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Il Lamento |
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Avvertenza
- Importa assai, leggendo i testi di questa raccolta, non dimenticare
che essa è stata fatta specialmente per i Greco-Salentini,
e per qualche curioso di fuori che voglia leggerne le traduzioni.
Non è stata fatta né con intendimenti filologici né
artistici. Da ciò le sue qualità. Perciò qualche
piccolo strappo nei testi è stato bravamente rabberciato senza
scrupolo; di note si è fatto a micino, importando non ingombrare
il volumetto perché il suo prezzo fosse basso; e poi su per
giù i Greco-Salentini intenderanno tutto senza note. Così
pure la traduzione è stata fatta materialmente letterale: ciò
che non è letteralmente tradotto è in grassino, l'aggiunto
in corsivo, il superfluo è chiuso in parentesi.
Kláfsete,
máne pu éhete pedia, ti sas afinnu'
próppi to ceró. Súbetu
sto hartittu ma' 'notei, Ítus
éndese mia ória presenzia; e' ipe ti ti zoittin ei furnuta. K. Kláfseme,
mánamu, ponitiká M. Pedimmu, mi
to pi, ti en afelâ K. Mànamu,
é me duleu pleo tutta loja, M. Pedimmu, c'
è su fènete antropi, K. Mànamu,
o Tánatos è' na me pari; M. Pedimmu, ka
na mì to matapi, K. Mànamu,
ti en valèntos kavaglieri, M. Óriamu,
sa mia rosa mpiumettata, K. Mànamu,
neigna vafse ti librera,
Pedimmu, è
su mankeo sto prakalèsi, K. Mànamu,
ti to zisimmu io kondò: M. Pedimmu, è
sozo pleo na su miliso: K. Mànamu,
ti alion adho m' èi ma sena, M. Pedimmu, ti
è lèun; àdhon esti hòra; K. Mànamu,
mi to mini, ti è paccia; ce ole tes
kumpagnissemmu nè' dò;
-------------------- K. Tánate,
su pu fsèmu 'i pretendei? T. A' tèli,
na su, difso ti skrittura, K. Ce ti vanteghi'
t'ime pesammeni? T. A' teli, na
sarvefsi, ti fsihi, F. Arte pu èmena
n'aho kuttentizia, T. Mutto, min
estasi pleon ostinata,
Tànate,
è me dulei to lebbrikefsi, T. Endese' san
afsàrin es ton amo, F. Tánate
è teli d' e mana de o ciuri; T. 'Ius ione e
volontata tu Teu, F. Ime desposta
na se kulusiso, ----------------- Ambete 'Iipi
oli e vicinanza, C'ihe hrònus
appuntu ikositri, Ce su, kardia
kameni, panta klafse, 'Hasi pu stutto
kosmo pa' Iumera Atte stràtes
en isoze 'diavi, " O Kristo
fsihoresi! " tis elea' Ce tin ekléane,
o' ce ta pedia, Satti pu piaka
ti strata na pane, Ce tispo en
iton degno na ti feri Jà kumpassiuna
tin eklea' podhi; Ce hàsa'
ton ajera kanononta, Pu vresi pànuti
'tosso spiandoro? Satti pu èsteke
'cittin grata, Ce tispos en
ennòrise ti ene Ce pire afs'
utto kosmo ti pandera, ---------------- Ce 'màddiamu
neignàsete dammisi: Io mia pu itela
ce gapo panta; C' ecì
pu kuo fonasi " Katerini ", C' isela tuttus
bersu' na stampefso, Klàfsete
'màddiamu ma ti kardia, ce dete an
è sekura pesammèni. C' è
kánni pleo lumera cis' aviso, Vnima kuttento
pos é su vari Jati én
én ghiusto n'ao na siro pena, ti su o kalomum to kratì ma sena. Ísela
puru cessu na stasó, na pì
ti cessu e' 'na soma homeno,
. ce kuttentefti
na to hósun io. Ce an de sozeste
n'ìmesta c' i dio, . Seru tosso
nin do ce jati klise;
Ce stus úrtimu
bersus iu leo, Klinno tus
bérsummu ce kanno fina:
