§ Prospettive del mondo occidentale

Una " crisi di ripresa "




Ulrico Buttini



Le prospettive a breve termine sono tutt'altro che rosee. Come rileva l'indagine " Mondo-Data Resources ", con rapidità e vigore sorprendente, gli Stati Uniti sono passati a politiche monetarie e fiscali di stampo conservatore. Per gli USA, ora, c'è la prospettiva della recessione per gli ultimi mesi dell'anno: vuol dire, soprattutto, che saranno stretti i cordoni delle importazioni, mentre i tassi d'interesse continueranno a salire in Europa per riflesso, almeno in parte, alla politica monetaria d'oltre Atlantico. E' da ritenere, dunque, che diminuiranno gli investimenti produttivi e i consumi di beni durevoli. Per l'Europa, e sempre per l'ultimo periodo dell'anno, si parla di " recessione di crescita ". In altre parole: per due o più trimestri il prodotto reale crescerà a un ritmo che, per quanto positivo, sarà insufficiente ad evitare un aumento del tasso di disoccupazione. Scrive il Mondo: lo scenario più probabile vede l'economia europea in sostenuta ripresa nei primi mesi del 1979, con un successivo ristagno per due o più trimestri. Gli eccessi che solitamente precedono una rilevante inversione di tendenza sono assenti unicamente perché l'espansione successiva al 1975 è stata incerta. I consumi privati hanno manifestato una concreta robustezza soltanto nell'estate e nell'autunno scorsi, e solamente in Germania e in Gran Bretagna Anche il consumatore italiano appare esitante...
Le curve della produzione industriale sono lo specchio fedele di queste differenze fra i diversi Paesi europei, con l'eccezione proprio dell'Italia, dove una ripresa autunnale ha portato la produzione del trimestre agosto-ottobre a un livello superiore del quattro per cento a quella del periodo corrispondente del 1977. Nel campo dell'occupazione non si intravedono, nel futuro immediato, elementi suscettibili di modificare quella che è l'attuale situazione. La disoccupazione è risultata in diminuzione nella Repubblica Federale Tedesca e nella Gran Bretagna, ma in aumento in Francia e in Italia, e pressoché stazionaria in Olanda e in Belgio. I tassi d'interesse sono già cospicuamente cresciuti in Inghilterra, per riflesso alle iniziative statunitensi, e per ragioni interne. Francia e Italia dovrebbero seguire presto l'esempio inglese per sostenere le rispettive monete e soprattutto per frenare l'inflazione. Anche in Germania i tassi d'interesse saliranno, ma con un certo ritardo rispetto all'Europa comunitaria. I tassi d'inflazione saranno, come sempre, fortemente caratterizzanti delle varie situazioni interne. La Germania Federale è temporaneamente stabilizzata nella fascia del 2-2,5 per cento per i prezzi al dettaglio e all'ingrosso. Francia e Inghilterra oscillano intorno al dieci per cento, con scarti dal sei all'otto per cento al di sopra dei livelli tedeschi. L'Italia ha uno scarto addizionale compreso fra tre e cinque punti percentuali. Non è prevista per i prossimi anni una maggiore armonizzazione, ed è opinione corrente che non ci saranno sostanziali progressi verso la riduzione dei tassi inflazionistici.
Questo, lo scenario nel momento in cui è varato lo Sme. La scelta dei tempi, rileva l'indagine, " sembra particolarmente coraggiosa, se si tiene conto della circostanza che la parità di cambio, e di conseguenza i prezzi interni, sarebbero altrimenti esposti a forti variazioni nell'ambito del regime dei tassi fluttuanti. Nel breve termine è da prevedere che il dollaro USA registrerà modesti progressi sul franco francese, la lira e la sterlina, mentre il cambio marco-dollaro si assesterà intorno al 1,90 ".
In linea di massima, con l'operatività dello Sme, i mercati valutari dovrebbero manifestare una maggiore stabilità rispetto agli ultimi due anni. " Tassi di cambio fissi permanenti non sono possibili quando esistono differenziali inflazionistici molto ampi, ma una fluttuazione guidata riduce le incertezze che, altrimenti, influirebbero negativamente sul commercio internazionale e sull'espansione interna dei Paesi. Tuttavia, la volontà politica espressa dai Paesi dello Sme di realizzare una convergenza dei loro risultati economici resta insufficiente. L'inflazione in Gran Bretagna, Italia e Francia non potrà essere eliminata, né esiste uno spazio sufficiente per manovrare la domanda, in considerazione degli elevati tassi esistenti della disoccupazione ".
Di conseguenza, nella maggior parte dei Paesi europei le politiche monetarie saranno orientate in senso moderatamente restrittivo, eccezion fatta per la Repubblica Federale Tedesca. I tassi di disoccupazione peggioreranno negli ultimi mesi dell'anno in corso, e torneranno sui livelli attuali solo nel 1980. L'inflazione registrerà un lieve peggioramento, assieme alla stabilizzazione della divisa americana e all'aumento dei prezzi del petrolio dell'Opec. L'aumento dei prezzi rallenterà solo nel 1980 per la moderazione delle rivendicazioni salariati dovute all'alto livello di disoccupazione. Solo negli anni '80 si potrà superare concretamente l'attuale fase di stagflazione.

