RECENSIONI








Università di Lecce, Facoltà di Magistero, Annali. Vol. III (1973-74). Adriatica Ed., Bari 1974. Senza indicazione di prezzo.

Questo libro raccoglie tredici saggi di argomento assai vario, ma tutti o quasi di certo valore e interesse. L'impossibilità di parlare di tutti in questa sede ci costringe a presentarne sinteticamente soltanto alcuni.
Aldo Cormio, in " Le origini della crisi di fine Settecento in Terra di Bari ", ripercorre gli anni compresi fra il 1764 e la fine del secolo prendendo in esame i fattori che portarono ad un totale cambiamento dell'organizzazione economico-sociale del territorio: fattori considerati tanto nella loro specificità quanto nelle numerose correlazioni. L'Autore fornisce così un preciso quadro della situazione e documenta i motivi della crisi che travagliò Terra di Bari nell'ultimo quarto del Settecento.
Con " Le vie dell'evoluzione artistica di I.A. Bunin ", Alizia Romanovic Lubelli compie un'indagine accurata delle opere del grande scrittore russo e un'analisi della loro tematica e dei rapporti con le opere degli altri grandi scrittori russi dell'epoca, proponendo un'interessante interpretazione dell'opera buniniana. Ne risulta indirettamente un buon ritratto di Bunin uomo, del suo carattere e del suo modo di sentire.
Di Mariannita Lospinoso è " Il divorzio nelle società tradizionali: studi metodologici e teorici ". Un riepilogo e insieme un confronto fra le teorie (Barnes, Gluckmann, Evans-Pritchard, ecc.) relative agli studi sul divorzio nei Paesi dell'Africa Nera, con particolare riguardo alte popolazioni dell'Africa Occidentale. Uno studio di indubbio interesse, soprattutto per il lettore che abbia un minimo di conoscenze in materia.
Con " L'industrializzazione della media e bassa Valle del Crati: attualità e prospettive " Leonardo Morea richiama l'attenzione (assai opportunamente, dati i tempi) su di un'area geografica che si presta ad uno sviluppo industriale ben più intenso di quello attuale, offrendo un attento esame del livello di industrializzazione della Valle e delle relative variazioni nel ventennio 1951-1791.
A Ugo Leone si deve " Trasporti sulla terraferma in Campania ", studio accurato e dettagliato della situazione del sistema dei trasporti nella regione campana, corredato da belle cartine e utili tabelle. Un contributo positivo all'identificazione di uno degli elementi fondamentali sui quali è possibile agire efficacemente per correggere i gravi squilibri regionali.
Assai originale l'" Erbario italiano del XVI secolo, Ms. Monacense n. 1066 " di Pietro Salamac, studio e descrizione del Manoscritto n. 1066 (Ital. 149) conservato presso la Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera. A parte l'indubbio valore del saggio, non possono che attrarre e interessare tanto la riproduzione delle illustrazioni quanto la trascrizione delle descrizioni di 47 piante dalle virtù medicamentose, ciascuna accompagnata dai relativi consigli terapeutici.
" A.I.M.A. (Azienda di Stato per gli interventi nel Mercato Agricolo); sua organizzazione e qualificazione della pretesa del produttore all'integrazione di prezzo dell'olio di oliva: diritto soggettivo o interesse legittimo? " è di Piero Sacco. Il titolo dice già tutto riguardo all'interesse dell'argomento, che è trattato con attenzione e accuratamente sviscerato sotto ogni profilo. In " Continuità linguistica e onomastica medievale nel Salento ", P. Giovan Battista Mancarella sintetizza la questione dell'onomastica nei dialetti salentini: onomastica intesa sia come toponomastica sia come antroponomastica. I termini del problema sono illustrati sulla base di tutte le conoscenze attuali, con analisi critica e confronto Ira le teorie di illustri studiosi (Rohlfs, Battisti, Parlangeli ed altri).
" Episodi reazionari del Clero di Terra d'Otranto nel 1861-1865 " di Francesco Gaudioso è una descrizione delle resistenze opposte da alcuni elementi del Clero prima e dopo il plebiscito del 21 Ottobre 1860, con il quale fu votata l'annessione di Terra d'Otranto al Regno d'Italia.
Con " Aspetti della lotta di classe in Terra d'Otranto " Rosanna Basso traccia un panorama delle condizioni sociali e dell'arretratezza economica che resero precarie nel Mezzogiorno le condizioni delle classi subalterne, determinando un malcontento così profondo da sfociare in una serie di manifestazioni, a volte violente, del tutto anomale rispetto ai canoni della lotta di classe.
Completano il volume " Die Schwierigen di Max Frisch, una interpretazione " e " Tristessa, mito borghese di Jack Kerouac ", entrambi di Laura Del Giudice, e infine " Ennio e il Pitagorismo " di Dora Liuzzi.
Il libro è motto interessante, ma anche di notevole impegno. Ci auguriamo che a quanti desiderano averlo sia dato modo di venirne in possesso.


