§ I conti dell'Istat sull'economia sommersa

Pił ricchi del 10 %




B. M.



Ufficialmente, siamo più ricchi del dieci per cento. Il prodotto nazionale italiano, che per il 1978 doveva essere stimato in duecentomila miliardi di lire, è stato rettificato in aumento di ventimila miliardi, derivanti quasi tutti da una correzione dei valori riguardanti le piccole e medie imprese dell'industria manifatturiera ed edilizia, e del commercio, artigianato e professioni.
La rettifica è stata attuata nella relazione generale sulla situazione economica del Paese, a cura dell'Istituto Centrale di Statistica (Istat). Essa è seguita, a distanza di un mese, a saggi di un gruppo di economisti, nei quali è stato dimostrato che i calcoli ufficiali del prodotto nazionale erano sbagliati per difetto. La valutazione dell'Istat porta alla luce un po' meno della metà di quello che uno studio dell'economista Francesco Forte definisce l'economia sommersa italiana; e collima, al settantacinque per cento, con le valutazioni di altri studiosi sulla sottovalutazione ufficiale del prodotto delle piccole e medie imprese nei settori suindicati.
Bisogna distinguere, infatti, nell'economia sommersa, che ora viene in parte alla luce, due componenti: quella riguardante produzione di beni e servizi effettuati da imprese e soggetti, che sono già considerati dalle statistiche, ma con valutazioni inferiori alla realtà, vale a dire l'economia semisommersa; e quelle riguardanti produzioni o valori economici che sfuggono del tutto a rilevazione, cioè l'economia interamente sommersa.
L'Istat ha lavorato solo sulla prima componente, quella semisommersa, tirando fuori un dieci per cento. Ed ha limitato la rivalutazione ad alcuni settori: ne mancano ancora parecchi altri (come il provento dei fabbricati). D'altra parte, l'Istat non ha affatto proceduto alla stima dell'economia interamente sommersa, forse perché ciò è troppo difficile. Ci sta comunque lavorando, con appositi comitati. Di qui la prima conclusione.
Sorge ora una domanda. L'Istat ha corretto solo il prodotto nazionale del 1978, o ha proceduto a rettifica anche di quelli degli anni precedenti?
Al momento, sono stati resi noti solo i dati per l'ultimo quadriennio, da cui si desumono chiaramente due cose: che la rettifica dell'Istat coinvolge anche gli anni passati; ma che essa per tali anni è percentualmente minore che per il '78. Per il 1975 è del nove per cento, mentre per il '76 arriva al 9,3 per cento e per il '77 al 9,6 per cento. Come si rileva, vi è un calcolo di variazione in crescendo moderato. Probabilmente, lo stesso criterio si sta seguendo per il reddito degli anni passati.
Qualcuno afferma che questa rettifica non cambia nulla, nel giudizio sulla nostra struttura economica e sulla nostra politica economica. A parere di altri, invece, entrambe le affermazioni sono errate profondamente, anche se magari si troveranno nelle pubblicazioni ufficiali, allo scopo di addolcire la portata dell'errore di valutazione, ora corretto.
Infatti, i cambiamenti strutturali dovuti a questa correzione sono notevoli: innanzitutto risulta maggiore la quota del settore secondario (industria) e terziario (commercio, eccetera), nel campo privato, sul prodotto nazionale, e minore quella del settore agricolo e della pubblica amministrazione. Inoltre, com'è ovvio, risulta accresciuta la quota delle piccole imprese, sul prodotto nazionale. La pressione tributaria risulta più bassa di quella fin qui conosciuta: non più del 22,3 per cento, ma circa del venti per cento. Ovviamente, questo non toglie che coloro che pagano le imposte sopportino lo stesso peso; e così coloro che pagano i contributi sociali. Ma essi sono informati che la sperequazione tra chi paga e chi non paga (non necessariamente per evasioni, molto spesso per esoneri e per benevoli valutazioni a forfait) è maggiore di quel che risultasse in precedenza.
Ma credo che le considerazioni di maggiore interesse si riferiscano al sistema monetario e del credito. Il rapporto tra il credito totale interno e il prodotto nazionale italiano non è, come si leggeva nel Piano Pandolfi del 31 agosto 1978, all'allarmante livello del 140 per cento, ma ad un livello assai inferiore: il 127 per cento.
Non stiamo sostenendo che, a causa delle rettifiche effettuate dall'Istituto Centrale di Statistica, possiamo spendere ora il dieci per cento in più o espandere il credito del dieci per cento. La situazione è quella che è. Le rettifiche stanno lì a dimostrarci soltanto che l'economia italiana è più coerente a certi risultati di quel che i dati ufficiali facessero pensare. A volte ci si domandava da dove venissero i successi (anche clamorosi) della nostra bilancia dei pagamenti, la tenuta della lira sui mercati internazionali, la nostra capacità di andare avanti malgrado tutto quel che succede nel nostro Paese. Possiamo dire, ora, che abbiamo almeno alcune risposte a queste domande.


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