Quale 1978




Ulrico Buttini



Rapporto sulle previsioni di sviluppo economico dell'Italia e degli altri sei maggiori Paesi industrializzati dell'area "occidentale" (Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania Federale, Gran Bretagna, Francia), elaborato da " Mondo -Data Resources ": una valutazione articolata sull'evoluzione congiunturale mondiale e un'analisi sul futuro andamento dell'economia di ciascun Paese, in assenza di fattori che mutino improvvisamente il quadro di riferimento.


Nel 1977, con la sola eccezione degli Stati Uniti, le nazioni industriali hanno registrato un netto calo dell'attività economica. In particolare, le economie dei paesi Cee hanno subìto, specialmente nei primi nove mesi, il colpo di freno voluto dalle politiche deflazionistiche dei loro governi, accentuato fra l'altro dalla scarsa domanda esterna e dall'esigenza di liquidare le scorte in eccesso nella prima metà dell'anno. Allo scadere del '77, la ripresa si è avviata in Germania e in Francia; in gennaio si è avviata in Gran Bretagna. E in Italia? Secondo le previsioni de " Il Mondo-Data Resources ", il nostro Paese sarebbe alla fine del suo ciclo economico negativo e la ripresa dovrebbe iniziare e potenziarsi subito in primavera. In generale, affermano queste previsioni, il recupero dell'economia europea, innescato dalla rilevante espansione dei consumi interni, dovrebbe essere alimentato dalla forte domanda esterna, oltre che da un risveglio degli investimenti e dalla necessità di ricostituire le scorte. La domanda più rilevante che molti si pongono in Europa è se, in questo particolare momento del ciclo economico, ci sia uno spazio reale per altre misure espansive. Nell'agosto dello scorso anno, la Data Resources ha analizzato l'interrelazione tra inflazione e disoccupazione nei Paesi comunitari. Accentuando l'espansione degli aggregati monetari e presumendo che nel prossimo triennio i governi faranno ricorso a ulteriori prelievi fiscali, si è calcolato che un aumento dell'uno per cento dell'indice dei prezzi al dettaglio determina una riduzione della disoccupazione del 16,8% in Germania, del 6% in Belgio, del 4,4% in Francia, del 3,8% in Olanda, del 3,7% in Gran Bretagna, del 9,1% in Italia.
Ciò significa che la Germania Federale è la nazione europea con il maggior potenziale espansionistico. Questo perché l'avversione dei tedeschi all'inflazione è per lo meno proverbiale, e tale atteggiamento è ora ancor più rafforzato dall'esigenza di mantenere la concorrenzialità sui mercati internazionali, malgrado l'apprezzamento del marco sulle altre valute. Ma anche perché l'opinione pubblica della RFT è in grandissima maggioranza convinta che il settore privato operi con più efficienza di quello pubblico, e richiede dunque la massima limitazione nella partecipazione del governo all'attività economica. In parole povere: è inutile attendersi che la Germania Federale faccia di più per aiutare gli altri paesi a venir fuori dal tunnel. Su questo non piove.
I motivi di fondo della riluttanza degli altri partners del Mec ad adottare politiche più espansive sono l'impegno di ridurre l'inflazione, la volontà di riequilibrare i bilanci statali e il timore che eccessivi stimoli conducano a una ascesa dei prezzi quale si verificò nel '73. Gli europei temono anche che un'azione espansiva, anche concertata, possa determinare pressioni sulla capacità produttiva, scarsità di materie prime, e, in ultima analisi, nuove tensioni sociali e nuove impennate inflazionistiche.
Nel '78, nel campo dei prezzi due fenomeni avranno conseguenze importanti per le prospettive economiche mondiali: il prezzo del petrolio dell'Arabia Saudita, e la variazione dei prezzi delle materie prime valutata secondo l'indice dell'" Economist ". Il prezzo del greggio saudita aumenterà del 7,5% (5% nei primi due trimestri, 10% negli ultimi sei mesi). Perché un rialzo minore nella prima parte dell'anno? Perché in diverse nazioni industriali, in particolare in Germania, i contratti di lavoro collettivi che fissano i livelli salariali per almeno un anno sono negoziati durante i primi sei mesi. Prezzi del petrolio più bassi, dunque, contribuiscono a spuntare accordi salariali meno onerosi. Inoltre, la maggior parte dei Paesi ricostituisce le proprie scorte petrolifere nella seconda metà dell'anno: il rialzo dei prezzi nel secondo semestre, quando il volume delle vendite è in espansione, favorisce dunque i produttori. Infine, quest'anno Iran e Arabia Saudita, i paesi leader dell'Opec in fatto di prezzi, hanno un particolare interesse a contenere l'inflazione in Europa, per dare una mano ai governi in carica, per aiutarli a sconfiggere le sinistre, per migliorare i rapporti con gli Usa e ottenere in cambio armamenti ad alta tecnologia. Per le materie prime di base si prevede un aumento del 10% in ciascun trimestre del '78. Un calo è preventivato per metà '79.

