Ciò che
diversifica la gente è il ritmo di vita pacato, il comunicare per
mezzo dei gesti e degli sguardi di occhi neri e profondi. E si avverte,
dietro i volti statici, immutabili e immutati nel tempo, una interiorità
ricchissima di tradizioni e di poesia restia a palesarsi, come per un'antica
gelosia dei propri sentimenti.
Del Sud sono stati
la gente e il paesaggio che mi hanno stupita più di ogni altra
cosa: a sfatare infatti il luogo comune che vuole gli abitanti del Mezzogiorno
asociali e arretrati culturalmente ed economicamente, ho incontrato
persone tranquille ed estremamente gentili, che considerano l'ospitalità
una tradizione sacra da rispettare.
Arrivata in Calabria con ricordi di caos cittadino e di volti frenetici,
sono rimasta stupita di fronte alla serena bellezza dei paesaggi, accompagnati
d'estate dal frinire delle cicale. Il loro canto, monocorde e costante,
si intona perfettamente alla natura circostante, di cui si intuisce
il ritmo lento e pacato: lo stesso ritmo che si ritrova nel modo di
parlare, nei gesti e nella vita degli abitanti.
E' noto come il mare della costa calabra sia limpido e stupendo, come
questa regione sia un paradiso delle vacanze: 700 Km di coste tirreniche
e ioniche, per i tre quarti incontaminate e deserte, di selvaggia bellezza,
un entroterra costellato di borghi arroccati sulle rupi e la pace antica
dei boschi della Sila con i suoi laghi alpini. Esiste il silenzio, qualche
motoscafo lontano sul mare, qualche motore che arranca sulle serpentine.
Con un po' di fortuna si può assistere a spettacoli quali un
funerale sul mare: un lungo corteo di barche drappeggiate di nero.
L'autostrada Salerno-Reggio Calabria, e le magnifiche superstrade, le
più belle d'Italia, hanno aperto la Calabria al turismo del Nord.
Arrivano turisti stanchi di strade intasate, di spiagge formicolanti,
di baccano, di acque sporche. E con loro arriva un'ondata di ottimismo
e di euforia. Quasi dappertutto, in Calabria, con un entusiasmo spesso
non sostenuto da altrettanta capacità, stanno sorgendo alberghi,
villaggi di casette prefabbricate, campeggi modernissimi, mentre improvvisati
ristoranti fanno a gara per accaparrarsi la clientela, inventando ricette
di fantasia.
Praia a Mare, il primo paese calabro sulla costa tirrenica per chi scenda
da Napoli, si è ingrandito notevolmente; più oltre, Scalea,
Diamante, Belvedere, Cetraro, Paola, patria di San Francesco da Paola,
che vi fondò intorno al '400 una piccola chiesa, su cui si trova
ora il grandioso Santuario a lui dedicato; Guardia Piemontese, dove
ancor oggi si possono trovare retaggi del dialetto piemontese, Amantea.
Sono questi tutti paesini del '400 e '500, dove però le strutture
per il turismo influenzano notevolmente il paesaggio naturale. Oltre
il golfo di Sant'Eufemia, tra Pizzo e Scilla, è forse il più
bel tratto di costa di Italia, insieme con quella amalfitana. Ma, al
contrario di quella, è ancora tutta da scoprire. Un panorama
stupendo, di scogli e di spiagge, chiuso dalla catena appenninica che
digrada con oliveti, filari di fichidindia, campi bruciati dal sole,
dove il cemento non è ancora arrivato.
Per ritrovare antiche atmosfere basta dirigersi all'interno della regione.
Dalla costa, tramite strade immerse in enormi boschi di castagni e circondate
da paesini medievali che sembrano far parte di un presepio, si arriva
sull'altopiano della Sila. E' questo un massiccio montuoso di rara bellezza:
infatti tra i boschi fittissimi vi sono dei piccoli laghi, per lo più
di origine vulcanica, che possono riportare alla memoria tipici paesaggi
lacustri della catena alpina.
Sulla strada della Sila si incontra San Giovanni in Fiore, a circa 1000
metri di altitudine, e una molteplicità di altri paesini, dove
tutto è permeato dal silenzio in cui si è abituati a vivere.
