, 4-6
Quest'opera di
ragguardevole impegno continua precedenti repertori apprestati da
Niccola Domenico Evola, Hélène Wieruszowski, Aldo Vallone,
e in parte congloba anche un'altra successiva pubblicazione del medesimo
Autore (Gli studi danteschi dal 1950 al 1964, Roma, Centro editoriale
internazionale, 1965). I nuovi 4 tomi sono così suddivisi (e
più avanti saranno ancora menzionati in singole parti): I,
Consuntivo della critica novecentesca dal '50 al '70. Avvertenze per
la consultazione; Testi di consultazione; Raccolte e antologie; Scritti
complessivi; Scritti biografici; Ambiente e tradizione culturale;
Cultura, pensiero, spiritualità di Dante; arte di Dante; II,
Divina Commedia; III, Opere minori; Studi sui manoscritti e sulle
edizioni a stampa; Studi su commenti e commentatori; Studi su illustrazioni
e illustratori; Studi su traduzioni e traduttori; Fortuna e storia
della critica; IV, Indici, a cura di Sara Esposito.
Un'opera di tanta mole biografica e di tanta intelligenza critica
nel segnalare i raffronti fra le varie testimonianze di un ventennio
internazionale merita particolare attenzione: è giusto rendere
al lavoro (anch'esso ventennale, come il periodo storico analizzato
e discusso) di Enzo Esposito, dell'Università di Roma "La
Sapienza", tutto l'onore che merita. Gli Indici finali (a cura
di Sara Esposito) rimandano utilmente alle singole voci, nelle quali,
se un contributo è descritto nelle sue parti (oltre che, se
del caso, nei lavori di singoli collaboratori per miscellanee, numeri
speciali e simili), sono anche registrate in calce le recensioni con
gli estremi dei vari periodici. Qualche osservazione può essere
amabilmente accolta, per il lavoro dei fabri volto al bene comune,
cioè come una forma di collaborazione per un'opera di generale
importanza.
Il lavoro è stato guidato da criteri interpretativi che nel
t.I. prendono posto nell'iniziale e già citato "Consuntivo"
(pp. IX-XXIII). E qui si osservi, per p. XXI, che una citazione è
poco chiara per evidente svista geostorica: si menzionano, per i Paesi
Bassi, Robert Van Nuffel e Robert Vivier. Essi sono, per altro, belgi.
Necessarie però sono le "Avvertenze per la consultazione"
(pp. XXV-XXVII, anche per quanto riguarda translitterazioni e accorgimenti
relativi al segno tachigrafico "&", che, "stando
all'ordine degli antichi abbecedari, viene dopo l'ultima lettera dell'alfabeto,
cioè dopo la "z", p. XXVII). Come è spiegato
a p. XXVI, n. 2, sono rari i casi di schedatura di articoli apparsi
su quotidiani (e precisamente in supplementi dedicati a Dante). E
questo si suppone per necessità di spazio, oltre che per difficoltà
di reperimento in raccolte librarie extra-europee. Comunque i giornali
sono menzionati, quando gli articoli in essi apparsi sono venuti a
far parte di volumi classificati e analizzati. Ma non è escluso
che "nei programmi del 'Centro Bibliografico Dantesco' possa
entrare, con una sua motivata autonomia, anche la registrazione di
tutto quanto espresso sull'Alighieri dalla stampa quotidiana mondiale".
Il conclusivo e già citato tomo IV, a cura di Sara Esposito,
nella "Premessa esplicativo-giustificativa" (pp. 1297-98)
illustra le modalità della consultazione. Degli Autori si dice
che, nell'indice, fanno parte "oltre gli autori di saggi (in
volume o in rivista), anche i curatori, i prefatori o introduttori,
i traduttori, gli illustratori (riportati in corsivo), i recensori
(in corsivo i numeri relativi alle recensioni). In caso di cognome
doppio (da coniugata e da nubile) s'è rinviato per lo più
al cognome da nubile; quanto agli pseudonimi, si è preferito
talvolta, anziché adottare il rinvio, aggiungere allo pseudonimo
senz'altro, tra parentesi, il nome reale. I cognomi con prefisso (de;
auf dem, von, von den, von der, degli, de', dei, 't, ter, van, van
den, van der; da, de; af; al; de, del, de las) sono registrati secondo
lettura, cioè con il prefisso (iniziale minuscola), in prima
posizione, non incidente però sull'ordine alfabetico".
