Il futuro economico delle Regioni




VITTORIO STAGNO



L'Ispe - Istituto di Studi per la Programmazione Economica - ha realizzato una complessa analisi delle prospettive di sviluppo industriale al 1975 e al 1980 nelle regioni italiane. Pur tenendo conto dei possibili mutamenti che potranno intervenire nella situazione economica, sia per l'attuale congiuntura i cui sblocchi sono al momento imprevedibili, sia per le incertezze in merito al costo e alla regolarità dei rifornimenti petroliferi, riteniamo, utile riportare in sintesi per ciascuna regione i settori nei quali maggiori sono le possibilità di investimento e di espansione.

PIEMONTE

L'incremento totale di produzione delle industrie manifatturiere in Piemonte: 2.870 miliardi circa dal 1969 al 1975, e 2.465 miliardi dal 1975 al 1980, è dovuto soprattutto alla variazione nel grado di utilizzazione della capacità produttiva e all'aumento della produttività. In ogni caso, sussistono in questa regione ancora possibilità di nuove localizzazioni industriali; l'incremento di produzione dovuto a nuovi impianti è stato valutato pari a circa 325 miliardi di lire (dal 1969 al 1975) e a 705 miliardi (dal 1975 al 1980), e cioè pari al 4,0 e al 4,8 per cento dell'incremento nazionale, (rispettivamente nei due periodi considerati).
Tali possibilità riguardano in particolare:
- le industrie meccaniche (macchine motrici non elettriche, beni strumentali in genere);
- le industrie dei mezzi di trasporto (industria automobilistica), ma limitatamente al secondo quinquennio;
- l'industria chimica: anche in questo caso lo, sviluppo maggiore si dovrebbe verificare nel quinquennio '75-80.
Per quest'ultimo comparto, in particolare, dovrebbe manifestarsi una variazione produttiva all'interno della chimica di base a vantaggio della petrolchimica, mentre per la chimica secondaria un certo spazio sussiste ancora per i cosmetici.
Non sembra invece che vi siano possibilità di nuovi insediamenti per le industrie alimentari, né per quelle tessili.
Un certo spazio si riscontra, invece, per il settore del vestiario e abbigliamento che va perdendo sempre più le sue tradizionali caratteristiche artigiane per assumere quelle industriali, e per il quale esistono buone prospettive di sviluppo che poggiano essenzialmente sulla domanda esterna alla regione, e in particolare sulle esportazioni all'estero. Una tale espansione nella domanda dovrebbe favorire l'auspicato ampliamento della dimensione media aziendale, condizione essenziale per garantire una più elevata efficienza e quindi la concorrenzialità sui mercati esterni.
Per quanto riguarda la dislocazione territoriale delle nuove iniziative, dovrebbero trovarla al di fuori dell'affollata provincia di Torino, in modo da ridurre il saggio di industrializzazione di questa provincia a favore di altre meno sviluppate, quali, ad esempio, Alessandria e Asti.

VAL D'AOSTA

L'incremento totale di produzione delle industrie manifatturiere in Val d'Aosta (circa 20 miliardi dal 1969 al 1975, e 55 miliardi dal 1975 al 1980) dovrebbe derivare soprattutto dall'aumento nel grado di utilizzazione della capacità produttiva e dall'incremento di produttività.
Le caratteristiche geologiche della regione, connesse alla limitata ampiezza della popolazione, non consentono l'insediamento di industrie di rilevante dimensione.
Secondo le valutazioni effettuate in questa sede, considerata la prevalenza fra tutte le industrie manifatturiere esistenti e consistenti in prevalenti aziende metalmeccaniche, si è ipotizzato un modesto incremento di fatturato dovuto a nuovi impianti nel suddetto settore (5 miliardi nel '69-75, e 35 miliardi nel '75-80). In particolare, è stata prevista la localizzazione di alcuni complessi per la produzione di meccanica varia e di meccanica di precisione.