Ciò che infatti diversifica la gente di questo Sud è il
:ritmo di vita pacato, il comunicare per mezzo dei gesti e degli sguardi
di occhi neri e profondi più che per mezzo delle parole. Vedere
i vecchi e i giovani seduti fuori le porte di casa o appoggiati ai muretti
dell'unica piazzetta del paese, fa intuire la stoicità con cui
qui si guarda scorrere la vita dura e sofferta da tempi remoti per fattori
storici e ambientali. Nonostante questa estrema pacatezza le sensazioni
che traspaiono dalla gente e dal paesaggio sono violente: si avverte
dietro gli abiti neri delle donne e dietro i volti statici, immutabili
e immutati nel tempo, la violenza dei sentimenti, questa interiorità,
ricchissima di tradizioni e poesie, così restia a palesarsi,
quasi per un'antica gelosia dei propri sentimenti.
Nel cuore della Sila, nella conca del Crati che si apre al visitatore
dopo chilometri di strada nel verde, è adagiata Cosenza. La città
era detta l'" Atene della Calabria " ed ancor oggi è
un centro culturale ricco di monumenti significativi: la Cattedrale,
che fu consacrata nel 1222 alla presenza di Federico II di Svevia, e
che racchiude importanti testimonianze storiche. Vi si trovano la tomba
della regina Isabella d'Aragona, l'Immagine della Madonna del Pilerio
e la preziosa Croce bizantina, dono di Federico II. Sempre nel centro
di Cosenza, il castello Arabo-Normanno, testimonianza di antiche dominazioni,
la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, la Chiesa di San Domenico,
ricca di sculture e di marmi. Dalla Sila, arrivo a Castrovillari, la
" capitale degli Albanesi ", famosa per il Castello Aragonese
e per i coloratissimi costumi folkloristici delle sue donne. Da Castrovillari
al Nord: dalla Calabria in Lucania, nome che si vuol far derivare dal
latino "lux", luce, poiché antichi popoli immigrarono
in queste regioni per raggiungere i luoghi da cui vedevano sorgere il
sole.
Il paesaggio è montuoso e ricco di boschi; si intravedono sulle
colline pascoli aridi come quelli pugliesi, che si prestano però
alla pastorizia, praticata alla maniera nomade, come in quasi tutto
il Centro-Sud italiano. Il primo paese che incontro lungo l'itinerario
è Lagonegro, situato in quella lingua della Basilicata che si
affaccia sul Mar Tirreno. In questo paese si trovano i resti di un castello,
dove la leggenda vuole si conservino i resti mortali della Monna Lisa
del Giocondo. Lungo la strada per il Vulture mi fermo a Potenza, situata
nel cuore della regione, su un'amena collina, da dove domina fieramente
la valle del Basento. Lassù, Potenza ci si è arrampicata
chissà come, poiché sembra che in epoca romana fosse parecchio
più in basso: probabilmente a causa di invasioni barbariche,
di distruzioni, di lotte feudatarie. Adagiata sul suo costone, Potenza
ebbe per secoli vita agiata e ristretta finché, passati i tempi
duri, eccola distendersi più a suo agio sul declivio più
dolce del colle; verso San Rocco. Ove da secoli erano povertà
e squallore, ora ferve il lavoro.
Il Vulture si inserisce magnificamente in questo patrimonio di splendidi
paesaggi di montagne ammantate di neve di laghi. E proprio due laghi,
carichi di antichi ricordi e di pregevoli opere d'arte, sono i vecchi
crateri di questo vulcano, un tempo violento, ora dignitoso custode
delle lussureggianti foreste che lo circondano.
Attraversare la zona del Vulture, caratteristica e complessa, significa
alternare la visita ai monumenti romani, ai ricordi delle guerre puniche,
per sostare, infine, sulle incantevoli e tranquille rive dei laghi,
silenziosi gioielli di questa antica regione, sfavorita dalle scarse
e malagevoli vie di comunicazione. Sulle sponde del Lago Piccolo vi
sono i resti della antica Badia di Sant'Ippolito e della Badia di San
Michele, costruita dai Frati di San Benedetto all'inizio dell'ottavo
secolo. Sull'altro versante del Vulture si incontra Melfi, che porta
evidenti i segni della dominazione normanna. La Cattedrale, il Castello,
le Chiese sotterranee richiamano alla memoria i giorni in cui proprio
da Melfi veniva bandita la prima Crociata per la Terra Santa. Seguendo
la strada si giunge a Venosa, la città di Orazio; nelle campagne
circostanti si confondono i monumenti romani tra cui primeggia l'Anfiteatro.
" ... Città abbastanza bella, sebbene un poco lercia...