Nel primo caso riteniamo utile abbondare con rinvii. Per gli pseudonimi
(e si aggiungono anche, per i religiosi, i prenomi e nomi del "secolo")
è da osservare che taluni non sono stati ricordati appunto
come pseudonimi. ne facciamo sùbito un piccolo elenco: Cardarelli,
Vincenzo; Hellens, Franz; Palazzeschi, Aldo; Titta Rosa, Giovanni.
In tale sfera si considerino: Poliziano, Angelo (come nome umanistico);
Da Ponte, Lorenzo (come nome di convertito). Per i cognomi con prefisso,
se il Belga già ricordato, e noto italianista e risorgimentista,
Vari Nuffel, Robert [adde: O. J.] è così elencato secondo
l'uso francese e belga, il suo compatriota Veri Bever, Pierre, viene
segnato come: vari Bever, Pierre (con ordine alfabetico da B) a p.
1340.
Esemplare è l'elenco delle "Testate (e relative sigle)
dei periodici consultati" (pp. 1299-1333). Fondamentale è
il nome della località di edizione (che non sempre coincide
con quella di stampa). Piace vedere ricordato, a sintesi degli spogli,
il presente periodico a p. 1321 con l'indicazione della città
di Brescia. Per gli anni di spoglio andava indicato: Arona, poi Genova,
quindi Brescia. Habent sua fata anche i periodici (e le Case editrici).
A p. 1304 esattamente si ricorda, con la sigla: "ASNSP: Annali
della Scuola Normale Superiore di Pisa (Pisa)". Per compiutezza
(anche se la cosa non reca danno alla ricerca, salvo forse in sede
commerciale internazionale) con "Classe di Lettere" ecc.
si distingue l'ultracentenaria pubblicazione da quella della "Classe
di Scienze".
Nel mare magnum dei t. IV in oggetto, con necessari rinvii ai precedenti
tre, si può portare qualche pietruzza all'edificio. Si cominci
con qualche errore di stampa (o di redazione o trascrizione, se del
caso: un diavolino mette la cosa anche nei lavori più appassionatamente
curati). Si dica, nell'indice degli Autori a p. 1368, Mazzarino, Santo
(e non Sante, come anche si legge ai nn. 434 e 1789). E, a p. 1391,
Vrinceanu, Dragos sia Vranceanu (e così si faccia al n. 9164).
L'erroneo Ramat, Raffaele, in luogo di Raffaello (al n. 4109), è
corretto nell'indice degli Autori (a p. 1.379). E così Avalle,
Silvio d'Arco (n. 528) è rettificato in Avalle, D'Arco Silvio
(a p. 1337); sono esatti a tale riguardo i nn. 4387 e 6775. Parimenti
Kristeller, Paul Oscar (p. 1362) sia Oskar, come esattamente ai nn.
8644 e 8645. Per i completamenti (di cui agli indici: e sono sempre
utili) Chasles, Ph. (p. 1401 per il n. 8859) sia Philarète
(per l'indice degli Argomenti). E, per tornare all'indice degli Autori,
Vieillefonds, J.-R. (a p. 1391 per i nn. 452 e 3523) sia completato
in: Jean-René. Un'osservazione supplementare (fra altre, omesse
per mutamenti di nomi per ragioni varie): Orsini G.N.G. (p. 1373 con
rinvio a più numeri), per quanto secondo un uso dovuto, per
semplificazione del doppio cognome, allo stesso compianto autore,
era certo meglio da registrare con Giordano Orsini, Gian Napoleone
(con rinvio da Orsini ecc.).