Michele Paone, Palazzi di Lecce, Congedo Editore, Galatina, pp. 320, L. 15.000.

Valido restando il concetto secondo il quale Lecce, com'è stato detto, è città a misura d'uomo, va aggiunto che essa all'uomo deve essere restituita nell'intero complesso delle sue potenzialità abitative - che già furono nei secoli scorsi attuali -. In tal senso va sottolineato A, valore di stimolo, per chi sappia o voglia intenderlo, che la recente pubblicazione di Michele Paone, Palazzi di Lecce (Galatina, Congedo Editore, 1978), può assumere. Una sollecitazione da mettersi in rapporto con la capacità, che deve essere sorretta, ovviamente, da adeguata volontà, di restituire all'uomo, alle sue esigenze minute e quotidiane, la città. E quando si dice uomo, è appena il caso di sottolinearlo, si deve intendere l'intero corpo sociale che si esprime omogeneamente in tutta l'ampiezza del ventaglio delle interdipendenti collocazioni socio-economiche e della produttività materiale e morale.
Della città il "palazzo" è la cellula costitutiva, quando si sottrae, naturalmente, all'accezione quello spessore di classe che, tradizionalmente, nei secoli, l'ha accompagnata e sostenuta. Il "palazzo", in sostanza, non è, o non è soltanto, l'esponente ideologico-architettonico di una classe che dal " palazzo" dirigeva, e dirige ancora, in qualche caso, il flusso della vita cittadina nelle sue specifiche componenti, ma è l'elemento base sul quale la città, come coagulo di convivenza, poggia la necessarietà storica del suo stesso consistere. Il " palazzo", dunque, rappresenta una delle componenti, la più vistosa dal punto di vista architettonico per una naturale soluzione di classe, del tessuto urbanistico nella sua fitta trama di interdipendenze di elementi abitativi e produttivi che si amalgamano in un concetto di convivenza, dal quale soltanto resta realizzata la misura dell'uomo. Al di là di ciò, invece, c'è il vuoto di una separatezza che distorce o annulla addirittura la misura stessa.
Pertanto, il "palazzo " come monade urbanistico-architettonica di una città così caratterizzata com'è Lecce interessa relativamente, o interessa nel quadro di una classificazione di alto livello documentario com'è questa del Paone, allestita con profonda competenza, una classificazione che propone di per sé tutta una somma di riferimenti ai quali far capo nel momento in cui quella misura d'uomo deve essere, e lo dovrà per quel che riguarda Lecce, restaurata.
Al di là della monade, preziosa quant'altre mai per le suggestioni, di varia natura, che provoca, c'è, deve esserci il contesto urbanistico e abitativo con una sua fisionomia che è indispensabile non ignorare se si vuol pervenire ad una corretta impostazione e soluzione del problema del centro storico cittadino. Perché, in sostanza, non bisogna dimenticare, quando si parla di salvataggio di un patrimonio storico ed architettonico di estremo interesse, che di quel patrimonio è parte integrante la gente, a tutti i livelli, che nel centro storico da secoli ha accumulato, ed ancora accumula, affetti e sentimenti e interessi. Che, essi soli, danno consistenza alla misura d'uomo.
Sul piano metodologico, di una ricerca che prenda le! Mosse da documenti ben attestati, il libro del Paone ha una sua necessarietà evidente, tanto più che esso, come si diceva, propone tutta una somma di riferimenti culturali dei quali va tenuto conto. Non resti, allora, questo libro un mero repertorio, brillante oltre tutto per la veste tipografica felice, un repertorio che solletichi la vanità, sempre all'erta, di coloro cui i palazzi descritti appartengono o appartenevano: un risultato abbastanza sterile! Diventi, allora, questo libro un momento di dibattito per affrontare con strumenti adeguati una spregiudicata lettura, ormai improcrastinabile, della città e delle sue più urgenti domande.
(Enzo Panareo)