ITALIA
Appuntamento a primavera

Nel '76 l'economia italiana fu spinta da un'espansione maggiore di quanto fosse l'obiettivo del governo dalla fortissima crescita del commercio mondiale. Nel '77, l'inatteso e simultaneo rallentamento delle economie occidentali (eccezion fatta per i soli Usa) ha portato la politica deflazionistica attuata dal governo italiano ad effetti più gravi di quanto ci si potesse attendere. I consumatori hanno reagito alla stretta fiscale imposta nel dicembre '76, riducendo il consumo privato del 9,3%. La piena applicazione dell'accordo sindacale sulla scala mobile ha consentito di integrare, pur se in parte, il potere d'acquisto delle famiglie, facendo crescere i consumi nel secondo semestre dello scorso anno. Tuttavia, nello stesso periodo si è fermato il piccolo ciclo di investimenti in macchinari e attrezzature avviato alla vigilia dell'autunno del '76.L'effetto complessivo sulla produzione industriale è stato un leggero declino in primavera e una massiccia caduta nell'estate, con il conseguente ristagno nel secondo semestre '77. Ulteriore effetto, una forte accumulazione di scorte nei primi sei mesi, mentre il consumo cadeva e la produzione ancora tirava, ridottasi poi a fine anno, per diventare un decumulo vero e proprio. Questa situazione è stata infine aggravata dal rallentamento dell'espansione nei mercati di sbocco delle esportazioni italiane. Nonostante ciò, si è avuto un cospicuo miglioramento sia del saldo doganale delle merci, sia del saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti.
La caduta dell'attività produttiva ha avuto anche l'effetto di ridurre drasticamente il tasso d'inflazione da quasi il 20% nel primo trimestre (espresso in termini annuali) a circa il 10%: oltre questo rallentamento difficilmente l'economia italiana potrà andare, se permangono gli attuali bassi livelli di produzione. Infatti, rileva la Data Resources, la minor produzione dà luogo a una caduta della produttività del lavoro, che se perdura, si trasferirà sui prezzi in conseguenza dell'aumentato costo del lavoro. Le prospettive per il '78 dipendono esclusivamente dal tipo di politica economica che gli italiani saranno in grado di realizzare. Data l'instabilità del quadro politico, e dati i riflessi diretti che ne derivano in economia, si ritiene che l'Italia riesca in qualche modo a governare il sistema economico, da un lato senza infliggergli una nuova deflazione, dall'altro senza consentire che tutti i meccanismi negativi di aumento della spesa pubblica si realizzino del tutto. A queste condizioni, si ipotizza che l'economia italiana riprenderà a crescere nei primi mesi del '78 per un miglioramento della situazione sui mercati esteri e per effetto di un riaccumulo di scorte. In seguito, a tirare sarà la domanda interna per consumi privati e, poi, dall'acquisto di macchinari. Le esportazioni dovrebbero ancora contribuire alla crescita dell'economia, anche se con effetto a mano a mano meno incidente nel corso dell'anno per la perdita di competitività dovuta all'inflazione interna che, pur migliorando, rimarrà più elevata rispetto a quella di altri paesi. La disoccupazione sarà parzialmente riassorbita solo verso la fine dell'anno. In cifre, il prodotto lordo interno crescerà del 3,1% sul '77; l'aumento, dei salari nominali dovrebbe scendere dal 26% dello scorso anno al 14%; nel 1980 dovrebbe stabilizzarsi intorno all'11-12%.