IL LAMENTO Piangete, o madri, che avete figli, piangete con dolore prepotente, che vi venga dalle foglie del cuore, perché vi abbandonano anzi tempo. Viene Tánato(1), che non rispetta nessuno, viene colla sua falce tagliente; ci segna nel suo libro, e dice di pigliarcela con pazienza. perché questo mondo passa presto. Così toccò a una bella presenza; e nella sua fresca giovinezza tolse licenza da questo mondo, e disse che il suo vivere l'aveva fornito. F. Piangimi, mamma mia, dolentemente; Oh il mondo ladro come m'ha tradita! M. Figlia mia, non lo dire, non istà bene Che una gioia come te si perda dal mondo; io ho speranza che Tánato ti perdonerà. F. Mamma, non mi valgono coteste parole, che la vita mia è finita: chiama che mi recitino i mirologi. M. Figlia mia, ma non ti pare stia male di farmi penare tanto? Come non ti dispiace di questa mamma tua? F. Mamma, Tánato vuole portarmi via; ha segnato il mio nome nel suo libro, come giudice valente, come notaro. M. Figlia mia, non stare a ridirlo, non starti con cotesto malo pensiero: molti passano per questo passo. F. Mamma, egli è cavaliere valente, e non rispetta e non ha pietà; né i medici trovan rimedio al mio male. M. O figlia mia, bella come rosa rugiadosa, ch'io gioivo sempre con te; e ora mi abbandoni afflitta e sconsolata! F. Mamma, comincia a tingere di nero le vesti, e piangi dolentemente - non ti incresca - che vada il pianto fino al cielo. M. Figlia mia, non mancherò di pregare perché venga San Domenico in aiuto, e ci soccorra in questa dura battaglia. F. O mamma, com'è stato breve il vivere mio! fa venire il prete per confessarmi, ché lo so certo che non la scampo. M. Figlia mia, non ho più forza di parlare; sieno benedette le tue labbra, perché tu abbia vittoria in paradiso. F. Mamma, poco altro m'avrai con te: a poco a poco si avvicina l'ora: che per me è uscita una brutta sentenza. M. Figlia mia, non dicono altro in paese, che muoiono tredici giovinette;(?) e tu, figlia mia, le superi tutte.(?) F. Mamma, non aspettartelo,
è pazzia, né prestar fade a nessuno; pensa a farmi preparare
i ceri; e fa venire tutte le mie compagna, ché le veda, ché
nove giorni mi sono stati concessi di vita, ed ora devo licenziarmi. ----------------- F. Tánato, tu che pretendi da me? Tornati indietro subito e strappa la procura; hai fatto la strada inutilmente. T. Se tu vuoi, ch'io ti mostri la scrittura, perché veda in che modo sta scritta? Da questo, passo devi passar certo. F. E che guadagnerai tu ch'io sia morta? Fanne a meno, torna indietro, e va a qualche corpo che ti aspetta. T. Se vuoi salvarti l'anima, lascia il mondo che è tutto tristizia e vienitene a stare con me. F. Ora che m'aspettavo di vivere contenta, vedo la sorte mia così perversa: ferma, ché voglio vedermela innanzi alla Giustizia. T. Taci, non starti più ostinata e vienitene ad abitare con me: se tu sapessi che ti ànno mandato qui dentro!(2) F. Tánato, non ti vale di replicare, che ancora non ègiunta l'ora ch'io muoia; forse non mi toccherà per questa volta. T. Sei incappata come pesce all'amo, quando il pescatore gli corre sopra: ché così m'è stato ordinato di farti. F. Non vuole né mia madre, né mio padre; fanne a meno e va via di qua; non voler tenertene d'avermi vinta. T. Così è la volontà di Dio. né io posso fare altrimenti, anche volendo, ché nella mia lista ne ho molti. F. Sono disposta di seguirti, ormai che ho perduta ogni speranza; giacché così èstato disposto da Dio. -------------- Entrate in lutto, tutto il vicinato, e piangete tutti, grandi e piccoli, ché questo fiore ha perduto ogni vigore. E aveva ventitré anni appunto, al mille cinquecento sessantasei; segnatelo, per memoria nel libro. E tu, cuore arso, piangi continuamente, non cessare né notte né giorno; mugghia come toro selvatico. Sparve ogni splendore dì su questa terra, quando, spirò quell'anima, e s'oscurarono le stelle e il cielo. Per le strade non si poteva passare, per quanta gente