LIGURIA

L'incremento di produzione totale delle industrie manifatturiere liguri sarebbe pari, nel periodo '69-75, a circa 490 miliardi di lire, e ammonterebbe a circa 465 miliardi nel periodo '75-80.
Di questi, soltanto 75 miliardi interesserebbero i nuovi impianti nel primo arco di tempo, e 110 l'arco successivo: tali valori corrisponderebbero appena allo 0,9 ed allo 0,7 per cento dell'incremento nazionale per nuovi impianti nei rispettivi periodi considerati.
I settori per i quali sussisterebbe possibilità per nuovi impianti sono:
- le industrie meccaniche (soprattutto elettronica sperimentale);
- l'industria chimica (chimica secondaria).
La possibilità di insediamento di nuove attività produttive in Liguria è quindi piuttosto limitata; le condizioni geologiche (soprattutto la mancanza di aree in pianura) condizionano, infatti, l'insediamento di imprese di rilevanti dimensioni.
Inoltre, per quel che riguarda la zona di Genova, si è già in condizioni di alta concentrazione industriale.

LOMBARDIA

Secondo i risultati dell'indagine Ispe, la Lombardia avrebbe, nei quinquenni considerati, un incremento totale di produzione delle industrie manifatturiere pari a circa 5.025 miliardi e a 5.020 miliardi di lire, (rispettivamente nel '69-75 e nel '75-80).
Di tale ammontare, nel periodo '69-75 circa 1.320 miliardi sarebbero dovuti a nuovi impianti; nell'arco successivo l'incremento per nuovi impianti dovrebbe esser pari a circa 1.815 miliardi.
La Lombardia offrirebbe, quindi, ancora notevoli possibilità per nuovi insediamenti, il cui ammontare rappresenterebbe il 16,2 per cento nella fase '69-75, e il 12,3 per cento nella fase successiva, per nuovi impianti a livello nazionale.
I settori per i quali sussisterebbe maggiore spazio per nuovi insediamenti sono:
- le industrie chimiche (in particolare la chimica secondaria: farmaceutici e cosmetici);
- l'industria dei derivati del petrolio e del carbone;
- la meccanica varia;
- le costruzioni di mezzi di trasporto (automobilistica, relativamente al quinquennio '75-80);
- la macellazione e conservazione delle carni (per il periodo '69-75).
Per quanto riguarda la produzione dei derivati del petrolio e carbone, secondo le valutazioni di esperti del settore questa regione offrirebbe possibilità di localizzazione per una delle quattro raffinerie da costruirsi nel Paese nel periodo '75-80; il fatturato stimato in questa sede, per tale impianto, porterebbe a un incremento di nuova produzione pari a 250 miliardi di lire. Tale valutazione si basa sul presupposto che la capacità installata della raffineria si aggiri sui 7 milioni di tonnellate annue.
L'incremento di produzione dovuto a nuovi impianti del settore tessile, per il secondo quinquennio, dovrebbe interessare in particolar modo la lavorazione delle fibre artificiali e sintetiche e la maglieria.
I suddetti incrementi di produzione dovuti a nuovi impianti potrebbero sembrare in contrasto con i vincoli naturali che a tale prevedibile sviluppo appaiono connessi in relazione alla situazione di crescente congestione territoriale dell'area milanese e degli obiettivi di sviluppo economico nazionale che si prefiggono di promuovere nuove iniziative nel Sud, disincentivando quelle nell'area del Nord.

TRENTINO - ALTO ADIGE

Le prospettive di nuove iniziative della industria manifatturiera sono le seguenti:
- l'industria del legno;
- le industrie meccaniche (meccanica varia ed elettronica non richiedente grandi impianti);
- l'industria dell'abbigliamento.
Le caratteristiche geologiche della regione e la lontananza dal mare non consentono l'insediamento di imprese industriali di notevoli dimensioni.

