Un anno incerto




UIrico Buttini



L'unico dato certo è questo: tutti i maggiori Paesi industriali risentiranno del rialzo dei prezzi del petrolio (e del calo delle esportazioni petrolifere dell'Iran, passate da 6 a circa 3,5 milioni di barili al giorno). Il Canada sarà meno colpito, il Giappone e l'Italia i più danneggiati: il nostro Paese sopporterà l'onere più pesante in termini di percentuale del prodotto nazionale lordo, con il Giappone al secondo posto.
Al contrario di quanto avvenne all'inizio degli anni Settanta, le nazioni industriali non sono oggi in identiche fasi del ciclo economico. In Europa e in Giappone la ripresa è, in effetti, agli inizi, mentre l'economia statunitense appare prossima al punto più alto della curva. Questa disparità consentirà alle altre economie di continuare ad espandersi nonostante il modesto regresso americano. Anche il funzionamento del Sistema Monetario Europeo può avere un effetto rilevante sul comportamenti economici. Lo Sme non ha creato un'area di stabilità assoluta dei tassi valutari. I differenziali fra i tassi inflazionistici di Germania Federale, Italia e Francia rendono impossibile una prospettiva del genere. Per mantenere in questi Paesi i prezzi allineati fra loro, saranno necessari adeguamenti periodici delle parità centrali. Il primo adeguamento è previsto per la fine di quest'anno o per le prime settimane del 1980. Gli adeguamenti resteranno probabilmente entro le fasce originarle di parità; se saranno ulteriormente rimandati, le variazioni potranno essere più ampie.
Le politiche della spesa pubblica nella maggior parte dei Paesi saranno nel 1979 e nel 1980 neutrali o leggermente restrittive. La maggior parte dei governi si trova a fronteggiare ampi disavanzi di bilancio, e tenterà di riportarli sotto controllo. Due Paesi, Italia e Regno Unito, vengono fuori da nuove consultazioni elettorali e dovranno affrontare momenti delicati. L'una e l'altro dovrebbero orientare la politica fiscale in senso restrittivo.
Anche se i tassi d'interesse sono saliti, in molti Paesi essi restano ancora al di sotto dei tassi correnti di inflazione. I ritmi di espansione della base monetaria si sono così mantenuti elevati. Una certa contrazione dei mercati, finanziari appare probabile nella maggior parte delle Nazioni. Negli Stati Uniti, tuttavia, la recessione incombente dovrebbe dar luogo a un nuovo ribasso dei tassi d'interesse.


ITALIA
FRENATA IN AUTUNNO

Per diverso tempo la pubblicazione dei dati statistici sul livello di attività economica per il '78 sembrava contraddire le previsioni di ripresa formulate da "Il Mondo - Data Resources". La pubblicazione dei dati di contabilità nazionale '78 ha confermato che l'attività produttiva stava migliorando più di quanto i dati parziali dimostrassero, soprattutto nella seconda parte dell'anno. Nel frattempo, il miglioramento della ragione di scambio, il rallentamento della crescita dei costi del lavoro per unità di prodotto, determinavano un attenuarsi dell'inflazione e delle aspettative inflazionistiche. Si profilava così un quadro più stabile, con una ripresa della domanda interna per consumi e, in misura minore, per investimenti in macchinari e impianti.
Il '79, dunque, ha avuto inizio ed ha proseguito sull'onda di un'espansione alimentata dalla domanda interna ed estera, anche se l'economia mondiale si è presentata, sì, come un propulsore di notevole forza, ma pure come una forite d'inflazione per i maggiori prezzi sia delle materie di base, sia dei manufatti del Paesi industriali, sia dei prodotti petroliferi.
Per quest'anno, si prevede un ritmo di espansione del PIL (Prodotto Interno Lordo) intorno al 4,5%, con un calo intorno all'inverno '79-80 sul 2%. I primi effetti, sono stati sentiti dalle esportazioni e dai consumi interni, mentre gli investimenti dovrebbero presentare un ciclo più attenuato.
L'incognita è data dai consumi petroliferi: misure drastiche per il contenimento del loro aumento potrebbero indurre nell'80 a una recessione più forte di quella prevista. L'inflazione, nel prossimo anno, potrebbe scendere dall'attuale 14,5% al 12%: la prospettiva del suo rientro al di sotto delle due cifre, e dunque al di qua del 10%, è certamente rinviata al 1981.