AA. VV., Documenti di cultura popolare in Italia meridionale: Puglia ex voto, a cura di Emanuela Angiuli. Biblioteca Provinciale " De Gemmis ", Bari, con la collaborazione dell'Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari dell'Università di Bari. Congedo Editore, pp. 276, prezzo non indicato.

Dalla mostra "Documenti di cultura popolare in Italia Meridionale: Puglia ex voto ", promossa dalla Provincia di Bari, realizzata con la collaborazione dell'Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari della locale Università e presentata in occasione dell'apertura al pubblico della nuova sede della Biblioteca Provinciale "De Gemmis", è derivato questo volume curato impeccabilmente da Emanuela Angiuli. Il libro si compone di due sezioni. Alla prima hanno contribuito: Emanuela Angiuli con " Ex voto in Biblioteca ", Ettore De Marco con " Sociologia dell'ex voto " e Tommaso Di Ciaula con " Viaggio ". A chiusura, il ricco capitolo dedicato alle illustrazioni (curato da Emanuela Angiuli), comprendente riproduzioni a colori e in bianco/nero. Nell'ambito di ciascuno dei due tipi, assai utile la distinzione fra " ex voto dipinti " (raggruppati per regioni geografiche: Capitanata, Terra di Bari, Terra d'Otranto) ed " ex voto fotografici e oggettuali ". La seconda sezione del volume è stata curata dall'Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari dell'Università di Bari e si giova dei contributi del prof. Giovanni Battista Bronzini (" Fenomenologia dell'ex voto "), di Anna Maria Tripputi (" Gli ex voto dipinti ") e di Enzo Spera (" Ex voto fotografici ed oggettuali"). Fra questi tre capitoli ne sono intercalati altri due costituiti, rispettivamente, da successioni di 210 schede e di 53 schede, ciascuna delle quali descrive esaurientemente un ex voto.
Un libro pregevole. Di notevole valore i contributi di carattere strettamente scientifico; interessanti e stimolanti gli altri, ma strettamente aderenti a una ben definita corrente di pensiero. La cospicua documentazione fotografica e la ricca iconografia agiografica costituiscono, da sé sole, opera preziosa, che alla perfezione tecnica della riproduzione accoppia attrattive veramente di spicco.


Nicola Popolizio, Accadde in Puglia, episodi e personaggi di storia pugliese. Adda Editore, Bari 1978, pp. 286. L. 3500.

Non è una vera e propria opera storica, ma un insieme di vicende, di episodi e di argomenti verso i quali, evidentemente, l'autore è più sensibile. Il volume si compone di due parti. I dieci capitoli che costituiscono la prima parte si susseguono con chiaro criterio cronologico, partendo dalla preistoria e terminando con le vicende della Repubblica Partenopea e dei Sanfedisti. La seconda parte consta di sette capitoli, che appaiono come altrettanti temi utili all'autore per osservazioni, commenti e riflessioni.
Popolizio è un linotipista: una bella sorpresa. Ce ne fossero molti altri ... ! La sua passione per la storia deve essere grandissima, se gli ha fruttato conoscenze così vaste da poter trattare di tanti aspetti della storia di Puglia con la notevole padronanza messa in luce. Il cardine della sua trattazione è insolito: il popolo soggetto della storia. In Popolizio infatti la storia è vista con gli occhi dei tanti che non furono protagonisti degli eventi ma dovettero subirli, con tutti i sacrifici e le sofferenze che, di volta in volta, essi comportarono. Ogni argomento è trattato con sottile e lucida ironia, l'osservazione è disincantata, netto il rifiuto della violenza da qualsiasi parte provenga, chiara l'affermazione del primato del diritto alla vita e al lavoro sul primato della politica e dell'ideologia: i primi a dover essere salvaguardati sono gli interessi reali dei ceti popolari.
Si può anche dissentire dalle argomentazioni o dalle conclusioni dell'autore; occorre però riconoscere che la sua logica semplice e limpida, priva di sottigliezze e di sottintesi, è un contributo determinante ad un sereno dibattito, in primo luogo con se stessi. Notevole è l'apporto di Popolizio alla conoscenza dei fatti della storia di Puglia; diremmo anzi che il libro può essere una utile introduzione per tutti coloro che desiderano allargare poi i propri orizzonti.
Dunque, un bel libro, interessante, che si fa leggere facilmente arricchito da una altrettanto bella presentazione di Giosuè Musca.


