Il Sud "garantito"




Dario Giustizieri



La presentazione del "Rapporto sul Mezzogiorno" da parte della Svimez è stata utilizzata per avviare la discussione sul rinnovo della legge per gli interventi straordinari nel Sud, la cui scadenza è prevista per il prossimo anno. Anziché un confronto, quello che è incominciato rischia di trasformarsi in uno scontro; e in realtà, almeno dalle prime battute, il ripensamento sulla politica per il Mezzogiorno e gli strumenti che ad essa presiedono tende più alla contrapposizione frontale (il che ci riporterebbe indietro di molti anni), che non ad una serena valutazione delle cause che sono alla base degli insuccessi messi in rilievo dallo stesso Rapporto.
Naturalmente, i motivi che ispirano un'impostazione del genere sono quasi esclusivamente politici, e non è nostra intenzione affrontarli e discuterli in questa sede. Tuttavia, fra le numerose considerazioni che il Rapporto suggerisce, meridionalisti attenti (primo fra gli altri Enzo Giustino, attuale presidente della Camera di Commercio di Napoli, e per molti anni consigliere incaricato alla Confindustria per i problemi del Mezzogiorno) ne rilevano alcune che hanno a che fare con questo aspetto del problema e che riguardano specificamente tre punti.
1) L'operatività. Le analisi annuali della Svimez non si limitano ad una radiografia ragionata delle condizioni in cui versa il Mezzogiorno. Da quelle analisi emergono anche indicazioni programmatiche su cui tutti si dichiarano d'accordo, salvo poi verificare che molte di quelle indicazioni restano solo tali. Ora, ponendo a confronto i diversi documenti, sottolinea Giustino, si deduce che esiste una certa incapacità a trasferirsi dalle indicazioni al fatti operativi, incapacità che non può essere specificamente attribuita, in quanto il numero dei comprimari che entrano in gioco è tale da far pensare più ad una debolezza di tutto il sistema che non a ben definite responsabilità. Per il passato, queste difficoltà sono state sempre rilevate e non solo alla presentazione del Rapporto.
Tuttavia, sono sempre intervenuti a temperare i danni i notevoli margini di recupero che il Mezzogiorno, nonostante tutto, mostra di possedere, margini di recupero che si manifestano per esempio anche sotto forma di "economia sommersa"; quest'ultima, secondo il Rapporto, assicura alle regioni meridionali lavoro non istituzionale a circa un milione e centomila unità (anche se in questo fenomeno rientra il doloroso problema minorile e dello sfruttamento).
E' evidente che, pur non essendo giusto né producente spostare l'ottica in questo tipo di recupero, occorre chiedersi se per l'immediato futuro su questi stessi margini si potrà ancora contare oppure, alla luce delle conclusioni di Ginevra, Strasburgo, Tokio, anche queste possibilità saranno eliminate.
Il problema, quindi, di "vitalizzare" il sistema, come dice Giustino, "con correttivi di carattere legislativo se si vuole, ma soprattutto con la consapevolezza da parte di tutti i comprimari di utilizzare bene e con tempestività le risorse di cui si dispone, non è più rinviabile. Il capitolo, ad esempio, che il rapporto dedica alla spesa pubblica, specie nella parte dedicata alle Regioni, è quanto mai eloquente".
2) La Legge 183. Questa legge, sostiene il Presidente della CdC di Napoli, sta subendo un curioso destino. All'indomani della sua approvazione in Parlamento furono in molti, politici e non politici, a rivendicarne la paternità. Poi, quasi ogni giorno, qualcuno si vantava di aver contribuito aconcepirla. Oggi accade esattamente il contrario. Ogni giorno il numero di coloro che studiano questa legge o che dichiarano di non averla mai concepita cresce a dismisura. Ma allora, di chi è figlia? La verità è che quella legge nella storia parlamentare degli ultimi trent'anni è stata forse il primo, se non l'unico provvedimento, a favore del Mezzogiorno che abbia recepito il contributo e ricevuto il consenso di tutte le forze politiche dell'"arco costituzionale" e delle stesse componenti sociali. Non a caso questo si è verificato.
Dice Giustino. A parte le considerazioni sulla favorevole congiuntura politica di allora, quella lettera rappresentava, come ancora rappresenta, il punto di svolta per il nuovo modo di concepire l'intervento straordinario in funzione dell'esperienza acquisita nel trentennio, in relazione all'attuazione delle Regioni. Ciò che invece bisogna riconoscere "è che nell'elaborazione delle specifiche norme si sono introdotti elementi di rigidità; si è adottata un'articolazione procedurale macchinosa, estenuante, talvolta contraddittoria, frutto probabilmente di quell'esigenza di "garantismo" con cui molti provvedimenti che riguardano l'economia vengono concepiti; si è voluto conservare alla Cassa la gestione degli incentivi finanziari; vi è accentuata la sfasatura tra il nuovo e il diverso ruolo individuato per la Cassa e l'"impaccio" con cui ancora oggi si muovono le Regioni".
Ora, se tutto questo è vero, non lo si risolve con uno stravolgimento dei capisaldi che sottendono la 183; lo si risolve forse con un radicale smantellamento di tutte le strutture o "sovrastrutture procedurali", e soprattutto ponendosi di fronte a questi problemi, da parte dei soggetti responsabili, con la determinazione di andare avanti, magari anche con qualche rinuncia in quanto agli interessi e alle visioni di parte.
3) L'economia sommersa. Sostiene Giustino: questo è un fenomeno diversificato per origine e struttura nelle diverse zone d'Italia e richiederebbe un lungo discorso. Per rimanere comunque alle regioni meridionali, "va almeno sottolineato come non sia vero che nel Sud non vi sia la propensione all'imprenditoria. Bisogna però prendere atto che l'economia sommersa al Sud rispetto a quella del Nord è sostitutiva di quella ufficiale. Il problema quindi va affrontato con un certo equilibrio, senza sprazzi, agendo innanzitutto per creare le condizioni per far evolvere e crescere queste iniziative".
La qualificazione delle aree urbane, tanto per fare un esempio, come indica il Rapporto, a prescindere da altre considerazioni, può contribuire molto in questo senso. Tra l'altro questo tipo d'intervento avrebbe anche una duplice funzione: strutturale, per i motivi che abbiamo elencato; congiunturale, per far fronte nel breve o medio periodo alla notevole flessione degli investimenti che il Rapporto registra.

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