Rispetto all'anno
precedente, nell'area salentina registrato almeno il quindici per cento
di presenze in più: ma il boom riguarda solo le fasce costiere
e i tradizionali poli di attrazione ionico-adriatici, oltre al capoluogo.
Il risvolto è dato dalla scarsità di arrivi e di permanenze
nelle zone interne.
Gli esperti e i
tecnici del settore non nascondono una certa euforia: la stagione turistica
salentina è andata abbastanza bene, in alcuni casi ha superato
ogni previsione. Ovviamente, siamo ancora nella fase in cui si tirano
le somme, si fanno i bilanci, anche se non si può ancora parlare
di "Chiusura d'esercizio ": turisti di riporto, viaggiatori
di risacca, quelli che preferiscono muoversi in autunno piuttosto che
nei giorni affollati d'estate, si notano ancora per le strade salentine.
Ma il grosso è fluito con l'estate, e pertanto le cifre non sono
suscettibili di grandi variazioni. Si dice, negli ambienti qualificati,
che quest'anno sono state registrate un quindici per cento in più
di presenze rispetto allo :stesso periodo dell'anno scorso. E' una percentuale
ancora piena di riserve e i dati finali dovrebbero con ogni probabilità
superarla. In ogni caso, confermate le tendenze consuete: arco di tempo
compreso tra la terza decade di giugno e la fine di luglio con un "trend
" medio, senza grandi punte; agosto con aumenti a razzo, spiagge
affollatissime, pieno boom; settembre con il grafico che precipita nuovamente
giù. La media degli arrivi e delle presenze, dunque, in linea
di massima è fatta da agosto. E in questo mese, la scorsa stagione
ha recuperato quanto aveva perduto nel 1976, e molti di più di
quel che aveva recuperato nel corso della stagione estiva 1977.
Si poteva fare di più? Con ogni probabilità, sì.
La ricettività alberghiera è ancora lontana dall'optimum.
Mancano soprattutto quegli esercizi alberghieri di reale seconda categoria,
con prezzi assolutamente concorrenziali, a livello di mercato meridionale,
che sono invece la caratteristica di altre aree turistiche affermate
tradizionalmente, come quella romagnola, o quella abruzzese-marchigiana;
e, soprattutto, manca quella fitta rete di campeggi che ha fatto la
fortuna di zone nuove per il turismo interno e internazionale, come
nella Calabria, che ha letteralmente punteggiato gran parte delle sue
coste con campings attrezzati, efficienti e reclamizzati. E' questione
di tempo, ne siamo certi; ma va rilevato che il tempo non lavora per
gli operatori turistici: la concorrenza, in tutto il bacino mediterraneo,
è costante ed accanita; quella del turismo è un'industria
altamente produttiva, un'industria senza ciminiere e senza smog, che
produce a ritmo intenso flussi positivi di valuta pregiata, con la quale
si bilanciano i conti con l'estero.
Vediamo rapidamente qual è stata la situazione nei principali
poli di sviluppo salentini. Esercizi alberghieri e campeggi dell'area
di Lecce hanno registrato un crescente numero di arrivi: non solo si
è incrementato il numero degli arrivi e delle presenze, ma anche
quello dei turisti in transito. Buon giuoco hanno avuto, ovviamente,
i richiami artistici, archeologici e culturali del capoluogo e del suo
hinterland, che rappresentano il meglio di quanto possa offrire, in
assoluto, l'intera regione. Altrettanto lusinghiero il bilancio dell'area
di Santa Cesarea Terme. La fascia adriatica, da qui a Santa Maria di
Leuca, aveva accusato negli anni scorsi, e almeno fino al 1976, una
flessione preoccupante. Nel giro di un biennio, ma in modo particolare
quest'anno, il ritmo del recupero è stato altissimo, al punto
che nel mese di agosto si sono superate le previsioni più ottimistiche,
con ogni probabilità anche per merito delle numerose manifestazioni
folkloristico-culturali promosse da questo centro balneare. Qui, in
ultima analisi, non è più raro veder giungere turisti
provenienti dall'estero, in modo particolare tedeschi della Germania
federale e francesi. E' chiaro che un ruolo di fondo lo ha il transito
verso la Grecia: importante, però, è ricercare e realizzare
motivi e temi che siano in grado di " fermare " il più