ITALIA
Ancora inflazione

Una situazione di incertezza caratterizza le analisi congiunturali dell'economia italiana. Questa condizione di stallo è dovuta al lento evolversi delle vicende contrattuali (che riguardano circa dodici milioni di lavoratori; e non è inutile ricordare che nel 1969, in questo stesso periodo, i rinnovi contrattuali erano stati firmati già da parecchie settimane); le frequenti oscillazioni a favore e contro l'adesione allo Sme; l'altrettanto incerta configurazione delle scelte di politica economica per il 1979. La cautela degli operatori si deve a probabili riaccensioni di aspettative inflazionistiche. Questa possibilità è dovuta alle componenti interne di inflazione, mentre all'estero problemi potrebbero profilarsi solo a causa di una caduta generalizzata dei tassi di cambio. Secondo l'indagine, " ciò non potrebbe attribuirsi a squilibri delle partite correnti, che dovrebbero continuare ad essere attive per tutto il 1979, ma al conto capitale della bilancia dei pagamenti, nel caso in cui condizioni di instabilità politica e sociale trovassero nell'andamento dei rinnovi contrattuali e la situazione della finanza pubblica un detonatore capace di innescare fughe consistenti di capitali ".
Ci sono degli aspetti positivi, che sdrammatizzano un poco la situazione del settore pubblico: il fabbisogno finanziario nel 1978 è stato inferiore alle previsioni governative, che avevano sottostimato le entrate; " per il 1979, indipendentemente dalle vicende del piano triennale, la legge finanziaria recentemente approvata, se applicata a una evoluzione naturale che sembra dar luogo a disavanzi minori di quelli che il governo prospettava al momento della sua formulazione, potrebbe presentarsi addirittura troppo depressiva per l'economia, tenuto conto dei tempi e delle capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche ".
Per il nostro Paese, dunque, la previsione è questa. Nel '78 l'economia ha sperimentato un veloce riaggiustamento nella bilancia dei pagamenti e nell'inflazione. La bilancia dei pagamenti globale ha accantonato un surplus di circa 6.000 miliardi di lire, e le partite correnti di circa 4.500 miliardi. Questi cumuli sono dovuti in parte alla lieve ripresa che ha tenuto basse le importazioni, ma in parte anche agli scambi (nei primi tre trimestri dell'anno i prezzi alle esportazioni sono cresciuti, in lire, del 6,7 per cento rispetto allo stesso periodo del '77; e i prezzi all'importazione del 4,4 per cento). Altro dato favorevole, la rivalutazione della lira rispetto al dollaro. Tutto ciò si è riflesso anche nell'andamento dei prezzi interni dei manufatti, che sono cresciuti in media dell'8-8,5 per cento (contro il 16,6 per cento del 1977). Minore la riduzione dei prezzi al consumo, passata dal 17 al 12 per cento. Inoltre, per effetto della scala mobile la dinamica salariale e del costo del lavoro si è allineata soprattutto all'andamento dei prezzi al consumo, determinando " uno squilibrio nei margini di profitto industriali " che '78 è stato contenuto per il minor costo relativo delle materie prime importate.
Data Resources prevede che una situazione di questo genere potrà essere aggravata, dai rinnovi contrattuali, con la conseguente uscita dell'Italia dallo Sme e con il tasso di cambio del dollaro portato a circa quota 900. In altri termini, nuova ondata inflazionistica dei prezzi al consumo (aumento intorno al 14 per cento annuo); ripresa dei consumi nella prima metà dell'anno; prodotto lordo interno in crescita del 4-4,3 per cento nei primi due trimestri dell'anno; riaccumulo speculativo delle scorte con crescita delle importazioni superiori a quella delle esportazioni e bilancia commerciale di ritorno su posizioni fortemente passive. "Tutto ciò porterebbe il Prodotto Interno Lordo (PIL) a crescere dell'1,4% nell'ultimo trimestre del 1979 rispetto al quarto trimestre del 1978, e del 3,1 % nella media del 1979 ".
Come si vede, si fa poco affidamento sulla capacità del piano triennale di conciliare una maggiore crescita con una minore inflazione.
" L'importanza di queste previsioni - scrive Paolo Onofri -sta da un lato delineare in modo coerente uno scenario che una attenta gestione della politica economica e dei redditi potrebbe evitare, e dall'altro sottolineare che uno sviluppo più vicino al potenziale di crescita della nostra economia non può contare, almeno a breve termine, su stimoli internazionali per ragioni connesse non tanto e non solo alla competitività delle nostre merci, ma al lento sviluppo della domanda mondiale ".

