Una sorta di
riconoscenza grande verso Dio, che ancora una volta ci ha fatto
concludere bene lannata.
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Il nostro impatto quotidiano con la globalizzazione sviluppa una
conseguente forte voglia di ricerca e di valorizzazione delle più
antiche tradizioni. In tale contesto ci sorprendiamo a ricercare
antichi usi, a rispolverare antichi dialetti, a cercare di mangiare
con vecchie ricette, riappropriandoci di uno stile di vita ormai
desueto, ma che è sicuramente più salutare e sano.
Questa premessa è doverosa per far comprendere il mio stato
danimo quando, nei primi giorni di luglio, ho ricevuto linvito
da parte di alcuni amici a partecipare al capocanale. Questanno
era mio ospite un collega di Milano, il quale, incuriosito, voleva
sapere di che cosa si stesse parlando, prima di accettare linvito.
Gli ho risposto: «Avrai tutte le spiegazioni dopo aver partecipato
alla serata». E qui comincia la cronaca di un avvenimento
che, secondo me, ha valori etici e sociali che vanno ben oltre levento
stesso.
Arriviamo ad Aradeo presso lo stabilimento dellAgrosud,
dove si lavorano diversi ortaggi, e in particolare i carciofi. Lazienda
appartiene ed è condotta dai Carlino, apprezzati imprenditori
da generazioni, specializzati nella produzione e nella trasformazione
dei prodotti agricoli. I Carlino vivono tutti per lazienda,
ad essa dedicano ogni pensiero, cura ed energia.

È un gran colpo docchio vedere lopificio illuminato
e splendente come non lo era nemmeno nel giorno dellinaugurazione
(io cero). Il piazzale di carico e scarico delle merci era
tappezzato da tavoli riccamente imbanditi di ogni ben di Dio nostrano
rigorosamente genuino, con la presenza viva e attiva di tutti coloro
che ad ogni titolo e in ogni fase avevano partecipato alla campagna
del carciofo.
Ecco: questo è il capocanale, una grande festa collettiva
per celebrare la conclusione di un colossale impegno nella realizzazione
di un articolato processo produttivo che passa dalla programmazione
della campagna alla coltura, alla raccolta, al trasporto del prodotto,
alla lavorazione, al confezionamento e alla spedizione. Il tutto
rigorosamente certificato per la qualità e la tracciabilità
della produzione.
Ad un occhio attento non sfugge la presenza di contadini, mediatori,
trasportatori, operai e operaie, chimici, bancari, commercialisti,
spedizionieri: ci sono tutti, proprio tutti.
E poi ci sono loro, i padroni di casa, difficili da individuare
in questo enorme e vociante insieme di persone, perché possono
essere confusi con coloro che assistono ai tavoli. In mezzo ai quali
vagano con la fronte madida di sudore benedetto, mi
riferisce Mimmi Carlino, il capostipite di questa splendida famiglia:
«Questo sudore è benedetto, perché
ben diverso da quello della fatica nei campi e perché segna
in modo forte una sorta di riconoscenza grande verso Dio, che ancora
una volta ci ha fatto concludere bene lannata, e verso coloro
che hanno collaborato con noi, che mi aiutano a portare avanti questa
azienda, verso la mia famiglia che mi è vicina e mi sopporta.
Sono decenni che ho il piacere e avverto il dovere per una
sera di sentire attorno a me laffetto, il calore della
gente che a vario titolo supporta questa azienda, è unantica
tradizione che finché vivrò porterò avanti,
e mi auguro che altrettanto facciano i miei discendenti».
E a tal riguardo, il futuro promette bene: Raffaele, suo figlio,
è il motore di questa potente macchina (che forse sarebbe
meglio definire un tir), e grazie a Dio è già in azienda,
e in questa festa è un piccolo torello sfrenato che illumina
gli occhi un po stanchi di nonno Mimmi.

Il clima che si respira è quasi anacronistico, sembrano
scene tratte da un libro di cinquantanni fa. È bello
vedere larte comportamentale di questi anfitrioni mutare in
rapida sequenza in funzione dei propri interlocutori con una spontaneità
coinvolgente e con la forza della schiettezza relazionale. Si fanno
voler bene, esplicitamente, senza riserve, con la trasparenza di
chi lavora la terra, di chi ha un carattere duro ma sincero. Questa
sera sono dimenticate, fugate, tutte le difficoltà di una
stagione, che ha mille imprevisti: il clima, il mercato, i parassiti,
la neve, ecc. ecc.
Come si può non apprezzare il fatto che un imprenditore dia
ancor oggi un valore morale allattività svolta da tante
persone per il raggiungimento di un obiettivo finale, attività
correttamente e contrattualmente retribuita, ma che in occasione
del capocanale viene ancor più premiata?
Immerso in questi pensieri, sento: «Taci! Non ho più
bisogno di alcuna spiegazione!». Conciso, il mio amico mi
ha liquidato.
Con orgoglio tutto sudista sono contento, felice di far parte di
coloro che i Carlino giudicano amici e partecipi del loro successo;
e inoltre in cuor mio ho capito quanto grande sia la forza delle
tradizioni e quanto luomo, quando è sano dentro, possa
dare dimostrazione di correttezza sociale, economica e morale.
Rientrati a casa, accendiamo il televisore. Va in onda il telegiornale.
Il mio laconico amico dice: «Grazie, ho vissuto un sogno».
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