La stampa della Tiferno Grafica (di Città di Castello) è
ammirevole per esattezza e per eleganza, oltre che per la carta usata.
Ma un increscioso errore (forse per svista redazionale) si nota a
p. 1341, con Bittanti Ernesto (per il n. 3539, dove esattamente si
legge Ernesta). Si tratta della veneranda, e politicamente e patriotticamente
intemerata, creatura che, restata sola a lottare insieme con i figli
- e così allora su "Convivium", del 1957, per La
"piaggia deserta" era proprio piana (e così nel volume
annuale di reprint della Klaus del 1976) - firmava: "ved. Battisti".
Era opportuno, appunto, un rinvio da Battisti (vedova).
Del compianto Giovanni Vittorio Amoretti (p. 1336 nell'indice degli
Autori) per il n. 7260 è ricordato il volume dei Saggi critici
(Torino, Bottega d'Erasmo, 1962). La 2ª ed., ampliata e aggiornata,
è uscita nel 1968 (con diverse indicazioni nella collezione
universitaria di Pisa: variazioni che non occorrono in quanto, per
semplificazione, il repertorio dell'Esposito le omette). Comunque
il contributo dantesco dal titolo "Dante und Petrarca",
conferenza tenuta a Weimar il 18 settembre 1938, inaugurando il Congresso
della Deutsche Dante Gesellschaft, si trova, come già nella
1a ed., alle pp. 45-66.
Alcune rettifiche e aggiunte si suggeriscono per il Dizionario letterario
Bompiani. Tale Dizionario (per i movimenti e per le opere "di
tutti i tempi e di tutte le letteraturè") è citato
con diverse date, che non sono né la prima edizione né
successive ristampe (non edizioni). Per i primi sette volumi si indichino
le date che non rientrano nel periodo 1950-70, di cui nel repertorio.
Si segnalino gli anni seguenti: 1947 (per i voll. da I a IV), 1948
(per il vol. V e il VI) e 1949 (per il vol. VII). Lodevolmente sono
segnati, in ristampa in volume, i contributi danteschi di Mario Casella,
pubblicati nel 1965, nella collana "Delfini, Cultura", 16.
Ma è sfuggita un'altra ristampa degli scritti del Casella,
nel volumetto Centouno capolavori della letteratura italiana classica,
a cura di Remo Ceserani (Milano, Bompiani, 1966, "Guide culturali",
I), per le voci sulle Rime, sulla Vita nuova, sul Convivio e sulla
Divina Commedia. Data l'importanza della diffusione del Dizionario
letterario Bompiani in tutto il mondo, anche con numerose traduzioni
e riduzioni sotto l'egida dell'UNESCO, è bene fare aggiunte
che completano, nel ventennio in esame, l'iniziativa editoriale.
Anzitutto è da citare, del Dizionario letterario Bompiani delle
opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutta la letteratura,
il vol. VIII, del 1950, sui personaggi. Le singole voci, talora ornate
con illustrazioni in nero e con tavole a colori, sono dovute a vari
collaboratori, indicati da sigle: Beatrice (A.M.C. = Anna Maria Chiavacci);
Belacqua (P.B. = Pio Baldelli); Brunetto Latini (P.B.); Buonconte
(P.B.); Caronte con richiami al personaggio virgiliano (P.B.); Casella
(P.B.); Catone [Uticense] (P.B.); Cavalcante (P.B.); Farinata (P.B.);
Filippo Argenti (G.Fa. = Giacomo Falco); Francesca da Rimini (P.B.);
Manfredi (P.B.); Matelda (P.B.); Pia de' Tolomei (P.B.); Piccarda
(P.B.); Pier della Vigna (P.B.); Sordello (P.B., nella prima parte
della voce, sul personaggio dantesco); Vanni Fucci (P. B.).
