L'imprenditorialità
associata alta base di prospettive di sviluppo per le regioni meridionali,
nel momento in cui cresce la domanda di vacanze in tutto il mondo. Gli
effetti positivi sull'occupazione e sulla bilancia dei pagamenti del Paese.
In una recente ricerca,
l'istituto " The Economist Intelligence Ltd." ha previsto
che il traffico turistico internazionale aumenterà con ogni probabilità
fino al 1980 in misura maggiore che nel decennio precedente. E continuerà
a crescere, anche se a ritmi prevedibilmente più lenti, fino
al 1985. Tra i Paesi considerati destinatari di questo incremento turistico,
figura l'Italia.
Il viaggio, le vacanze all'interno o all'estero che rappresentavano
fino a qualche anno fa una forma occasionale di consumo riservata ai
ceti abbienti, sono diventate ormai un fenomeno di massa. Il problema
che ci si pone, al di là delle illusioni statistiche, che possono
facilmente trarre in inganno, è sul cosa si fa oggi nel nostro
Paese per lo sviluppo del turismo e in che modo il movimento cooperativo
vi può contribuire. Ma ci pare bene precisare innanzitutto il
ruolo che il turismo in generale e l'industria turistica in particolare
giuocano in un'economia come quella italiana. Se è fuor di dubbio
che l'espansione della domanda turistica dipende dallo sviluppo del
reddito, è altrettanto certo che non è più sostenibile
che la crescita o le diminuzioni della domanda turistica siano caratterizzati
da una elevata elasticità delle variazioni negative del reddito
stesso. Infatti, pur risentendo del difficile momento congiunturale
internazionale, il turismo in Italia ha continuato a svilupparsi in
modo più o meno costante, e certamente più di quanto si
potesse prevedere.
Ma questa espansione, che ha portato il nostro Paese a disporre oggi
di circa il 20 per cento dell'intera ricettività alberghiera
europea, e che ha consentito nel 1977 un incremento di presenze straniere
di circa il 12 per cento rispetto all'anno precedente, non basta da
sola a creare le condizioni per una politica turistica. Una concorrenza
a volte spregiudicata da parte di nazioni di non chiara vocazione turistica,
ma più dotate di infrastrutture, ci ha fatto perdere notevoli
ricchezze e posizioni. Occorre dunque un attento riesame della politica
turistica italiana, in grado di colmare insufficienze, ritardi e anche
distorsioni, e di fronteggiare con strumenti efficaci la concorrenza
straniera. Una moderna e coordinata politica di sviluppo del turismo
è la scelta prioritaria per una crescita non disordinata: in
questo quadro, essenziale è l'indirizzo della domanda turistica
verso le regioni meridionali. Ed è in questa scelta che il movimento
cooperativo può inserirsi per offrire un cospicuo contributo
alla realizzazione dei programmi necessari per uno sviluppo organico
ed integrato del Mezzogiorno in un settore di così vasta partecipazione.
Il turismo, infatti, industria " pulita ", con le sue attività
indotte e con la richiesta di servizi che è una sua caratteristica
particolare, può offrire uno sbocco alla crescente disoccupazione,
soprattutto a quella giovanile. L'esigenza di indirizzare il Mezzogiorno
deriva dalla necessità di sfruttare al meglio le caratteristiche
delle regioni meridionali, così ricche di risorse naturali e
climatiche, ma anche per poter meglio utilizzare quanto già esiste
nelle strutture alberghiere. Organizzare i piccoli operatori turistici
in forma associativa, per poter offrire nel migliore dei modi quei servizi
complementari necessari ad una gestione dinamica dell'impresa turistica,
dovrebbe essere l'obiettivo primario cui tendere, per evitare le distorsioni
tipiche dell'improvvisazione, che portano agli alti costi di esercizio
e al servizio approssimativo che si ripercuotono direttamente sul cliente.
E' facile essere allettati da opuscoli che illustrano scorci di mare
o di montagna. Ma altrettanto facile è la delusione, una volta
arrivati sul posto. Assenza di infrastrutture " tipo ", di
servizi, di coordinamenti. Il problema investe in particolare le regioni
meridionali. L'intervento straordinario nel Sud nel settore ha fatto
diventare potenziali albergatori un po' tutti. Ma l'organizzazione turistica
va ben al di là. E' indispensabile rivedere certe posizioni,
creare accordi con centri di distribuzione, di servizi, per potere -
esaurientemente ed economicamente - rispondere alle esigenze di un turismo
che deve essere competitivo soprattutto a livello internazionale. Lo
sviluppo del turismo, del resto, proprio per le sue caratteristiche
peculiari, può aiutarci a risolvere alcuni di quei problemi che
ci riguardano per la loro risonanza sociale. La trasformazione in atto
del turismo da fenomeno individuale a fenomeno di massa accentuerà
ancor più il suo aspetto sociale e favorirà, grazie a
nuove forme organizzative tese a ridurre i costi, l'ingresso di quelle
persone (e sono tante) la cui domanda di vacanza resta inevasa, perché
non sorretta da una adeguata disponibilità economica. L'occupazione
che offre l'industria turistica allo stato attuale è del tipo
" stagionale " o " occasionale ". Ma, soprattutto
nelle regioni meridionali, con una incisiva promozione, si può
sviluppare un turismo programmato nel tempo, consentendo così
l'occupazione piena degli addetti ai lavori, incentivando l'imprenditorialità,
allargando le prospettive di lavoro stabile. Addetti ai lavori che,
comunque, andrebbero opportunamente specializzati: una recente pubblicazione
dell'OIL, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha infatti segnalato
la mancanza di personale qualificato nel settore. L'occasione che ci
si offre è data dalle misure di un settore, che pur con le sue
carenze, grazie a " risorse proprie " riesce a contribuire
in misura notevole alla bilancia dei pagamenti italiani con un'entrata
netta per il 1977 di circa 2.500 miliardi di lire. Ed è dall'importanza
che questo settore riveste nell'economia del Paese e dal significato
che ha assunto nello sviluppo della società che nasce l'esigenza
di un intervento che si esprima con una costante e costruttiva presenza.
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