Si è seminato.
Ora si attendono i raccolti. Questo - parlando per metafora - è,
press'a poco, lo stato nel quale ci troviamo in questo momento fra la
primavera e l'estate.
La semina è andata male. Colpa del tempo e colpa degli uomini.
Diciamo colpa del tempo in quanto la situazione economica, cioè
la congiuntura, è stata sfavorevole in tutto il mondo, è
generalizzata. Diciamo colpa degli uomini perché si sono compiuti
molti errori: errori economici, errori politici, errori psicologici.
Fatto sta che i dati disponibili per i primi mesi dell'anno (il tempo
delle semine) sono quasi tutti sfavorevoli.
Occupazione -
disoccupazione
L'aspetto più
grave che incombe su tutta l'economia è l'occupazione, con il
suo rovescio, la disoccupazione.
Il numero degli occupati tende a diminuire, mentre aumenta la popolazione
e crescono le forze di lavoro. Il numero dei disoccupati cresce. Per
fortuna quest'ultimo aumento è stato circoscritto con vari mezzi:
ricorso alla Cassa integrazione guadagni, riduzione delle giornate e
delle ore lavorate, eliminazione (quasi totale) dell'orario straordinario,
anticipazione del collocamento a riposo. Queste "medicine"
sono servite a qualche cosa, hanno lenito il male, ma esse non hanno
assicurato la guarigione. Peggio ancora, non sono immuni da conseguenze
sfavorevoli, in quanto con esse si è conseguito una diminuzione
della produttività e si è irrigidito il sistema; vale
a dire si sono trascurati gli adattamenti, gli ammodernamenti e ridimensionamenti;
si è conservato quello che è vecchio e obsoleto, anzichè
favorire il nuovo. Con ciò si è bloccata la disoccupazione,
male presente, ma si è allontanata la guarigione (speranza futura).
La disoccupazione è stata arginata anche per l'atteggiamento
delle aziende per diversi motivi: 1) spirito umanitario; 2) difficoltà
finanziaria di far fronte ai pagamenti di licenziamento; 3) speranza
di una prossima ripresa e quindi di impiego di una manodopera già
addestrata. Si aggiunga che, anche sindacalmente, i licenziamenti sono
in gran parte impossibili.
I guai della disoccupazione persistono perché: 1) con la Cassa
integrazione il lavoratore non resta disoccupato, non perde il salario,
ma non crea ricchezza, si scoraggia e si avvilisce, e si produce un
fortissimo aggravio alla finanza pubblica; 2) l'occupato rimane nominalmente
occupato, ma i giovani non riescono a trovare lavoro. Quest'ultimo fatto
produce a sua volta altri malanni: non si rinnova la massa dei lavoratori
con forze nuove e più fresche e si diradano le possibilità
di matrimoni, che a loro volta riducono numerosi settori di attività
economica.
Ora veniamo alle statistiche. Si sa che sono imperfette, ma possono
tuttavia darci un'idea sulle variazioni nel tempo.
Secondo l'indagine dell'Istituto Centrale di Statistica l'occupazione
negli ultimi dodici mesi è diminuita in tutta Italia di 138.000
unità nel settore agricolo e di 327.000 unità nell'industria.
Una diminuzione particolarmente notevole si è riscontrata in
Campania e in Sicilia.
Il numero degli iscritti presso gli uffici di collocamento in cerca
di occupazione durante gli ultimi dodici mesi è aumentato di
130.721 unità, pari all'11,8 per cento per tutta Italia. Nel
Mezzogiorno l'aumento è stato di 63.557 unità, pari al
9,8 per cento.
E' da notare che il 58 per cento di tutti gli iscritti presso gli uffici
di collocamento d'Italia appartengono alle regioni del Mezzogiorno,
con quote elevatissime, specialmente in Campania.
Anche le statistiche della Cassa integrazione guadagni denunciano un
forte incremento negli ultimi dodici mesi: del 25 per cento nel complesso
nazionale e del 60,3 per cento nell'area del Mezzogiorno.
Produzione industriale
La produzione industriale
nei primi mesi del 1976 ha segnato una pausa di arresto e una tendenza
all'aumento, seppur lieve, sui bassi livelli raggiunti nel 1975. Diminuzioni
molto rilevanti si sono riscontrate nella siderurgia che costituisce
la premessa di un gran numero di attività economiche, specialmente
per il settore delle costruzioni. Altre diminuzioni si sono constatate
nella produzione di cemento e nelle opere pubbliche, che interessano
notevolmente il Mezzogiorno.
