Piccole imprese e banche popolari




Francesco Parrillo



Più viva che mai è l'esigenza di avvicinare il risparmiatore al mondo delle piccole imprese, individuando soluzioni che salvaguardino la "proprietà", non sottopongano la gestione a condizionamenti, garantiscano il risparmiatore della serietà dei programmi aziendali e gli assicurino un rendimento stabile e un'adeguata ripartizione del rischio.

La Conferenza nazionale sulla piccola industria ha costituito un momento di riflessione e di proposta per una nuova politica economica che assecondi le capacità di sviluppo della minore impresa, essenziale per restituire vitalità ed elasticità al sistema produttivo in un momento chiave per la nostra economia. Il tema della conferenza "Crescita della piccola industria, crescita del sistema" appare quanto mai significativo in proposito; è un tema, altresì, che è stato oggetto di ripetuta attenzione e considerazione da parte della nostra Rassegna, giacché l'assistenza ed il finanziamento delle piccole e medie imprese rappresentano l'attività piú congeniale delle istituzioni di credito popolare.
E' generalmente riconosciuto che l'impresa di minori proporzioni mostra andamenti più favorevoli, maggiore adattamento e migliore capacità di resistenza rispetto al19 grande industria.
E altresì noto che la più elevata produttività, la propensione ad investire e la più ampia attitudine a creare posti di lavoro appaiono radicate, come rileva lo stesso rapporto del Censis al Cnel, nelle minori dimensioni di impresa.
Nel documento si fa ripetutamente cenno alla crescita delle aziende piccole e medie, uno dei quattro fattori che hanno "permesso al sistema italiano di garantirsi sopravvivenza rispetto alle altalene degli ultimi anni". La società italiana si troverebbe in una "fase del cespuglio", fondata sullo sviluppo di molteplici fili d'erba di vitalità tra cui si annoverano le piccole imprese, ricche di attività decentrate, di azioni policentriche in un sistema che trova motivo di forza in un "arcipelago" di società ed economie locali. Da qui la conclusione di valorizzare i punti di forza della nostra economia rivolgendosi all'area sana e vitale delle aziende minori caratterizzate da una maggiore intraprendenza, senso del rischio, responsabilità e le cui scelte sono svincolate dalle grandi opzioni politiche ed economiche a carattere nazionale.
Alcune interessanti valutazioni sull'andamento delle imprese diversamente dimensionate possono trarsi dagli indici del Mediocredito Centrale.
Il confronto delle intensità di capitale pone in evidenza come nelle piccole imprese l'incremento è maggiore che nelle medie e, in queste, superi quello delle grandi. Anche lo sviluppo del prodotto lordo per addetto ha interessato in misura maggiore le minori aziende che hanno aumentato la propria produttività relativamente di più di quelle di grandi dimensioni. Le spese di personale si collocano ad un livello inferiore per le unità produttive minime che mostrano, altresì, un più elevato rapporto patrimonio netto a capitale fisso di proprietà. Questa situazione determina che il rapporto debiti verso istituti di credito a capitale fisso appare generalmente crescente secondo le dimensioni aziendali; le minori imprese ricorrono, perciò, in misura più contenuta a forme di indebitamento a medio e lungo termine per la copertura delle proprie immobilizzazioni tecniche. Nonostante ciò il problema finanziario, comune a tutte le aziende, assume per le piccole e medie valore determinante.
Si afferma che i soggetti aziendali di minore entità devono affrontare e superare ostacoli particolari derivanti da un continuo incremento del fabbisogno in sincronia con il crescente volume operativo, da una minore elasticità di accesso alle fonti esterne, dalla difficoltà di attuare la necessaria e conveniente modificazione della composizione qualitativa dei mezzi acquisiti.
E' nota, inoltre, la possibilità per le imprese minori di avvalersi dei mercati finanziari per la raccolta di capitale di rischio e di credito nella forma obbligazionaria. La capacità di provvista risulta limitata, pertanto, all'autofinanziamento, per il capitale di rischio, ed al mercato monetario ed a quello dei prestiti a medio e lungo termine, per il capitale di credito.