Rapide sono le due aggiunte da fare per il Dizionario Bompiani degli
Autori di tutti i tempi e di tutte le letterature, per il vol. 1,
del 1956, con le seguenti voci: Alighieri Dante (V.P. = Vincenzo Pernicone)
e Alighieri, Iacopo (figlio di Dante: P. On. = Pia Onnis). Ragguardevole
ci sembra il ricupero dei contributi (di più collaboratori)
per il Dizionario letterario Bompiani delle opere. Appendice, col
vol. 1, del 1966, per le voci: Con Dante e coi suoi interpreti. Saggi
per un nuovo commento della "Divina Commedia", di Michele
Barbi (a firma: A.E.Q. = Antonio Enzo Quaglio); Dante come poeta del
mondo terreno [Dantes als Dichter der irdischen Welt], di Erich Auerbach
(A.M. = Alessandro Martinengo); Divina Commedia (La) commentata da
Attilio Momigliano (C.Ga. = Cesare Galimberti); Divina Commedia studiata
nella sua genesi e interpretata (La) [Die Göttliche Komödie.
Entwicklungsgeschichte und Erklärung], di Karl Vossler (C.C.
= Carlo Cordié). E nel vol. 11, pure del 1966: Problemi di
critica dantesca, di Michele Barbi (A.E.Q.); Studi danteschi, di Luigi
Pietrobono (G.Fl. = Giovanni Fallani).
Prima di conchiudere, nel fare i più vivi rallegramenti a Enzo
Esposito per la sua grande fatica, amorevolmente, per sua dedica dell'opera,
coadiuvata dai familiari, e così per gli Indici finali, vorrei
ricordare per la divulgazione presso i lettori più giovani
Il libro delle letterature (Milano, Garzanti, 1952), "I cinque
libri del sapere" (e successive edizioni), volume a cura del
direttore dell'impresa Ugo Dèttore e mia; riguarda Dante, la
trattazione sul Dolce stil novo (pp. 43-54) e sulla Divina Commedia
(pp. 60-88).
Carlo Cordié
"Studi italiani", IV, 1992, 1
Novemilacentottanta
sono le schede di questa impresa bibliografica dedicata all'Alighieri,
in venticinque anni di lavoro, da Enzo Esposito, ordinario di Bibliografia
e Biblioteconomia alla "Sapienza" di Roma e direttore del
romano "Centro bibliografico dantesco". L'indagine - basata
sullo spoglio di circa duemilaseicento pubblicazioni periodiche e
di oltre un migliaio tra volumi collettivi, antologie e monografie
- è classificata in quattordici sezioni che contemplano le
tre condizioni che concorrono alla definizione dell'oggetto bibliografico:
l'opera, l'edizione e il contenuto:
I. Testi di consultazione; II. Raccolte e antologie; III. Scritti
complessivi; IV. Scritti biografici; V. Ambiente e tradizione culturale;
VI. Cultura, pensiero, spiritualità di Dante; VII. Arte in
Dante (Estetica e poetica. Lingua e stile. Metrica e rima); VIII.
Divina Commedia; IX. Opere minori; X. Studi sui manoscritti e sulle
edizioni a stampa; XI. Studi su commenti e commentatori; XII. Studi
su illustrazioni e illustratori; XIII. Studi su traduzioni e traduttori;
XIV. Fortuna e storia della critica.
Alcune di queste sezioni sono suddivise secondo gli scopi della pubblicazione
(bibliografie e cataloghi, concordanze e rimari, dizionari ed enciclopedie;
raccolte, periodici, antologie), cioè sono categorizzate secondo
le forme divulgative dell'opera convenzionalmente stabilite dall'editore
che si assume la paternità della pubblicazione e di norma la
concorda con la paternità autoriale.
