La palma
delleccellenza nella ricerca
dellefficienza
va attribuita alle banche di Malta, Repubblica Ceca, Spagna e Irlanda.
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Ad una prima lettura superficiale del Rapporto 2007 sul mercato
del lavoro nellindustria finanziaria, curato dallAssociazione
Bancaria Italiana (ABI), il dato più rilevante potrebbe apparire
la crescita occupazionale finalmente registrata dal sistema bancario
italiano nel 2006 dopo anni caratterizzati dal segno negativo. In
realtà, era dal 1998 che il mondo delle banche non mostrava
una variazione positiva (+1,1%) con lunica eccezione del 2000,
probabilmente dovuta alle necessità connesse con il cambio
data di inizio secolo.
Ferma restando limportanza di questo dato di crescita, si
farebbe peraltro torto alla molteplicità di chiavi di lettura
e al rigore scientifico tipico del Rapporto, se si volesse restringere
una sua analisi a questa sia pur importante novità. Anche
perché sono almeno due i piani su cui è possibile
esaminare questo documento: uno di natura strutturale, il secondo
di tipo comparativo nellambito dello scenario europeo.
Cominciando dallaspetto strutturale, è dobbligo
fare una selezione nellampiezza del materiale statistico del
Rapporto e nella ricchezza dei temi ad essa collegata. Selezione
che offre lopportunità di rilevare conferme di tendenze
manifestatesi in passato e ormai consolidate e novità che
si affacciano nel mondo del credito italiano.
Un primo esempio è fornito dalla considerazione delle figure
contrattuali che caratterizzano questo segmento del mercato del
lavoro; dove la larga prevalenza va riconosciuta al contratto a
tempo indeterminato (96% dei lavoratori in servizio), mentre valori
residuali si segnalano per i lavoratori a progetto e i contratti
di agenzia/rappresentanza commerciale (0,2%), per gli stagisti (0,3%)
e per i lavoratori in somministrazione (0,5%). Va, altresì,
segnalato un ampio utilizzo dellapprendistato, figura contrattuale
rivisitata e destinata secondo le valutazioni del Rapporto a crescere
ulteriormente di peso anche per il completamento del necessario
recepimento su base regionale.

Sul fronte delle conferme un secondo esempio è dato dal
significativo slittamento del personale verso qualifiche più
elevate, fenomeno che non coinvolge i dirigenti ma i quadri direttivi,
la cui incidenza sul totale dei dipendenti è aumentata in
un solo anno dal 35% al 35,5%. Un miglioramento di inquadramento
professionale al quale ha fatto riscontro un innalzamento del livello
qualitativo riscontrabile nei titoli di studio dichiarati. Basterà
qui ricordare come il 93% della popolazione dipendente abbia un
diploma di scuola media superiore, il 30% un diploma di laurea e
oltre il 2% possa vantare un titolo post laurea per sottolineare
questo elemento di eccellenza del settore bancario. Cè
anche una curiosità che fa riflettere: la presenza di laureati
si rivela decisamente più corposa tra le banche cosiddette
minori rispetto alle grandi (40% contro 27%); mentre su base geografica
la distribuzione non appare uniforme con la maggiore densità
segnalata al Centro (46%) rispetto alle altre aree del Paese (in
particolare al Nord-Ovest con il 26%).
Un terzo aspetto strutturale che profuma di tendenza ormai consolidata
è la crescita della presenza femminile, che ha ormai toccato
la soglia del 40% della forza lavoro complessiva. Un traguardo significativo
e probabilmente destinato a crescere ulteriormente nel corso di
questo decennio, se risulterà confermata da un lato la politica
di assunzione basata sulla parità di selezione dei due sessi
e dallaltro continuerà il divario nei valori di sostituzione
su livelli più consistenti per le dipendenti femminili. Nel
2006 le evidenze acquisite mostrano un valore di sostituzione per
gli uomini inferiore allunità e decisamente superiore
per le donne (1,8); in altri termini, a fronte di ogni 10 cessazioni
maschili vi sono stati 9 subentri, a fronte di una quota ingressi
attestata per le donne a 18.
Ma non è solo laspetto quantitativo a destare interesse
in questo fenomeno di crescita (tra il 1986 e il 2006 la presenza
femminile è raddoppiata dal 20% al 40%, negli ultimi 11 anni
sono stati quasi 9 i punti percentuali di incremento); infatti,
la quota rosa ha inciso significativamente nel miglioramento
del livello di scolarità complessivo e delle specifiche categorie
di titolo di studio, a conferma della marcia in più
che contrassegna la loro presenza nel mondo bancario.