Le giornate-operaio realizzate nei cantieri di lavoro e di rimboschimento
nel corso dell'ultimo anno hanno subito una fortissima contrazione rispetto
a quelle dell'anno prima. Per tutta l'Italia la diminuzione è
stata del 37,6 per cento; nel Mezzogiorno è stata del 44,2 per
cento, ed è salita al 52,5 per cento in Campania. In Puglia la
riduzione è stata del 34,4 per cento.
Prezzi e scala
mobile
L'ascesa dei prezzi
costituisce un sintomo di grave disagio di cui soffre tutta la nazione
in modo preoccupantissimo. L'indice del costo della vita nel marzo scorso
si è portato a 188,4 rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Certamente all'ora in cui scriviamo queste note esso sarà prossimo
a quota 200. Poichè tali indici sono calcolati sulla media dei
prezzi del 1970, posta uguale a cento, significa che da questa data
ad oggi il potere d'acquisto della lira per le famiglie si è
esattamente dimezzato.
Non tutte le famiglie ne hanno sofferto le conseguenze sotto forma di
riduzione del proprio tenore di vita (scala mobile, aumenti salariali,
possibilità di scaricare l'aumento dei prezzi su altre categorie),
ma per molte famiglie (specialmente i pensionati) l'aumento così
grave del costo della vita significa un reale abbassamento delle possibilità
di spesa e quindi una riduzione del tenore di vita.
La situazione è sostanzialmente più grave di quella denunciata
dalle cifre sopra riportate giacchè l'aumento del costo della
vita non è stato distribuito in tutto l'arco di tempo (1970-1976),
ma si è concentrato in misura maggiore negli ultimi due anni.
Costo del danaro
e risparmio
Nel campo del credito
si sono registrati andamenti spettacolari che rispecchiano la gravità
della crisi economica. Il costo del danaro è salito a vette mai
raggiunte per l'addietro. La politica monetaria ha fatto ricorso a eccezionali
misure restrittive nell'intento di arginare l'inflazione e la speculazione,
ma con scarsi successi.
Il risparmio, che un tempo proveniva da tre fonti: 1) amministrazione
pubblica, 2) aziende, 3) famiglie, attualmente si è concentrato
nelle sole famiglie, perché amministrazione pubblica e aziende
non conoscono che disavanzi, perdite, debiti.
Il risparmio delle famiglie è specialmente desumibile dai dati
delle Casse di risparmio alle quali ricorrono di preferenza le famiglie
nel Mezzogiorno, con la quota del 45,2 per cento di tutta Italia.
Nel corso dell'ultimo anno i depositi a risparmio presso le Casse postali
sono aumentati del 24,7 per cento nel complesso dell'Italia e del 27,0
per cento nell'area del Mezzogiorno; incrementi maggiori si sono registrati
in Abruzzo e in Basilicata; di minore entità sono gli aumenti
constatati in Puglia.
I corsi dei valori dei titoli quotati in borsa hanno segnato continue
diminuzioni: una scivolata dopo l'altra. Per riflesso sono aumentati
i tassi di rendimento. La Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino (una
nuova e utile edizione) fornisce i seguenti indici di rendimento netto
dei valori mobiliari ( 1972=100).
Il dramma della
lira
Due statistiche
importanti sono sotto i nostri occhi: una è favorevole, ma l'altra
è drammatica.
Quella favorevole riguarda l'immatricolazione delle autovetture nuove
di fabbrica. Dopo molti mesi di continue diminuzioni, si è registrata
nei primi tre mesi di quest'anno una forte ripresa. Nel periodo da gennaio
a marzo 1976, rispetto allo stesso trimestre del 1975, l'aumento delle
autovetture nuove di fabbrica immatricolate è stato del 26,7
per cento per l'intera penisola e del 21,1 per cento nel Mezzogiorno.
Un aumento fortissimo, pari al 48,4 per cento si è registrato
in Puglia con 13.738 autovetture nuove immatricolate. Sì consideri
però che in Puglia la densità della circolazione di autovetture
è inferiore alla media nazionale ed anche alla media del Mezzogiorno.
Infatti abbiamo per tutta Italia una media di 25,7 autovetture su cento
abitanti, nel Mezzogiorno la media scende a 18,1 per cento abitanti
e in Puglia si riduce ulteriormente a 17,6, come appare dall'ottimo
"Notiziario economico del Mezzogiorno" pubblicato dalla Svimez.
La notizia di valore drammatico riguarda la caduta della lira, che è
stata precipitosa da gennaio in poi. Essa riassume tutti i mali della
nostra vita nazionale.
