§ Note di viaggio attraverso il Mezzogiorno

Dalla Calabria al Salento




Rita Massi



Ciò che diversifica la gente è il ritmo di vita pacato, il comunicare per mezzo dei gesti e degli sguardi di occhi neri e profondi. E si avverte, dietro i volti statici, immutabili e immutati nel tempo, una interiorità ricchissima di tradizioni e di poesia restia a palesarsi, come per un'antica gelosia dei propri sentimenti.

Del Sud sono stati la gente e il paesaggio che mi hanno stupita più di ogni altra cosa: a sfatare infatti il luogo comune che vuole gli abitanti del Mezzogiorno asociali e arretrati culturalmente ed economicamente, ho incontrato persone tranquille ed estremamente gentili, che considerano l'ospitalità una tradizione sacra da rispettare.
Arrivata in Calabria con ricordi di caos cittadino e di volti frenetici, sono rimasta stupita di fronte alla serena bellezza dei paesaggi, accompagnati d'estate dal frinire delle cicale. Il loro canto, monocorde e costante, si intona perfettamente alla natura circostante, di cui si intuisce il ritmo lento e pacato: lo stesso ritmo che si ritrova nel modo di parlare, nei gesti e nella vita degli abitanti.
E' noto come il mare della costa calabra sia limpido e stupendo, come questa regione sia un paradiso delle vacanze: 700 Km di coste tirreniche e ioniche, per i tre quarti incontaminate e deserte, di selvaggia bellezza, un entroterra costellato di borghi arroccati sulle rupi e la pace antica dei boschi della Sila con i suoi laghi alpini. Esiste il silenzio, qualche motoscafo lontano sul mare, qualche motore che arranca sulle serpentine. Con un po' di fortuna si può assistere a spettacoli quali un funerale sul mare: un lungo corteo di barche drappeggiate di nero.
L'autostrada Salerno-Reggio Calabria, e le magnifiche superstrade, le più belle d'Italia, hanno aperto la Calabria al turismo del Nord. Arrivano turisti stanchi di strade intasate, di spiagge formicolanti, di baccano, di acque sporche. E con loro arriva un'ondata di ottimismo e di euforia. Quasi dappertutto, in Calabria, con un entusiasmo spesso non sostenuto da altrettanta capacità, stanno sorgendo alberghi, villaggi di casette prefabbricate, campeggi modernissimi, mentre improvvisati ristoranti fanno a gara per accaparrarsi la clientela, inventando ricette di fantasia.
Praia a Mare, il primo paese calabro sulla costa tirrenica per chi scenda da Napoli, si è ingrandito notevolmente; più oltre, Scalea, Diamante, Belvedere, Cetraro, Paola, patria di San Francesco da Paola, che vi fondò intorno al '400 una piccola chiesa, su cui si trova ora il grandioso Santuario a lui dedicato; Guardia Piemontese, dove ancor oggi si possono trovare retaggi del dialetto piemontese, Amantea.
Sono questi tutti paesini del '400 e '500, dove però le strutture per il turismo influenzano notevolmente il paesaggio naturale. Oltre il golfo di Sant'Eufemia, tra Pizzo e Scilla, è forse il più bel tratto di costa di Italia, insieme con quella amalfitana. Ma, al contrario di quella, è ancora tutta da scoprire. Un panorama stupendo, di scogli e di spiagge, chiuso dalla catena appenninica che digrada con oliveti, filari di fichidindia, campi bruciati dal sole, dove il cemento non è ancora arrivato.
Per ritrovare antiche atmosfere basta dirigersi all'interno della regione. Dalla costa, tramite strade immerse in enormi boschi di castagni e circondate da paesini medievali che sembrano far parte di un presepio, si arriva sull'altopiano della Sila. E' questo un massiccio montuoso di rara bellezza: infatti tra i boschi fittissimi vi sono dei piccoli laghi, per lo più di origine vulcanica, che possono riportare alla memoria tipici paesaggi lacustri della catena alpina.