Si aggiunga che il risparmio interno è insidiato dalla progressiva creazione dei margini di profitto, mentre la crescita della produttività non sempre compensa il continuo e troppo veloce aumento dei costi che si verifica in periodi di inflazione.
L'accesso al credito è tutt'altro che agevole, dato il minore potere contrattuale delle piccole e medie imprese e la posizione preferenziale dei grandi complessi pubblici e privati. E' bene precisare, peraltro, che i dati degli ultimi due anni sembrano non confermare questa diffusa convinzione, giacché il sistema bancario ha sovvenuto con maggior vigore le iniziative di minori dimensioni in conseguenza del mutamento della durata del finanziamento al settore pubblico, dell'abbondante liquidità creata dal surplus dei conti con l'estero e della spesa pubblica, unitamente ad un andamento riflessivo delle grandezze reali. I dati consuntivi del 1977 e 1978 mostrano, infatti, che i prestiti alle "imprese private di piccole e medie dimensioni" sono cresciuti del +19,4% e +14,3%, mentre il sostegno fornito alle "principali imprese private" è stato rispettivamente del +8, 1% del +6,4%. Notevole l'inversione di tendenza registratasi nelle voci "principali imprese pubbliche", +8,9% nel 1977, -8, 1% nel 1978, e "pubblica amministrazione" +15% nel 1977, -50,3% nel 1978. (Il periodo di riferimento è agosto-agosto).
In sostanza se la maggior quota di risorse affluita alle minori aziende è frutto di una situazione contingente, caratterizzata dall'esistenza di ampie disponibilità e da una non costante domanda di credito, è anche conseguenza della stasi produttiva dei grandi complessi, che induce le banche ad una maggiore attenzione verso le minori unità.
Tale inversione di tendenza non ha tuttavia eliminato i problemi di reperimento delle risorse finanziarie che rimangono immutati, soprattutto sotto l'aspetto qualitativo.
Iniziative atte a migliorare l'accesso al credito ordinario e speciale non possono, quindi, che meritare attenta considerazione e la meritano' in particolare, le proposte di accrescere il grado di conoscenza della realtà dell'imprenditore minore, la predisposizione di tecniche in grado di semplificare e facilitare la concessione di fido (bilanci standard e certificazione), il potenziamento del sistema degli istituti regionali e del Mediocredito Centrale, la rivitalizzazione e la razionalizzazione del sistema del credito agevolato.
Su quest'ultimo problema, riaffermata la convinzione che solo attraverso un adeguato finanziamento si può ripristinare la competitività nei confronti del mercato internazionale, per l'immediato è necessario attivare gli strumenti esistenti quanto meno per riequilibrare le condizioni di sfavore per gli investimenti delle minori aziende.
In un periodo in cui si chiede lo sviluppo del reddito e dell'occupazione, l'accrescimento dell'esportazione e dell'accumulazione, non possono rimanere inutilizzati cospicui mezzi già stanziati per questi scopi. Ancora più grave è che ad essere danneggiata sia proprio quella categoria di imprese che è la più efficace moltiplicatrice di risorse del nostro Paese. D'altronde, in un contesto in cui il costo del capitale da indirizzare agli investimenti è superiore ai livelli europei, lo strumento agevolativo di programmi seri è da sostenere e da rendere meno complesso nelle procedure e nei tempi di erogazione. Ciò non deve indurre ad un'accettazione acritica dell'attuale sistema che, come più volte sottolineato, va riordinato nella sua articolazione territoriale, dimensionale e settoriale oltre che congegnato in modo da assistere le nuove iniziative sia nella fase di realizzazione che in quella successiva. Quel che si vuole sostenere è che, seppur contrari ad una politica industriale incentrata esclusivamente sul sistema dei finanziamenti agevolati, la situazione è tale che, per dare alle piccole e medie imprese i mezzi di ammodernarsi ed espandersi non si può attendere il soddisfacimento di auspicate diverse condizioni di fondo.
Importanti sono le istanze per un nuovo stile di relazione tra l'organismo finanziario e l'impresa. Vivo è il desiderio di vedere la banca o l'istituto comportarsi in modo da tenere effettivamente in migliore considerazione l'insieme della realtà dell'impresa sia valutandola negli aspetti strettamente finanziari e patrimoniali che nelle prospettive reddituali e di crescita.
