§ Itinerari

Scoprire il Salento




Eloisa Malagoli



Si trova qui, e si coglie in tutte le componenti, e nelle sfumature più inattese, l'arcaico perduto altrove, l'antico autentico, non ostentato, accanto a tutto ciò che è attuale, moderno, " funzionale ". Dappertutto, paesi bianchi attorno a cattedrali e chiese con campanili, e attorno a palazzi baronali. Sugli orli dei due mari, un passaggio ininterrotto da meraviglia a meraviglia, dalle fasce sabbiose occidentali alle coste rocciose adriatiche, con i paesi incastonati nelle rade o protesi sul mare, sotto il cielo luminoso.

L'incubo della " Cavtat ", la nave jugoslava finita in fondo all'Adriatico, di fronte a Otranto, con un carico micidiale di tetraetile e di tetrametile, è finito. Ci son voluti un pretore che facesse applicare le leggi, una popolazione mobilitata, l'appoggio incondizionato degli uomini di cultura, e una società che mettesse a disposizione tecnici, specialisti, navi e sommozzatori. I giornali tedeschi, solitamente tignosi ad ogni avvicinarsi dell'estate, perché i turisti della Germania Federale " calano " in Italia, riversando nel nostro Paese una cospicua massa di marchi, e perché disertano i centri balneari che le imprese germaniche sono andate a costruire in Spagna, in Marocco o nelle gelide acque oceaniche delle coste portoghesi, i giornali tedeschi, dicevo, hanno tentato di avanzare qualche dubbio: forse ci sono altri bidoni, pochi ma sempre pericolosi, perché possono creare una sia pur ridotta zona di inquinamento. Ci hanno provato, e gli è andata male. L'Adriatico è salvo: o in ogni caso, non è più inquinato di prima. Se poi parliamo del Basso Adriatico, quello che si apre a sud della fascia interessata dal complesso petrolchimico brindisino, possiamo parlare tranquillamente di Adriatico allo stato pressoché puro. Con buona pace di quanti, (ed è difficile accreditar loro la buona fede), dicono o scrivono il contrario.
La Puglia è una regione lontana, intendo dire lontana dai baricentri turistici italiani, e soprattutto dalle grandi città che attraggono i viaggiatori dell'estate: Venezia, o le metropoli emiliani-romagnole, o Firenze e il macrocosmo toscano, o Roma. E' lontana anche da Napoli, antica capitale, malgrado l'Autostrada del Sole. Il Salento, poi, sembra essere remoto. Scriveva Cesare Brandi: " Come la scorsi dall'aereo, non mi entusiasmò ( ... ) .Dall'alto, la Puglia è ancora più geografica della solita mappa a cui si riducono i vantati e insipidi panorami dall'aereo. Così piatta com'è, con quelle strade diritte e i grossi borghi bianchi, fitti quanto un gregge di pecore nello stazzo, non fa venire il desiderio di percorrerne le strade, di entrare in quei borghi, ;di trovarsi a raso terra in tanta pianura, e così uguale. C'erano i monumenti, e quelli bisognava conoscerli, ma, oltre ai monumenti, non vedevo, non sentivo altra ragione di andare in Puglia. Poi dovetti recarmi in Albania, e, tornando di là, apersi gli occhi una mattina a Bari dove infieriva un'afa africana, e non pensai che a ripartirne. Avvenne dopo molto tempo che dovessi visitare Otranto: la Puglia bisognava infilarla tutta, per arrivare sin là. E allora cominciò la scoperta. Né si arrestò a questo primo viaggio, né al secondo, né al terzo: la scoperta non finirà mai, perché è un paese, la Puglia, come il mattino, un mattino limpido, un mattino di sole liquido: e, il mattino, sarà sempre lo stesso, ma non viene mai a noia. Ed ha sempre qualcosa di nuovo, nel suo spettacolo sempiterno. Così la Puglia, paese arcaico... ".
Difficile, dunque, la scoperta di questo " meraviglioso, austero paese arcaico ": difficile per la lontananza, per la pianura, perché è fuori mano e quasi fuori portata, troppo decentrato, e, soprattutto, " fuori transito ": tutt'al più, si arriva in aereo da Roma a Brindisi, e si riparte in traghetto verso la Grecia; o si arriva a Bari e si riparte per la Jugoslavia. E, se ci si ferma, si va in Gargano, con l'immancabile sconfinamento nelle Tremiti. Puglia anche questi luoghi, e Puglia suggestiva, è fuori dubbio. Ma occorre non restare all'asciutto, e mettersi al passo, e percorrerla per quanto è lunga, (ed è tanto lunga), e attraversare l'area del Romanico Marittimo e quella delle Grotte carsiche, quella dell'Itria e dei trulli e quella dei paesi abbaglianti del Brindisino, per arrivare all'ultima Puglia, e la più appartata: il Salento.