Sulla strada della Sila si incontra San Giovanni in Fiore, a circa 1000 metri di altitudine, e una molteplicità di altri paesini, dove tutto è permeato dal silenzio in cui si è abituati a vivere.
Ciò che infatti diversifica la gente di questo Sud è il :ritmo di vita pacato, il comunicare per mezzo dei gesti e degli sguardi di occhi neri e profondi più che per mezzo delle parole. Vedere i vecchi e i giovani seduti fuori le porte di casa o appoggiati ai muretti dell'unica piazzetta del paese, fa intuire la stoicità con cui qui si guarda scorrere la vita dura e sofferta da tempi remoti per fattori storici e ambientali. Nonostante questa estrema pacatezza le sensazioni che traspaiono dalla gente e dal paesaggio sono violente: si avverte dietro gli abiti neri delle donne e dietro i volti statici, immutabili e immutati nel tempo, la violenza dei sentimenti, questa interiorità, ricchissima di tradizioni e poesie, così restia a palesarsi, quasi per un'antica gelosia dei propri sentimenti.
Nel cuore della Sila, nella conca del Crati che si apre al visitatore dopo chilometri di strada nel verde, è adagiata Cosenza. La città era detta l'" Atene della Calabria " ed ancor oggi è un centro culturale ricco di monumenti significativi: la Cattedrale, che fu consacrata nel 1222 alla presenza di Federico II di Svevia, e che racchiude importanti testimonianze storiche. Vi si trovano la tomba della regina Isabella d'Aragona, l'Immagine della Madonna del Pilerio e la preziosa Croce bizantina, dono di Federico II. Sempre nel centro di Cosenza, il castello Arabo-Normanno, testimonianza di antiche dominazioni, la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, la Chiesa di San Domenico, ricca di sculture e di marmi. Dalla Sila, arrivo a Castrovillari, la " capitale degli Albanesi ", famosa per il Castello Aragonese e per i coloratissimi costumi folkloristici delle sue donne. Da Castrovillari al Nord: dalla Calabria in Lucania, nome che si vuol far derivare dal latino "lux", luce, poiché antichi popoli immigrarono in queste regioni per raggiungere i luoghi da cui vedevano sorgere il sole.
Il paesaggio è montuoso e ricco di boschi; si intravedono sulle colline pascoli aridi come quelli pugliesi, che si prestano però alla pastorizia, praticata alla maniera nomade, come in quasi tutto il Centro-Sud italiano. Il primo paese che incontro lungo l'itinerario è Lagonegro, situato in quella lingua della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno. In questo paese si trovano i resti di un castello, dove la leggenda vuole si conservino i resti mortali della Monna Lisa del Giocondo. Lungo la strada per il Vulture mi fermo a Potenza, situata nel cuore della regione, su un'amena collina, da dove domina fieramente la valle del Basento. Lassù, Potenza ci si è arrampicata chissà come, poiché sembra che in epoca romana fosse parecchio più in basso: probabilmente a causa di invasioni barbariche, di distruzioni, di lotte feudatarie. Adagiata sul suo costone, Potenza ebbe per secoli vita agiata e ristretta finché, passati i tempi duri, eccola distendersi più a suo agio sul declivio più dolce del colle; verso San Rocco. Ove da secoli erano povertà e squallore, ora ferve il lavoro.
Il Vulture si inserisce magnificamente in questo patrimonio di splendidi paesaggi di montagne ammantate di neve di laghi. E proprio due laghi, carichi di antichi ricordi e di pregevoli opere d'arte, sono i vecchi crateri di questo vulcano, un tempo violento, ora dignitoso custode delle lussureggianti foreste che lo circondano.