v'era accorsa d'ogni parte, e tutti piangevano per amor suo. " Cristo le perdoni! " dicevano in casa e fuori, in ogni contrada; diceano che non ve n'era una più bella (dea). La piangeano, fino i giovanetti, mentre le campane facean rintocchi, quando doveano portarla in chiesa. Quando si mossero per andare, confratelli, croci e tutti i preti, piangevano come fossero fontane. E nessuno era degno di portarla Alla tomba in cui doveva seppelirsi ché, dicevano, dovea scendere una stella. Per compassione la piangevano molti; e in mezzo queste strade in giro andavan tutti per farle onore. E perderono l'aria(3) guardando, perché ella parea sorridesse come un angelo sceso dal colo celeste. Come mai si trovò su di lei tanto splendore? - non tramutoss per nulla di colore! - E ciò è pura verità, senza inganno. Quando stava sulla bara, con tanti ceri e torce accese, andava coronata con una corona; e nessuno comprese che fosse il bel pomo che recava nelle mani, e lasciò tanti cuori bruciati. E portò via da questo mondo la bandiera; perchè fu privata di tanta vita come fiore che appassisce in primavera. --------------- Occhi miei, cominciate a lagrimare, chè giunge l'ora stabilita dal destino. e Tánato ci volle separare. Ed era una ch'io amavo, e le volevo bene; e non si trova un'altra come lei, per quanto era bella e galante. E quando sento chiamar " Caterina " mi viene da sospirare dal cuore, chè non ho più speranza alcuna. E vorrei stampar questi versi, per dir che su questo mondo vi fu una, cui toccò una sorte perversa. Piangete, occhi miei, dogliosamente, andate sulla tomba dov'è sepolta e piangetela con belle parole; e vedete se davvero é morta: ché é d'allora ch'io sto sospeso... L'aspettavo che venisse, e non é venuta. E non risplende piú il suo viso, come splendeva or ch'é poco, ch'io non ero degno di guardarla. O tomba felice, come non ti pesa di quel bel corpo che tieni racchiuso? staró a piangere fin che tu ti muova. Perché
non é giusto ch'io peni. e nemmeno ch'io viva, così
oppresso dal dolore, Vorrei pure venir costà dentro a starmi: e su la tomba vi fosse un'iscrizione, che la leggesse ogni cristiano; che dicesse esservi là dentro sepolto un corpo d'una che amavo e cui volevo bene,
.. e si contentò che lo seppelissero vivo. Tristo chi porta amore a donne! E se non puó essere che stiamo tutti e due, vogli, tomba, contentarmi, che questo che ti domando è assai meno
tanto che io la veda e richiuditi; tanto che io le racconti le pene mie, gli stenti sopportati, e quanto ho sofferto: ho sofferto tanto che non sì può più. E non farmi false promesse. E agli ultimi versi così dico, che sarebbe cosa da stamparsi in un libro; perché la mia memoria non vi arriva piú. Chiudo i versi miei e fo fine; abbia sempre refrigerio quell'anima, giacché cosí volle la Divina Providenza.
IL LAMENTO (Dialetto di Calimera) Nota. Come si
vede, è un'elegia in terza rima. E' fatta, senza dubbio, a
imitazione di quella in morte di Lorenzo de' Medici attribuita al
Poliziano. Ricomposta su circa una ventina di redazioni frammentarie,
pure è stato impossibile evitare le lacune e le appiccicature
- queste non mie. Non c'era rimedio. Ci sono aggiunti solo due versi,
di cui era evidente il senso e la rima, e tre parole. Il resto è
genuino. NOTE
Conterrà
tutto il materiale letterario che si è potuto raccogliere nei
paesi della colonia greca del Salento. Il materiale sarà diviso
in due serie, come segue:
Directeur - Vito
D. Palumbo
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