E' nata una biblioteca salentina di cultura




Mario Marti



Da tempo nella cultura letteraria italiana, e non soltanto letteraria, è ritornata in grande onore la "provincia". La nuova Costituzione italiana con il suo ordinamento regionale; i risvolti neo-realistici della più impegnata narrativa e saggistica col recupero della tematica locale nel quadro delle vicende nazionali; la problematica fitta e continua dell'attuazione politica e amministrativa delle Regioni nel suo ininterrotto giuoco d'interessi e di competenze fra potere centrale e potere periferico; e ancora l'affrancamento e l'esaltazione della cultura cosiddetta subalterna e il tramonto del concetto di letteratura " dialettale " come letteratura " minore "; sono alcune delle ragioni insieme letterarie e politiche, che hanno ravvivato anche nel campo dell'attività più strettamente accademica, per tradizione piuttosto restia a diverso genere d'indagini, la sollecitudine per le culture locali. E non tanto " locali " in sé e chiuse nelle loro gelose e tipiche forme - atteggiamento angusto almeno così come astratto quello dell'attendere esclusivamente all'indicazione accademica - quanto piuttosto considerate dinamicamente nella loro funzione dialettica di spinta e insieme di conservazione nei riguardi della letteratura nazionale; e viste come centri vitali e fresche sorgive d'interessi che investono poi subito ogni sorta di legami, reciproci e vicendevoli, con zone più ampie, fino alla nazione e oltre. Dalla periferia al centro, si direbbe, e dal centro alla periferia, la tematica e la problematica locale, sotto ogni cielo, da quello della politica a quello della lingua, non può astrarre dalla nazionale e magari dalla sovranazionale; e vale naturalmente anche il viceversa, in un impasto dialettico di dare e di avere, dal quale è segnata infine la storia. I mass-media, anche sotto il profilo sociale, sono ormai quotidianamente (stampa, radio e televisione " provinciali ") il tessuto connettivo di siffatta realtà e insieme il documento e la testimonianza della loro funzione mediatrice.
Entro questa mossa e viva panoramica si inseriva una mia proposta chiara e precisa, avanzata nel settembre del 1976 all'editore Milella di Lecce, di fondare e di dar vita a una " Biblioteca salentina di cultura " (e non - si badi bene! - ad una " Biblioteca di cultura salentina "). Il momento editoriale non era, come non è, dei migliori; ma dopo qualche esitazione si giunse poi schiettamente ad un pieno consenso e ai primi accordi di fondo. Ci sorreggeva in particolare la convinzione profonda nella bontà dell'iniziativa, le la fiducia vivissima che - l'esigenza sembrando assai diffusa nella popolazione salentina, particolarmente sensibile a proposte di tal maniera - non sarebbero mancati né l'appoggio né la risposta positiva da parte del pubblico. Le stesse persuasioni espressero gli amici invitati e pregati di costituire insieme con me una stretta redazione: in ordine alfabetico, Antonio Mangione, Gino Rizzo e Donato Valli. E dopo alcuni memorabili incontri in casa mia, avvenuti a distanza di tempo l'uno dall'altro per l'affiorare di numerosi e complicati problemi da risolvere volta per volta, furono formulate due serie di 12 volumi ciascuna (qualche volume in due tomi): la prima comprendente Caracciolo e gli oratori, la narrativa poetica rinascimentale, i filosofi e trattatisti del Cinquecento, i lirici d'età barocca, le opere di F. Donno, gli illuministi e riformatori, i narratori dell'Ottocento, la letteratura dialettale; la seconda comprendente il Galileo, l'Ammirato, il Grandi, gli scrittori di teatro, i poemi del tempo della Controriforma, i trattatisti del Seicento, la letteratura tardo-umanistica, gli scrittori di scienza e di costume, di cronache e di memorie, un'ampia antologia giornalistica e una silloge demologica.
Come si vede, rimane lontano dall'impostazione di questa " Biblioteca " ogni concetto spocchiosamente umanistico di letteratura o altezzosamente aristocratico di cultura (il tardo-umanesimo accanto agli scrittori di scienza; i lirici barocchi accanto ai giornalisti e ai documenti demologici); e uno dei cardini fondamentali per tutti i collaboratori è di tendere a una sorta di fondazione della cultura regionale salentina dal sec. XV al sec. XX (per non diventare emeroteca, la " Biblioteca " si ferma alla prima guerra mondiale), nel quadro della coeva cultura nazionale ed europea. Oltre ai redattori che cureranno le opere di F. Donno (Rizzo), la narrativa ottocentesca (Mangione), la letteratura fra Otto e Novecento (Valli) - e questi volumi saranno i primi ad essere pubblicati dopo il primo già uscito - sono stati chiamati a collaborare per la prima serie e hanno accettato di buon grado E. Esposito dell'Università di Roma (Caracciolo e l'oratoria), G. Papuli dell'Università di Lecce (filosofi e trattatisti del Cinquecento), O. Macrì dell'Università di Firenze (lirici d'età barocca), A. Vallone dell'Università di Napoli (illuministi e riformatori), M. D'Elia dell'Università di Lecce (letteratura dialettale).
Il primo volume, come si diceva, è già stato pubblicato in veste che, più che decorosa, si riconoscerà elegante; e contiene le Opere di Rogeri de Pacienza di Nardò curate criticamente dal sottoscritto, introdotte, commentate e corredate di amplissimi indici (Lo Balzino e un Triunfo, inediti, sullo sfondo, della cultura napoletana aragonese della fine del Quattrocento). E di tutto ciò abbiamo voluto informare i lettori di questa bella e intelligente rivista, perché l'iniziativa abbia il rilievo e la diffusione che merita. E' chiaro che il nostro non facile lavoro, mio, dei redattori, dell'editore, sarà effettuato con maggiore entusiasmo e i sacrifici affrontati con maggiore fermezza, quanto più aperti e tangibili saranno i consensi. L'editore Milella (Lecce, Via Palmieri 30, tel. 28885) è a disposizione.

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