STATI UNITI
La recessione

Il deterioramento della domanda influisce sui mercati industriali; i tassi d'interesse sono in ascesa per l'elevato tasso d'inflazione e per la persistente domanda di credito da parte dell'industria. In queste condizioni, si prevedono due trimestri negativi per la fine dell'anno, con un tasso di espansione economica complessiva per il 1979 intorno al 2 per cento.
Queste le previsioni:
- la ripresa alla fine dell'anno sarà piuttosto vigorosa, favorita anche dalla lievitazione delle scorte e dall'attenuazione delle tensioni finanziarie; la crescente domanda di investimenti fissi industriali e la forte domanda di case per abitazione determineranno una buona espansione dell'economia nel 1980, anche se non verranno adottati provvedimenti antirecessivi;
- la spesa delle famiglie crescerà al modesto tasso del 2,2 per cento, anche se ci saranno notevoli sgravi fiscali. Il risultante aumento del tasso del risparmio (dal 5,4 al 6,2 per cento) consentirà ai consumatori di ripagare l'attuale grosso onere di indebitamento, Scenderà la vendita di auto, salirà quella dei beni durevoli di consumo;
- le nuove costruzioni residenziali caleranno del 14 per cento. Vari miglioramenti del sistema finanziario, fra cui l'emissione di certificati a sei mesi, ridurranno l'impatto negativo della stretta creditizia sull'edilizia residenziale, ma non lo elimineranno del tutto;
- gli investimenti fissi dell'industria, che lo scorso anno erano cresciuti del 7,7 per cento, precipiteranno al 2,5 per cento, con calo di acquisto di beni strumentali, e successiva ripresa nell'80. Gli investimenti industriali cresceranno con forza nel 1981;
- i profitti delle società, al netto delle tasse, aumenteranno del 5,2 per cento (14,3 per cento nel '78). Nell'80-81, risalita al 14,5%;
- il tasso d'inflazione dovrebbe raggiungere il 7,9 per cento, con misure antirecessive che lo riporteranno al 7 per cento nei prossimi due anni;
- la disoccupazione potrebbe raggiungere il 7 per cento; aumento della produttività previsto intorno all'1,3 per cento (0,7 lo scorso anno).
Recessione, dunque, non grave, almeno per il momento; ma con molte incognite future.

