Tre gravi malanni
Il deprezzamento
della lira, l'aumento della disoccupazione, la tensione inflazionistica
con il conseguente rialzo dei prezzi sono gli aspetti più preoccupanti
dell'attuale congiuntura. Non si tratta di una crisi passeggera, ma
di uno stato grave dell'economia che fa pensare agli anni di guerra.
Il fatto più drammatico è la caduta del valore della lira,
che ha raggiunto, nel breve periodo di quindici giorni, una perdita
del 12 per cento, e sale a circa il 30 per cento da quando si è
abbandonata la posizione del "serpente".
E' inutile cercare le cause di questa repentina caduta e ancora più
inutile dare la caccia alle streghe, sotto i nomi di "speculazione",
"congiure internazionali", eccetera. La nostra economia è
da molto tempo ammalata; il bilancio pubblico si è appesantito
di disavanzi colossali e di debiti esorbitanti, i costi del lavoro si
sono accresciuti al di là delle possibilità delle aziende,
la produttività del sistema ristagna, l'apparato economico è
in gran parte sotto utilizzato, il disordine monetario-finanziario è
diventato insopportabile, le tensioni sindacali e quelle politiche imprimono
a tutta la vita nazionale un senso di incertezza, di instabilità,
di pericolo. La speculazione è la conseguenza di tutti questi
indici sfavorevoli. Non è la speculazione quella che crea il
marasma e la crisi; sono il marasma e la crisi che creano la speculazione.
I provvedimenti adottati dalle autorità monetarie e dal Governo
per fronteggiare la drammatica caduta del valore della lira sono quelli
che si adottano in queste situazioni. Gli strumenti disponibili sono
quelli tradizionali; non se ne conoscono altri. La fantasia in queste
situazioni non serve. I provvedimenti adottati sono noti: 1) aumento
del saggio di sconto; 2) limitazione della liquidità monetaria
attraverso l'obbligo fatto alle banche di depositare presso la Banca
d'Italia una maggiore quota della loro disponibilità per limitare
le somme disponibili per operazioni speculative; 3) obbligo agli esportatori
di realizzare in periodi abbreviati le loro disponibilità per
i ricavi delle esportazioni; 4) maggiore vigilanza contro le fughe di
capitali sotto le varie forme attraverso cui possono effettuarsi.
Tutto ciò può servire, ma solo in parte, così come
possono servire le medicine. Quello che può servire seriamente
e durevolmente è soltanto rimettere ordine in tutti i settori
e campi e fare una politica severa e assennata, capace di ridare fiducia.
E' presto detto, ma la realizzazione è estremamente difficile.
Il programma economico proposto dal nuovo governo Moro su un piano di
azione elaborato dal prof. Andreatta, nella sua veste di consigliere
economico di Moro (una nuova "istituzione" politica discutibile)
è ben lungi da quello escogitato dal precedente governo Moro-La
Malfa, caratterizzato da un immenso cumulo di spese senza le corrispondenti
risorse, ma non per questo può considerarsi migliore. Esso pecca
di ingenuità e semplicismo: si presenta con una facciata accettabile;
ma poco realizzabile. Manca dei necessari approfondimenti e dei necessari
consensi delle forze sindacali e politiche, che dovrebbero attuarlo,
per tacere della pubblica amministrazione, assolutamente carente e incapace
a mettere in moto una serie di provvedimenti così "nuovi"
e "scabrosi" come quelli che vengono proposti.
La differenza del nuovo programma rispetto a quello precedente è
in apparenza lodevole: quello Moro-La Malfa era euforico e spensieratamente
spendereccio, questo di Moro-Andreatta è inscritto in un quadro
di austerità: in questo senso sarebbe migliore, se fosse attuabile.
Le intenzioni sono lodevoli, ma le intenzioni non bastano. Si vedrà
alla prova dei fatti che cosa ne uscirà. Potrà arrestare
la disoccupazione e creare nuovi posti di lavoro per i giovani? Potrà
frenare l'ascesa dei prezzi? Potrà far crescere la produttività
delle aziende? Potrà creare fiducia nel campo della produzione
e del lavoro? Potrà - prima di tutto - arrestare la svalutazione
della lira e stabilizzarla per farla rientrare nel serpente?
