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Trascriviamo i testi di alcune lettere che Luzi aveva indirizzato
a Ercole Ugo DAndrea in tempi diversi, ma che sono prive di
data. Lordine di trascrizione è del tutto soggettivo.
Il criterio di trascrizione è dato dalliniziale uso
del lei, e dal successivo passaggio al tu,
quando lamicizia fra
i due si era consolidata non solo per via epistolare, ma anche per
alcuni incontri, e soprattutto dopo una breve vacanza trascorsa
da Luzi in casa DAndrea, a Galatone.
In controluce, lettere brevi ed essenziali, che parlano di poesia,
di libri, di ritmi impalpabili costruiti con le parole, ma anche
di consigli, di complicità e di sintonie, di stanchezze e
di lavoro dannato e fatuo. In un tempo che macerava
luomo e il poeta, occasioni per parlare, per scuotere forse
un po.
E solo per affetto.
Caro DAndrea,
vivo anche io il suo sottile rovello; mi metto nella sua esistenza
e nel suo puntiglio a darle un senso. So che è uno stato
non privo di tormento eppure è anche uno stato di relativa
potenza. Del resto lei lo dimostra attualmente, non avendo rinunziato
a nessuna delle domande importanti.
Questo non vuol dire che lei debba rimanere in quel limbo improgressivamente.
Spero che il passo presso Mursia sia fruttifero. Scriverei a qualcuno
se sapessi chi è il responsabile. Ma non so niente di quella
casa editrice.
Mè venuta in questi giorni unidea ricevendo un
libro di Ercole Bellucci da Urbino, stampato in una collana nuova,
elegante. Sentirò se è possibile farvi inserire il
suo libro.
Per il resto la vita apparentemente ci scavalca; ma solo apparentemente.
Nessuna prova ci è data, credo, che non possiamo (o dobbiamo)
sostenere. Ma lei lo sa già. E io lo imparo un po per
giorno.
Caro DAndrea,
che dispiacere non averla ricevuta. In compenso mi arriva il suo
libro pigmentato con matura coscienza di illusione e veleno comè
lei e come siamo un po tutti in questo tempo.
Devo rileggerlo naturalmente, ma mi è sembrato incidere su
una vera sostanza e ne sono rimasto assai conquistato. E lieto anche
per lei, naturalmente, che non paga inutilmente lo scotto dunesistenza
filata con lagro eppure accettata per quel che è.
Bravo, vorrei dirle, se non temessi il suo sorriso. Creda alla mia
stima crescente quanto la mia amicizia.
Caro DAndrea,
che dirà di questo ritardo? Spero voglia attribuirlo solo
al mio disordine e allaffollarsi di tante scartoffie sulla
mia scrivania. Ma la sua lettera mi fece piacere. E le sue poesie
le lessi subito, e mi piacque larguzia amarognola-ridente
di Buon segno e del Poeta. Mi pare che vada entrando
in possesso di sé, del suo destino. Ed è tutto; tutto
quello che si può pretendere.
Cercherò di passarle a qualche rivista, sebbene i miei contatti
si riducano a ben poca cosa. Ma lei lavori, verranno a cercarla.
Su!
Mi creda, il suo amico Mario Luzi.
Le accludo una foto; è un po sbiadita, ma è
la mia stanza e mi ci ritrovo.
Caro DAndrea,
grazie della felicissima (e a me particolarmente cara) poesia.
Bene: vedo chiaro nel suo lavoro e questo mi dà allegria.
Stia su e mi ricordi.

(Caro DAndrea),
Auguri, e mi ricordi a Comi. Quanto alla Fiera non
posso prometterle niente per il momento perché mi pare abbiano
sempre meno voglia di riservare spazio alla poesia. Ma certo un
poemetto come La porta delle pecore, limpido e pieno di senso
e di luci interne, lo avrei presentato volentieri e credo non avrebbero
opposto resistenza. Sia comunque lieto di averlo scritto. Mi pare
che Ramat abbia da poco dedicato una nota al suo suadente libretto.
Non mancherà loccasione di riparlare di lei, inclusa
La porta delle pecore.
Suo Mario Luzi.
Sto uscendo, spero, da un brutto mese di sofferenza e di fastidio
dovuto a unaffezione nevrotica e epidermica.
Caro DAndrea,
complimenti per la laurea! E, anchessa, unazione
da parte sua; e, spero, una buona azione.
Ho dato tra un viaggio a Urbino e uno nel Trentino una rapida occhiata
alle sue nuove poesie. Mi sembrano molto acute e molto dimesse,
nella loro felicità, per così dire, domestica
felicità amarognola e grondante scontento. Il senso della
riduzione sta per diventare unarma a più tagli nelle
sue mani. Ma le dirò di più quando avrò un
po di pace per rileggerle.
Per la presentazione, daccordo, con tutto il cuore.
E si goda le vacanze di Alfedena, un posto da cui sono passato e
che mè rimasto nel cantuccio inesplorato che sgomitola
sogni e memorie.

