Vite e grappolo d'uva nella monetazione greco-italica ed ebraica




Domenico De Rossi



Quando gli uomini adottarono la monetazione, venne a cessare, dapprima in parte, poi del tutto, lo scambio in natura. Pare che l'origine della coniazione monetaria sia da stabilirsi in Lidia, oppure in Persia, ma con rapidità si estese nel mondo allora conosciuto.
L'utilità e l'importanza di questo nuovo mezzo, fornirono propulsione ai traffici e ai commerci, tutti i popoli incominciarono a contrassegnare le monete dei simboli e delle figurazioni relative ai fenomeni più tipici e interessanti della loro civiltà. Affidarono cioé alla monetazione la loro storia, i loro fasti politici, e soprattutto credenze, avvenimenti, miti, spesse volte interdipendenti, con espressioni iconografiche che :sono la testimonianza più sicura degli eventi: per cui la scienza numismatica è una fonte preziosa, particolarmente nei casi in cui la documentazione scritta o orale è dubbia o manca del tutto. E' nelle emissioni greco-Italico-sicule dal VI secolo a. C. in poi che !sono meglio illustrati gli avvenimenti sociali e le manifestazioni mistico-religiose dei popoli del bacino mediterraneo. Qualche secolo dopo, da Roma repubblicana a Roma imperiale, le figurazioni vanno restringendosi al capo civile o militare, o all'imperatore. Notevole importanza assunse la quasi contemporanea monetazione ebraica. Orbene, fra i simboli più frequentemente usati per la coniazione delle monete greco-italiche ed ebraiche, sono quelli della vite vinifera e del suo frutto generoso.
Vite e grappolo d'uva dovettero suggestionare le popolazioni primitive per la loro bellezza inimitabile. Generalmente venivano legate a divinità tutte le piante donde si Ottenevano bevande a contenuto alcolico: la vite dovette prevalere per il gusto del succo, per il benessere recato ai coltivatori, per la facilità ad allignare dove fallivano altre colture, per la grazia e l'eleganza ornamentale del tralcio e del grappolo. Suscitò gran fascino, e là dove trovò ammirazione e culto maggiori spuntò tra i pampini un dio: Bacco o Jaoco o Lieo o Libero o Bronino o Dionisio, raffigurato giovane oppure vecchio, smilzo od obeso, sereno o corrusco, qualche volta un pò brillo, in, pose castigate oppure audaci. Il culto bacchico pare fosse nato nella Tracia, donde passò in Beozia, poi in Atene, Corinto, Argo, nelle isole Egee e Jonie, ed infine in Asia Minore, in Palestina e nella lontana India. Le città Greco-Italiche ebbero usi, credenze, manifestazioni che consacrarono nella propria monetazione: così il genio Taras per Taranto, la spiga per Metaponto, il tripode per Crotone, la foglia di sedano per Palinunte, la civetta per Atene, l'asino per Mende; ma con grande frequenza comparvero la vite e il grappolo, talora come soggetto unico, oppure principale o :secondario. Grappolo e vite come simbolo a sé prendono consistenza simbolica nelle monete del V e IV secolo a. C. ,e in quasi tutte le città dell'Egeo dello Jonio, della Palestina, dell'Italia Centrale e Meridionale, della Sicilia, delle terre fino al Mar Nero, alla Gallia e all'Iberia: tutte regioni di clima temperato - caldo, con prospero sviluppo della vite e con culto, letteratura, costumanze bacchiche. Codesto emblema attestò in maniera, certa il fiorire rigoglioso della viticultura mediterranea alcuni secoli prima dell'era volgare.
Oltre che sulle monete pagane, su quelle ebraiche venivano impresse immagini viticole ed ampelografiche. La monetazione ebraica si sviluppa nel III secolo a. C., dall'epoca di Mishnà alla metà del II secolo d. C., ed affianca quella greco-italica. Costante è la rappresentazione della vite e del grappolo nelle monete giudaiche, malgrado, gli avvenimenti politici, le vicende militari, sociali, e quelle religiose si susseguissero frequenti; la simbologia monetaria palestinese alterna il grappolo dell'uva e la foglia di vite, la palma, un corimbo, a tre fiori e il cedro del Libano. La maggiore presenza è però riservata alla vite e al suo frutto. Anche nel rito ebraico attuale il vino ha parte importante; nel libro sacro d'Israele c'è un continuo elogio per la vite e il vino "che è balsamo, grazia e vigore", "epperciò dono della divinità del suo popolo". Si ritiene che dal simbolo vitifero ebraico sia derivato quello cristiano. Nel Vangelo di San Giovanni, la chiesa d'Israele è paragonata alla vigna nella quale Gesù rappresenta la vite; Gesù si dice vite quando dispensa la grazia agli uomini; il grappolo e la spiga son poi divenuti emblemi della Chiesa Cattolica.
E' interessante infine notare come le diverse coniazioni delle monete greco-italiche ed ebraiche a simbolo viticolo nel corso dei secoli, (coniazioni differenti per stile, tecnica, arte) concordino costantemente in un punto: la forma del frutto, con poche varianti, corrisponde sempre al "grappolo alato" o al "grappolo trilobo", cioé con un lobo centrale affusolato e due laterali pingui e grassi. Questo farebbe credere che le viti spontanee originarie, nate nel bacino del Mediterraneo, avessero, per qualche migliaio di anni, grappoli trilobi.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000