a lungo possibile questo tipo di turisti. Analogo il discorso per Otranto,
che è la porta per l'Oriente. Questa città aveva subìto
il trauma della Cavtat, al quale si era aggiunto il danno, di gran lunga
maggiore, della pessima stampa, con una campagna denigratoria lanciata
con ricchezza di mezzi soprattutto dai tedesco-federali, preoccupati
per l'esodo di marchi verso l'Italia e la Grecia. Colpire Otranto era,
per i tedeschi, un obiettivo primario. L'azione immediata delle autorità
giudiziarie e del governo italiano hanno capovolto una situazione che
rischiava di diventar drammatica. L'anno scorso Otranto aveva risentito
con una certa pesantezza dei riflessi di questa campagna, i cui echi
sì erano propagati per mezzo mondo, e che erano stati risentiti
soprattutto in Italia; quest'anno, arrivi e presenze hanno letteralmente
cancellato ogni preoccupazione. Recupero e rilancio sono stati una sola
cosa, tant'è che nello stesso mese di settembre, in genere avaro
di flussi turistici, gli esercizi alberghieri hanno registrato nuove
presenze. Un nuovo decollo decisamente positivo, dunque, dopo il poco
promettente avvio di giugno (ma allora aveva giuocato molto il cattivo
tempo, a Sud come nel resto della penisola); un decollo che deve incoraggiare
per la prossima stagione: Otranto ha un retroterra di notevoli ricchezze
paesaggistiche, che va valorizzato anche con una serie di "itinerari
alternativi " ancora sconosciuti nella penisola salentina; e inoltre,
è a metà strada tra capoluogo e Santa Maria di Leuca,
in una posizione ideale per coordinare manifestazioni articolate, folkloristiche
e culturali, che sono in grado di richiamare, se accompagnate da abili
campagne promozionali nelle aree ricche del nostro paese e in quelle
europee tradizionalmente " esportatrici " di turisti, flussi
sempre crescenti. In pieno boom anche la fascia da Leuca ad Ugento,
e lungo tutta la costa con le marine ioniche. Un disordinato exploit
edilizio ha forse nociuto, non solo dal punto di vista urbanistico,
ma anche da quello razionalmente ricettivo: in ogni caso, è ancora
possibile porvi rimedio. In fondo a quest'orlo, Gallipoli è un'altra
ricca testa di ponte, che quest'anno ha avuto, diremmo come al solito,
il pieno. Questa città non ha conosciuto crisi né soste
da almeno venti anni a questa parte, al di là dei lievi spostamenti
espressi da tendenze generali che, in linea di massima, riguardano l'intero
Mezzogiorno. Si può addirittura affermare che il suo " grafico
", il giro di affari, i conti delle presenze e degli arrivi siano
cresciuti con una costanza ininterrotta. Comunque, superiore al ritmo
registrato a Porto Cesareo, l'altro vertice salentino che rappresenta
un polo d'attrazione di grandissime prospettive.

Bilancio positivo, dicevamo. E dovevamo aggiungere: almeno per quel
che riguarda le fasce ionica e adriatica. Il turismo salentino, infatti,
eccezion fatta per Lecce-città, è decollato solo in riva
al mare. L'hinterland è ancora tutto da scoprire e da lanciare,
e non basta il solo agriturismo a farlo, anche se si tratta di una voce
a suo modo importante e positiva. E' vero che siamo in fondo all'imbuto
peninsulare, ed è altrettanto vero che il turista, per giungere
fin qui, deve affrontare un lungo viaggio e pesanti spese di trasporto.
Ma qui deve stare il segreto degli operatori turistici salentini: nel
praticare prezzi concorrenziali, e non " uguali " a quelli
di altre aree più vicine ai grandi nuclei esportatori di turisti;
nell'offrire motivi originali, e non subalterni, o, peggio ancora, copiati
di sana pianta da zone diverse dalla nostra (palii, sbandieramenti,
gare tra quartieri, e via dicendo: tutta roba importata, e di evidente
seconda mano). Questa industria pulita ha un grosso avvenire, nella
penisola salentina. Promuoverla e indirizzarla con originalità
e con creatività: è qui il segreto del suo futuro. Un
futuro che si giuoca in riva al mare, e dietro le spalle, nel breve
tratto di terra che prelude a un altro mare.
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