Caro DAndrea,
a Urbino non trovai Bellucci. Il colloquio si è svolto per
lettera, dunque; e la conclusione è questa: Bellucci ha parlato
a Bo (direttore nominale e reale della collana, cosa che francamente
ignoravo), Bo gli ha detto di invitarci a mandare su il manoscritto.
Credo che ciò equivalga a un consenso. Perciò lei
dovrebbe senzaltro spedire il copione a Urbino, magari a Bellucci
che provvederà a passarlo a Bo.
Lindirizzo è: dott. Ercole Bellucci-Facoltà
di Giurisprudenza, URBINO.
Ho fiducia che questa sia la volta buona. Scusi se non mindugio
a parlare con lei che ascolta e comprende bene, ma in questo momento
sono proprio sfinito.
Spero di avere presto loccasione (di) riprendere il nostro
discorso, intanto abbia i più cari saluti.
Caro DAndrea,
sì, forse ha bisogno di qualcosa che ricapitoli in azione,
faccia convergere su un punto vivo e creativo la sua sensibilità
che tende a diramarsi capillarmente tra le presenze e le assenze
del suo romitorio. Questo è stato del resto per lei un universo
fervido e tornerà a esserlo. Conosco queste alternanze di
stasi e di estasi. Una dissipazione impalpabile e perciò
snervante sembra il contenuto della prima: e forse lo è ma
congiunta a una forza sotterranea di arricchimento in attesa che
scatti laltra che può essere un momento di trasparenza
qualsiasi o il rivelarsi di una polarità finora nascosta.
In sostanza lei aspetta una scintilla che riaccenda il circuito
e dà, naturalmente, più nomi a quella aspettativa.
Sarei astratto se le dicessi che lei ha già in sé,
latente, quella scintilla e deve solo liberarla dalla cenere: intendiamoci,
in definitiva è così, ma non sono tanto pascaliano
da non credere che lesistenza con la sua moralità non
incrementi il focarello e, ovviamente, lo esponga con soffio che
può essere dissolvitore. Personalmente ho sentito il bisogno
di correre tutto il rischio. Lei forse reprime un bisogno simile
dissimulando in stanchezze e estenuazioni una paura di novità
o di tradimento dal suo mondo intimo e familiare. E forse è
invece in quella inconscia idolatria trepidante che lo tradisce
addebitandogli la sua propria dolce inerzia.
Si sposi, si leghi a una donna perché tra le sue risorse
inutilizzate cè forse anche questa possibile dedizione.
E non tema troppo di non avere niente in cambio. Sarà meglio
che restare in qualche modo irrealizzato a prezzo di frustrazioni.
Lei fa già un piccolo calcolo di profittare delle frustrazioni
come Sbarbaro ecc. Eh, no, non può scegliere lei, ma solo
il destino. Purtroppo in queste cose della psiche, si è sempre
molto rozzi. E lo sono anche queste mie parole. Il fatto è
che la misura sta appunto allinterno della psiche individuale
stessa. E ciò che a uno pare ragione, per laltro è
violenza.
Ma volevo solo parlare con lei, magari scuoterla un po.
E solo per affetto.
Caro DAndrea,
Grazie della tua lettera e delle buone notizie. Ero rimasto un
po in sospeso e non osavo interpellarti. Mi dispiace che trovandomi
per due settimane in viaggio (una in collegio a Dublino) non avevo
portato con me lindirizzo per mandare un augurio ad Aurelio
e a sua madre, così ho mancato a un mio spontaneo desiderio.
Spero che accolgano ugualmente bene i miei voti tardivi che gli
trasmetterai. Può darsi che unaria nuova intorno a
te ti giovi.
Intanto ho piacere che qualcuno si sia accorto di te, ti richiedano
poesie. Non conosco Contrappunti non mi pare
daverla mai vista: ma Origine è fatta con insolita
cura e amore.
Ti consiglierei di accogliere quellinvito.
Io? Forse pubblicherò presto Il messaggero, il dopo
Ipazia. Salutami tua madre e a te un abbraccio.

Caro Ugo E.,
due frettolose parole per dirti che invidio i tuoi ozi
pieni di solitari, tranquilli negozi: mi parli infatti
di calme letture ad libitum: cosa di cui mi sono quasi dimenticato,
non ci fosse quel breve raccoglimento prima del sonno e qualche
resa alla malattia.
Sono anche bombardato da informazioni nauseabonde: tutti questi
conati, questo gioco sinistro in cui si esprime una volontà
e forse un diritto di esistere: un lavoro dannato e fatuo, un lavoro
senza opera.
Vorrei proprio essere altrove. Ma basta.
Quando verrai ti farò leggere la lettera di Forti e mi dirai
che cosa fare dei tuoi versi. Questa settimana andrò a Urbino
(da giovedì a sabato), la prossima credo di no.
Vedo poco gli amici, eccettuato Betocchi che ti saluta.
A presto, dunque. Con affetto.
Caro Ercole,
ritorno adesso da un breve periodo di riposo in Sicilia: tutto
sommato questi dieci giorni sono stati la mia sola vacanza. La salute
ora va meglio, ma sono ben lontano da una forma accettabile.
Maccorgo daver interrotto completamente la corrispondenza
da tre mesi: non te la prendere dunque se non hai avuto risposta
alla prima tua lettera di agosto.
Bertolucci non mi ha fatto sapere niente, e non so dove si trovi
attualmente. Lo solleciterò tra qualche settimana. Della
pletora dinutili poeti hai pienamente ragione: e così
delle difficoltà e dei temporeggiamenti che si oppongono
a te. Auguri fervidissimi per la salute di tua madre e, naturalmente,
per la tua. Ti abbraccio.
Natale
Caro Ercole,
auguri di pace e di buon lavoro a te, un pensiero anche per tua
madre e tuo fratello.
Mi dici di Bertolucci e di Garzanti: eh, non sai che non occorre
dire no quando non si dice neanche sì
Tuttavia non
dispero, i tempi psichici, la ruota delle convenienze e altro possono
ancora spostare la lancetta verso un appuntamento. Io non manco
di farti presente alla loro memoria.
Così si chiude questanno strano che ho passato più
che altro in aereo e a letto, tra viaggi, intendo, e malattia, eppure
non sono stato né troppo distratto né assente né
con le mani in mano
Un abbraccio.
(5 - continua)
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