Ugualmente apprezzabili sono le indicazioni volte ad accrescere la presenza delle minori imprese sui mercati finanziari, nazionale ed internazionale, attraverso l'emissione indiretta di accettazioni bancarie e la raccolta all'estero effettuata da un apposito intermediario, nonché la costituzione di un organismo che mobilizzi i crediti vantati verso il settore pubblico in analogia a quanto avviene in altri paesi.
Di particolare gravità è la pratica dell'arbitraria dilazione dei pagamenti delle forniture; si è in presenza di un meccanismo di traslazione del credito che ha origine nel settore pubblico, passa attraverso la grande industria e si scarica in modo violento e diffuso sulle piccole e medie imprese che costituiscono l'anello contrattualmente più debole della catena. Le minori unità non hanno né i mezzi né la possibilità di contrastare un tale comportamento, dato che la sua esistenza è anche legata al mantenimento di buone relazioni con i grandi committenti pubblici e privati. L'industria minore si trova, pertanto, nella scomoda situazione di subire una duplice conseguenza, quella generale dipendente dalla politica monetaria e dal comportamento del sistema bancario e quella specifica delle condizioni di pagamento subite. Correggere questa distorsione significa ridurre un pesante vincolo per la vitalità ed a volte la stessa sopravvivenza delle minori aziende.
Alla difficoltà di reperire credito un altro fattore di aggravio si aggiunge, rappresentato dal costo del denaro, in molti casi superiore per le minori aziende. Al problema generale dell'elevatezza dei tassi, quale conseguenza della politica monetaria, dei vincoli posti alle banche e delle attese inflazionistiche, esiste un problema particolare per le piccole e medie imprese che può trovare soluzione in accordi sulle condizioni tra banche e categorie imprenditoriali.
In sostanza, l'interesse per le minori unità produttive, istituzionale per le banche locali, nuovo per i maggiori istituti, deve tradursi in condizioni migliori ed omogenee che avvicinano il prezzo del credito al prime rate.
Quanto al perfezionamento e potenziamento degli istituti regionali e del Mediocredito Centrale il problema di fondo è quello di indurre il risparmiatore a sottoscrivere titoli a reddito fisso con scadenza protratta; per cui l'ambito di ricerca delle soluzioni travalica il settore delle minori imprese per riguardare i grandi temi dell'efficienza e della funzionalità del mercato del risparmio e più in generale della politica economica.
Solo in tal modo potrà aversi un sistema di prestiti a medio termine stabile, svincolato da quello a breve, e perciò meno esposto alle alternanze della manovra monetaria.
Il fatto positivo è che il tema dell'accesso al credito e l'evolversi dello stato dei rapporti tra enti creditizi ed imprese minori venga analizzato.
Vorremmo sottolineare che al XVI Congresso Internazionale del Credito Popolare, tenuto a Bruxelles nel maggio del 1975, tale problematica venne affrontata e fu sottolineato come si stava dischiudendo un'ampia prospettiva di lavoro nel campo degli organismi finanziari ed in particolare alla banca; ma già in quell'occasione rilevammo che il tema centrale in materia finanziaria era rappresentato dall'ampliamento dei mezzi propri a disposizione dell'azienda.
Fu allora osservata l'opportunità di seguire l'impresa in tutte le sue esigenze finanziarie e non. Le inchieste condotte dalle Banche Popolari hanno mostrato che la gamma dei fabbisogni riguarda praticamente l'insieme delle funzioni aziendali. La risposta a tali esigenze è assai scarsa, (rammentaria e poco qualificata.
E' necessario apprestare un ventaglio di forme di assistenza bancaria che riguardino sia la gestione, sia il credito, sia la capacità di adattamento all'ambiente economico ed alle condizioni generali in cui è svolta l'attività imprenditoriale.
Dall'introduzione di servizi specializzati e diversificati per contribuire a risolvere i problemi finanziari (leasing, factoring, ecc.) si deve giungere all'introduzione di prestazioni consultive ampliando il campo d'azione in particolare all'informazione economica, di mercato, giuridica e fiscale. E' questa l'ottica con cui in occasione del Congresso di Bruxelles si è voluto affrontare il problema delle piccole e medie imprese, valutate in modo globale.