Parimenti Esposito ha ritenuto opportuno distinguere anche fra manoscritti
e edizioni a stampa, poiché sono le prime forme documentarie
del testo. Tramite queste griglie il lettore ha dunque la possibilità
di ripercorrere le molteplici piste tracciate nelle fasi di ricostruzione
della comunicazione scritta, nel modo in cui il 'plurilinguismo' bibliografico
consente di rappresentarle, per identificare i documenti primari,
secondo i metodi propri della bibliografia che raccoglie e trasmette
le notizie registrate assolvendo il suo precipuo compito di organizzare
il sapere per promuovere altre conoscenze.
Nello specifico l'opera di Esposito si colloca nell'ambito delle bibliografie
speciali descrittive, perché il principio "direttivo costante"
di partenza è rivolto all'indicizzazione del contenuto in direzione
specifica di un soggetto, in questo caso, della letteratura: una ricerca
che lo ha impegnato oltre ogni limite per la complessità e
la varietà delle indagini che sono state avviate intorno a
a figura di un letterato che nel mondo è sinonimo di poesia.
Infatti basta scorrere brevemente l'indice degli autori - nel cui
insieme sono compresi i curatori, i prefatori, i traduttori e gli
illustratori - per avere la sensazione di sfogliare un repertorio
internazionale. Ed è questa la novità delle indagini
di Esposito, rispetto a quelle condotte dai suoi citati "antecessori":
Niccolò Domenico Evola, Bibliografia dantesca (1920-1940) (Firenze,
Olschki, 1932) e i successivi aggiornamenti, fino al 1939, elaborati
da Hélène Wieruszowski; infine l'opera di raccordo di
Aldo Vallone, Gli studi danteschi dal 1940 al 1949 (Firenze, Olschki,
1950).
Proseguendo quelle ricerche, Esposito ha attivato un progetto più
arduo volendo far risaltare come scrive - nella "nuova carta
bibliografica [ ... ] appunto il dato della diffusione planetaria
del culto dantesco" (p. XIII). Effetto ampiamente riuscito tanto
che scopriamo che Dante ha conquistato la Cina, ed è stato
oggetto di studio in India, in Corea, in Giappone, in Islanda e nel
Pakistan: culture e lingue lontane dalla nostra. Inoltre si può
constatare, dai cento titoli di periodici americani elencati, la fortuna
dell'autore della Commedia in quel Paese; altrettanto indicativi sono
i cinquanta periodici dell'America Latina ed i quindici russi (rappresentati
dalle città di Mosca e di Kiev) nel confermare l'articolata
geografia degli studi danteschi.
Abitualmente nell'esercizio bibliografico si cimentano gli studenti
universitari durante la tesi di Laurea e tutti coloro che hanno intenzione
di scrivere per pubblicare. Ma il punto di partenza non sempre è
quello che si conviene, poiché raramente si consultano le bibliografie
di bibliografie, fonti che informano sull'esistenza di bibliografie
speciali, tematiche o bio-bibliografiche. Spesso, al contrario, si
inizia una ricerca compulsando un libro di argomento simile o vicino
al tema che si vuole svolgere per raccogliere notizie di altre autorità
citate per poi rivisitarle. Il risultato di tale lettura porta a cogliere,
nel migliore dei casi, aspetti meno considerati e nel peggiore a ricorrere
alla parafrasi od all'ossequio citazionale. Questo metodo che possiamo
definire a 'circuito chiuso' permette di rimanere ancorati ad una
comunità intellettuale che protegge se non contraddetta, ma
che condanna se criticata. Così si creano le cosiddette scuole
(o linee interpretative) che sono identificabili per mezzo dei nomi
degli autori citati, virtualmente testimoni di questa o quella corrente
critica. A volte accade di poter individuare aree geografiche culturali
ed ideologiche omogenee prestando attenzione all'insegna editoriale
o alla direzione delle riviste.
La citazione bibliografica è anche uno strumento critico che
si presta a svariati usi: può adulare come biasimare, esaltare
come denigrare, ignorare oppure ricercare un consenso. Avviare un'indagine
in questo contesto con il fine di allestire un elenco ragionato di
opere afferenti ad uno specifico ambito disciplinare, citate negli
ultimi venticinque anni e ordinate secondo le zone penisolari, potrebbe
costituire un esercizio bibliografico di notevole interesse socio-culturale.