L'inflazione importata, come effetto della variazione dei tassi di cambio (il cambio lira/dollaro dovrebbe superare quota 900) e come effetto dei prezzi dei beni provenienti dall'estero oscillerà intorno al 10% nei prossimi tre anni; di conseguenza, l'andamento dei prezzi al
consumo (salito dal 16,7% nel '76 al 17,9% nel '77) scenderà al 10,5%, arrivando al 9% nell''80. Per la bilancia dei pagamenti, dovrebbe essere attiva di circa 1.500 miliardi quest'anno, ma tornerà deficitaria per circa 1.300 miliardi nell"80. Tuttavia, se si eccederà nel deflazionare l'economia o nel lasciarla andare a se stessa, lo scenario - ovviamente - muterà. Nel primo caso l'inflazione crescerà per l'ulteriore caduta della produttività, e si avrà nuova disoccupazione, con l'ulteriore aggravamento del già precario quadro politico; nel secondo, l'eccessiva espansione produttiva potrà innescare nuove aspettative inflazionistiche, un forte ciclo delle scorte, l'immediato peggioramento della bilancia dei pagamenti e, in complesso, una nuova spirale svalutazione-inflazione-svalutazione.

STATI UNITI
Verso gli anni '80

Mentre la ripresa statunitense continua a ritmo ridotto, molti fattori negativi, forse destinati a combinarsi insieme, potrebbero provocare una minirecessione entro l'autunno. In ogni caso, nel triennio 1978-'80 il tasso dell'espansione economica reale dovrebbe risultare in media del 4,5%. Il clima generale della politica monetaria e fiscale si dovrebbe mantenere favorevole. La politica monetaria non pare orientata verso eccessive restrizioni. Ora che l'espansione sta avvicinandosi al tetto, la Federal Reserve Board,
la Banca centrale statunitense, deve scegliere fra una gestione rigidamente monetaristica del credito e una politica rivolta a mantenere l'economia sulla strada dell'espansione. Stimolati dai forti progressi dei redditi individuali, i consumi reali aumenteranno in media del 4,3% nei primi tre trimestri di quest'anno. Gli investimenti fissi cresceranno a un tasso modesto, sicché la quota degli investimenti sul prodotto nazionale lordo non sarà spettacolare. Migliori le prospettive per il '79 e l'80. Nello stesso tempo, il settore estero ricomincerà a contribuire all'espansione ,economica generale. Il tasso interno dell'inflazione dovrebbe mantenersi, in media, intorno al 6% nel prossimo triennio. Gli aumenti salariali cresceranno all'incirca del 7%.

GERMANIA
Ancora espansione

I tedeschi hanno reagito al lieve rallentamento dello scorso anno con un programma reflazionistico che prevede, fra l'altro, un potenziamento del 10,1% della spesa pubblica. A favore delle aziende c'è un aumento del 20-25% delle quote di ammortamento; l'edilizia è incoraggiata da facilitazioni fiscali. Quest'anno, la spesa del governo, federale e delle autorità locali salirà a 36 miliardi di marchi, l'anno prossimo a 51 miliardi. La politica monetaria sarà neutrale o leggermente espansionistica. La ripresa continuerà fino all"80, alimentata da un elevato livello dici consumi, ad un aumento del 3,7% degli investimenti fissi, da una crescita del 5,5% del volume delle esportazioni, da ulteriori accumuli di scorte. Per il '78 si prevede un totale di 1.067.000 disoccupati. La produttività crescerà del 3,1% nei prossimi tre anni. Alla fine del 1980, i disoccupati, dunque, scenderanno a 874 mila unità. Nonostante l'apprezzamento costante del marco, la RFT è concorrenziale sui mercati esteri nei settori più redditizi, quelli dei beni strumentali ad alto contenuto tecnologico, la cui domanda risente solo in misura modesta dei rialzi dei prezzi.

