La regressione




a. b.



Anticipiamo i nuovi dati sul reddito prodotto dalle singole province italiane nel '76, dati raccolti da Guglielmo Tagliacarne in collaborazione con l'Unioncamere, e di imminente pubblicazione. Tre grandi province (Milano, Roma e Torino) concentrano il 22,62% di tutto il reddito prodotto in Italia. Per contro, le 34 province del Mezzogiorno e delle Isole rappresentano meno di un quarto del complesso nazionale (24,1%). Questa proporzione è identica a quella che si riscontrava nel 1951, primo anno della rilevazione. Dunque, in un periodo di oltre un quarto di secolo non si è, riusciti a realizzare, come sostiene Tagliacarne, quel che da tanti anni si è continuato a promettere: l'eliminazione del grave divario economico dell'area più povera rispetto a quella del resto del Paese. " Quello che si è riusciti a fare è stato soltanto di non allargare la distanza relativa fra le "due Italie"; ciò che fatalmente si sarebbe constatato se in questo quarto di secolo non si fosse rivolto il massimo sforzo sia finanziario sia con tutti i mezzi politici per sollevare l'economia del Sud ".
Da questi dati è possibile ricavare una precisa geografia degli sbilanci provinciali e un quadro pressoché perfetto del " solco " storico che divide le aree del Centro-Nord da quelle del Sud e delle Isole. Ma è anche possibile estrapolare una serie di considerazioni, che sono, purtroppo, tutt'altro che positive. La prima è questa: lo sforzo dell'industrializzazione nel Mezzogiorno non è stato di tale portata e di così largo respiro da far recuperare al Sud una maggiore valenza rispetto alla differenza tra redditi prodotti nelle aree ricche e nelle aree povere. Redditi e consumi sono aumentati, certamente, nell'arco di tempo considerato, ma lo stacco è rimasto, non si è ridotto di un solo gradino. Se si considera che nelle regioni meridionali si è riversata una massa monetaria di grosse dimensioni, si deve dedurre che il male oscuro che fa persistere il " fossato ", o non è stato bene individuato, oppure lo è stato, ma non si è fatto nulla per sconfiggerlo. Il Sud resta un'area assistita: se cessa il flusso finanziario, si cade nel baratro. E ciò, altra considerazione di rilievo, mentre gli ultimi dati sulla disoccupazione aggravano le preoccupazioni: alla fine del mese di marzo, le cifre dei disoccupati nel Sud erano le seguenti (tra parentesi, le variazioni percentuali in più, rispetto al marzo dello scorso anno):

In un anno di tempo, i disoccupati sono cresciuti nel Sud di oltre 97 mila unità: la regressione continua.


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