E' il frutto di tante cause patologiche: 1) il grave disavanzo dell'amministrazione
pubblica; 2) l'ingente indebitamento con l'estero; 3) il forte disavanzo
della bilancia commerciale e della bilancia dei pagamenti; 4) l'aumento
del costo del lavoro superiore ai livelli di produttività; 5)
le aspre tensioni nel mondo del lavoro; 6) le incognite politiche.
Abbiamo accennato, in principio, ai raccolti dopo le semine. Fuori di
metafora, volevamo alludere ai risultati dell'economia nel 1976 in termini
di reddito nazionale.
Il Centro studi di politica economica di Torino (cui fanno capo i professori
Armani, De Cecco, Fratianni e Giorgio La Malfa) ha contestato il risultato
dei calcoli dell'Istituto Centrale di Statistica, fatto proprio e riferito
nella Relazione Economica del Paese presentata al Parlamento il 31 marzo.
Il calcolo suddetto si concludeva con una riduzione del reddito nazionale
nel 1975 inferiore del 3,7 per cento a quello dell'anno precedente,
in termini reali, cioè a prezzi costanti del 1970. Il Centro
di Torino ha rifatto i calcoli a modo suo e ha stimato la diminuzione
del 1975 non del 3,7 per cento, ma solo del 2 per cento.
Questa correzione, a nostro giudizio, non ha nessun solido fondamento.
Del resto sino ad ora nessun ente economico (ad esempio l'Isco) e nessun
studioso di questa complessa contabilità nazionale aveva trovato
obiezioni A calcolo dell'Istat che - si intende - non può pretendere
all'esattezza assoluta, impossibile nell'ordine di grandezza che compongono
i giganteschi e complessi conti degli italiani. Per tanto, a ragion
veduta, noi confermiamo i risultati dell'Istat, effettuati con il massimo
rispetto della realtà e con la competenza e la diligenza di valenti
esperti, i migliori disponibili in Italia, sebbene la materia sia studiata
da altri esperti, pure attenti e pregevoli, come possono essere quelli
del Centro torinese.
Ma lasciamo la polemica sul 1975, che è stato certamente l'anno
economicamente peggiore del dopoguerra, e rivolgiamoci al futuro. Quale
sarà il risultato del reddito nazionale nel 1976?. Riteniamo
che in questo momento nessuno possa sentirsi così ispirato da
fare previsioni. Nei maggiori paesi industriali è in atto una
ripresa di proporzioni notevoli, che si sarebbe potuta estendere anche
all'Italia; ma le nostre condizioni sono così diverse e preoccupanti
da costituire un caso patologico isolato, a se stante.
Una previsione per il 1976 espressa dal Centro Studi di Torino (ma evidentemente
formulata in un periodo nel quale non esistevano le preoccupazioni e
le incognite odierne) si concretano in tre dati fondamentali: aumento
dei salari nel 1976, rispetto al 1975, 25 per cento; aumento dei prezzi,
17,5 per cento; aumento del prodotto lordo nazionale, 4,8 per ,cento;
oppure: aumento dei salari, 20 per cento; aumento dei prezzi, 15 per
cento; aumento del prodotto lordo, 2,5 per cento.
Sono previsioni rosee, troppo rosee; augurabili e desiderabili, ma per
ora non probabili.
Bonus e Malus
Terminiamo questa
breve rassegna dello stato dell'economia italiana a metà anno,
sintetizzando gli aspetti più notevoli.
Bonus
- Lieve ripresa
della produzione industriale; -Conclusione di alcuni importanti contratti
di lavoro;
- Tendenza delle famiglie al risparmio;
- Forte aumento dell'immatricolazione di autovetture nuove;
- Buone prospettive in agricoltura.
MaIus
- Gravissima e pericolosa
caduta della lira nei cambi internazionali;
- Riduzione delle riserve disponibili;
- Aumento dei prezzi all'ingrosso (anche internazionali), del costo
della vita e dell'indice della scala mobile;
- Alto costo del danaro;
- Sempre ingente il disavanzo della bilancia commerciale e della bilancia
dei pagamenti;
- Produzione siderurgica in forte diminuzione;
- Sempre carente l'attività edilizia e delle costruzioni;
- Grave disoccupazione dei giovani in cerca di primo impiego;
- Aumento gigantesco delle ore pagate dalla Cassa integrazione guadagni;
- Disavanzi crescenti dello Stato e degli enti pubblici;
- Assenza di un governo operante;
- Incognite sull'esito delle prossime elezioni e sul post elezioni.
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