Evitare la crescita
zero
Il 1976 si è
chiuso con un risultato nettamente favorevole quanto ad incremento del
reddito nazionale, che è stato calcolato del 4,6 per cento, (e
forse raggiungerà il 5 per cento, quando si potranno fare i conti
definitivi). Eppure, non è stato un anno economicamente positivo.
Tutt'altro, E' segno che il dato del reddito nazionale, per tanti anni
considerato come la sintesi di tutta l'economia nelle sue varie componenti
(industria, commercio, credito, eccetera), non risponde più allo
scopo.
Difatti il 1976, nonostante l'elevato tasso di crescita del reddito
nazionale, é stato infausto per taluni aspetti di fondamentale
importanza: l'inflazione ha segnato un aumento da America Latina, il
disavanzo commerciale, fra importazioni ed esportazioni, ha assunto
proporzioni paurose; la disoccupazione, (specialmente quella dei giovani),
è aumentata; il bilancio dello Stato è di imponenza fallimentare,
così dicasi per quello degli enti pubblici, delle aziende statali
e di quelle previdenziali-assistenziali. Guai se gli anni che ci stanno
innanzi fossero così negativi come il 1976. Eppure il 1977 non
ci presenta migliore. Le previsioni per l'aumento dei prezzi, cioè
l'inflazione, sono altrettanto gravi come quelle dell'anno passato.
Anche la bilancia dei pagamenti non promette nulla di buono.
Quello prossimo, nelle previsioni ufficiali e in quelle degli osservatori
economici e degli ,economisti, e un anno già condannato. Le previsioni
per il 1977, secondo le fonti più diffuse, si concretano in queste
cifre:

Si spera nei prestiti
internazionali, ma è da ricordare che già ne abbiamo avuti
tanti, che alla fine bisogna restituirli, e che sono oltremodo, onerosi.
Già quelli ottenuti e rimborsabili dal 1972 sino al dicembre
1976 sono stati ingenti come è dimostrato dal seguente prospetto.
Noi crediamo che
il 1977 sarà meno nero di quanto è stato previsto. Ad
ogni modo diciamo che è troppo presto per condannarlo. Il processo
è ancora da celebrare. Del resto anche organismi e osservatori
internazionali non sono d'accordo nella previsione dello sviluppo zero
del reddito nazionale dell'Italia: alcune previsioni indicano un aumento
del 2 per cento; altre un aumento del 3,5 per cento. Ma nessuno ha le
"carte in mano" sufficienti per fare previsioni che abbiano
un grado di credibilità.
Quello di cui possiamo essere sicuri, dal lato negativo, sono il forte
aumento dei prezzi e il grave disavanzo della bilancia commerciale.
Purtroppo, sono due fattori di importanza predominante. Per altri aspetti
nessuno può avanzare ipotesi fondate su elementi positivi, come
ad esempio il valore della lira in termini di cambi internazionali.
Da molti mesi il cambio si mantiene abbastanza stabile; non è
facile che possa migliorare, ma le previsioni di gravi e gravissime
cadute sono - per ora - completamente gratuite.
Elementi positivi non mancano. La produzione di cemento - importante
perché interviene in numerosi settori dell'economia - continua
a segnare aumenti notevoli di mese in mese. Anche la produzione siderurgica
si mantiene ad alti livelli. Infine la produzione di autoveicoli è
in espansione. E' da notare che gli aumenti più consistenti si
riscontrano nella produzione di autoveicoli industriali, che rappresentano
investimenti e che riflettono buone prospettive dell'attività
industriale.
Dubbi molto seri riguardano l'azione del governo, la situazione politica
e le tensioni sindacali. Le azioni del governo per affrontare la recessione
sembrano insufficienti, contrastanti e spesso controproducenti. Ciò
dicasi, ad esempio, per la fiscalizzazione per una parte degli oneri
sociali. E' vero che essi mirano a diminuire il costo del lavoro, cosa
assolutamente necessaria per assicurare ai nostri prodotti la competitività
internazionale; ma tale provvedimento è fatto alle spese di tassazioni
(IVA e imposte di fabbricazione) che incidono sui prezzi, quindi sul
costo della vita., quindi sull'inflazione. Che gli aumenti previsti
:siano compresi o siano esclusi dal "paniere" che serve per
il calcolo dell'indice sindacale della contingenza, non significa che
il costo della vita non ne risenta. E' stato calcolato detto aumento
nell'1,2 per cento in ragione di anno; ma è un calcolo molto
incerto, che non tiene conto dei riflessi, cioè degli aumenti
indotti. C'è quindi il dubbio che la diminuzione del costo del
lavoro ottenuta da una parte si accompagni ad un aumento dei prezzi,
quindi, a sua volta, del costo del lavoro. I membri del governo intervistati
su questo argomento si sono limitati a dire che "non si poteva
fare diversamente".
Quello che manca in modo assoluto è l'azione su altri aspetti:
1) sulla produttività del lavoro; 2) sulla diminuzione della
spesa pubblica. Si sa che non è facile ottenere una diminuzione,
ma su questa via neppure si è tentato di fare un piccolo passo.
Anzi si sta percorrendo la strada opposta. Manca il coraggio di dire,
almeno qualche volta, di no. A tutte le richieste si finisce per aderire
sotto qualche minaccia politico-sindacale. Da parte loro, i sindacati,
per quanto si noti talvolta un barlume di ragionevolezza, sono sostanzialmente
rigidi, intransigenti, anche perché temono di perdere l'appoggio
della base.
La minaccia di una crisi ministeriale è uno spettro che ostacola
tutta l'azione governativa. Essa spiega la scarsa e incerta politica
anticrisi: i ritardi ad assumere provvedimenti urgenti, i continui rinvii,
i ripensamenti, i compromessi, le incongruenze, la paura dell'impopolarità
e specialmente la paura di... cadere.
Un salto nel buio in questo momento potrebbe avere effetti rovinosi.
La crescita zero potrebbe essere evitata, perché la situazione
non è drammatica nè completamente negativa, ma per ora
possiamo considerare questa ipotesi soltanto come un auspicio.
Bonus e Malus
Cerchiamo di riassumere
la congiuntura nell'attuale fase.
Bonus
- Aumento della
produzione industriale, specialmente in settori di base (siderurgia,
cemento, autoveicoli);
- Alcuni provvedimenti in favore della diminuzione del costo del lavoro
(accordo Sindacati Confindustria, seppure insufficiente) e parziale
fiscalizzazione degli oneri sociali;
- Aumenti dei risparmi delle famiglie (nonostante tutto);
- Contegno abbastanza stabile del cambio della lira (ma durerà?)
- A fine anno una sorpresa: la bilancia dei pagamenti ha realizzato
un forte avanzo, a tal punto da ridurre a metà il disavanzo che
era stato previsto molti mesi addietro.
MaIus
- Aumento gravissimo
dei prezzi;
- Sempre proibitivo il costo del danaro;
- Disavanzo commerciale pauroso;
- Aumento (sconsiderato) della spesa pubblica;
- Incerta e contraddittoria azione governativa;
- Tensioni sindacali;
- Governo costretto a continui compromessi per evitare il peggio.
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