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            E difficile  
              comprendere come questo si concilii con il desiderio  
              di Putin di vedere aumentare  
              gli investimenti stranieri in Russia. 
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             Lannuncio di una limitata moratoria, anche nel tempo, da 
              parte del governo Kasjanov della Federazione Russa ha richiamato 
              alla mia mente il pessimismo che nel 1924 fu espresso da Keynes 
              a proposito della sorte dei crediti concessi a governi stranieri: 
              «In verità è probabile che i prestiti a governi 
              stranieri abbiano dato cattivi risultati nel complesso. Linvestitore 
              non ha alcun rimedio  proprio nessuno  contro linadempienza. 
              Vè da parte di molti Paesi stranieri una forte tendenza 
              a comportarsi così in caso di guerre e di rivoluzioni e ogni 
              volta che laspettativa di nuovi prestiti non supera più 
              lammontare degli interessi su quelli vecchi». 
              Anche se la fattispecie che Keynes aveva in mente riguardava i prestiti 
              privati a enti sovrani, mutatis mutandis, la sua analisi può 
              essere estesa ai crediti da Stato a Stato. E, forse, la Russia 
              oggi nella condizione di non poter rimborsare i prestiti che essa 
              ha ereditato dallUnione Sovietica e che già erano stati 
              oggetto di riscadenzamento nellambito del Club di Parigi? 
              No, la sua bilancia dei pagamenti è in buona salute e le 
              sue riserve ufficiali potrebbero essere in condizioni migliori se 
              la fuoriuscita di capitali e laccumulazione privata di valute 
              straniere fossero minori. 
              Grazie soprattutto allesportazione di petrolio e ai prezzi 
              che un cartello internazionale ha deciso di imporre ai Paesi consumatori, 
              la bilancia commerciale della Russia ha segnato nel 2000 un attivo 
              di 60 miliardi di dollari circa, mentre le riserve della Banca centrale 
              sono cresciute di 16, raggiungendo il livello di 28; se si tiene 
              conto che il servizio del debito estero ne ha assorbito altri 11 
              circa, oltre la metà dellavanzo (33 miliardi di dollari) 
              è andato ad incrementare le disponibilità valutarie 
              dei russi sia allinterno del Paese sia allestero, oltre 
              che a finanziare qualche legittimo investimento fuori dai confini. 
            Quando la fiducia nella moneta nazionale è buona, la quota 
              dei saldi monetari detenuta sotto forma di biglietti di banca stranieri 
              è minima o insignificante. Non è questa certamente 
              la situazione della Russia dove, secondo uno studio del Tesoro americano, 
              la quantità di greenbacks nelle mani della popolazione ammonta 
              alla straordinaria cifra di 60 miliardi di dollari, un valore non 
              dissimile da quello in circolazione negli Stati Uniti. Il drenaggio, 
              quindi, dalla bilancia dei pagamenti verso i peculii privati è 
              non solo rilevantissimo, ma anche legale. 
              Lesportazione di capitale non sempre è contro la legge, 
              anche se certamente ne viola lo spirito, e si avvale dei classici 
              strumenti della sovrafatturazione delle importazioni, che pare giunga 
              fino al pagamento di beni e servizi mai consegnati, e alla sottofatturazione 
              delle esportazioni. Almeno per il petrolio, tuttavia, questultimo 
              fenomeno si è fortemente ridotto, il che ha permesso di chiudere 
              la forbice tra il valore delle esportazioni e i proventi delle medesime. 
              Latteggiamento del presidente Putin nei confronti degli oligarchi 
              non è certamente estraneo a questo miglioramento nella bilancia 
              dei pagamenti del settore. 
              Le banche occidentali continuano, quindi, ad essere destinatarie 
              di ingenti somme di provenienza e proprietà russa, che si 
              aggiungono a quelle già trasferite in precedenza. Se lo stock 
              di banconote americane in mano ai russi è stato stimato in 
              60 miliardi di dollari, è immaginabile che le disponibilità 
              collocate allestero non siano almeno il doppio? Se si pensa 
              allo stato di arretratezza e di degrado di gran parte dellapparato 
              produttivo russo, si evidenzia chiaramente quale danno sociale derivi 
              da comportamenti che, quandanche legali, non permettono al 
              Paese di inserirsi nel contesto dei Paesi di buona industrializzazione. 