Attraversare la zona del Vulture, caratteristica e complessa, significa alternare la visita ai monumenti romani, ai ricordi delle guerre puniche, per sostare, infine, sulle incantevoli e tranquille rive dei laghi, silenziosi gioielli di questa antica regione, sfavorita dalle scarse e malagevoli vie di comunicazione. Sulle sponde del Lago Piccolo vi sono i resti della antica Badia di Sant'Ippolito e della Badia di San Michele, costruita dai Frati di San Benedetto all'inizio dell'ottavo secolo. Sull'altro versante del Vulture si incontra Melfi, che porta evidenti i segni della dominazione normanna. La Cattedrale, il Castello, le Chiese sotterranee richiamano alla memoria i giorni in cui proprio da Melfi veniva bandita la prima Crociata per la Terra Santa. Seguendo la strada si giunge a Venosa, la città di Orazio; nelle campagne circostanti si confondono i monumenti romani tra cui primeggia l'Anfiteatro.
" ... Città abbastanza bella, sebbene un poco lercia... ": questa è Matera nei ricordi del Pascoli, che subito dopo aggiunge: " come mi giova dopo una vita così torba, tornare a codesta serenità di pensiero e di parola... Sì, delle città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora attraverso un velo di poesia e di malinconia ".
Situata sul ciglio e sui fianchi dirupati di una gravina che affluisce nel Bradano, offre uno degli spettacoli più interessanti ed eccezionali del pittoresco urbanesimo italiano, sia per la singolarità dell'ambiente naturale, sia per l'originalità delle vecchie abitazioni scavate nella roccia. I " Sassi " si formarono in seguito all'azione erosiva dell'acqua sul terreno carsico dove doveva sorgere la città, che provocò l'isolamento di zone di roccia e lo scavamento di caverne. E Matera, antichissima città, con le sue case a balconate bianche di calce, offre oggi un meraviglioso quadro di rinascita, in un processo evolutivo non soltanto materiale, ma fondamentalmente umano.
Pochi km. a sud di Matera si apre la piana di Metaponto. Questa terra, un tempo silente e malarica, è oggi una lussureggiante pianura che arriva sulle coste dello Ionio. Seguendo queste coste basse, lineari e caldissime, giungo alla " città dei due mari ": Taranto. E' chiamata così perché sorge in parte su un'isoletta che chiude quasi interamente il passaggio fra il Mar Grande e il Mar Piccolo, e in parte sulla terraferma a cui l'isoletta è collegata da due ponti. Città importante per i ;cantieri navali e per il porto, base d'appoggio della nostra Marina Militare, per il Museo Nazionale dove sono conservati importanti materiali preistorici.
Non amo molto le città industrializzate del Sud, perché perdono in autenticità: il Mezzogiorno è terra da pascolo, terra da coltivare e in questa direzione dovrebbe essere maggiormente sfruttata. Mi piacque la dichiarazione di un economo cinese il quale asserì che sfruttando a dovere il Tavoliere e la Penisola Salentina, le due grandi pianure della Puglia, si potrebbe ricavare tanto di quel grano da provvedere: al fabbisogno della Cina. La Penisola Salentina è una pianura allegra, verde: fra le folte distese di grano crescono olivi e insospettato tabacco. In questa penisola bagnata da due mari alle estreme pendici d'Italia dove si può vedere il sole sorgere sull'Adriatico e tramontare sullo Ionio, numerosi e frequenti sono i paesi. Ognuno di essi ha una sua eredità da mostrare: ricordi di Grecia e di Roma, arene, monumenti, palazzi. Non manca mai l'alto e arido campanile che sovrasta le terrazze delle case bianche con i balconi in ferro e i portali scolpiti. Gallipoli è uno dei luoghi più belli della natura pugliese: il bianco qui è esasperante, le viuzze, le case, le botteghe, i mercatini, le persone e addirittura le voci e i rumori danno la netta sensazione di vivere in una città di estremo confine, aperta verso l'Oriente.
Circondata dalla fertile pianura si trova Lecce. Il barocco è l'espressione artistica che domina nella città; è espresso nelle decorazioni ricchissime, nel sovrapporsi di intagli, di volute, di ghirigori sulle chiese e sui palazzi. Per tutte le decorazioni è usata una pietra tipica di Lecce: è un'arenaria fatta di sabbia fina compressa; una pietra modesta ma così tenera che alcuni artigiani la tagliano col coltello. Il genio degli artigiani leccesi è famoso per la lavorazione del ferro battuto e delle statuine di cartapesta.
A sud di Lecce merita di essere visitata Otranto. La nota più spettacolare è racchiusa nella Cattedrale, sul pavimento: un mosaico enorme, opera di un monaco che lo compose più di 1000 anni fa, raffigurante la storia dell'umanità: da Adamo ed Eva, a Carlo Magno e Re Artù, il tutto collegato dai rami di un gigantesco albero che continua nel presbiterio. La leggenda narra che questo mosaico sia così solido che quando i Turchi nel '400 entrarono a cavallo nella cattedrale, neanche gli zoccoli riuscirono a scalfire il disegno.
Paese estremamente vario e variabile il Sud, ricco di armonia e di incredibili tesori storici e naturali abitato da persone di animo mansueto abituate a vivere dentro sé la propria vita senza esteriorizzarla se non attraverso opere di prezioso artigianato di pizzi, di legno, di terracotta e addirittura di sale.


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