Quindi fare una bibliografia è un passaggio obbligato nel mestiere
del critico e dello storico; è un'operazione che si deve compiere
per aggiungere contributi letterari a altri contributi, in modo da
tessere una tela di relazioni tra i testi che andranno a confluire
nell'elenco finale delle opere citate (criptobibliografia) spesso
ed erroneamente intitolata Bibliografia, perché mal si interpreta
il significato (o i significati) della parola, per cui pochi scelgono
la più corretta formula: Bibliografia di riferimento. Svariati
sono anche i criteri di ordinamento, tra i quali prevalgono quello
alfabetico per autori e titoli e quello cronologico oppure quello
misto quando l'elenco dei dati sia correlabile alla sequenza citazionale
così da conciliare la diacronia con la sincronia.
Anche la tecnica della descrizione ha le sue regole che non consentono
di creare ingiustificabili sigle come AA. VV. (che sta per autori
vari, cioè per opere miscellanee di più contributi autoriali).
Altrettanto illegittima è l'omissione del nome dell'editore
(o l'insegna della casa editrice) come se fosse casuale il suo apporto
nella definizione, costruzione e circolazione del libro o che sia
del tutto indifferente far sapere che quella pubblicazione è
stata prodotta e finanziata da un noto editore oppure realizzata in
una misconosciuta tipografia.
Togliere, ad esempio, ai Poemi, di Aldo Palazzeschi l'indicazione
dell'editore "Cesare Blanc" - che come tutti sanno era l'amato
gatto del poeta - e ricordare solo il luogo "Firenze 1909"
è come togliere un elemento prezioso all'identificazione dell'opera
e mutilarla di un segno per così dire 'ermeneutico' che senza
dubbio è parte di quell'edizione e può, come tutti gli
elementi paratestuali, costituire, se non omesso, una chiave di lettura.
Inoltre trascurare la paternità editoriale è un torto
che si compie nei confronti del libro che deriva da una riproduzione
endogamica, se ci è consentito il prestito linguistico dalle
scienze naturali. Il testo senza il paratesto è una lettura
probabile che dipende dalla possibilità d'incontro con il lettore
che può anche non realizzarsi in quanto l'esemplare è
unico. Il libro, al contrario, è una lettura che si realizza
certamente perché le possibilità d'incontro aumentano
con la tiratura di più copie. Infine la bibliografia sviluppa
tale possibilità.
Riteniamo queste divagazioni, che potrebbero essere considerate superflue
quanto didascaliche e lo sarebbero come lo sono se non si riscontrassero
tanti errori di comunicazione bibliografica in pubblicazioni di editori
affermati, utili a far meglio comprendere il valore dell'opera che
stiamo presentando, già ampiamente segnalati in vari quotidiani
e periodici.
Considerazione finale. Esposito, nella prima nota dell'introduzione
intitolata Consuntivo della dantologia novecentesca, si cautela contro
"eventuali non sereni rabdomanti dell'omesso", chiamando
in causa a suo sostegno Benedetto Croce con l'affermazione: "Bibliografie
complete non credo che ce ne siano: ci sono bibliografie povere e
bibliografie ricche" e Gianfranco Contini: "si sarebbe potuto
in astratto far meglio, e si sarebbe potuto anche non fare".
Voci autorevoli di un filosofo e di un filologo, professionisti dell'intelletto
e per definizione; ma talvolta il pensiero del bibliografo (che per
mestiere si rende similabile al filologo) rincorrendo la concretezza
in opposizione all'astrattezza del filosofo può chiarire con
maggiore effetto il dilemma: "le bibliografie non si dividono
in complete (che non esistono), e incomplete; ma fatte bene e fatte
male".
Carlo M. Simonetti










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