Disco verde per il turismo




Enrico Surdo



L'imprenditorialità associata alta base di prospettive di sviluppo per le regioni meridionali, nel momento in cui cresce la domanda di vacanze in tutto il mondo. Gli effetti positivi sull'occupazione e sulla bilancia dei pagamenti del Paese.

In una recente ricerca, l'istituto " The Economist Intelligence Ltd." ha previsto che il traffico turistico internazionale aumenterà con ogni probabilità fino al 1980 in misura maggiore che nel decennio precedente. E continuerà a crescere, anche se a ritmi prevedibilmente più lenti, fino al 1985. Tra i Paesi considerati destinatari di questo incremento turistico, figura l'Italia.
Il viaggio, le vacanze all'interno o all'estero che rappresentavano fino a qualche anno fa una forma occasionale di consumo riservata ai ceti abbienti, sono diventate ormai un fenomeno di massa. Il problema che ci si pone, al di là delle illusioni statistiche, che possono facilmente trarre in inganno, è sul cosa si fa oggi nel nostro Paese per lo sviluppo del turismo e in che modo il movimento cooperativo vi può contribuire. Ma ci pare bene precisare innanzitutto il ruolo che il turismo in generale e l'industria turistica in particolare giuocano in un'economia come quella italiana. Se è fuor di dubbio che l'espansione della domanda turistica dipende dallo sviluppo del reddito, è altrettanto certo che non è più sostenibile che la crescita o le diminuzioni della domanda turistica siano caratterizzati da una elevata elasticità delle variazioni negative del reddito stesso. Infatti, pur risentendo del difficile momento congiunturale internazionale, il turismo in Italia ha continuato a svilupparsi in modo più o meno costante, e certamente più di quanto si potesse prevedere.
Ma questa espansione, che ha portato il nostro Paese a disporre oggi di circa il 20 per cento dell'intera ricettività alberghiera europea, e che ha consentito nel 1977 un incremento di presenze straniere di circa il 12 per cento rispetto all'anno precedente, non basta da sola a creare le condizioni per una politica turistica. Una concorrenza a volte spregiudicata da parte di nazioni di non chiara vocazione turistica, ma più dotate di infrastrutture, ci ha fatto perdere notevoli ricchezze e posizioni. Occorre dunque un attento riesame della politica turistica italiana, in grado di colmare insufficienze, ritardi e anche distorsioni, e di fronteggiare con strumenti efficaci la concorrenza straniera. Una moderna e coordinata politica di sviluppo del turismo è la scelta prioritaria per una crescita non disordinata: in questo quadro, essenziale è l'indirizzo della domanda turistica verso le regioni meridionali. Ed è in questa scelta che il movimento cooperativo può inserirsi per offrire un cospicuo contributo alla realizzazione dei programmi necessari per uno sviluppo organico ed integrato del Mezzogiorno in un settore di così vasta partecipazione. Il turismo, infatti, industria " pulita ", con le sue attività indotte e con la richiesta di servizi che è una sua caratteristica particolare, può offrire uno sbocco alla crescente disoccupazione, soprattutto a quella giovanile. L'esigenza di indirizzare il Mezzogiorno deriva dalla necessità di sfruttare al meglio le caratteristiche delle regioni meridionali, così ricche di risorse naturali e climatiche, ma anche per poter meglio utilizzare quanto già esiste nelle strutture alberghiere. Organizzare i piccoli operatori turistici in forma associativa, per poter offrire nel migliore dei modi quei servizi complementari necessari ad una gestione dinamica dell'impresa turistica, dovrebbe essere l'obiettivo primario cui tendere, per evitare le distorsioni tipiche dell'improvvisazione, che portano agli alti costi di esercizio e al servizio approssimativo che si ripercuotono direttamente sul cliente. E' facile essere allettati da opuscoli che illustrano scorci di mare o di montagna. Ma altrettanto facile è la delusione, una volta arrivati sul posto. Assenza di infrastrutture " tipo ", di servizi, di coordinamenti. Il problema investe in particolare le regioni meridionali. L'intervento straordinario nel Sud nel settore ha fatto diventare potenziali albergatori un po' tutti. Ma l'organizzazione turistica va ben al di là. E' indispensabile rivedere certe posizioni, creare accordi con centri di distribuzione, di servizi, per potere - esaurientemente ed economicamente - rispondere alle esigenze di un turismo che deve essere competitivo soprattutto a livello internazionale. Lo sviluppo del turismo, del resto, proprio per le sue caratteristiche peculiari, può aiutarci a risolvere alcuni di quei problemi che ci riguardano per la loro risonanza sociale. La trasformazione in atto del turismo da fenomeno individuale a fenomeno di massa accentuerà ancor più il suo aspetto sociale e favorirà, grazie a nuove forme organizzative tese a ridurre i costi, l'ingresso di quelle persone (e sono tante) la cui domanda di vacanza resta inevasa, perché non sorretta da una adeguata disponibilità economica. L'occupazione che offre l'industria turistica allo stato attuale è del tipo " stagionale " o " occasionale ". Ma, soprattutto nelle regioni meridionali, con una incisiva promozione, si può sviluppare un turismo programmato nel tempo, consentendo così l'occupazione piena degli addetti ai lavori, incentivando l'imprenditorialità, allargando le prospettive di lavoro stabile. Addetti ai lavori che, comunque, andrebbero opportunamente specializzati: una recente pubblicazione dell'OIL, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha infatti segnalato la mancanza di personale qualificato nel settore. L'occasione che ci si offre è data dalle misure di un settore, che pur con le sue carenze, grazie a " risorse proprie " riesce a contribuire in misura notevole alla bilancia dei pagamenti italiani con un'entrata netta per il 1977 di circa 2.500 miliardi di lire. Ed è dall'importanza che questo settore riveste nell'economia del Paese e dal significato che ha assunto nello sviluppo della società che nasce l'esigenza di un intervento che si esprima con una costante e costruttiva presenza.


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