GRAN BRETAGNA
Grazie al petrolio

Il clima politico del Regno Unito è attualmente molto stabile, e ciò si riflette anche nel campo economico, dove sono stati registrati notevoli successi, fra i quali la riduzione dell'inflazione e della disoccupazione. Ciò è stato possibile grazie anche a una severa politica di contenimento dei salari. In salita la sterlina; assai ridotto il fabbisogno di prestiti del settore pubblico; cresciuti i consumi e i redditi reali spendibili in misura minore rispetto al '76: ciò ha impedito un più dinamico sviluppo del prodotto nazionale lordo. Per porre rimedio a questa situazione, il governo ha predisposto un nuovo bilancio di previsione, che si propone di iniettare nell'economia 3,2 miliardi di sterline nei prossimi due anni. In tal modo, il tasso di incremento del prodotto nazionale dovrebbe salire quest'anno del 3,6%; ci sarà un lieve rialzo della disoccupazione (dal 5,82 al 5,95%), mentre la produzione industriale salirà del 4,2%. Si prevede che le esportazioni saliranno a ritmo notevole grazie al miglioramento della concorrenzialità, ma soprattutto grazie agli apporti di greggio del Mare del Nord che hanno consentito a Londra di venir fuori dal tunnel. Infine, la sterlina guadagnerà ancora sul dollaro: prevista una quotazione pari a 1,896.

CANADA
Incognita Quebec

Prospettive economiche offuscate dall'incertezza politica, dopo la vittoria nella regione francofona del partito autonomistico, e aggravate da uno scarso dinamismo produttivo malgrado la politica monetaria abbastanza accomodante perseguita dalla Banca centrale. Risvolto positivo, la costruzione del gigantesco oleodotto Alcan, che stimolerà occupazione, investimenti e crescita reale della produzione. Il 1979 sarà un anno cruciale: sarà l'anno del referendum nel Quebec, i cui risultati continueranno a condizionare l'economia. Previsioni per quest'anno: ancora crescita dell'avanzo della bilancia commerciale; nuova svalutazione
della moneta rispetto al dollaro statunitense; tasso d'inflazione intorno al 7,5%; buono sfruttamento delle risorse naturali e delle materie prime; disoccupazione contenuta intorno all'8%; miglioramento delle componenti 'pubblica ed !estera degli investimenti; tasso d'inflazione, al 1980, ridotto al 6%.

FRANCIA
In attesa del voto

Le prospettive dell'economia francese dipendono esclusivamente dall'esito delle votazioni di marzo. Se la sinistra andrà al potere, non potrà realizzare una quota rilevante del programma di nazionalizzazioni del 1972. Esistono inoltre serie probabilità che il Paese sia scosso da una serie di scioperi, soprattutto del tipo " a gatto selvaggio ". Il bilancio di previsione '78 indica che il governo intende mantenere una discreta austerità: l'obiettivo è di 398 miliardi di franchi. Per la prima volta dal 1969, la Francia predispone un bilancio deficitario. D'altra parte, l'inflazione e le pressioni pre-elettorali provocheranno un cospicuo aumento della spesa pubblica. In ogni caso, la situazione economica va migliorando, come prova il calo della disoccupazione. Nessun miglioramento, invece, sul fronte dell'inflazione. La capacità produttiva dovrebbe crescere quest'anno del 3,8%, restando costante fino al 1980; la crescita dei salari nel triennio sarà dell'ordine dell'11-12%, mentre scenderà l'indice d'inflazione, grazie soprattutto a un forte incremento della produttività del lavoro.

