LEuropa utile
è al lavoro per concedere questo passaporto a un gran numero
dei suoi cittadini dopo un lungo periodo di delusioni venute dallEuropa
politica.
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La vera e propria escalation del prezzo del petrolio. La crisi
dei mutui americani allargatasi, per contagio, a tutto il mondo.
La globalizzazione dei rincari, soprattutto dei generi di prima
necessità, e lo sgretolamento del potere dacquisto
delle retribuzioni. Le continue frenate della crescita economica
del nostro e di tanti altri Paesi. Eccetera, eccetera.
Non passa giorno, si può dire, senza che dai quotidiani e
dai giornali della radio e della televisione non ci vengano somministrate
massicce dosi di brutte, talvolta pessime notizie sullo stato delleconomia,
della politica, della società. E senza, di conseguenza, che
il tarlo della preoccupazione per i problemi di oggi e anche per
quelli del futuro tormenti gran parte delle nostre veglie e talvolta
perfino dei nostri sonni.
Lideale, per liberarsi da queste sofferenze, o almeno alleggerirle,
sarebbe un pronto e decisivo intervento dei poteri locali, nazionali
e internazionali per leliminazione totale e definitiva dei
mostri sbattuti in prima pagina pressoché quotidianamente
con laggiunta, quasi sempre, del peperoncino dellenfasi.
Poiché questa è utopia o, nel migliore dei casi, una
soluzione che richiede tempi lunghi, molto lunghi, è bene
però cominciare a scoprire e ad applicare altri rimedi. Tra
i quali ci sono la rassegnazione a qualche sacrificio, un minimo
(e per chi se lo può permettere anche un massimo!) di ottimismo
di fronte alle difficoltà, infine, ultimo ma non certamente
minore, un aumento di attenzione e considerazione per le notizie
buone: che ci sono e in discreta quantità, anche se i mezzi
dinformazione hanno spesso la cattiva abitudine di minimizzarle
dando loro scarso spazio e risalto e qualche volta addirittura ignorandole.

Tra queste notizie particolarmente numerose e sostanziose sono
quelle di cui da alcuni anni ci occupiamo in questo spazio della
nostra rivista. Le notizie sullEuropa utile, cioè sulle
mille e una iniziative che, da quando esiste, cioè da cinquantanni,
lUnione europea adotta per migliorare la condizione di vita
del poco meno di mezzo miliardo di suoi cittadini. Si può
dire, ricorrendo anche noi a una dose (però non eccessiva)
del peperoncino dellenfasi, che esse, almeno qualche volta,
possono arrivare a funzionare come antidoto contro la sfiducia e
il pessimismo.
Accade, per fare un esempio recente, se si mettono in ordine, si
pesano e si commentano i risultati dei primi quindici anni di vita
del Mercato Unico festeggiati il primo gennaio del 2008. In questa
fase iniziale della sua esistenza infatti il Mercato Unico non solo
ha fatto cadere le frontiere doganali e commerciali, ha assicurato
ai cittadini dellUnione libertà di lavorare, studiare,
avviare attività imprenditoriali in ogni Paese dellUnione,
ha incentivato la quantità e la qualità degli scambi,
tra laltro alleggerendo notevolmente le pratiche burocratiche.
Ha anche reso più prospera lEuropa comunitaria e di
conseguenza noi, i suoi cittadini.
È grazie al Mercato Unico che nei quindici anni appena trascorsi
il PIL dellUnione europea è aumentato del 2,15 per
cento, con punte particolarmente elevate in alcuni periodi. Nel
2006 lincremento è stato complessivamente di 240 miliardi
di euro, il che significa, in media, 518 euro per ogni cittadino,
una somma che ha permesso il recupero di alcuni tra i maggiori aggravi
provocati dai rincari verificatisi nellanno preso in esame.
E il considerevole aumento del PIL, larrivo di una bella quantità
di moneta sonante nelle casse dellUnione e nelle tasche dei
suoi cittadini, è solo uno dei molti dati che compongono
il panorama dei risultati positivi ottenuti dai cittadini nel periodo
1993-2007, cioè nei primi quindici anni del Mercato Unico.
In quel periodo si sono creati nellUnione europea 2 milioni
e 750 mila nuovi posti di lavoro. Il trasferimento di merci e di
attività da un Paese dellUnione allaltro è
stato liberato da unenorme quantità di appesantimenti
burocratici e dai conseguenti costi e lentezze. Soltanto per le
pratiche di sdoganamento è venuto a cadere lobbligo
di redigere e controllare ogni anno 60 milioni di documenti. I costi
per acquisire o avviare unimpresa si sono quasi dimezzati.
