IN QUESTO NUMERO








Appuntamento consueto con i problemi dell'economia: un meridionalista e storico del Mezzogiorno, Giuseppe Galasso, apre la Rassegna con una denuncia sul futuro delle regioni meridionali, ancora una volta vittime dell'"inganno", vale a dire delle scelte che politica e politica economica hanno fatto, e che rischiano di chiudere definitivamente il Sud nel ghetto dell'arretratezza senza prospettive. E Giorgio Ruffolo, già segretario nazionale della Programmazione Economica, e attualmente presidente della Fi.Me., la Finanziaria Meridionale, tocca l'altro punto dolente, quello della riconversione e della ristrutturazione industriale, il "monstrum" che - se non orientato in senso meridionalistico - convoglierà tutte le risorse e tutti gli investimenti nel Centro e ancora di più nel Nord, facendoci perdere un'altra occasione storica, e questa volta assai importante, delicata e grave, poiché la crisi che ha investito il Paese è - di fatto - doppia crisi per il Mezzogiorno.
Dario Giustizieri fa i conti della spesa pubblica, inoltrandosi nel labirinto degli impegni, degli sperperi, delle doppie e triple e multiple cifre che riguardano la parte più cospicua del bilancio pubblico nazionale. A livello locale, Bruno Bosco esamina dati complementari. Per le prospettive, che sono un pò un gioco al lotto, il prof. Tagliacarne propone le cifre della congiuntura.
Se la montagna è l'osso del Sud, poche altre regioni come l'Abruzzo ne sono condizionate. Da qui, una storia ,e una cultura autoctone, originali, ricche di memorie locali, ma anche matrici di cultura europea, di pensiero planetario. Abruzzo, regione centrale, eppure porta d'ingresso verso la povertà meridionale, valico - dal Tronto - per un mondo che nettamente si distingue e caratterizza, illuministico e scettico, tenace e fatalistico, artefice e vittima delle sue stesse inalienabili contraddizioni.
Terza parte. Sergio Zavoli angola il suo corsivo come specchio dei nostri tempi: la "provocazione", anche questa volta, ha il suo risvolto civile, che coinvolge in una lezione di comportamento. Enzo Panareo percorre un itinerario fra i più insoliti del Salento per noi, da appassionato e attento osservatore qual'è, le guglie che si innalzano in varie piazze salentine. Scoperta del Salento: dei suoi "fiumi", termine forse magniloquente per i corsi d'acqua descritti da Eloisa Malagoli, eppure appropriato alle "misure" e dimensioni della penisola satentina; del linguaggio, delle consuetudini domestiche, dei motti e proverbi emblematici della dura fatica quotidiana (Nicola G. De Donno); delle tradizioni locali, che hanno superato, sia pure con quel tanto di dissacrante che comportano i tempi e la maturata consapevolezza delle nuove generazioni, i secoli (E. Aprile),- dell'interpretazione dei fenomeni socio-religiosi e della proposta critica che è stata fatta (E. De Martino, con il capitolo che riprendiamo da "Sud e magia"); dei reperti che giacciono in fondo al mare, nei "cimiteri archeologici" saccheggiati da avidi tombaroli subacquei (T. Caputo). Infine una pittrice salentina emigrata nella Capitale, Antonietta Lande.
Chiudono questo numero le pagine azzurre, con la Lettera del Presidente, le notizie sull'Assemblea dei Soci e sull'inaugurazione del Nuovo Centro Contabile, i bilanci dell'esercizio 1976 e brevi cenni ed altre attività della Banca e altri avvenimenti.
Buona lettura.

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