GERMANIA FEDERALE
In crescita contenuta

Anche la Repubblica Federale Tedesca pagherà lo scotto della recessione :statunitense. La crescita dell'economia tedesca per quest'anno è prevedibile intorno al 3,4 per cento; rallentamento che dovrebbe essere recuperato nel 1980, anche se il nuovo decennio si aprirà con un'espansione del solo 3,6 per cento. La base monetaria (M2) è aumentata alla fine del '78 a un tasso eccezionalmente elevato, dell'ordine del 18,3 per cento. Nei trimestri di quest'anno questa espansione sarà quasi certamente più contenuta, e per via del rastrellamento di liquidità, considerata in eccesso, della Bundesbank, e perché gli interventi diretti della Banca Centrale tedesca sui mercati valutari dovrebbero diventare meno cospicui, in considerazione della maggiore stabilità del dollaro.


E' opinione dell'indagine che la Bundesbank resisterà alle pressioni al rialzo sul tasso di sconto, nel quadro della sua politica di stabilità, ma è probabile che nel '79 i tassi d'interesse aumenteranno in ogni caso, anche se non raggiungeranno l'ampiezza di quelli registrati nei mesi scorsi negli USA e in Gran Bretagna. " Mentre é da prevedere che nel 1979 il dollaro recupererà una piccola quota delle eccessive perdite subite nei confronti del marco nel 1978 (ma la quotazione media del dollaro nel corso dell'anno si manterrà al di sotto di quella del '78), nel 1980 il dollaro ricomincerà a perdere terreno in rapporto al marco, per effetto del persistente differenziale inflazionistico ".
Sul fronte della disoccupazione, si dovrebbero registrare sensibili miglioramenti, con aumenti nel secondo semestre, e con un recupero solo nel 1980. Il pacchetto di sgravi fiscali e le tendenze positive dell'economia interna contribuiranno a rallentare la pressione delle spinte recessive provenienti da oltre Atlantico.

FRANCIA
Nuova disoccupazione

Le prospettive francesi possono sintetizzarsi in nuove spinte inflazionistiche e in un elevato tasso di disoccupazione, che diminuirà solo nel momento in cui (verso la seconda metà dell'anno) l'aumento della produzione industriale comincerà a far sentire gli effetti sul mercato del lavoro. Le prospettive sono meno rosee di quanto si era pensato. Con l'aumento dei tassi d'interesse negli USA, è probabile che la Francia finirà per seguire lo stesso esempio, alzandoli verso la metà del '79. Come influenza della moderata recessione americana e del deprezzamento del franco, si accentuerà la inflazione, che raggiungerà i livelli massimi negli ultimi due trimestri dell'anno. E' da ritenere, quindi, che il Prodotto Nazionale Lordo in termini reali crescerà solo di circa il 3,4 per cento. Il tasso del denaro a vista salirà a quasi il 9,8 per cento, prima di ridiscendere a quota 7,8 nel 1980; il tasso delle obbligazioni governative a lungo termine dovrebbe toccare il 9,9 per cento entro la fine dell'anno, per poi ridiscendere intorno all'8-9 per cento.
Nonostante la notevole stretta creditizia, non è prevedibile che l'inflazione dei prezzi al dettaglio e all'ingrosso subirà un rallentamento. Parigi ha annunciato un obiettivo del solo 1% per l'espansione monetaria. Tuttavia, se le misure per favorire l'occupazione e aiutare l'industria siderurgica e la cantieristica verranno rese esecutive, il Governo incontrerà difficoltà nel mantenere il deficit di bilancio entro il limite previsto di 15 miliardi di franchi.


