Le comuni origini
illiriche non erano sufficientemente vicine nel tempo, e i diversi influssi
dovuti ai contatti con la civiltà villanoviana a nord, con quelle
cretese-micenea a sud, e in seguito con le varie colonie greche, hanno
portato a una marcata differenziazione nella tipologia dei vasi e della
decorazione. Le fondamentali differenze con l'arte daunia e peucetica.
Molto si è
scritto in questi anni su un particolare tipo di ceramica che, pur essendo
contemporaneo della grande ceramica greca del periodo classico, se ne
discosta notevolmente per l'originalità delle forme e dei motivi
decorativi. Uno dei testi più recenti e dettagliati, che ci permetteremo
di citare più volte, è quello di Maurizio Borda "
Ceramiche Apule " che passa in rassegna tutte le produzioni di
vasi delle Puglie, dall'epoca preistorica a quella del periodo ellenistico,
fino quindi alla conquista romana.
Tali vasi appartengono alla grande famiglia del geometrico italiano
che non ha però nessun legame cronologico con il classico periodo
geometrico greco.
La divisione della Puglia preromana in tre regioni, la Daunia al Nord,
la Peucezia al centro e la Messapia al Sud, secondo quanto dice Polibio
(Storie 11, 24), è archeologicamente confermata dai diversi stili
delle ceramiche rinvenute nei sepolcri.
Appaiono infatti nelle forme e nella decorazione dei vasi caratteristiche
che variano da regione a regione, e che esprimono aspetti culturali
diversi.
Le comuni origini illiriche non erano infatti sufficientemente vicine
nel tempo, e i diversi influssi dovuti ai contatti con la civiltà
villanoviana a nord, con la civiltà cretese-micenea al sud e
in seguito con le varie colonie greche, hanno portato ad una marcata
differenziazione nella tipologia dei vasi e della decorazione.
La ceramica dauna è caratterizzata da singolari decorazioni plastiche,
con probabile significato magico, applicate ai bordi delle brocche,
le cui anse vanno a formare strane figure dalle lunghe orecchie appuntite,
con le mani all'orlo del vaso, forse retaggio di antiche credenze animistiche.
Il Borda analizza poi un'altra forma caratteristica di decorazione:
sono le figurine stilizzate che decorano l'esterno dei vasi e l'interno
delle tazze. Da un lato animali ridotti ai loro più semplici
tratti distintivi, dall'altro " figure particolarmente considerevoli
per la loro formulazione, con il corpo a triangolo pieno e con segmenti
filiformi che se ne irradiano come braccia. Ciò esprime notevoli
possibilità di astrazione e di senso decorativo e denota spiccate
personalità dei vari artisti, perché non esistono due
sole di queste figurine che si ripetano ".
La ceramica peuceta sembra invece risentire maggiormente dell'influenza
arcaica greca, dalle figurine umane con il corpo a doppio triangolo
caratteristiche dello stile geometrico attico, alle file di animali
che distinguono le ceramiche protocorinzie. Il tutto rivisto da artisti
indubbiamente meno raffinati e più provinciali.
Un altro ambiente di cultura artistica è quello della Messapia.
La cultura messapica presenta aspetti assai diversi da quella dei Dauni
e dei Peuceti e, malgrado la comune origine illirica, denota, con quella
delle altre due province, solo occasionati e sporadici contatti. Sotto
le molteplici influenze delle culture circostanti " i ceramisti
messapici si mostrano dotati di gusto raffinato e di mano leggera. Mancano
forse del fantasioso ed effervescente gusto dei Dauni, ma sono lontani
dalla noiosa monotonia dei Peuceti ".
Nella ceramica messapica è molto diffusa la pratica di suddividere
le zone decorate in pannelli che contengono disegni stilizzati basati
su tipi animali o floreali. Il Gervasio (1922) ha passato in rassegna
e riunito molti dei motivi di presunta origine straniera, identificando
fonti egee, micenee, greche, senza ignorare influenze villanoviane.
Il Mayer distingue tre fasi della ceramica messapica: una con decorazione
monocroma in una tinta opaca, un'altra decorata una tecnica bicromatica
- nero opaco e rosso - infine nuovamente una decorazione monocromatica,
con una tinta marrone ed un ritorno alla decorazione geometrica con
un repertorio sempre ricco di motivi, frutto di una creatività
spontanea ed indipendente. A Taranto è stato scoperto, anni or
sono, un deposito di vasi che rappresentano il filone della cultura
artigianale pre-greca, che risulta così attestata prima della
fondazione della colonia, cioè alla metà circa dell'VIII
secolo.