            Cosa si sta facendo per migliorare il clima economico e favorire 
              gli investimenti? La riforma fiscale è certamente il successo 
              maggiore di Putin sul piano parlamentare. E da augurarsi che 
              limposta personale con lunica aliquota del 13 per cento 
              serva a ridurre levasione e che la riduzione dal 65 al 24 
              per cento in media della pressione complessiva sul monte salari 
              dellimpresa serva a stimolarne anche la capacità innovativa. 
              Daltra parte, il 2000 è stato un anno favorevole per 
              la Russia, con un aumento del Pil del 7 per cento, per effetto della 
              forte svalutazione del rublo del 1998 e la favorevole congiuntura 
              petrolifera degli ultimi tempi, e della produzione industriale del 
              10 per cento.  
              La risposta delleconomia può quindi costituire un volano 
              per la modernizzazione del Paese e per il rilancio degli investimenti, 
              anche da parte degli stranieri. Il flusso di quelli diretti provenienti 
              dallestero non arriva a 5 miliardi di dollari. Daltra 
              parte, se la fiducia è ancora negata al Paese dai propri 
              imprenditori, non vè ragione che sia concessa da quelli 
              stranieri. 
              In questo quadro, che si è tentati di definire promettente, 
              si èinserita la decisione del governo russo di congelare 
              il rimborso dei debiti ex Urss, ammontanti a 48,6 miliardi di dollari, 
              verso i Paesi del Club di Parigi per i primi tre mesi dellanno. 
              Né la situazione di liquidità, come già rilevato, 
              né le condizioni interne sono tali da giustificare, secondo 
              la citata visione di Keynes, linosservanza degli obblighi 
              verso i Paesi creditori. 
              Quale spiegazione si può dare per un simile comportamento? 
              Innanzi tutto, va detto che la decisione è stata accuratamente 
              preparata, come dimostrano la dichiarazione di Kasjanov secondo 
              la quale era possibile una sospensione dei rimborsi se fosse diminuito 
              il prezzo del petrolio, e, soprattutto, il mancato inserimento nella 
              legislazione finanziaria per il 2001 dei 3,3 miliardi di dollari 
              necessari per onorare le scadenze del debito ex sovietico. Inoltre, 
              è convinzione di Putin che il carico del debito estero sia 
              eccessivo, come ha reso noto nel fare il bilancio del suo primo 
              anno al Cremlino, sicché è abbastanza palese lintendimento 
              di ottenere, attraverso la sospensione dei pagamenti, anche dal 
              Club di Parigi la riduzione del 30 per cento sui debiti pubblici 
              che era stata già concessa dal Club di Londra per quelli 
              privati. 
            Loccasione per un simile atto di forza è stata fornita 
              dal calendario dei colloqui russo-tedeschi sui crediti bilaterali 
              a Berlino e dallarrivo a Mosca di una delegazione del Fondo 
              monetario internazionale per discutere il programma di azione economica 
              e finanziaria; in passato, il Fmi si era dichiarato contrario alla 
              riduzione del 30 per cento per i debiti verso i Paesi del Club parigino. 
              Può, oggi, cambiare opinione? E difficile, alla luce 
              delle risultanze della bilancia commerciale che testimoniano di 
              una capacità di ripagamento. Gli stessi russi, però, 
              non potranno addurre ipotetiche riduzioni del prezzo del petrolio. 
              Quindi, la giustificazione sostanziale è da ricercare con 
              ogni probabilità nel miglioramento della capacità 
              contrattuale della Russia e nella sua volontà 
              di utilizzarla nella ridefinizione di accordi già raggiunti. 
              E questo, perciò, un brutto precedente, poiché 
              fa dipendere la rinegoziazione dei debiti non solo da un peggioramento 
              delle condizioni del Paese debitore, ma anche dal loro miglioramento, 
              con chiaro aumento dellincertezza. E difficile poi comprendere 
              come ciò si concilii col desiderio, espresso anchesso 
              da Putin, di vedere aumentare gli investimenti stranieri in Russia. 
              Perciò non si può non convenire con chi qualifica 
              di spregiudicato pragmatismo le iniziative internazionali della 
              Russia nellultimo anno. Ammesso che abbia successo nel breve 
              termine, pagherà lopportunismo nel medio? 
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