Le normative
che vincolano
il mercato dei
prodotti e quello del lavoro in Italia minacciano anche la vitalità
futura del Paese.
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Leconomia italiana manca di robustezza e vitalità.
Cè un elevato tasso di disoccupazione e la ripresa
è lenta. La posizione competitiva del Paese nel commercio
mondiale è debole nei settori delle alte tecnologie, sintomo
di due fattori intrecciati. Primo, la debolezza degli incentivi
per gli investimenti in risorse umane e per gli investimenti finanziari,
colpa di normative, fiscalità e burocrazia. Secondo, lincapacità
del sistema italiano di reagire velocemente. La new economy del
ventunesimo secolo è caratterizzata dalla mutabilità
e dalla necessità di risposte flessibili. Questa mutabilità
crea opportunità che possono cogliere solo coloro che sono
in grado di rispondere rapidamente e con efficienza.
Il sistema sociale in Italia impedisce risposte veloci. Per comprendere
il problema che mina leconomia italiana e le possibili soluzioni
è importante comprenderne le cause più chiaramente
e distinguere quelle a lungo termine da quelle a breve. Secondo
me, sono gli incentivi in atto che hanno conseguenze a lungo termine
estremamente preoccupanti, sebbene la maggior parte delle discussioni
politiche si focalizzino su obiettivi a breve.

Un problema urgente che deve affrontare lItalia, come gran
parte dellEuropa, è quello degli elevati tassi di disoccupazione.
Cè un corposo sistema di prove empiriche che evidenziano
il fatto che gli incentivi statali sono un problema e che le aziende,
gli individui e le nazioni ne subiscono le conseguenze. Disincentivi
come i minimi salariali, le imposizioni sindacali sui salari, oppure
le normative sullingresso nel mondo del lavoro hanno forti
effetti, specialmente quando i minimi sono vincolanti. Nellambito
della discussione sulla creazione di nuovi posti di lavoro queste
conseguenze sono minimizzate, quando non ignorate del tutto.
Quando si confronta leconomia americana con quella italiana
o con le altre economie europee, non è difficile raggiungere
la conclusione che cè qualcosa, nel sistema degli incentivi
del Welfare State, che sta alla base delle differenze tra le performance
dei diversi Paesi.
1) Gli incentivi del Welfare in Europa e in Italia causano una
distrazione delle risorse e danneggiano lefficienza. La centralizzazione
delle negoziazioni, le normative sulla creazione di nuove imprese,
lattività delle banche: tutto concorre. In particolare,
il sistema italiano della Cassa integrazione è inefficiente
in confronto agli altri sistemi europei. Non fornisce unassicurazione
universale per tutti i lavoratori né costituisce un sussidio
salariale, non promuovendo né il lavoro né loccupazione.
2) Leconomia mondiale è più variabile e meno
prevedibile oggi rispetto a trentanni fa. Questa è
unera di grandi rischi e grandi ritorni. Lo Stato sociale
moderno non si può adattare a questa nuova economia mondiale
perché scoraggia le iniziative rischiose e ladattamento
a nuovi standard di efficienza, mentre molte routine della old economy
non sono più profittevoli. Il problema della disoccupazione
in Italia non è solo dovuto al fatto che il costo del lavoro
è troppo elevato, sebbene questo sia un problema. E
anche dovuto allincapacità delleconomia di adattarsi
ai cambiamenti e a sfruttare le opportunità e le sfide della
new economy.
3) Lapertura di un mercato globale e la competitività
comportano che luniformità dei prezzi dei beni commercializzati
abbiano ripercussioni decisive sul mercato del lavoro. Quindi, i
benefici non salariali per i lavoratori, che sono pagati dalle aziende,
devono essere sostenuti dagli stessi lavoratori. I salari più
elevati ottenuti dai sindacati o i minimi salariali devono condurre
a soluzioni che vanno contro il lavoro se le aziende vogliono rimanere
competitive.
4) I marchi di fabbrica della new economy sono: diversità,
eterogeneità di opportunità e valore delle competenze
locali. Molte opportunità nascono a mano a mano che potenziali
partner commerciali e produttivi hanno la possibilità di
trovarsi a vicenda. Le vecchie economie si concentravano su tecnologie
stabili dove capitale e forza lavoro erano assunti come omogenei.
Nel caso dellItalia, le applicazioni dei salari calcolati
su base nazionale nel Mezzogiorno sono causa di scarsa occupazione
in quella regione. Una politica di uniformità elimina la
possibilità di sfruttare le differenze regionali con il beneficio
di tutti.