Dagli aspetti strutturali ai raffronti condotti in ambito europeo
per individuare anche in questo caso le novità e le conferme
più salienti. Lanalisi del Rapporto, condotta sui gruppi
bancari quotati originari dei 25 Paesi dellUnione europea
più la Svizzera, evidenzia alcune tendenze comuni: dallincidenza
della variabile Paese sulla struttura di costo delle banche alla
rilevanza delloperatività geografica in termini di
peso del fattore lavoro sulla performance aziendale, al divario
tra le banche originarie dei nuovi Stati membri dellUnione
europea e quelle originarie dei Paesi dellEuropa occidentale
per la minore incidenza del fattore lavoro sullefficienza
e sulla redditività aziendale delle prime.
Volendo, poi, concentrare lattenzione su un indicatore dellefficienza
aziendale, il rapporto cost-income, si può rilevare il suo
miglioramento generalizzato a livello europeo con una diminuzione
significativa pari a 2,4 punti percentuali. Inoltre, sempre su questo
versante, la palma delleccellenza nella ricerca dellefficienza
va attribuita alle banche originarie di Malta, Repubblica Ceca,
Spagna e Irlanda con un valore medio di questo rapporto che si attesta
sul 51%. Per lItalia vi è la conferma negativa di un
gap sfavorevole rispetto ai competitors europei pari a circa 4,8
punti percentuali (più precisamente il valore del rapporto
si situa al 64,8% contro il 60% della media UE 25).
Un dato sfavorevole che, purtroppo, si presenta in compagnia di
altre evidenze negative per il nostro Paese, a cominciare dallincidenza
del costo del personale sui costi operativi totali (il 61% in Italia)
superiore di poco meno di 5 punti percentuali rispetto al livello
medio dei 15 principali Paesi dellUnione europea.
Né migliori notizie si hanno dai raffronti specifici effettuati
sulla base delle categorie bancarie individuate (Global Banks, Superregional
Banks, Regional Banks e Investment Banks) con indicatori che per
lItalia si posizionano costantemente al di sotto dei valori
medi europei. Allorigine di questo squilibrio del costo del
personale il livello di costi più elevati che riguardano
un ventaglio ampio di posizioni professionali: ad iniziare dalla
figura delladdetto allo sportello, il cui costo medio risulta
in Italia inferiore solo a quello di due altre nazioni, Spagna e
Belgio.

Dalle negatività agli aspetti positivi per sottolineare
come nel Rapporto ABI non manchino gli apprezzamenti per limpegno
tenace e continuo delle banche italiane a muoversi secondo logiche
ispirate a maggiore efficienza e per i risultati già conseguiti
sul campo negli ultimi anni.
Peraltro, la struttura dei costi delle banche è in larga
misura influenzata da fattori esogeni al sistema creditizio di cui
il più vistoso può individuarsi in una legislazione
del lavoro decisamente meno flessibile di quella dei Paesi nostri
principali competitors. Ciò nonostante, proprio su questo
versante non può passarsi sotto silenzio la capacità
autoregolativa del sistema con un primo riferimento dobbligo
allapprendistato professionalizzante, che costituisce oggi
il normale strumento dingresso nel mondo del lavoro bancario.
Una menzione di merito va, poi, spesa per il Fondo esuberi, che
ha tagliato il traguardo del settimo anno di attività lasciandosi
alle spalle un patrimonio di intese aziendali e di gruppo che hanno
riguardato il sostegno a 25.000 lavoratori; mentre le erogazioni
di finanziamenti alla formazione (secondo filone operativo del Fondo)
sono ammontati a oltre 272 milioni di euro. Un profilo, questo del
Fondo, di assoluta originalità nel panorama bancario internazionale
che va annoverato tra gli elementi di stimolo di cui è ricca
la lettura del Rapporto; una ragione concreta per auspicare che
le banche italiane continuino nel loro percorso verso lobiettivo
di raffrontarsi alla pari con gli altri Paesi, svolgendo altresì
un ruolo di traino nello sviluppo economico e sociale dellintero
Paese.
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