Questo lungo viaggio, che ha sempre lasciato perplesso chi aveva voglia di conoscere luoghi e genti nuove, in realtà ha due aspetti positivi rilevanti: ha conservato - per quanto è stato possibile, con il passare degli anni, e con lo sviluppo delle attività economiche, e con la crescita della popolazione e del conseguente fabbisogno di case - ha conservato pressoché intatti interi ambienti locali, aree, zone, paesaggi, paesi: non li ha sminuiti con le fulminee rapine e perfidie consumate altrove, in tante, troppe fasce geografiche della penisola; l'altro aspetto: fare un viaggio " così lungo " significa doversi fermare di più, programmare una " scoperta " più ampia possibile, e poi dover ritornare: ché la Puglia si scopre un poco alla volta, e il Salento ancora più lentamente, tanto diversa e originale è la sua natura, tanto differenti sono arte, lingua, tradizioni, miti, gusto ed espressioni civili, storia e cronaca, colori e campagne e paesi e comportamenti. Direi che la scoperta del Salento coroni la scoperta della Puglia; nella penisola della penisola, nell'estrema terra pugliese culmina un itinerario, e quasi se ne apre un altro, meno articolato, se si vuole, ma altrettanto ricco e complesso: tant'è che il Salento è quasi del tutto estraneo alla storia e all'arte e alla lingua e alle tradizioni del resto della regione. Ed è, questo, motivo di accanite dispute con i restanti pugliesi: ai quali si può opporre una storia più antica, forse meno grande ma assai più tragica; una civiltà neolitica ben caratterizzata; un phylum religioso e culturale greco-bizantino sconosciuto altrove; un barocco personalissimo. E se la polemica chiude i conti con un paradosso, ci si sentirà dire che, per poter finalmente avere un poeta, la grande Roma dovette prenderlo in prestito da Rudiae: Ennio.
Il turista, dunque, cittadino del mondo, trova qui, e lo coglie in tutte le componenti, e nelle sfumature più inattese, l'arcaico perduto altrove, l'antico autentico, non ostentato, accanto a tutto ciò che è attuale, moderno, " funzionale ". Accanto a quello splendido esempio di borgo marinaro che è Gallipoli, isola circondata da muraglioni butterati dalla salsedine, si stende la città nuova, al di qua della classica Fontana Greca. Sette paesi calcinati formano un'isola, la Grecia salentina, superstite area linguistica greco-bizantina, con una sua arte e una sua letteratura che riemerge grazie all'opera paziente di studiosi locali. Più a sud, la terra dei menhir e dei dolmen. Dappertutto, paesi bianchi attorno a cattedrali e chiese con campanili, e attorno a palazzi baronali. Ai lati, sugli orli ionici e adriatici, le splendide marine, il cui itinerario è un " unicuum ", un passaggio ininterrotto da meraviglia a meraviglia, dalle fasce sabbiose occidentali alle coste rocciose adriatiche, con i paesi incastonati nelle rade o protesi sul mare, sotto il cielo luminoso. L'estate, che fu qui per una interminabile età la stagione della sete (sete della terra e degli uomini, delle colture aride: vite, olivo, mandorlo), propone ora momenti diversi, dalle assolate spiagge alla frescura della campagna. L'acqua, " la più comune delle cose ", una volta pagata a peso d'oro, ora c'è: viene dai pozzi artesiani, viene dagli acquedotti che la catturano in fiumi lontani; ma c'è, e sottolinea l'antica lindura di questi paesi e di questa gente: lindo l'ordinamento delle campagne, pulite le strade e le piazze e le case, ordinate le colture, netto il linguaggio. Tutto un mondo, lontano e appartato, sì, ma per questo salvo, si apre a chi lo cerca in piena umiltà. E non è certo il tempo che potrà mancare, venir meno. Poiché l'autunno, qui, è una specie di primavera più accorata: figlia naturale, inattesa e dolcissima, dell'estate, che avanza sotto gli olivi. Un fondiglio d'estate: per una stagione che dura nove mesi, ininterrotta, saporosa, senza sotterfugi.


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