La disoccupazione italiana, come nella maggior parte dei Paesi
europei, è largamente costituita da disoccupati di lungo
termine. La disoccupazione americana è invece tipicamente
di durata inferiore ed è associata al cambiamento di lavoro
con la nascita e la scomparsa di nuove opportunità. La disoccupazione
europea è strutturale, non ciclica. I fattori che producono
maggiori livelli di disoccupazione sono dovuti ai fondamentali economici:
incentivi, tecnologia, fornitura di lavoro. A fronte di cambiamenti
nella tecnologia e opportunità commerciali, è il più
giovane, il più preparato, il più capace a beneficiarne.
La politica economica dovrebbe ridurre gli incentivi alla
disoccupazione. I sussidi salariali per tutti i lavoratori
coinvolti in questa transizione rappresentano unopzione per
migliorare le possibilità di occupazione, senza ridurre la
loro qualità della vita.
Gli italiani e gli altri europei dicono che lequità
o la giustizia sociale sono importanti quanto lefficienza
economica. Non voglio dire che i valori europei siano inappropriati,
è certo che vi sia minore disuguaglianza tra i guadagni dei
lavoratori italiani ed europei che negli Stati Uniti o in altre
economie meno rigide. Allo stesso tempo, è importante però
riconoscere che queste statistiche escludono i disoccupati di lungo
periodo, che costituiscono più della metà dei disoccupati
italiani. Uno studio recente confronta il mercato del lavoro italiano
con quello americano in termini di disuguaglianza salariale nellarco
della vita delle persone. Mentre la disuguaglianza salariale in
un determinato momento negli Usa è maggiore, nellambito
dellintero arco di vita delle persone è meno accentuata.
Cè più mobilità e ci sono più
opportunità negli Stati Uniti. La recente introduzione su
larga scala di contratti a tempo determinato in Italia aumenta loccupazione
a breve termine, ma crea un mercato del lavoro a due livelli e non
incoraggia la formazione di capacità e competenze tra gli
impiegati a breve.
I mercati europei sono molto più regolamentati e la contrattazione
dei salari è molto più centralizzata. La differenza
tra quello che lazienda paga in tasse per unità lavorativa
e quello che il lavoratore riceve è molto superiore in Europa
rispetto agli Usa, e in particolare in Italia. E dimostrato
che a questo livello di incentivi la Stato italiano riduce loccupazione,
aumenta la disoccupazione, ritarda la flessibilità e crea
un sistema a due livelli.
Lapplicazione di tre princìpi (decentralizzazione delle
negoziazioni alle imprese, rimozione degli interventi statali dal
processo di negoziazione, determinazione locale dei termini su cui
è consentito negoziare) promuove la produttività e
vincola le retribuzioni alla produttività sul posto di lavoro
e non alla politica.
Gli incentivi per acquisire risore umane sono deboli in confronto
a quelli di altri Paesi. Lintroduzione di contratti a tempo
determinato non promuove una cultura del lavoro e della competenza.
Gli incentivi per leccellenza sono deboli anche nel sistema
scolastico italiano. I salari sono bassi. Questi e altri fattori
portano a un livello di sviluppo delle competenze più basso
in Italia e a una minore produttività della forza lavoro.
Prendendo in considerazione i problemi del mercato del lavoro in
Italia, il primo impulso naturale è di guardare alle istituzioni
che governano il mercato del lavoro. Ma anche la struttura del sistema
produttivo e i mercati dei capitali condizionano la situazione.
Il mercato produttivo italiano è fortemente regolamentato
e ciò ritarda la capacità delleconomia italiana
di rispondere alle nuove opportunità commerciali e tecnologiche
e inibisce la creazione di nuovi posti di lavoro. LItalia
è al primo posto nel mondo sviluppato in materia di vincoli
normativi, specialmente quelli per lo stabilimento di nuove imprese.
Questo ambiente normativo ostile frena anche gli investimenti e
i rischi imprenditoriali ed è anche per queste ragioni che
il livello degli investimenti diretti allestero in Italia
è sempre stato così basso e gli investimenti italiani
in venture capital sono scarsi.
Le normative che vincolano il mercato dei prodotti e quello del
lavoro in Italia minacciano anche la vitalità futura del
Paese. Il commercio è un motore fondamentale per il potere
economico italiano. LItalia mantiene una posizione altamente
competitiva in determinati settori a basso contenuto tecnologico.
Il fallimento delle istituzioni italiane di formazione superiore
nel produrre più studenti e nello sviluppare soluzioni flessibili
con le industrie non promette niente di buono per leconomia
italiana.
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