FRIULI - VENEZIA GIULIA

Limitatamente al primo periodo, l'incremento di produzione per nuovi impianti interesserebbe soprattutto i seguenti settori:
- alimentari;
- vestiario;
- legno;
- meccanica (meccanica non elettrica, elettromeccanica strumentale, meccanica di precisione);
- lavorazione dei minerali non metalliferi;
- chimica secondaria;
- poligrafiche ed editoriali.
Nel secondo quinquennio i settori per i quali rimarrebbe un limitato spazio per l'insediamento di nuove unità produttive sono:
- vestiario e abbigliamento;
- meccaniche non elettriche;
- lavorazione dei minerali non metalliferi;
- chimica secondaria.
Tale limitato incremento per nuove iniziative può sembrare in contrasto con le previsioni ottimistiche formulate, in varie sedi, per lo sviluppo delle attività industriali della regione. Infatti, in considerazione dell'attuale struttura produttiva, nonché di quella delle esportazioni (con particolare riferimento alle specifiche aree di mercato della Cee e della Jugoslavia) è lecito ipotizzare un ritmo di sviluppo abbastanza notevole.
Nelle ipotesi di sviluppo delle attività della regione possono individuarsi tre grandi gruppi di settori:
- elettrodomestici e carta;
- meccanica;
- bevande, tessili, mezzi di trasporto e ceramica.

VENETO

Possibilità di sviluppo previste per i seguenti settori:
- industria derivati del petrolio e del carbone (in particolare i prodotti delle raffinerie);
- l'industria chimica (soprattutto chimica, primaria).
Per quanto riguarda i derivati del petrolio si è considerato che presumibilmente è in questa regione che si localizzerà una delle quattro raffinerie la cui costruzione a livello nazionale è prevista per il periodo 1975-80.
Il fatturato "nuovo" derivante da tale ubicazione ammonterebbe a 253 miliardi di lire.
Possibilità di nuovi insediamenti industriali sussisterebbero inoltre per i settori ad alta intensità di lavoro, quali:
- maglieria e calzetteria;
- abbigliamento;
- pelli e cuoio.

EMILIA - ROMAGNA

I settori per i quali sussisterebbero spazi per nuove iniziative sono:
- le industrie chimiche (prevalentemente prodotti della chimica primaria di base e di materie plastiche ed elastometri, ed in misura modesta anche per i prodotti della chimica secondaria: detersivi, cosmetici, farmaceutici);
- macellazione e lavorazione delle carni;
- abbigliamento;
- calzature;
- la siderurgia minore.

MARCHE

Esaminando la partecipazione dei vari settori all'incremento complessivo per nuovi impianti nelle industrie manifatturiere, si nota che la quota maggiore dovrebbe riferirsi alle seguenti industrie:
- alimentari (conservazione delle carni e bevande analcoliche);
- pelli e cuoio (calzature in particolare);
- meccanica non elettrica (meccanica varia);
- chimica secondaria (farmaceutica);
- lavorazione dei minerali non metalliferi (ceramica e laterizi);
- gomma;
- industrie manifatturiere varie (in particolare, strumenti musicali).

TOSCANA

La Toscana è insieme al Lazio la regione dell'Italia centrale in cui sussistono maggiori possibilità di sviluppo per l'industria manifatturiera. L'ammontare più elevato dell'incremento produttivo dovuto a nuovi impianti interesserebbe:
- il settore della meccanica (con particolare riferimento a quella non elettrica);
- il settore chimico;
- quello dell'abbigliamento (soprattutto nel quinquennio 1975-80).

UMBRIA

Le industrie per le quali si è ipotizzato un certo spazio per nuove iniziative sono:
- le alimentari (dolciaria e conserviera);
- lavorazione dei minerali non metalliferi (ceramica e laterizi, in conseguenza delle previsioni sufficientemente ottimistiche dell'industria delle costruzioni);
- chimica primaria di base (acido nitrico e nitrato ammonico) e secondaria (limitatamente ai fiammiferi);
- carta e cartotecnica.

