Pittoresco elemento
architettonico del momento barocco salentino è la guglia, che
svetta agile, ancorché ricca di episodi decorativi, in qualche
piazza del Salento. Elemento che in quella piazza, intima quasi sempre
come sono le piazze dei paesi e dei villaggi salentini, realizza, anche
in virtù di certa asimmetricità capricciosa con la quale
molte piazze si presentano, un suggestivo movimento di masse, accentuato,
o magari soltanto sottolineato, dal colore della pietra brunita dal
tempo, alla quale fa riscontro, nel complesso, l'architettura, vagamente
popolareggiante, pur se interrotta dalla severità di qualche
dimora patrizia, di modeste casette di artigiani e della chiesa parrocchiale
lungo le quali si sviluppa, interrotto dallo sbocco di tortuosi vicoletti,
il perimetro della piazza stessa. In tal senso la quglia, con alla sommità
il santo benedicente, diventa nella fantasia del popolo devoto un punto
indispensabile di riferimento.
Si tratta, per quel che riguarda l'origine di questi caratteristici
monumenti del barocco leccese, ed estensivamente salentino, di opere
di carattere votivo per le quali la fervida fantasia degli scultori,
qualcuno rinomato, altri invece modesti ed oscuri artigiani, che le
realizzarono si sbizzarrì nella ricerca di tutta una somma di
minuti elementi decorativi cui, nell'ingenuità di una fede affidata
alle manifestazioni esteriori, fu assegnato il compito di rendere più
bella, più gradita all'occhio del passante, la guglia, ed anche
più adeguata all'espressione della devozione.

Non veri e propri obelischi, caratterizzanti ben altra esigenza documentaria
e architettonica, ma steli, capaci di arricchire, con la loro maestosa
presenza, quelle suggestive zone urbanistiche dei paesi salentini che
sono le piazze. Non è andato molto lontano dal vero chi, rimontando
pazientemente gli evi, ha accennato, a proposito delle guglie barocche
in alcune piazze salentine, alle pietrefitte di remotissima epoca protostorica,
sulle quali la devozione delle masse evangelizzate, all'avvento del
cristianesimo, innalzò la croce. C'è, in sostanza, tra
questi residui di un passato perduto nella notte dei tempi, recuperati
nel medioevo dall'empito religioso delle masse popolari, e le guglie
barocche uno stretto rapporto di continuità ideologica che corre
sul filo di una devozione popolare attenta alle manifestazioni tangibili
della fede. Alla nuda croce delle pietrefitte fu soltanto sostituito
sulle guglie il Taumaturgo, cui rifarsi nelle avversità e nei
dolori, ai cui piedi celebrare i riti propiziatori nei momenti della
sfiducia e dell'abbandono.
Non tutte le guglie, non molte in realtà, che sorgono sulle piazze
dei paesi del Salento hanno uguale dignità artistica, uguale
imponenza documentaria, ed alcune, quelle di Lizzanello e di Casarano,
molto modeste nella concezione, rivelano, oltre la povertà dei
mezzi impiegati per la loro edificazione, la povertà di fantasia,
che è, a considerarne l'epoca di realizzazione, decadenza di
quello che può essere considerato uno dei più tipici prodotti
architettonici, ed artistici se si vuole, del barocco salentino. Del
quale, quelle che s'impongono per la loro fastosa elaborazione, recano
l'impronta più inconfondibile. Documenti, dunque, queste guglie,
con la loro decorazione, non affastellata, ma calcolata sul ritmo di
precise esigenze estetiche, oltre che di proporzioni, di un momento
architettonico tra i più singolari nell'architettura della Controriforma,
non italiana soltanto.

La più maestosa di queste guglie è senz'altro quella di
Ostuni, la bianca cittadina che si sporge su di un mare verdeaggiante
di ulivi cui fanno da cornice, sullo sfondo cangiante, le onde dell'Adriatico.
Dedicata a S. Oronzo, innalzata nel 1771, in calcare compatto, la guglia
di Ostuni èopera dello scultore indigeno Giuseppe Greco, il quale,
quando concepì la guglia, quando ne concepì il disegno,
s'ispirò alla guglia marmorea che sorge a Napoli in piazza del
Gesù Nuovo. Elevantesi su cinque ordini, staccati da cornicioni,
balaustre e mensole arricchite da angeli leggiadri nella concezione
figurativa, e poi ancora puttini, cartigli ed altri fregi, la guglia
di Ostuni è uno dei più fastosi monumenti del barocco
leccese.
In provincia di Lecce è di notevole importanza architettonica
la guglia di Lequile, dedicata a S. Vito, martire siciliano. Realizzata
in pietra leccese, essa sorge sulla piazza principale del paese, a pochi
passi dalla chiesa parrocchiale. Questa guglia fu scolpita nel 1694
dallo stesso sindaco di Lequile, Oronzo Rossi, e si innalza su tre ordini
a sezione triangolare, alla cui sommità sta il simulacro del
santo. Il secondo degli ordini della guglia di Lequile è protetto
da cuspidi, cui fanno riscontro, sulle facciate dell'opera muraria,
svelte nicchie cieche che comunicano un senso di leggerezza a tutta
la costruzione. Il terzo ordine, invece, presenta astragàli ed
altri elementi decorativi di carattere prevalentemente vegetale.
Al centro della piazza del mercato di Vernole si eleva la guglia dedicata
a S. Anna. Circondata dalla variata architettura degli edifici che danno
vita alla piazza, la guglia di Vernole presenta nella sua conformazione
strutturale i caratteri barocchi che distinguono le altre. Edificata
nel XVII secolo, è in pietra leccese, a tre ordini e, rispetto
alle altre, offre il particolare di quattro eleganti statue :di santi
nel primo ordine, statue che, a loro volta, animano tutta la costruzione
e le danno un senso di maestosa gravità. Il terzo ordine, poi,
assume la forma di un'agile cupola riecheggiante alla lontana il moresco,
alla cui sommità sorge il basamento sul quale, a sua volta, s'accampa
- e domina la piazza - il gruppo scultoreo di S. Anna che ha accanto
la Madonna fanciulla. Ed è proprio questo gruppo scultoreo a
sottolineare l'agilità delle linee della guglia che si presenta
più svettante che mai.

Non meno notevole per i suoi elementi architettonici e decorativi è
la guglia che sorge nella raccolta piazzetta di Nardò. Già
di per sè stessa, questa piazzetta si presenta con caratteri
urbanistici ed architettonici originali, sottolineati dalla guglia dedicata
all'Immacolata Concezione. Edificata nel XVII secolo, ha base quadrata
e s'innalza su quattro ordini alle cui facciate sono elementi decorativi
freschi per l'invenzione, agili per lo sviluppo. Alta più di
trenta metri, si presume opera dell'architetto gallipolino Giovan-Bernardino
Genoino, cui si deve, opera di alta perizia architettonica, la cattedrale
della cittadina ionica.
Queste sono, in sostanza, le guglie barocche più rappresentative
di una devozione religiosa e di un gusto architettonico peculiare di
Terra d'Otranto. Qualche altra, venuta dopo - quella di Lizzanello fu
edificata nel 1869, quella di Casarano, invece, nel 1850 -, testimonia
ampiamente della decadenza di questo elemento architettonico che negli
anni fastosi del barocco impreziosì notevolmente alcuni paesi
del Salento.
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