Frattanto, purtroppo, sono da prevedere due fatti in conseguenza del
deprezzamento della lira: 1) aumento dei prezzi delle merci d'importazione
con riflessi sui prezzi interni; 2) aumento del costo del danaro.
Per contro non si devono trascurare alcuni effetti positivi, seppure
parziali e provvisori: maggiori facilitazioni alle esportazioni e incremento
del turismo straniero. Sono due effetti "drogati".
Aumento dei prezzi
Già prima
del deprezzamento dei cambi esteri, il sistema dei prezzi ha segnato
una nuova spinta all'insù. L'indice dei prezzi all'ingrosso nello
scorso mese di dicembre è aumentato dell'1,4 per cento rispetto
a novembre, il più elevato aumento mensile verificatosi nel 1975.
Nel complesso del 1975 l'aumento è stato dell'8,6 per cento in
confronto al 1974. Rispetto al periodo preso a base per il calcolo di
detto indice (1970), l'aumento nel 1975 è del 92,4 per cento.
Vale a dire, negli ultimi cinque anni il livello dei prezzi all'ingrosso
si è poco meno che raddoppiato.
L'indice del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati
è aumentato nello scorso dicembre dell'1 per cento rispetto al
mese di novembre. In confronto alla media del 1970 l'aumento a dicembre
1975 è stato del 79,7 per cento, quindi un poco meno dell'aumento
dei prezzi all'ingrosso. L'indice ponderato del costo della vita delle
città del Mezzogiorno è aumentato due punti di più
della media nazionale, come si apprende da una elaborazione della SVIMEZ.
L'indice sindacale per le applicazioni della scala mobile delle retribuzioni
dei settori industria, commercio, agricoltura, credito è scattato
di altri tre punti per il trimestre febbraio-aprile 1976, il che rappresenta
un aumento medio delle retribuzioni di circa seimila lire mensili.
Infine l'indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale
è salito nello scorso mese di dicembre a 209, fatto il 1970 uguale
a cento. Quindi l'aumento per il settore dell'edilizia è stato
più del 100 per cento durante gli ultimi cinque anni. L'incremento
massimo si è registrato a Potenza (rispetto alla media del 1970,
aumento del 124,3 per cento). L'incremento medio nazionale (1970= 100)
si scinde come segue: +125,6 per cento per il costo della mano d'opera,
+91,7 per cento il costo dei materiali, +100,0 per cento per i trasporti.
Fra dicembre 1974 e dicembre 1975 l'aumento del costo di costruzione
è stato del 9,3 per cento.
La produzione
Industriale diminuita del 9,5 per cento
Da qualche mese
la produzione industriale ha cessato di diminuire. In dicembre ha segnato
una timida ripresa. Nell'intero 1975 essa è diminuita del 9,5
per cento rispetto alla media del 1974.
La produzione siderurgica è da tempo in sensibile regresso. Anche
la produzione di cemento, che rispecchia la crisi dell'edilizia e delle
costruzioni è in forte diminuzione (non però nel Meridione).
Nonostante le suddette diminuzioni del settore industriale, la massa
delle persone occupate èrimasta press'a poco uguale. La disoccupazione
ha segnato un incremento moderato; è però aumentato il
numero dei giovani in cerca di prima occupazione e - specialmente -
è cresciuto di molto l'intervento della Cassa integrazione.
Nel quadro dell'occupazione e del lavoro possiamo citare i seguenti
dati che ricaviamo dal "Notiziario economico del Mezzogiorno"
diffuso dalla SVIMEZ. Limitiamo l'esame alle regioni del Mezzogiorno
confrontate con il totale dell'Italia.
Occupazione e
disoccupazione
Gli iscritti nelle
liste di collocamento al novembre 1975 (ultimi dati resi noti dal Ministero
del Lavoro e della Previdenza Sociale) erano 1.160.202 contro 1.020.094
nello stesso mese del 1974 (persone già occupate e persone in
cerca di prima occupazione), con un aumento del 13,7 per cento. Nel
Mezzogiorno gli iscritti nelle liste di collocamento per le stesse categorie
sono aumentati da 606.628 a 670.276, pari al 10,5 per cento. E' da notare
che gli iscritti nelle regioni del Mezzogiorno costituiscono il 57,8
per cento del totale nazionale.