Dagli 813 euro a impresa del 2002 si è passati ai 503 di
oggi. I tempi necessari per registrare una nuova società
si sono ridotti dai 24 giorni del 2002 ai 12 di oggi. Tutto questo
e altro ha consentito di aumentare di ben il 30% gli scambi commerciali
tra i Paesi dellUnione, quindi di creare nuove ricchezze e
anche di ridurre alcuni prezzi e così fronteggiare in modo
sensibile la tendenza internazionale al rincaro. I costi delle telefonate
da cellulare sono diminuiti fino al 40%. Sensibili riduzioni si
sono ottenute anche per le tariffe aeree e per i collegamenti a
Internet.
Con il Mercato Unico, e anche con il Trattato di Schengen (applicato
da dicembre da 24 Paesi, più la Svizzera, che aderisce dal
marzo di questanno), viaggiare in Europa è diventato
più facile, meno costoso, stimolante. Si può acquistare
in un qualsiasi Paese dellUnione ciò che si vuole,
senza i limiti quantitativi precedentemente esistenti. Ci sono la
patente e la carta sanitaria europee. Per chi lo desidera cè
la possibilità di scegliere di lavorare in un Paese diverso
da quello di normale residenza, anche di andare a viverci, o soggiornarvi
per periodi più o meno lunghi per esigenze di studio. Un
milione e 500 mila sono stati, in questi quindici anni, gli europei
che si sono trasferiti per lavoro o semplicemente per il piacere
di cambiare residenza in un Paese che una volta veniva definito
estero e oggi è soltanto unaltra parte della casa comune,
lUnione europea. E un milione e mezzo, negli stessi anni,
sono stati i giovani che, per periodi più o meno lunghi,
grazie ad Erasmus e altri programmi, hanno seguito corsi
di studio in una parte dellUnione lontana dal proprio Paese.
Anche se, in parte, appaiono ridimensionati se messi accanto al
totale dei cittadini dellUnione europea (483 milioni dopo
ladesione, nel 2007, della Bulgaria e della Romania), questi
numeri di persone che hanno scelto di lavorare, studiare, risiedere
in una zona dEuropa diversa da quella in cui sono nati e hanno
vissuto per molti anni (complessivamente tre milioni) sono di tutto
rispetto. E promettono di crescere notevolmente nel prossimo avvenire.
Grazie a nuove iniziative della nostra Europa utile, ora anche in
campo, come abbiamo visto, come antidoto alle preoccupazioni suscitate
tra i cittadini dalla crescita e dalla diffusione di problemi vecchi
e nuovi.
Una di queste iniziative, già in fase di decollo nei primi
mesi di questanno, è il Quadro europeo delle Qualifiche
e dei Titoli, al quale come recentemente ha dichiarato Ian
Figel, commissario europeo dellIstruzione, della Formazione,
della Cultura e della Gioventù è affidato limportante
compito di rimuovere gli ostacoli che, nonostante i ripetuti proclami
di buone intenzioni delle istituzioni nazionali ed europee, rendono
ancora difficili i trasferimenti in altri Paesi dellUnione
per motivi di studio e di lavoro. Sono ostacoli che spiegano, tra
laltro, perché nei primi quindici anni del Mercato
Unico tali trasferimenti abbiano raggiunto cifre non elevate. Per
entrare in qualche particolare, basti dire che non pochi inconvenienti
sorgono già allorigine, con le difficoltà, in
sede nazionale, di passare da un sistema allaltro dellinsegnamento.
Le cose si complicano ulteriormente quando loperazione viene
esportata in altri Paesi e fatica a superare i frequenti
problemi di comprensibilità non solo per motivi linguistici
di certificati e titoli di studio.

Il Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli ha come obiettivi
prima la semplificazione della materia; e poi la correlazione tra
le offerte e il fabbisogno del mercato, in altre parole la garanzia
che sulla carta esiste già ma che troppo spesso non
trova conferma nei fatti della sicurezza delloccupazione
per chi si sposta da un Paese allaltro dellUnione europea.
Mentre il Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli dovrebbe
dare un colpo di acceleratore alla mobilità del lavoro tra
i vari Paesi dellUnione europea, unaltra iniziativa
dellEuropa utile promette di adoperarsi per aggiungere nuovi
fattori di prosperità generale a quelli che, come abbiamo
visto, sono già nel bilancio dei primi quindici anni del
Mercato Unico. Si tratta dellimpegno a lavorare per una società
digitale che sia alla portata di tutti, di conseguenza contro il
danno economico che lUnione e i suoi cittadini subiscono per
lancora scarsa diffusione della conoscenza delle nuove tecnologie
dellinformazione e della comunicazione.