Queste considerazioni non debbono far ritenere che l'impresa può poggiare, per la propria espansione, esclusivamente sul reinvestimento dei profitti e sugli apporti esterni di capitali, ma è certo che l'indebitamento deve assumere un ruolo complementare e servire per ampliare o ricreare margini entro cui rafforzare la compagine patrimoniale dell'azienda.
Più viva che mai è, dunque, l'esigenza di avvicinare il risparmiatore al mondo delle piccole imprese, individuando soluzioni che salvaguardino la "proprietà", non sottopongano la gestione a condizionamenti, assicurino una maggiore certezza di acquisire le risorse necessarie, garantiscano il risparmiatore stesso della serietà dei programmi aziendali e, soprattutto, gli assicurino un rendimento stabile ed un'adeguata ripartizione del rischio.
Se si riconosce che il rilancio degli investimenti è condizione necessaria per una crescita stabile e duratura dell'economia a livello internazionale e comunitario, è parimenti pacifico che non si stimola l'accumulazione, se non si creano le premesse per un recupero della redditività aziendale; da qui l'interesse per l'impresa, ed in specie la piccola e media, rivelatasi elemento stabilizzante in tempi economicamente difficili.
L'Europa crede nelle minori unità dotate di flessibilità ed adattamento alle alternanze cicliche, capaci di una risposta concreta alla crisi ed alla disoccupazione. E' in questa visuale che si collocano una serie di iniziative dei Nove, quali la predisposizione da parte della Commissione di un programma di aiuti che prevede l'utilizzo di più ampi fondi comunitari per il sostegno dei minori organismi ed il coordinamento delle politiche nazionali. Il Piano Davignon trae impulso da una iniziativa del Parlamento europeo che, nel febbraio del 1978, ha approvato una relazione sui problemi delle piccole e medie imprese, problemi che frenano la capacità di crescita e ne condizionano l'adattamento all'evoluzione economica. La Commissione propone azioni complementari a quelle nazionali ed a quelle in vigore a livello comunitario (norme sulla concorrenza, aiuti dal fondo sociale, regionale ed agricolo, BEI, CECA), interventi che riguardano le risorse finanzarie (potenziamento dei cinque canali di finanziamento della CEE, oltre a miglioramenti attinenti l'importo dei prestiti globali BEI, la garanzia di cambio, l'abbuono di interesse sui prestiti comunitari) la fiscalità (semplificazione delle formalità e dei controlli, armonizzazione IVA), la formazione del personale (corsi per l'addestramento), la cooperazione tra imprese (progetto di costituzione di un gruppo europeo di cooperazione), l'informazione (studio dei mezzi e dei metodi per convogliare le notizie scientifiche, tecniche e socio-economiche al settore delle minori aziende). E'da ricordare che dal 1973 opera il Bureau de Mariage, la cui azione positiva va ulteriormente potenziata, allargando l'area geografica degli interventi, concentrando l'attività su di un numero di settori prioritari, dotando l'Ufficio di capacità di iniziativa autonoma.
E' annunciata, altresì, l'imminente pubblicazione di un "Livre vert", che tratterà le più attuali questioni concernenti le minori aziende con l'indicazione delle azioni che saranno intraprese dalla Comunità. Di recente, è stato divulgato un ponderoso rapporto dell'UNICE sui problemi di carattere creditizio e finanziario che ostacolano, nella CEE, lo sviluppo e la creazione di piccoli e medi organismi; tale rapporto contiene una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni comunitarie soprattutto in materia creditizia e finanziaria.
In questo contesto concettuale ed operativo che rivaluta le minori imprese, si inserisce il lavoro della Confederazione Internazionale del Credito Popolare. Già nel 1972 la Confederazione costituì un Ufficio permanente di rappresentanza a Bruxelles per raccogliere e canalizzare le informazioni utili alle Popolari ed alla loro clientela, e trasmettere agli organismi competenti le proposte e le osservazioni della categoria. Si è già fatto cenno al Congresso del 1975, occasione di chiarimento e di riflessione sull'attitudine e la volontà delle nostre banche a cogliere e soddisfare le necessità espresse dai richiedenti il credito.