": questa è Matera nei ricordi del Pascoli, che subito dopo
aggiunge: " come mi giova dopo una vita così torba, tornare
a codesta serenità di pensiero e di parola... Sì, delle
città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride
di più, quella che vedo meglio ancora attraverso un velo di poesia
e di malinconia ".
Situata sul ciglio e sui fianchi dirupati di una gravina che affluisce
nel Bradano, offre uno degli spettacoli più interessanti ed eccezionali
del pittoresco urbanesimo italiano, sia per la singolarità dell'ambiente
naturale, sia per l'originalità delle vecchie abitazioni scavate
nella roccia. I " Sassi " si formarono in seguito all'azione
erosiva dell'acqua sul terreno carsico dove doveva sorgere la città,
che provocò l'isolamento di zone di roccia e lo scavamento di
caverne. E Matera, antichissima città, con le sue case a balconate
bianche di calce, offre oggi un meraviglioso quadro di rinascita, in
un processo evolutivo non soltanto materiale, ma fondamentalmente umano.
Pochi km. a sud di Matera si apre la piana di Metaponto. Questa terra,
un tempo silente e malarica, è oggi una lussureggiante pianura
che arriva sulle coste dello Ionio. Seguendo queste coste basse, lineari
e caldissime, giungo alla " città dei due mari ": Taranto.
E' chiamata così perché sorge in parte su un'isoletta
che chiude quasi interamente il passaggio fra il Mar Grande e il Mar
Piccolo, e in parte sulla terraferma a cui l'isoletta è collegata
da due ponti. Città importante per i ;cantieri navali e per il
porto, base d'appoggio della nostra Marina Militare, per il Museo Nazionale
dove sono conservati importanti materiali preistorici.
Non amo molto le città industrializzate del Sud, perché
perdono in autenticità: il Mezzogiorno è terra da pascolo,
terra da coltivare e in questa direzione dovrebbe essere maggiormente
sfruttata. Mi piacque la dichiarazione di un economo cinese il quale
asserì che sfruttando a dovere il Tavoliere e la Penisola Salentina,
le due grandi pianure della Puglia, si potrebbe ricavare tanto di quel
grano da provvedere: al fabbisogno della Cina. La Penisola Salentina
è una pianura allegra, verde: fra le folte distese di grano crescono
olivi e insospettato tabacco. In questa penisola bagnata da due mari
alle estreme pendici d'Italia dove si può vedere il sole sorgere
sull'Adriatico e tramontare sullo Ionio, numerosi e frequenti sono i
paesi. Ognuno di essi ha una sua eredità da mostrare: ricordi
di Grecia e di Roma, arene, monumenti, palazzi. Non manca mai l'alto
e arido campanile che sovrasta le terrazze delle case bianche con i
balconi in ferro e i portali scolpiti. Gallipoli è uno dei luoghi
più belli della natura pugliese: il bianco qui è esasperante,
le viuzze, le case, le botteghe, i mercatini, le persone e addirittura
le voci e i rumori danno la netta sensazione di vivere in una città
di estremo confine, aperta verso l'Oriente.
Circondata dalla fertile pianura si trova Lecce. Il barocco è
l'espressione artistica che domina nella città; è espresso
nelle decorazioni ricchissime, nel sovrapporsi di intagli, di volute,
di ghirigori sulle chiese e sui palazzi. Per tutte le decorazioni è
usata una pietra tipica di Lecce: è un'arenaria fatta di sabbia
fina compressa; una pietra modesta ma così tenera che alcuni
artigiani la tagliano col coltello. Il genio degli artigiani leccesi
è famoso per la lavorazione del ferro battuto e delle statuine
di cartapesta.
A sud di Lecce merita di essere visitata Otranto. La nota più
spettacolare è racchiusa nella Cattedrale, sul pavimento: un
mosaico enorme, opera di un monaco che lo compose più di 1000
anni fa, raffigurante la storia dell'umanità: da Adamo ed Eva,
a Carlo Magno e Re Artù, il tutto collegato dai rami di un gigantesco
albero che continua nel presbiterio. La leggenda narra che questo mosaico
sia così solido che quando i Turchi nel '400 entrarono a cavallo
nella cattedrale, neanche gli zoccoli riuscirono a scalfire il disegno.
Paese estremamente vario e variabile il Sud, ricco di armonia e di incredibili
tesori storici e naturali abitato da persone di animo mansueto abituate
a vivere dentro sé la propria vita senza esteriorizzarla se non
attraverso opere di prezioso artigianato di pizzi, di legno, di terracotta
e addirittura di sale.
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