L'Italia che resiste




Francesco Cingano
Amministratore delegato COMIT




Milano. Sul piano economico il 1978 è stato un anno non del tutto negativo, ha concesso, perlomeno, un po' di respiro e quindi occasione per discutere, fare programmi, operare alcune scelte.
E' facile prevedere che il 1979 sarà l'anno in cui scelte e programmi dovranno tradursi in interventi concreti. La prima scadenza riguarda l'attuazione del Piano Pandolfi. Il 1979 è il primo dei tre anni previsti dal Piano e quello in cui l'azione che dovrà intraprendere il governo si presenta con contorni più precisi, ma anche quello in cui le compatibilità finanziarie appaiono più ristrette.
La via da percorrere si è ulteriormente ristretta, fino a divenire un arduo sentiero, dopo la decisione di entrare fin dall'inizio nel Sistema monetario europeo, un altro difficile " test " che ci attende nell'anno appena iniziato. Le compatibilità del Piano Pandolfi dovranno essere ricalcolate alla luce dei nuovi impegni in materia di cambio, ma sembra che già si debbano avanzare seri dubbi che il differenziale di inflazione con gli altri paesi dello Sme, pur nelle ipotesi previste dal piano, possa essere assorbito dal margine di oscillazione consentito.
Proprio nel momento in cui sorgono interrogativi e perplessità circa la possibilità che il Piano del governo sia integralmente rispettato, mentre si annuncia una difficile stagione di rinnovi contrattuali, emerge la necessità che lo sforzo di stabilizzazione vada oltre i traguardi previsti.
Dovremo poi affrontare un'ulteriore prova che riguarda più da vicino le banche e il settore produttivo e che ci sarà imposta dall'entrata in vigore e dall'attuazione della legge sulla ristrutturazione finanziaria.
Non possiamo escludere il pericolo che di una buona legge (certamente migliorata rispetto a certi progetti iniziali) si faccia pessimo uso. Che si cerchi cioè di accollare alle banche il salvataggio di imprese le cui difficoltà non sono di natura finanziaria, o solo finanziaria, ma di mercato, di organizzazione della produzione, di management; o di imprese operanti in settori in crisi anche in altri paesi, dove però gli interventi sono di ben altra più incisiva natura.
Si tratta in tutti e tre i casi menzionati di prove durissime. Sulla possibilità che il Paese le superi possono nutrirsi speranze, non esprimersi certezze: forse il Paese è ancora in grado di affrontare questa sfida, ma sarà una sfida velleitaria se la classe di governo non sarà in grado di darsi obiettivi precisi, con coraggio e determinazione, di cui non pare fin qui avere intransigente coscienza.
Per fortuna il mestiere di banchiere ci offre anche una visione più confortante: quella di un'Italia diversa, composta di piccole e medie aziende industriali, di imprenditori privati, di commercianti e artigiani che lavorano, producono e vendono, guadagnando il necessario per non indebitarsi fuor di misura, e rischiano in proprio. Operatori, insomma, non assistiti e che non chiedono assistenza. Un'Italia " che tiene " nonostante tutto, che ci induce a temperare il nostro pessimismo.

Banca Popolare Pugliese
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