La produzione industriale subirà una flessione, con incrementi compresi fra il 2,9 e il 3,4 per cento negli ultimi due trimestri. Nonostante la flessione della domanda esterna, si può prevedere un'espansione delle esportazioni. Migliori le prospettive dell'anno prossimo, anche per il previsto allentamento della stretta creditizia: il Prodotto Lordo Reale dovrebbe essere, per tutto il 1980, del 3,7 per cento.

GRAN BRETAGNA
Sterlina deprezzata

Alla recessione statunitense, si unisce, come elemento negativo per le previsioni inglesi, l'inasprimento della politica monetaria di Londra. Il Prodotto Nazionale Lordo dovrebbe salire del 2,4 per cento quest'anno e del 2,9 per cento l'anno prossimo. L'inflazione continuerà a rappresentare un problema, dato che gli aumenti salariali si manterranno al di sopra del dieci per cento. Per effetto della contrazione della domanda delle famiglie e di un non intenzionale accumulo di scorte, la produzione registrerà un ristagno :attraverso tutto l'arco dell'anno. Il tasso di sconto dovrebbe restare sull'attuale livello (12,5%); dal 1980 dovrebbe essere gradualmente abbassato. Con una espansione produttiva inferiore a quella potenziale, la disoccupazione ricomincia a salire: a fine anno raggiungerà 1,43 milioni di unità. Saldi attivi alternati a disavanzi per la bilancia commerciale. Previsto un rallentamento delle esportazioni. Si può prevedere che, malgrado le pressioni comunitarie soprattutto italiane, la Gran Bretagna resterà fuori dello Sme almeno per questo biennio, soprattutto a causa dei timori di complicazioni politiche e degli altri problemi, quelli dell'industria di esportazione, che vedrebbe la sterlina scontrarsi con una moneta più forte, il marco.

Quest'anno, di conseguenza, la sterlina subirà un lento deprezzamento. L'anno prossimo, con l'allentamento delle restrizioni monetarie, il Prodotto Nazionale Lordo reale salirà del 2,9 per cento. La ripresa sarà pilotata dall'espansione delle esportazioni, favorita dal calo della sterlina che continuerà per tutto il 1980 e che renderà più concorrenziali le merci britanniche. Gli investimenti industriali registreranno un'accelerazione, dal momento che i capitali d'investimento potranno contare su migliori prospettive inflazionistiche e su costi più bassi del credito. La disoccupazione, tuttavia, resterà un problema acuto, poiché la crescita produttiva sarà ancora troppo modesta.

GIAPPONE
Navigazione a zig zag

Secondo l'indagine di " Mondo-Data Resources ", la espansione dell'esercizio fiscale sarà pari, quest'anno, al 5,3 per cento; nel 1980 la crescita accelererà al 5,9 per cento, soprattutto per via dell'andamento relativamente debole del '79. Fino alla metà di quest'anno continuerà a scendere il ritmo delle esportazioni (ciclo negativo apertosi dai primi due trimestri dello scorso anno): come reazione, lo yen perderà valore; risalirà solo nel 1981, anno in cui ritornerà su quote maggiori, con evidente calo delle esportazioni in conseguenza di tensioni create dai nipponici sui mercati commerciali internazionali.
Ovviamente, sull'espansione del Paese influirà la recessione statunitense; previsti anche un calo dell'inflazione e un sensibile aumento dei prezzi all'ingrosso. La produzione industriale continuerà a mantenersi a livelli sostenuti per un biennio: i maggiori investimenti e la costante crescita dei programmi di lavori pubblici compenseranno la flessione delle esportazioni.


