Avendo deciso di restare a Matino, Romano dovette
affrontare
il problema
di procurarsi
un reddito, sia pure minimo, che gli consentisse
di vivere
dignitosamente.
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Era nato nel 1867. Suo padre, Donato, gli fece studiare musica
dappresso il professor Luigi Papadia, a sua volta padre di Vincenzo
Papadia, maestro e compositore. E la musica Luigi doveva averla
nel sangue, visto che seguì con profitto le lezioni, acquisendo
in breve tempo tutti i segreti della composizione. Giovanissimo,
emigrò in America, dove aprì un club frequentato da
personaggi che nel bene (Rodolfo Valentino) o nel male (Al Capone)
erano presenti nelle cronache giornalistiche statunitensi. Come
apprendiamo da alcuni documenti epistolari, negli Usa rimase per
ventisette anni, poi decise di fare ritorno a Matino.


Sconosciute, almeno finora, le motivazioni del rientro nel paese
natale. Furono spontanee, nel senso di un richiamo delle radici,
di una mai sopita nostalgia per il suo piccolo mondo antico,
oppure furono determinate da un qualche rovescio economico
al quale accenna in una sua lettera, o da altri fattori esterni
e contrari alla sua volontà? (Per quel che è stato
possibile appurare, sarebbe stato espulso dal Paese perché
il suo club era frequentato in prevalenza da personaggi ritenuti
politicamente e intellettualmente schierati a sinistra, perciò
invisi in tempi in cui negli Stati Uniti imperversava il più
rigido maccartismo.
Di certo cè la continuità della sua attività
di musicista, con composizioni che poi sarebbero state cedute allarchivio-discoregistroteca
della RAI di Torino, ove dovrebbero trovarsi ancora oggi. E proprio
questa destinazione dovrebbe confermare il valore del materiale
musicale di Luigi Romano.
Ma di certo cè anche limpossibilità per
questo Autore di vivere esercitando larte di Euterpe. I tempi
erano quelli, il Sud era devastato dalla miseria e dallindigenza,
le occasioni di lavoro per un musicista potevano presentarsi quasi
esclusivamente nelle grandi città, la più vicina delle
quali (ma, allepoca, a distanza quasi siderale) era Napoli.
Avendo deciso di restare a Matino, Romano dovette ben presto affrontare
il problema di procurarsi un reddito, sia pure minimo, che gli consentisse
di vivere dignitosamente. Cominciò a questo punto la sua
odissea epistolare, che senza soluzione di continuità lo
portò a scrivere lettere ad esponenti delle istituzioni locali
e provinciali, ma anche nazionali; e, successivamente, a far ricorso
ad un ingegnoso espediente: quello di comporre testi musicali domaggio,
che trascriveva sul pentagramma, facendoli precedere da una dedica
per particolari avvenimenti (compleanni, onomastici, matrimoni,
nomine ufficiali oppure onorarie, ricorrenze varie, ecc.), al fine
di ottenere una (mai richiesta esplicitamente) qualsiasi ricompensa
in denaro. Ne riportiamo qualche esempio, utilizzando documenti
raccolti dal matinese Giorgio Romano.
In una lettera del 19 gennaio 1933-XI, diretta A S.E. il Prefetto
della Provincia di Terra dOtranto - Lecce, il musicista
scriveva:
Eccellenza, questo ill.mo Signor Podestà mi ha onorato
dei ringraziamenti dellE. V. per gli auguri da me inviataLe,
e mi ha pregato di fornire maggiori schiarimenti in merito alla
mia richiesta per ottenere un tenue stipendio finanziario del Comune
di Matino per la costituzione di una banda tra gli organizzati allO.N.B.
Eccellenza, speravo che a questora io avessi dovuto rendere
nella Patria mia, alla quale son tornato dopo ventisette anni di
assenza, un tributo della mia modesta ma italianissima arte, per
la quale io ebbi ammiratore e amico il grande Puccini e il mago
dellelettricità Edison, che mi affidò un messaggio
autografo per lamato Duce dItalia, ed una penna stilografica
personale da offrire in omaggio al Segretario del Partito S.E. Starace.

Durissime condizioni di vita e varie sciagure di carattere economico,
mi hanno costretto nel mio paesello natio, senza la possibilità
di muovermi e procurare a me stesso la soddisfazione di far conoscere
i miei lavori.
Avendo appreso che lE.V. può disporre lo stanziamento
di una somma, anche modesta, nel bilancio del Comune di Matino,
bilancio che trovasi attualmente allapprovazione dellE.V.,
faccio vivi voti perché venga accolta la mia istanza onde
possa con animo grato accettare laiuto che in questi momenti
difficili della mia vita io chiedo alla Patria per la quale vissi
onorato allEstero.
Certo della benevolenza dellE.V., in sicura attesa con ogni
osservanza.
Dev.mo L. Romano.
Ecco, di seguito, i testi di alcune lettere intercorse tra le varie
Autorità in un modo o nellaltro coinvolte dalle petizioni
di Romano.
