§ Previsioni

1979: anno cruciale della nostra economia




Francesco Forte



Nelle risposte di grandi industriali, banchieri, uomini politici e sindacalisti sul consuntivo economico e sulle prospettive per il 1979, emergono alcuni punti di consenso importanti. Si è concordi nel mettere in risalto che nel 1978 l'Italia ha saputo attuare un aggiustamento alle mutate condizioni internazionali che le ha consentito di chiudere l'anno con un avanzo della bilancia dei pagamenti correnti di ben 4.500 miliardi di lire, che diventano 6.000 aggiungendo l'avanzo del conto capitali. Questo avanzo, naturalmente, serve per cancellare una parte del nostro pesante debito esterno, che accumulammo in anni difficili e che sembrava doverci portare, per un tempo indefinito, alla periferia delle nazioni sviluppate.
Il 1978 segna l'uscita da tale stato d'inferiorità. Quindi, anche se è stato un anno di bassa crescita del prodotto nazionale, che è più o meno aumentato di un 2,5 per cento, esso ha avuto dei risultati positivi: abbiamo saputo imboccare la strada buona. L'aumento dei prezzi nel 1978 è stato più alto che nei Paesi a noi vicini, con cui siamo ora più strettamente collegati mediante lo Sme, (Sistema monetario europeo).Abbiamo chiuso l'anno con un aumento del costo della vita un po' superiore all'undici per cento rispetto a quello del dicembre 1977. Abbiamo subìto un aumento dei prezzi cospicuo, però il tasso d'inflazione si è decelerato rispetto alla fine dello scorso anno.
Anche in questo campo, quindi, chiudiamo con miglioramenti. Come viene rilevato in alcune risposte all'inchiesta che segue, avendo aderito allo Sme, non possiamo permetterci quell'aumento di prezzi attorno al 10~11 per cento che si era messo in cantiere.
Lo schema dello Sme è tale per cui - se vogliamo avere una buona crescita - abbiamo bisogno di non superare un 8-9 per cento di aumento di prezzi al massimo. Invero, dovendo evitare di divaricare il nostro cambio con il marco di una cifra superiore al 4 per cento (massimo consentitoci dallo Sme il 6 per cento) ed immaginando una crescita dei prezzi tedeschi del 3 per cento, si avrebbe una perdita di due punti, a nostro danno, nella competitività con la Germania: pari a quelli che abbiamo messo insieme, nelle ultime settimane dell'anno, rettificando il nostro cambio verso il basso con il marco.
Ho già sottolineato che un aumento di prezzi non troppo distante da quello dei nostri partners europei è essenziale per conciliare una crescita sostenuta con una bilancia dei pagamenti equilibrata.
Ma ce la farà la nostra economia a reggere a queste sfide nel 1979? Note di incoraggiamento vengono dalla constatazione che vi è, pur in mezzo alle tante cose che non vanno, una " Italia che funziona ", come dimostrano i nostri successi nel commercio estero. Questi peraltro non autorizzano all'euforia: si rileva che nel 1979 certi mercati saranno più difficili, perché il rincaro del petrolio dà un colpo di freno a varie economie.
Purtroppo si sono sprecate e si sprecano molte risorse in iniziative malsane e in modo non produttivo. Lo sottolineano banchieri e sindacalisti. Dobbiamo cercare di recuperare produttività.
Questo discorso coinvolge sia l'apparato pubblico e la distribuzione del credito, sia anche il mondo delle aziende ed il fattore lavoro. In alcuni casi, aumenti di retribuzione o riduzione di orari - con oneri per le aziende al di là di quelli che si possono compensare con aumenti di efficienza - potrebbero avere un effetto dirompente, ponendo il nostro Paese nella drammatica alternativa fra un'altra stretta monetaria e fiscale e la fuoriuscita dallo Sme. Questo peraltro, dati i suoi effetti psicologici, determinerebbe speculazioni contro la lira tali da doverci portare, dopo un po' di ripresa drogata, alla deflazione.
Ecco allora che bisogna cercare di adattare le richieste alle compatibilità, facendo in modo che si compensino con una maggiore crescita i sacrifici fatti sul guadagno immediato. La maggior crescita è anche la sola via per avere più posti di lavoro nel nostro Paese. Ed il problema dell'occupazione, nel Sud in primo luogo, è certo il più grave del Paese.
Il patto sociale ed il piano per attuare gli obiettivi di cui si è appena visto sembrano ricevere un vasto consenso. Essi comportano un ampio schieramento di forze sociali. Al di là di specifiche formule politiche (si osserva che queste potrebbero anche cambiare) ci vuole concordia, su alcuni punti fondamentali, da parte di tutte le forze produttive.
Un consenso molto vasto sembra indispensabile per assicurare ciò. Indubbiamente, il 1979 è un anno cruciale: può servire a consolidare ciò che si è fatto nel 1978 e quindi a legarci al convoglio europeo con una velocità adeguata per la soluzione graduale dei nostri problemi; oppure può ricacciarci indietro, in un infernale gioco dell'oca, riportandoci al malessere acuto degli anni precedenti.


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