Il Congresso ha suscitato un notevole interesse da parte delle autorità comunitarie per la sua ampiezza, per le indicazioni concrete che se ne potevano trarre a favore delle piccole e medie aziende. In questo senso l'incontro del 18 ottobre 1977 nella sede del Comitato economico fra il Comitato centrale della Confederazione ed i più autorevoli esponenti comunitari ha costituito un riconoscimento tangibile del ruolo preminente svolto dal credito popolare nel sostegno di uno dei pilastri fondamentali delle singole economie.
In quella occasione la presidenza della Confederazione Internazionale del Credito Popolare, ha proposto, in sede CEE, facilitazioni per il finanziamento delle piccole e medie imprese, in particolare nel quadro del Fondo di sviluppo regionale e, precisamente, la concessione della garanzia di cambio (concessione di prestiti in moneta nazionale), di contributi d'interesse su prestiti a medio termine (abbuono sistematico del Fondo regionale per tutti i crediti globali) e l'assunzione di partecipazioni minoritarie nel capitale di rischio. E' stata riaffermata la piena disponibilità della BEI a favorire l'erogazione di prestiti da parte di organismi specializzati dei paesi aderenti alla Confederazione; per quanto riguarda l'Italia, la Centrobanca è stata autorizzata ad operare nel Mezzogiorno e nell'Italia Centro-Settentrionale - aree insufficientemente sviluppate - per finanziare a tassi inferiori a quelli di mercato le minori imprese attraverso i prestiti globali.
Utilizzando la struttura capillare della categoria, la Comunità ha proposto agli istituti di credito popolare di fungere da canale di informazione tra la Commissione e gli organismi minori. La CICP è stata chiamata ad operare concretamente nel quadro dell'ufficio di cooperazione tra imprese (o Bureau de Mariage) come valido intermediario tra le offerte e la ricerca di collaborazione.
La Confederazione ha prospettato, altresì, la possibilità di costituire - quando tutte le condizioni politiche, valutarie ed operative lo consentano - una Banca Popolare Internazionale a completamento ed integrazione degli istituti a carattere nazionale. Il nuovo organismo, che si fornirebbe di mezzi sul mercato internazionale, dovrebbe destinare le proprie risorse alla formazione ed al rafforzamento di un tessuto industriale di piccole e medie aziende nel pieno rispetto delle finalità e del ruolo delle Banche Popolari di cui accrescerebbe le possibilità funzionali e competitive.
Allo stesso spirito di consolidamento e sviluppo del comparto produttivo delle minori imprese, è stato ispirato il XVII Congresso di Colonia, che ha confermato il rapporto privilegiato che lega le nostre banche al mondo delle unità produttive di ridotte dimensioni. Tale è stato il contenuto comune delle dieci relazioni nazionali e di quella generale che, illustrando il tema "Le Banche Popolari al servizio della loro clientela" mira a creare rapporti istituzionalizzati e permanenti con un settore tra i più vitali dell'economia, attraverso l'esame globale delle esigenze del settore stesso per poterlo assistere e finanziare non episodicamente, ma nella sua crescita.
All'impegno sul piano internazionale, espressione del dilatato respiro dell'economia, le Popolari aggiungono sul piano nazionale un costante processo di affinamento ed ampliamento dei servizi offerti. La fedeltà alle opzioni di fondo ha arricchito l'esperienza della categoria di comportamenti e sensibilità, che permettono di recepire, con prontezza e maggiore aderenza alla realtà, i problemi delle piccole e medie imprese, talvolta frenate nel processo di sviluppo da vincoli molteplici.
La varietà degli interventi predisposti ed il continuo sforzo di rappresentazione delle esigenze emergenti sono testimonianza tangibile della capacità di assistenza prioritaria e dell'interesse specifico delle istituzioni di credito popolare per le attività di minori dimensioni.
Come è stato più volte sottolineato, il finanziamento e l'assistenza del mondo delle piccole e medie imprese costituiscono una scelta di fondo della categoria, che aspira a conservare, nell'ambito del sistema creditizio, questo gratificante ruolo.


Banca Popolare Pugliese
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