E se la terra trema




Roberto Del Tosto



Un terremoto è una successione di vibrazioni elastiche aleatorie del terreno. Tre possono essere le cause:
- attività vulcaniche (nelle regioni Campania, Sicilia e Calabria);
- esplosioni o crolli di roccia in caverne sotterranee (regioni carsiche);
- movimenti della crosta terrestre, noti come " movimenti tettonici " (di gran lunga; più comuni).
Esistono ancora molte incognite nel meccanismo associato a questi fenomeni tettonici. La teoria che ha raccolto i più larghi consensi si basa sul fatto che i terremoti tettonici sono prodotti dalla rottura della crosta terrestre, causata dall'accumularsi di tensioni.
Forse, più d'ogni altra calamità naturale, i terremoti possono produrre una distruzione pressoché completa dell'organizzazione sociale delle moderne aree urbane. E' stato stimato che il ripetersi del disastroso terremoto di San Francisco del 1906, oggi, nella stessa zona, verrebbe a costare circa 140 miliardi di dollari: 5 volte il debito americano con l'estero. La popolazione verrebbe assoggettata a privazioni fisiche e traumi. Enormi le perdite di vite umane. L'attività quotidiana delle famiglie verrebbe sconvolta per mesi, se non proprio per anni, a causa delle conseguenze economiche di una catastrofe di tale portata.
I terremoti danno luogo talvolta ad eventi secondari, i cui effetti disastrosi si combinano con quelli causati dal sisma. Tali eventi possono essere naturali o prodotti dal crollo di grandi opere realizzate dall'uomo o dalla combinazione dei due fatti. In alcuni casi gli eventi disastrosi secondari risultano essere la causa della maggior parte delle perdite di beni e di vite umane. In questa categoria vengono raggruppati maremoti, incendi, inondazioni, frane, valanghe, e, come nel caso che a noi interessa, contaminazioni radioattive.
Molteplici sono gli aspetti del problema, le cui diverse facce possono essere rivelate in chiaro dalle seguenti domande:
- Qual è la vulnerabilità delle strutture esposte ad ambienti sismici?
- Qual è la probabilità di avere contaminazione da materiale radioattivo?
- Dove e quando dobbiamo aspettarci eventi sismici?
- Come possiamo minimizzare i loro effetti?
- Quali sono i mezzi a nostra disposizione per bilanciare efficacemente sicurezza e costi?
Da diversi anni, i ricercatori hanno lavorato alacremente per trovare risposte a queste domande, e oggi possiamo dire che esistono metodologie che permettono la quantificazione del rischio prodotto dalla esposizione di valori economici ad ambienti sismici. Sono queste metodologie che hanno permesso negli Stati Uniti di ottenere un più efficace approccio ai problemi da affrontare a livello decisionale, e dunque un approccio che ha trovato l'opinione pubblica disposta ad accettare i risultati delle ricerche In questo campo.
Per studiare questi problemi due classi di informazioni sono necessarie:
- informazioni riguardanti le caratteristiche del sisma;
- informazioni sul genere di strutture esposte.
Nella prima classe vanno raccolti quei dati, storici e geologici, che permettano all'esperto di ottenere delle mappe di rischio sismico, attraverso le quali si ottengano quelle informazioni di frequenza ed intensità del sisma, che consentano di avere una prima idea dei " pericoli " a cui una struttura è soggetta. Una analisi più dettagliata dovrebbe produrre delle informazioni riguardanti, oltre l'intensità, già nota dalle mappe, la durata dell'evento e il periodo di vibrazione del terreno. Questi tre parametri:
- intensità (di solito espressa attraverso l'accelerazione, la velocità e lo spostamento di picco del suolo);
- durata del sisma;
- periodo di vibrazione del suolo,
caratterizzano in modo completo l'evento sismico e permettono, una volta nota la seconda classe di informazioni sul genere di strutture esposte, di trovare una risposta, in termini probabilistici, alle domande che abbiamo elencato.
Molto spesso, al termine di questa analisi, si ottengono dei risultati (in genere quantificati come perdite o in lire o in vite umane) che risultano essere superiori a dei livelli " accettabili ", e quindi soggetti a modifiche tramite l'intervento di mitigazioni, che hanno il compito, appunto, di ridurre il livello di rischio. Le mitigazioni possono essere di tipo tecnico (attraverso l'applicazione di coefficienti di sicurezza a livello di progettazione), o di tipo - diremo così - sociale (ad esempio, l'evacuazione di un'area). Attraverso un'analisi costi/benefici si ottengono quelle informazioni che permettono, a chi di competenza, di ottimizzare il grado di mitigazione da usare.
Quali sono, oggi, le alternative di fronte alle quali i responsabili si trovano per affrontare il problema del deposito di scorie nucleari a Rotondella?
Sono essenzialmente tre:
- non proseguire nel progetto nell'area, ed eventualmente scegliere un'altra località;
- proseguire come previsto dal Piano Energetico, senza intraprendere ulteriori studi sul rischio di un tale intervento;
- eseguire approfonditi studi per quantificare il rischio di contaminazione radioattiva.
Come logica conclusione del discorso appena fatto, la terza alternativa risulterebbe favorita, anche per la semplice constatazione che, scartando a priori l'arca di Rotondella, si creerebbero dei problemi, e quindi dei costi, di rilocazione non indifferenti; come d'altro canto, proseguendo come da Piano " ad occhi chiusi ", ci troveremmo con un osso in gola che ci potrebbe facilmente strozzare.
Una studio scientifico del rischio rappresenta un anello essenziale nel cielo nucleare italiano, ed è compito dell'opinione pubblica richiamare i responsabili a questi doveri, soprattutto quanto questi utilizzano fondi pubblici. I tecnici, a mio avviso, devono da parte loro:
- informare i gruppi sociali esposti al rischio;
- comunicare le informazioni in modo tale che siano capite anche da profani;
- essere convinti di " fare del loro meglio " nella soluzione di questi problemi;
- fare in modo, infine, che gli studi per quantificare il rischio sismico possano essere utilizzati in modo costruttivo dal management.
Per concludere: per la difesa dell'interesse pubblico di fronte al rischio sismico, il ruolo del tecnico ha un chiaro stampo informativo, ed è solo da una integrazione logica ed efficiente dei diversi settori, (politico, economico, legale ed amministrativo) che il suo lavoro troverà giusta applicazione in una società la cui complessità porta continuamente a rivalutare le priorità e a stabilirne delle nuove.

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