GIAPPONE
Dinamismo instabile

I soli settori che hanno dato un forte contributo all'espansione nel '77 sono stati quelli degli investimenti pubblici e delle esportazioni, i cui incrementi reali sono risultati rispettivamente del 10 e dell'11,4%. La domanda privata interna si mantiene debole e il ritmo di accumulazione del risparmio delle famiglie è ancora a un livello di record. La produzione industriale è in fase stagnante da aprile, le scorte in magazzino sono cospicue. I sindacati, preoccupati per la sicurezza dei posti di lavoro, hanno attenuato le richieste di miglioramenti salariali per quest'anno: ne risulteranno penalizzati i consumi. Il forte aumento del saldo della bilancia commerciale ha determinato di fatto una rivalutazione dello yen rispetto al dollaro del 20%. Di qui, una serie di problemi, che Tokyo intende risolvere aumentando le importazioni di combustibili nucleari, minerali e petrolio e potenziando l'edilizia residenziale. L'espansione del prodotto reale supererà quest'anno e l'anno prossimo il 5%, mentre il livello della disoccupazione salirà al 2,3%. Questo scarso dinamismo, insieme all'apprezzamento dello yen, condurrà a una graduale riduzione dell'inflazione.

ECCO GLI ALTRI

BELGIO

Rilancio: il 6% del bilancio 1978 sarà destinato al miglioramento dell'occupazione. Nello stesso tempo verranno rilanciati gli investimenti, ma su basi selettive. Verrà però esercitata una potente pressione fiscale.
Disoccupazione: con 239.200 persone senza lavoro, pari al 6,4% della popolazione attiva, il Belgio ha uno dei tassi di disoccupazione più elevati d'Europa.
Prezzi: tendenza al miglioramento. Negli ultimi 12 mesi è stato del 7,2%, contro il 12,5% dei 12 mesi precedenti.

DANIMARCA

Rilancio: il governo danese sta preparando un piano di risanamento per i prossimi tre anni. Per finanziare nuovi posti di lavoro e ridurre il debito estero, verrà appesantita la fiscalità diretta.
Disoccupazione: in continuo aumento. Dall'1,5% della popolazione attiva del giugno 1974 si è giunti a 147.500 persone, pari al 6,4%, della fine 1977.
Prezzi: la tendenza al rialzo del costo della vita resta molto sensibile. Ha raggiunto il 10,7% negli ultimi 12 mesi.

IRLANDA

Rilancio: il governo sta predisponendo un programma di creazione di posti di lavoro e di riduzione di imposte che costerà circa un quarto delle entrate fiscali 1977.
Disoccupazione: il fenomeno costituisce la preoccupazione più grave. Attualmente i disoccupati sono 109.000, pari al 9,6% della popolazione attiva.
Prezzi: il costo della vita ha subìto un netto rallentamento. Dal 24,5% del 1975 è sceso al 13,9%.

OLANDA

Rilancio: entrerà in vigore fra poco un piano di risanamento che prevede il blocco dei salari per due anni, ad eccezione dei redditi più bassi, per far calare a 150.000 il numero dei disoccupati.
Disoccupazione: allo stato attuale, 201.400 olandesi sono senza lavoro.
Prezzi: aumento del 7,5% negli ultimi 12 mesi.

SVEZIA

Rilancio: blocco, dei prezzi fino al 31 ottobre, riduzione dell'imposta sui salari, e un piano per la stabilizzazione della disoccupazione. Le misure di risanamento decise dal governo di Stoccolma dopo la svalutazione del 10%della corona uscita dal serpente monetario.
Disoccupazione: i disoccupati sono 69.000, pari all'1,6% della popolazione attiva.
Prezzi: nel corso dell'anno sono aumentati del 13,1%.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000