In seguito, a Taranto sparisce la produzione messapica, soffocata dallo
straripare delle importazioni, soprattutto di vasi corinzi.
" La grande massa delle produzione di ceramica messapica si ripartisce
quindi fra il brindisino e il Satento, ove il ruolo di continuare la
produzione è affidato specialmente ai due centri dì Ceglie
Messapica e di Rudiae. Da Ceglie proviene un gruppo di anfore tarchiate
con alte anse a nastro, che preannunciano quelle " trozzelle "
che saranno per secoli l'elemento più caratteristico della ceramica
messapica ".
Da Rudiae proviene invece un tipo di cratere con due anse a rotelle
orizzontali, ornato con larghe fasce ed archi o con riquadri contenenti
motivi vegetali o animali.
Altri tipi di vasi hanno forma di palmipede o di botticella (Askòi),
o sono pissidi con coperchietto e pomo di presa o crateri a colonnette
e coppe emisferiche. O infine il caratteristico kalathos.
Il posto di primo piano, nella matura produzione di ceramica messapica,
è occupato da un singolare tipo dì anfora, di struttura
generalmente biconica, con alte anse a nastro con rotelle plastiche.
La sua forma insolita, la sua costante presenza nei corredi tombali,
la sua diffusione circoscritta al territorio messapico fanno supporre
che la sua funzionalità non fosse quella di un oggetto d'uso
che il nome di " trozzella " (la carrucola applicata per attingere
acque dai pozzi) le ha popolarescamente attribuito; le anse sono troppo
delicate per assolvere funzioni pratiche ed il vaso ha un uso esclusivamente
simbolico ed occupava evidentemente un posto importante nel rituale
funerario, anche se la mancanza di fonti scritte ci impedisce di approfondirne
il significato.
Sembra che in un primo momento questi vasi fossero privi di rotelle,
che vennero aggiunte poi, quando apparve il tipo standardizzato biconico
con largo orlo piatto e quattro coppie di rotelle, due per ansa, che
,invade tutto il Salento.
A Rudiae se n'è trovato un gruppo omogeneo che fa presumere la
presenza di una fabbrica locale.
L'ornamentazione è in genere a riquadri in ognuno dei quali c'è
una figurina, vegetale o animale; sul resto del vaso sono dipinte fasce
parallele.
Le decorazioni geometriche comprendono triangoli, rombi, scacchiere,
denti di lupo, clessidre ecc.; quelle naturalistiche palmette, foglie,
rosette, boccioli, tralci d'edera e stelle di varia derivazione. Non
mancano gli animali, felini, cervi, palmipedi, rappresentati con felici
tratti stilizzati. La datazione di tali vasi è ancora controversa.
Il ricorrere, nella decorazione, di motivi derivati forse dal repertorio
greco orientalizzante, e l'accostamento, nei luoghi di ritrovamento,
con ceramiche corinzie arcaiche, la risalire alcuni di essi fino all'VIII
secolo a.C.
Nella decorazione delle " trozzelle " si può osservare
la persistenza dei motivi stilistici originali, cui si associano volta
a volta elementi vegetali di gusto orientalizzante, tipi derivati dalla
ceramica arcaica come il cervo di tipo rodio o i galli affrontati calcidesi.
Più in là si innestano figurazioni ispirate rate alla
ceramica attica a figure nere e la forma stessa dei vasi si trasforma
e si affina pur conservando intatto il lascino originale.
La maggior parte delle trozzelle appartiene però al periodo detto
di Gnathia, dal nome del paese ove sembra fossero fabbricate, e vanno
quindi datate al IV e III sec. a.C.
Questo ci porta in pieno periodo ellenistico con l'ultima espressione
originale della tradizione ceramica apula. I vasi di Egnatia hanno un
fondo nero di sobria lucentezza sul quale è dipinta una caratteristica
decorazione floreale in bianco e giallo con ritocchi in rosso. Sono
tralci, grappoli, rosette a volle posti solo a delineare i bordi del
vaso, e più spesso a riempirne tutta la superficie, inquadrando
fra i rami fioriti figure di animali, testine dì profilo o figure
intere: Satiri, Menadi, danzatori, maschere teatrali o strumenti musicali.
Il tutto sobriamente accennato a rapidi tratti rivela una tendenza alla
sola decorazione che nell'eleganza dei motivi vegetali si contrappone
alla complicata decorazione narrativa dei contemporanei vasi apuli a
figure rosse. Quest'ultimi nascono però dall'influenza dell'arte
greca ed escono quindi dall'ambito dell'arte apula originaria che c'eravamo
prefissi di illustrare brevemente.
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