LAZIO

Le attività industriali, ed in particolare quelle delle industrie manifatturiere, che dovranno particolarmente svilupparsi nella regione interesserebbero una vasta gamma di settori.
Nell'ambito dell'industria alimentare: - l'industria dolciaria;
- la lavorazione e conservazione delle carni;
- la lavorazione e conservazione della frutta e degli ortaggi.
Le industrie di trasformazione di prodotti agricoli strettamente correlate con gli indirizzi della produzione dell'agricoltura del Lazio e delle regioni contermini possono infatti favorire l'indispensabile insediamento del settore primario. E ancora: tali attività, oltre a poter fare affidamento sull'ampiezza del mercato di consumo della regione, possono concorrere al raggiungimento di un equilibrio territoriale data la convenienza ad insediarsi nelle zone di produzione delle materie prime.
Un altro comparto manifatturiero che deve essere considerato come "traente" per lo sviluppo industriale della regione è quello meccanico (sia per la produzione della meccanica non elettrica che quella elettrica ed elettronica).
Possibilità di nuovi insediamenti sussisterebbero per il settore dei mezzi di trasporto, per il quale gli investimenti decisi dalla Fiat (nell'area di Cassino-Pontecorvo) dovrebbero provocare un forte incremento della produzione automobilistica (solo però nel quinquennio 1975-80).
Prospettive di dislocazione sussistono anche per la chimica di base, e soprattutto per quella secondaria (farmaceutici e cosmetici).

CAMPANIA

La disaggregazione territoriale degli incrementi produttivi rivela che maggiore spazio per nuovi insediamenti dovrebbero sussistere per i seguenti settori:
- meccanica (meccanica elettrica; elettromeccanica dei beni di consumo; ed elettronica; meccanica non elettrica: essenzialmente carpenteria metallica, meccanica varia e fonderie di seconda fusione; meccanica di precisione);
- derivati del petrolio e del carbone;
- mezzi di trasporto (industria automobilistica e aeromobili).
Tuttavia, considerevoli aumenti di "nuova" produzione dovrebbero verificarsi per tutte le industrie manifatturiere, dal vestiario e abbigliamento fino alle industrie manifatturiere cosidette "varie". Gli unici due settori per i quali si dovrebbe verificare un incremento modesto sono quello tessile e quello della lavorazione dei minerali non metalliferi.

ABRUZZO

Dall'esame della disaggregazione settoriale degli incrementi valutati in base alle notizie dei grandi progetti di investimento già decisi o annunciati, e dei requisiti di localizzazione nella regione, si rileva una prevalenza delle industrie:
- meccaniche (meccanica elettrica; elettronica strumentale, elettronica semplice, e dei beni di consumo; meccanica non elettrica, principalmente carpenteria metallica);
- mezzi di trasporto (industria automobilistica);
- lavorazione dei minerali non metalliferi (soprattutto vetro);
- alimentari (lavorazione delle carni e dolciumi);
- legno (in particolare nel secondo periodo, soprattutto per il settore del mobilio);
- pelli e cuoio (specie calzature);
- poligrafiche ed editoriali.
Le uniche industrie per le quali non sussisterebbe spazio per nuove iniziative riguardano i settori della chimica, dei derivati del petrolio e del carbone, della carta e della cartotecnica.

MOLISE

I settori per i quali potrebbe sussistere spazio per nuove iniziative sono:
- le industrie alimentari (conservazione della carne);
- la costruzione dei mezzi di trasporto;
- le industrie meccaniche (limitatamente alla meccanica non elettrica, principalmente meccanica varia e carpenteria metallica, e meccanica di precisione);
- l'industria del legno (mobilio);
- le industrie poligrafiche ed editoriali;
- le industrie tessili (soprattutto maglieria);
- le industrie delle pelli e del cuoio.