Secondo l'indagine sulle forze di lavoro effettuate nell'ottobre scorso
dall'Istituto Centrale di Statistica le persone in cerca di occupazione
erano 654.000 e presentavano un aumento del 16,8 per cento rispetto
a dodici mesi addietro. La partecipazione delle regioni del Mezzogiorno
al totale nazionale è del 48,0 per cento. L'aumento negli ultimi
dodici mesi dei disoccupati nel Mezzogiorno è stato del 14,6
per cento.
Infine le ore pagate dalla Cassa integrazione guadagni (gestione ordinaria)
nell'intero 1975 sono salite a 289 milioni contro 92 milioni nel 1974
con un aumento del 215 per cento. L'incremento nelle regioni del Mezzogiorno
è stato del 94 per cento.
Infine citiamo i risultati di una indagine riguardante il lavoro nei
grandi stabilimenti che occupano più di 500 dipendenti. Alla
fine del 1975 (gennaio-novembre) si sono registrate le seguenti variazioni
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente:
- una diminuzione dello 0,9 per cento dell'indice dell'occupazione delle
persone dipendenti;
- una diminuzione del 6,1 per cento dell'indice delle ore lavorate mensilmente
per operaio, vale a dire delle ore effettivamente prestate al netto
delle varie cause d'assenza;
- un aumento del 20,7 per cento dell'indice del guadagno medio per operaio,
cioè delle retribuzioni di fatto. Il suddetto aumento è
sensibilmente superiore a quello dell'indice del costo della vita.
Commercio estero
1975: disavanzo 2.340 miliardi
Secondo una valutazione
provvisoria dei dati risultanti dai documenti doganali relativi al mese
di dicembre 1975, il valore delle importazioni è stato di 2.888
miliardi di lire, mentre il valore delle esportazioni è ammontato
a 2.321 miliardi di lire, con una variazione nei confronti del mese
di dicembre 1974, rispettivamente pari a più 16,4 per cento e
a più 11,3 per cento. Si è quindi avuto nel mese di dicembre
1975 un saldo passivo di 567 miliardi di lire.
Se dall'interscambio si escludono i prodotti petroliferi, il saldo per
le altre merci risulta pari a più 22 miliardi di lire.
Nell'intero anno 1975 le importazioni sono ammontate a 25.093 miliardi
di lire e le esportazioni a 22.753 miliardi di lire, con variazioni
nei confronti dell'anno 1974 pari rispettivamente a meno 5,7 per cento
e a più 15,6 per cento. Pertanto, nell'anno 1975 la bilancia
commerciale ha presentato un saldo passivo di 2.340 miliardi derivante
dal saldo passivo di 4.755 miliardi imputabile ai prodotti petroliferi
ed a quello attivo di 2.415 relativo alle altre merci. Nell'anno 1974
il saldo passivo fu di 6.920 miliardi risultante da un saldo passivo
di 5.139 miliardi per i prodotti petroliferi e da un saldo anch'esso
passivo di 1.781 miliardi per le altre merci.
Impieghi e depositi
presso gli Istituti di credito. Bassissimo il rapporto nel Mezzogiorno
Sulla base delle
ultime statistiche fornite dalla Banca d'Italia riguardanti i depositi
e gli impieghi negli Istituti di credito (settembre 1975) si ricavano
i seguenti rapporti degli impieghi rispetto ai depositi. Per le regioni
del Mezzogiorno tale rapporto è appena il 49,0 per cento, mentre
per la media di tutta Italia esso è 60,7 per cento.
Si scorge quindi un forte divario fra depositi e impieghi. Una quota
notevole di depositi fatti nel Mezzogiorno viene utilizzata in altre
parti d'Italia. Fra le regioni del Mezzogiorno è la Sicilia che
presenta un rapporto impieghi/depositi più favorevole, ma tuttavia
inferiore alla media nazionale.