Lettera del 20 dicembre 1939 al Podestà di Matino:
Il nominato in oggetto, rimpatriato dallAmerica del
Nord, si è rivolto a S.E. il Maresciallo dItalia Rodolfo
Graziani lamentando le sue tristi condizioni economiche e chiedendo
un aiuto finanziario. Ti prego pertanto di fare tutto quanto ti
sarà possibile per venire incontro ai bisogni del Romano.
Resto in attesa di un cortese cenno di riscontro. Il Segretario
Federale Mario Cionini Visani.
Lettera del 19 novembre 1940, diretta al Prefetto di Lecce:
Assicuro lEcc. V. di avere consegnato al distinto in
oggetto gli autografi e le lettere da lui inviate in allegato ad
un esposto diretto a Donna Rachele Mussolini. Vi assicuro inoltre
che in aggiunta alla assistenza che già si prodiga allo stesso
in buoni viveri, sarà di tanto in tanto emesso un assegno
di £. 50,00 da parte di questo E.C.A. Il Podestà dr.
G.(iulio) Giannelli.
Lettera del 2 dicembre 1940 al Podestà di Matino:
Il Cav. Luigi Romano ha fatto pervenire allindirizzo
di Sua Maestà il Re e Imperatore un suo acrostico augurale
per il 71° Augusto Genetliaco. Vi prego di esprimere al Romano,
nel modo e nella forma che crederete opportuni, i Sovrani ringraziamenti
per il cortese pensiero.
Il Prefetto [segue firma in sigla].
Lettera del 15 dicembre 1940 al Podestà di Matino:
Vi trasmetto con preghiera di disporne la consegna
lunito vaglia cambiario N. 109005 di £. 500=
quale sussidio concesso dal DUCE a favore del Cav. Luigi Romano.
Per la regolarità degli atti resto in attesa di un cenno
di ricevuta in carta libera da parte del beneficiario.
Il Prefetto [segue firma in sigla].
Lettera del 27 gennaio 1941, diretta al Prefetto:
In riferimento alla nota sopra distinta, assicuro lEcc.
V. che il Professore Romano ha ricevuto nello scorso mese di gennaio
un compenso di £. 50,00 da parte di questo E.C.A. Il soccorso
promessogli, pertanto, non è stato sospeso, ma soltanto diminuito
in considerazione che nello scorso mese di dicembre, in ricorrenza
delle feste natalizie, egli aveva già percepito: £.
500,00 quale sussidio del DUCE, £. 300,00 dal Prof. Tito Schipa
e £. 200,00 dallEcc. V. Dopo quanto innanzi ho tenuto
giusto diminuire il soccorso continuo in suo favore, a beneficio
di gente più bisognosa di assistenza.
Il Podestà [segue firma in sigla].
Lettera del 7 marzo 1941 al Podestà di Matino:
Il noto Cav. Luigi Romano ha fatto pervenire un ennesimo
esposto per chiedere assistenza. Vi è noto tutto linteressamento
spiegato in suo favore dallEccellenza il Prefetto che gli
ha concesso a diverse riprese sussidi in danaro, che lo ha proposto
e gli ha fatto ottenere aiuti economici e per somme non indifferenti
dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero della
Casa di S.M. il Re Imperatore, e che da ultimo lo ha segnalato a
Voi per la concessione, nei limiti del possibile, di un sussidio
a carattere continuativo. Dopo tanto non riesce possibile fare di
più in favore del Romano. Vi prego di fargli comprendere
lopportunità di astenersi dallinviare continuamente
domande di aiuti economici, e ciò anche perché, essendo
già note le sue condizioni di bisogno, ove possibile, lEcc.
il Prefetto lo terrà senzaltro presente per la concessione
di sussidi.
Il Capo di Gabinetto [segue firma].
Dagli Stati Uniti era ritornato milionario, ma in Italia non condusse
una vita morigerata. Amava vivere alla grande, viaggiò molto
e viaggiò soprattutto non facendo mancare attorno a sé
tutto ciò che aveva a che fare con il lusso, senza risparmio
e senza preveggenza, fino a quando le sue risorse finanziarie fatalmente
si esaurirono.
Morì molto povero nel 1945, quando calava il sipario sulle
sciagure della seconda guerra mondiale che aveva aggiunto rovine
fisiche e spirituali, ferite e lutti in una terra che, come il resto
del Sud, viveva in un proprio fuso orario, dentro i meccanismi di
una società e di uneconomia che restavano vischiose,
non si muovevano e non si acceleravano a volontà. Sessantanni
dopo, di lui è rimasta una memoria ondivaga, tra poche luci
e molti coni dombra, che soltanto unaccurata indagine
biografica e una riscoperta della sua opera (con la ricerca anche
degli acrostici che Romano aveva scritto e mandato in
giro non soltanto nella provincia di Lecce) possono rimettere al
sole, per una valutazione oggettiva dei contenuti artistici, e dunque
del valore di questo talento emerso in una terra eccentrica, e in
quella stessa terra malinconicamente tramontato, dopo lavventurosa
migrazione oltreoceano.
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