Questo impegno, per la verità, è una replica. Era
stato già preso e annunciato nel corso di una conferenza
interministeriale svoltasi a Riga nel 2006, durante la quale erano
stati stabiliti anche precisi obiettivi. Entro il 2010 fu
deciso a Riga governi nazionali e istituzioni europee avrebbero
dovuto rendere accessibili il 100 per cento dei siti pubblici e
ottenere il dimezzamento della quantità di cittadini che
non conoscono come si usa un computer. Per stimolare i soggetti
nazionali ed europei che dovevano mettersi al lavoro per il raggiungimento
di questi risultati furono anche calcolati e resi noti i benefici
di carattere economico che loperazione avrebbe dato: tra 35
e 65 miliardi di euro nellarco dei cinque anni di vita del
progetto (2006-2010) e in più riscontri positivi nel campo
delloccupazione con la disponibilità, tra laltro,
di una maggiore quantità di quella manodopera esperta in
informatica, oggi in buona parte ancora ricercata in Paesi extraeuropei,
quali lIndia.
Limpresa, allinizio, suscitò grandi attese ed
entusiasmi. Con il trascorrere del tempo, però, perse velocità.
Alla fine del 2007 si è constatato che laccesso ai
siti pubblici è fermo al 5%, per cui lobiettivo del
100 per cento stabilito a Riga per il 2010, nella migliore delle
ipotesi, se non si accelereranno i ritmi, verrà raggiunto
nel 2015 e forse anche dopo. Non va meglio per la diffusione tra
la popolazione europea della conoscenza e delluso dellinformatica.
Tra la media dei cittadini oggi non supera il 47% e tra gli anziani
al di sopra dei 64 anni è ferma al 10%.
Queste cifre sono sembrate il preannuncio di una sconfitta. Sconfitta
che però non era possibile accettare. Essa lascerebbe ferite
difficili da sanare in questo periodo in cui le previsioni di crescita
economica subiscono in Europa, come in gran parte del resto del
mondo, frequenti ridimensionamenti e frenate. Prendendone atto,
lUnione è corsa ai ripari e ha deciso di fare del 2008
lanno del rilancio dellimpresa. Con un appello ai governi,
ai parlamenti, alle industrie dei 27 Paesi la Commissione europea
ha chiesto dinnestare una marcia superiore, di riprendere
la corsa verso gli obiettivi di Riga.
È stata anche sollecitata la collaborazione di tutti i cittadini
europei, ai quali si chiede di sostenere il lavoro delle istituzioni
per ridurre sensibilmente lesclusione dallinformatica
di vaste masse popolari, tra cui cè la maggioranza
delle persone di età avanzata o con un basso livello distruzione,
quindi le categorie più deboli. Partecipa anche tu,
è scritto in uno slogan che viene diffuso con manifesti e
spot in tutta lUnione europea.
Qualche primo risultato incoraggia la speranza. Un gruppo di Paesi,
tra cui lItalia, la Spagna, la Gran Bretagna, hanno adottato
misure legislative che vanno nella direzione giusta. Direzione che,
del resto, appare inevitabile per tutti gli Stati membri dellUnione
europea. Viviane Reding, commissario europeo per lInformazione
e i Media, ha detto che «nella società moderna laccesso
allinformazione da parte di tutti i cittadini è non
solo un diritto, è anche un passaporto di prosperità».
LEuropa utile è al lavoro per concedere questo passaporto
a un gran numero dei suoi cittadini e offrirci così un altro
antidoto contro le preoccupazioni e i timori che tormentano le esistenze
di tanti di noi. Non è, come avvertono i precedenti, unimpresa
facile. Può però riuscire, se ci sarà la collaborazione
di molti, compresi i cittadini.
Qualche settimana fa Manuel Barroso, il presidente della Commissione
europea, ha detto che il 2008 potrà essere, per gli uomini
e le donne che vivono nellUnione europea, «lanno
dellentusiasmo». È unesaltante prospettiva,
favorita, secondo Barroso, dal clima creatosi tra i cittadini europei
dopo lallargamento dello spazio Schengen, costituito
oggi dallinsieme dei Paesi in cui, di fatto, non esistono
più frontiere e ci si può spostare senza sottoporsi
a controlli di passaporti o di altri documenti didentità.
In effetti, dopo un lungo periodo di delusioni venute dallEuropa
politica, quellevento ha fatto salire, di molto, tra i cittadini,
le azioni dellUnione. Con il successo dellimpresa per
la società digitale per tutti e i benefici che essa porterebbe
quelle azioni certamente salirebbero ancora: fino a rendere forse
realistico il raggiungimento di un diffuso entusiasmo popolare che
possa durare oltre questanno e sia il più straordinario
degli antidoti prodotti finora dallUnione europea. Incrociamo
le dita!
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