PUGLIA

In considerazione dei nuovi insediamenti industriali approvati dal Comitato Interministeriale per la programmazione Economica, o per lo meno decisi dai grandi complessi industriali, dovrebbe verificarsi nella regione pugliese un notevole incremento nei settori:
metallurgico meccanico, chimico e dei mezzi di trasporto.
Tali grandi iniziative dovrebbero provocare incrementi di produzione nei comparti produttivi ad essi maggiormente correlati.
In particolare, l'incremento produttivo dell'industria siderurgica dovrebbe provocare un incremento di nuove produzioni nel settore della meccanica non elettrica, e più precisamente nelle seguenti attività:
- carpenteria metallica;
- macchine agricole operatrici;
- macchine utensili;
- altre macchine non elettriche;
- meccanica varia.
Incrementi di produzione per nuovi impianti dovrebbero verificarsi inoltre nella meccanica elettrica:
- elettronica;
- elettrodomestici.
Un certo incremento, anche se non molto rilevante, è stato ipotizzato, per il primo periodo, per la meccanica di precisione.
Aumenti consistenti, in particolare nel quinquennio 1975-80, dovrebbero realizzarsi nella costruzione dei mezzi di trasporto:
- industria automobilistica;
- aerei ed aeromobili;
Un altro settore per il quale sono risultati incrementi di produzione per nuovi impianti di notevole entità è quello chimico: si tratterebbe soprattutto di prodotti della chimica primaria e della chimica intermedia (fertilizzanti, materie plastiche, poliresine); molto più limitate sono risultate invece le possibilità di nuovi impianti per la chimica secondaria (in particolare esisterebbe spazio solo per la produzione di cosmetici).
Un certo spazio per nuove industrie è risultato disponibile, anche se di entità modeste, per quasi tutti i settori manifatturieri:
- alimentari (lavorazione delle carni);
- tabacco;
- tessili (maglieria);
- vestiario e abbigliamento;
- pelli e cuoio (in particolare per calzature);
- legno;
- gomma;
- cartotecnica;
- poligrafiche ed editoriali;
- manifatturiere varie.

BASILICATA

Le prospettive di sviluppo dell'industria manifatturiera lucana per la quale si sono ipotizzati incrementi totali di produzione pari a 235 miliardi e a 270 miliardi circa (nei due quinquenni considerati) sono legate soprattutto alle realizzazioni recentemente decise dai grandi gruppi nazionali.
L'incremento di produzione che dovrebbe essere provocato dalle nuove iniziative è stato valutato in 185 e 200 miliardi circa, per i due successivi archi di tempo. I suddetti incrementi deriverebbero da nuove iniziative nel settore della gomma, delle fibre sintetiche, della lavorazione dei minerali non metalliferi (cemento) e del settore tessile.
Oltre a queste produzioni, che si possono considerare sicure in quanto già esistono decisioni di nuove iniziative, dai risultati dell'analisi Ispe è risultato spazio disponibile anche per le industrie meccaniche, dell'abbigliamento, delle pelli e del cuoio.
Per quanto riguarda le industrie meccaniche è stato ipotizzato un incremento produttivo per:
- la carpenteria metallica;
- le macchine tessili;
- le macchine non elettriche in genere;
- la meccanica varia.

CALABRIA

Esistono possibilità di incrementi di nuove produzioni, in base alle iniziative già decise, per i settori:
- chimico;
- tessile (maglieria).
In base alle attività indotte dagli insediamenti già decisi ed ai requisiti di localizzazione della regione, spazio per nuovi incrementi di produzione è risultato per le industrie:
- alimentari;
- abbigliamento;
- pelli e cuoio (di entità modesta);
- legno (nel secondo periodo);
- meccaniche (non elettrica: fonderia, carpenteria metallica, macchine utensili, macchine tessili, agricole, operatrici, ecc.; meccanica elettrica; elettromeccanica strumentale ed elettronica);
- lavorazione dei minerali non metalliferi;
- poligrafiche ed editoriali;
- manifatturiere varie.