I depositi bancari nel Mezzogiorno rappresentano il 17,1 per cento di
tutti i depositi dell'Italia. Gli impieghi costituiscono solo il 13,8
per cento, come risulta dal seguente prospetto.
La popolazione
Italiana ha superato i 56 milioni
Alla fine del 1975
gli abitanti residenti in Italia hanno superato 56 milioni, contro una
popolazione residente di 54,1 milioni risultati al censimento dell'ottobre
1971. Si è quindi avuto un aumento di quasi due milioni in quattro
anni. Probabilmente l'aumento reale sarà minore di quello suindicato
giacchè è noto che nella popolazione residente sono comprese
molte persone all'estero, che sono rimaste iscritte fra la popolazione
presente nelle regioni di origine.
Spazio pubblicitario
e matrimoni
Fra gli indicatori
sulla situazione economica, oltre quelli comunemente riferiti, come
la produzione, l'occupazione, le esportazioni, ecc., ne vogliamo segnalare
altri, poco utilizzati, ma certamente sensibili all'andamento della
congiuntura. La crisi ha riflessi su molti fenomeni: qui ne riferiamo
due.
MATRIMONI - Il mese di settembre è quello, in tutto l'anno, che
presenta il maggior numero di matrimoni: negli ultimi tre anni essi
sono stati:
settembre 1973 - 62.568
settembre 1974 - 58.729
settembre 1975 - 55.128
La forte contrazione suindicata è certamente da mettere in relazione
all'andamento della crisi: le preoccupazioni riguardanti il posto del
lavoro, la contrazione dei profitti e la grave carenza delle nuove abitazioni
non sono certo favorevoli alla creazione di nuove famiglie. Le nozze
vengono rinviate a tempi migliori.
INVESTIMENTI PUBBLICITARI
- Una interessante statistica riguarda gli spazi pubblicitari nei giornali
e nelle riviste. E' anche questo un indicatore abbastanza significativo
della congiuntura.
Le spese per investimenti pubblicitari nel 1975 rispetto al 1974 sono
aumentate del 33,3 per cento nei giornali quotidiani e sono diminuite
del 3,2 per cento nelle pubblicazioni periodiche, con un totale di più
6,4 per cento.
Ma lo spazio utilizzato, misurato in millimetri-colonna, della pubblicità
nella stampa italiana è diminuito del 3,4 per cento fra il 1974
e il 1975 nei quotidiani e del 23,7 per cento nei periodici, con una
diminuzione complessiva di 11,9 per cento. Le contrazioni più
notevoli si sono riscontrate nel settore filati e tessili (- 49,7 per
cento) e in quello dei tessuti e delle confezioni per casa (- 52,8 per
cento).
Si è invece registrato un aumento nel settore combustibili e
carburanti. Ecco le cifre più significative, in complesso.
Sintesi congiunturale:
"Bonus" e "Malus"
Concludiamo la nostra
analisi congiunturale con una sintesi dei dati più significativi.
Bonus
- Lieve aumento
della produzione industriale.
- Sensibile ripresa delle vendite di autovetture e di veicoli industriali
(da settembre 1975 a gennaio 1976).
- Concessione di un prestito della CEE di un miliardo di dollari (ma
a pesanti condizioni).
Malus
- Grave deprezzamento
della lira.
- Forte diminuzione delle riserve valutarie.
- Aumento della disoccupazione e della sottoccupazione.
- Esplosione delle ore pagate dalla Cassa integrazione.
- Notevole disavanzo commerciale (2.340 miliardi) e della bilancia dei
pagamenti per il 1975 (1.100 miliardi).
- Consistente aumento dei prezzi, del costo della vita e dell'indice
della scala mobile. Aumento del costo del danaro.
- Prospettive di inasprimenti fiscali.
- Forte diminuzione della produzione di cemento e di olio combustibile
per l'industria.
- Preoccupazioni per molti contratti di lavoro da rinnovare.
- Diminuzione degli investimenti pubblicitari.
- Diminuzione di matrimoni.
- Situazione politica alquanto precaria.
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