Gianfranco Esposito, Operai del Sud. Ricerca sulla condizione operaia in un tabacchificio leccese. Ed. a cura del Centro Studi Scienze Sociali, Lecce, pp. 140, L. 4.000.

E' uno studio sociologico sulla Manifattura Tabacchi del Monopolio di Stato in Lecce, condotto con l'obiettivo di stabilire fino a qual punto l'inserimento di un'industria in un tessuto sociale soprattutto contadino abbia prodotto cambiamenti negli atteggiamenti e nelle opinioni dei neo-operai e quali siano le peculiarità di queste figure sociali nuove per l'ambiente in cui sono apparse. Più in generale, scopo dell'Autore appare quello di contribuire a una chiara definizione delle caratteristiche dell'industrializzazione nel Mezzogiorno e di porne in evidenza le contraddizioni mostrando, fra l'altro, come resistenze (e a volte rifiuti) ai cambiamenti siano conseguenze inevitabili della mancata correlazione fra industria e tessuto, economico-sociale preesistente.
In sostanza, studiando la classe operaia industriale in luoghi in cui essa non è mai esistita, l'Autore (come osserva Leonardo Cannavò nella sua prefazione) si propone una tesi fondamentale: dimostrare che sviluppo economico non sta a significare necessariamente progresso socio-culturale.
L'indagine condotta dall'Esposito è accurata. Preceduta da una utile introduzione sul metodo e sulla fasi della ricerca, essa prende l'avvio da un esame dell'ambiente nel quale la fabbrica si trova ad operare: ambiente del quale sono delineate tutte le caratteristiche, dalla situazione demografica alla distribuzione socio-professionale della popolazione. La vera e propria ricerca sull'Azienda, estesa ai problemi più diversi (compresi quelli sindacali), propone dati di indubbio interesse.
Le conclusioni, che ovviamente appartengono all'Autore, hanno il pregio di stimolare alla riflessione, ad un riesame della realtà che, se sincero, non potrà essere che proficuo.
Un buon libro, interessante e denso, che impegna perché esige attenzione continua. Notevolissimo, fra gli altri, il pregio, di non offrire soluzioni già pronte.


Marcello Luceri, Il domani che nasce, Editrice Salentina, 1978, L. 2.000.

Raccolta di poesie di questo autore galatinese che ha affrontato l'impatto con l'opera prima, superando la prova con mano agevole. I versi sono permeati da tre elementi: innanzitutto, un profondo, sincero spirito religioso, che sorprende per l'inconsueta freschezza del dialogo-monologo con l'Uomo; poi, l'altro amore, quello terreno, temperato dal primo, universale elemento; infine, l'inevitabile terzo amore, quello per la terra del Sud: un amore, quest'ultimo, che si ha nella pelle. Fusi insieme, i motivi danno alla raccolta un phylum conduttore privo di smagliature. Luceri ha conquistato un suo proprio linguaggio espressivo che traduce - con un lavoro tutt'altro che facile, e senza alcuna tregua - le emozioni, i sentimenti, le vocazioni, e ne fa oggetto di colloquio con il lettore. Il segreto di questa poesia è soprattutto qui, e nella apparente semplicità - anche strutturale - di versi invitanti e di temi che ci sono congeniali. Opera prima, abbiamo detto: e attendiamo, con piena fiducia, il secondo impegno di Marcello Luceri.

a.b.


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