SICILIA

Sulla base dei numerosi insediamenti industriali già decisi, l'incremento di produzione attribuibile a nuovi impianti dovrebbe interessare soprattutto i settori chimico e meccanico, che da soli coprirebbero il 55,3 per cento dell'incremento per nuovi impianti per la regione.
Per quanto riguarda le industrie chimiche, la quota maggiore interesserebbe ancora la chimica primaria (85,0 per cento), tuttavia sono previste numerose nuove industrie anche nel campo della chimica secondaria, che in particolare dovrebbe interessare le seguenti produzioni.
- cosmetici;
- ausiliari per l'industria;
- farmaceutici;
- vernici, pitture, smalti;
- detersivi e saponi;
- prodotti per la casa;
- fitofarmaci.
Per la chimica secondaria è in progetto nell'isola la costruzione di un impianto integrato che realizzerebbe contemporaneamente una vasta gamma di prodotti e creerebbe quindi quella integrazione a valle della chimica primaria di cui in questi ultimi anni è stata ripetutamente lamentata la carenza.
Un altro comparto per il quale, in base alle notizie riguardanti i nuovi insediamenti, si avrà un notevole incremento produttivo, è quello metalmeccanico.
In particolare per le industrie metallurgiche l'incremento di produzione per nuovi impianti riguarderà la lavorazione dei metalli non ferrosi, in particolare l'alluminio.
Nell'industria meccanica i nuovi impianti provocheranno sensibili incrementi di produzione nell'ambito della meccanica non elettrica, prevalentemente per le seguenti produzioni:
- fonderia di seconda fusione;
- carpenteria metallica;
- macchine per impianti termici;
- macchine utensili;
- altre macchine non elettriche;
- meccanica varia.
Nel compatto della meccanica elettrica è l'industria elettronica strumentale quella che dovrebbe provocare il maggior incremento produttivo; un certo spazio sussisterebbe tuttavia per l'elettromeccanica strumentale. Nel settore della costruzione dei mezzi di trasporto si dovrebbero manifestare incrementi di produzione imputabili a nuovi impianti in particolare per l'industria automobilistica.
Oltre a questi settori "traenti", esisterebbe spazio, talora anche considerevole, per la maggior parte degli altri settori manifatturieri, ed in particolare per:
- tessili (maglieria);
- vestiario e abbigliamento;
- pelli e cuoio (calzature);
- legno (limitatamente al quinquennio 1975-80);
- lavorazione dei minerali non metalliferi (cemento, laterizi e ceramica, ma limitatamente al periodo 1969-75);
- gomma;
- carta e cartotecnica (per il secondo quinquennio);
- poligrafiche;
- varie (in particolare cavi elettrici).

SARDEGNA

Secondo i risultati dell'indagine Ispe, l'incremento totale della produzione dell'industria manifatturiera in Sardegna sarebbe sensibilmente elevato, soprattutto nel quinquennio 1975-80.
I nuovi insediamenti già decisi riguardano soprattutto il settore chimico, ed in particolare la petrolchimica; infatti, dei 620 miliardi circa di incremento produttivo dell'industria manifatturiera nel periodo 1969-75, attribuibile alla creazione di nuovi impianti, circa 440 riguarderebbero l'industria chimica, e soprattutto la chimica primaria. Si tratterebbe in particolare della produzione di fibre sintetiche e di materie plastiche.
A tale forte incremento della chimica primaria non risulta corrispondere però un altrettanto elevato incremento della chimica secondaria; infatti, l'incremento per nuovi impianti nel predetto comparto raggiungerebbe soltanto un miliardo nella prima fase, e 99,5 miliardi nel secondo quinquennio.
Tra gli altri settori, i più importanti dal punto di vista delle nuove possibilità di insediamento sarebbero:
- l'industria della gomma;
- le poligrafiche ed editoriali;
- le alimentari (in particolare la macellazione e lavorazione delle carni).

 


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