In conclusione, le previsioni indicano un andamento a zigzag del tasso di espansione del Prodotto Lordo Nazionale, dovuto agli adeguamenti ciclici, alle tendenze dello yen e ai flussi commerciali. Una più attiva domanda interna privata alimenterà la crescita economica, nonostante il più debole stimolo della spesa pubblica. Dal 1982 in avanti l'espansione economica dovrebbe accelerare a un ritmo del sei-sette per cento, con il riallineamento dell'economia nipponica sulla base di una minore enfasi delle esportazioni (che hanno rappresentato in tutti questi anni uno dei più robusti punti di forza dell'economia di Tokyo, ma anche il suo tallone d'Achille, per via delle tensioni e delle accanite concorrenze e protezioni doganali che si sono verificate a livello internazionale) e di un maggiore orientamento verso lo sviluppo interno, con conseguenti forti aumenti della produttività.

CANADA
Ancora sgravi fiscali

Per la seconda volta, alla fine del 1978, il governo federale ha voluto stimolare l'economia del paese attraverso la riduzione degli oneri fiscali. Era già accaduto in marzo: il Ministro delle Finanze aveva ridotto la tassazione indiretta per attenuare le tensioni inflazionistiche, e, nello stesso tempo, per accrescere il valore reale dei redditi personali. Conferma " Mondo-Data Resources " che sgravi fiscali di questo genere e di questa portata erano previsti fin dal mese di agosto, quando il Governo di Ottawa aveva annunciato tagli di spesa intorno a un miliardo e 200 milioni di dollari canadesi per il 1979, indicando nel contempo che equivalenti riduzioni del gettito fiscale avrebbero potuto essere decise per evitare un rallentamento del ritmo di espansione economica. Fatto che si è puntualmente verificato, proprio per le prospettive di recessione che cominciavano a interessare i confinanti Stati Uniti.
Globalmente, conferma l'indagine, gli sgravi fiscali (riduzione dell'imposta federale sulle vendite, più cospicue deduzioni dell'imponibile per le persone fisiche, e crediti fiscali più alti a favore di tutte le aziende che presentano programmi di investimento) ammontano a circa quindici miliardi di dollari canadesi.
Il bilancio di previsione prevede un deficit di dieci miliardi e 700 milioni di dollari per il '79 (contro i dieci miliardi e mezzo dell'anno scorso). E' facile dedurre che i conti reali porteranno questi deficit a cifre superiori di un miliardo di dollari. Ma, in compenso, gli sgravi fiscali determineranno un'espansione dell'economia reale canadese superiore al 2,5 per cento previsto in assenza di incentivi. Ancora migliore la situazione nel 1980 (crescita prevista del 5,7 per cento), con nuovi investimenti industriali e crescita dei beni di consumo durevoli.

Conclusioni

Abbiamo sentito dire da più parti, e da qualche tempo a questa parte, che il ruolo storico del dollaro come " moneta guida " dell'Occidente sta per finire, se già non è esaurito. E tuttavia, i fatti sembrano smentire queste affermazioni. Ancora oggi, malgrado il sali e scendi della divisa americana, il dollaro domina almeno il cinque per cento dell'economia e del commercio planetari. Se gli Stati Uniti accusano un malessere interno, se nelle prospettive di politica economica si prevede una qualche lieve flessione, che comporti in qualche modo un riflusso protezionistico o una compressione delle importazioni, tutta l'Europa Occidentale, e gli stessi Giappone e Canada, ne sono direttamente e negativamente influenzati. Dollaro ed economia statunitensi, dunque, sono ancora le locomotive che tirano l'economia mondiale. Se si fermano o decelerano queste locomotive' gli strattoni sono accusati da tutto il convoglio, non c'è Paese industriale o industrializzato che possa ritenersi al riparo dai contraccolpi. L'economia mondiale del 1979 avrà un migliore o un peggiore andamento, a seconda del migliore o peggior modo con cui gli Stati Uniti affronteranno la loro lieve recessione. Il barometro del mondo è oltre Atlantico. L'Europa comunitaria è ancora inesistente come potenza economica in blocco. E il Sistema monetario europeo non basterà a muovere di un millimetro questo baricentro.


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