| Chi sostiene che la democrazia
 e i diritti delluomo non sono che
 prodotti occidentali, in realtà
 insulta i popoli
 del Terzo Mondo.
 |  | Il solo modo per vincere contro il terrorismo è organizzare 
              unazione internazionale comune. Poco importa che si parli 
              di cooperazione o di coalizione: lessenziale è che 
              la lotta sia condotta nel quadro delle Nazioni Unite, sulla base 
              delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e di quelle dellAssemblea 
              Generale. La battaglia contro i talebani e bin Laden ha rappresentato 
              un obiettivo di breve periodo. Ma contro il terrorismo in generale 
              si può vincere soltanto sul lungo periodo, quindi, con una 
              coalizione. Per alcuni Paesi limpegno nella coalizione si 
              tradurrà in intervento armato; per altri, si dovrà 
              limitare a un sostegno politico oppure materiale. Con la vicenda delle Twin Towers e dellAfghanistan abbiamo 
              avuto davanti un problema nuovo. Ma questo non significa che i vecchi 
              problemi siano scomparsi. Dobbiamo essere più che mai determinati 
              ad estirpare le radici del terrorismo, che non è nato ieri. 
              Dobbiamo continuare a combattere la povertà e lignoranza. 
              Nello stesso tempo, non dobbiamo rinunciare a risolvere i conflitti 
              rimasti ancora senza una soluzione. Se cè la volontà 
              politica, se si è disposti a investire il denaro necessario 
              allo sviluppo economico, il terrorismo potrà essere contenuto. 
              Credo addirittura che ce la faremo ben prima di quanto si pensi. 
              E pur vero che abbiamo conosciuto nel passato, e anche di 
              recente, insuccessi e battute darresto. Ma siamo anche riusciti 
              a portare positivamente a termine più di unoperazione: 
              la transizione in Namibia, le elezioni in Cambogia, il salvataggio 
              di Timor. Evidentemente la stampa ha la tendenza a trascurare gli 
              esiti positivi e ad enfatizzare quelli negativi. Sono soltanto le 
              cattive notizie a fare notizia. Eppure, il Comitato del Premio Nobel 
              ha voluto riconoscere i nostri sforzi in campo economico e sociale. 
              In materia di povertà nel Terzo Mondo, di diritti delle donne, 
              di ambiente, le Nazioni Unite sono sempre state allavanguardia.
 Per battere il terrorismo, ora, servono più finanziamenti 
              e più soldati ben addestrati. Gli Stati membri hanno capito 
              il messaggio, e hanno approvato la maggior parte delle mie raccomandazioni. 
              Potenziando le risorse, saremo in grado di organizzare operazioni 
              molto più efficaci, perché potremo contare sul sostegno 
              politico, e, nello stesso tempo, sugli aiuti necessari. Gli Stati 
              membri non possono più affidare allOnu delle responsabilità, 
              rifiutandole poi i mezzi per assumerle. Quando le nostre operazioni 
              di pace andavano male e i giornali gridavano al fallimento, non 
              uno dei 189 Stati membri si è mai alzato a difendere le Nazioni 
              Unite. Eppure, queste appartengono a loro.
 Bin Laden mi ha definito «un criminale» e ha accusato 
              lOnu di far soffrire i musulmani. Ha torto. La Dichiarazione 
              Universale dei Diritti dellUomo è stata scritta da 
              pensatori provenienti da ogni angolo del pianeta, e non soltanto 
              dallOccidente. A distanza di cinquantanni, credo che 
              ogni società si possa identificare con questa Dichiarazione. 
              Chi sostiene che la democrazia e i diritti delluomo non sono 
              che prodotti occidentali, in realtà insulta i popoli del 
              Terzo Mondo che pretende di difendere. Il padre che scopre che suo 
              figlio è stato torturato, la moglie che scopre che suo marito 
              è stato in prigione senza motivo: la loro reazione è 
              la stessa, ovunque si trovino. In Occidente o in Oriente, nel Primo 
              o nel Terzo Mondo, urlano con la stessa collera, piangono le stesse 
              lacrime.La riflessione che la libertà sia un lusso di Paesi ricchi, 
              che spesso sentiamo provenire da più parti, anche dalle regioni 
              della mia Africa, la fanno soltanto i dirigenti che sono ben saldi 
              al potere. Perché non intendono perdere il ruolo che hanno. 
              Ma si vada a chiedere alluomo della strada, che ha avuto il 
              figlio torturato, se è daccordo con un capo del genere. 
              Non si può mentire ai popoli, né in Africa, né 
              altrove nel Terzo Mondo. Sanno molto bene che cosè 
              la democrazia. Pongono degli interrogativi ai loro leader ed esigono 
              delle risposte.
 Io parlo a molta gente, ascolto molta gente, vedo molta gente. E 
              può anche darsi che qualche volta (come è stato detto) 
              dia limpressione di fare lo stesso mestiere del Papa. Del 
              resto, ho confidato a Giovanni Paolo II che ci troviamo spesso sullo 
              stesso terreno, quando si tratta di difendere il benessere del mondo. 
              Gli ho detto: «Lei agisce attraverso la preghiera. Io agisco 
              attraverso il negoziato». Dunque, se mi merito il titolo di 
              papa civile è perché alzo la voce a nome 
              di chi la voce non ce lha, perché difendo la causa 
              dei poveri e dei deboli.
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