STATI UNITI
MA L'AUTO TIRA

L'economia americana appare prossima ai limiti della sua capacità produttiva. Si tratta di vedere se le politiche fiscali e monetarie in atto saranno sufficienti a riportare la domanda a un livello ragionevolmente più basso di quello massimo, in rapporto alla capacità, o se le tensioni si aggraveranno e porteranno a una recessione ritardata, e dunque più pericolosa, che direttamente o indirettamente finirà con l'influire sull'intero Occidente. Con i due mercati, quello del lavoro e quello dei prodotti industriali, che registrano un'elevata utilizzazione delle risorse, l'economia nel suo insieme va considerata come prossima al pieno impiego. Mentre cresce soli) il settore dell'auto (emblematica del consumismo), solo programmi finalizzati ad aumentare l'occupazione fra i lavoratori secondari e svantaggiati potranno dar luogo a ulteriori riduzioni del tasso della disoccupazione.
La ripresa bel 1980 risulterà da una modesta correzione delle scorte e dall'allentamento della tensione sul mercato del credito, che renderà possibile la ripresa nel mercato dell'edilizia residenziale. Le misure antirecessione saranno per lo più simboliche, con la sola eccezione della riduzione di 10 miliardi di dollari delle tasse per il 1981. Per effetto, almeno in parte, dell'aumento del prezzi petroliferi, l'inflazione 1979 salirà nell'insieme all'8,6%, i prezzi alimentari saliranno del 10,6% e quelli dell'energia del 19,8%. Il tasso di disoccupazione si manterrà nelle vicinanze del 6,9% per la maggior parte del 1980.

CANADA
MODESTA ESPANSIONE

Il primo semestre ha registrato un tasso globale di crescita vivace; più indebolito quello del secondo, in coincidenza con l'impatto della recessione negli Stati Uniti. Le prospettive del 1980 non sono più così positive come nelle precedenti previsioni, e la crescita reale nel prossimo anno dovrebbe aggirarsi intorno al 4,7%. Tuttavia, le condizioni delle maggiori componenti della domanda interna si manterranno sufficientemente forti. Nel 1981 la domanda delle famiglie e quella dell'industria privata spingeranno l'economia a un tasso di crescita del 5,2%. Queste previsioni saranno valide solo se non si avranno importanti scosse inflazionistiche e se le attuali linee di politica monetaria e fiscale saranno confermate. E' previsto anche un contenimento della spesa pubblica sul ritmo di quella attuale. In termini reali, un biennio di austerità darà luogo a una crescita molto lenta degli acquisti pubblici di beni e di servizi. La politica di austerità fiscale dovrebbe concludersi nel 1981, contemporaneamente alle riduzioni dell'inflazione e del deficit di bilancio. La previsione è anche basata sull'assunto che non vengano attuate nuove riduzioni delle tasse federali.

GERMANIA FEDERALE
TIMORI D'INFLAZIONE

Anche se ci possono essere buoni motivi per l'ottimismo, per la RTF occorre andar cauti, in quanto le previsioni sono basate per lo più sull'ipotesi che il '79 si chiuda con una crescita intorno al 4%. Ora, occorre che il marco non registri ulteriori apprezzamenti reali, e che nei Paesi con i quali la Germania intrattiene rapporti commerciali non ci siano sommovimenti politici né accentuazioni delle tendenze protezionistiche. Di positivo, fra l'altro, finora, l'apertura del gigantesco mercato cinese.
I fattori che militano a favore di un tasso di inflazione più elevato sono numerosi. Inoltre, i prezzi delle importazioni cresceranno ancora, sia per i rialzi delle quotazioni internazionali e sia (motivo più importante) per la temporanea sosta nell'apprezzamento del marco in termini reali. Dopo il 1979, l'anno prossimo il Prodotto Nazionale Lordo dovrebbe salire del 3,4%. Gli investimenti industriali continueranno ad essere un notevole elemento trainante della ripresa, insieme con la domanda interna. Nel 1979 le importazioni sono cresciute più rapidamente delle esportazioni. Nel 1980, tuttavia, la domanda internazionale di merci tedesche diventerà una componente più rilevante della crescita economica: dunque, importazioni ed esportazioni aumenteranno del 6,4% insieme. Il saldo attivo della bilancia commerciale nominale scenderà di 34,13 miliardi. Successivamente, il marco sarà costretto a risalire.

GIAPPONE
OBIETTIVI MANCATI

Tono dominante del bilancio 1979 (del quale il Governo ha mostrato di preoccuparsi assai poco) è stata l'austerità della spesa. In aggiunta, la Banca del Giappone potrebbe decidere un severo giro di vite della politica monetaria, giustificato dalla preoccupazione che l'eccessiva espansione della base monetaria possa essere stata provocata dal ricorso speculativo all'indebitamento per investire in terreni o in borsa. Ma provvedimenti del genere potranno influire sia sull'edilizia residenziale, sia sugli investimenti industriali. Insomma, è una specie di serpente che si morde la coda. Le prospettive inflazionistiche sono peggiorate. Il Ministero delle Finanze è impegnato in uno sforzo tendente ad aumentare il gettito fiscale attraverso rialzi delle aliquote esistenti, nuove tasse e tariffe più elevate per i servizi pubblici. Gli aumenti del prezzo politico del riso dovrebbero aggiungere un 1,3% all'inflazione. Nel 1979, il saldo attivo della bilancia dei pagamenti scenderà a 9,4 miliardi di dollari (14,8 miliardi di dollari nel 1978); le esportazioni dovrebbero calare del 2,8%. La concorrenza del Paesi del Sud-Est asiatico continuerà a influire sulle esportazioni nipponiche. Tuttavia, macchinari e prodotti metallurgici diretti al mercato cinese non avranno ostacoli. Lo yen continuerà a indebolirsi nei confronti del dollaro USA anche nei primi mesi del 1980, con una sottovalutazione di circa il 15%. Questa condizione dovrebbe favorire l'aumento delle esportazioni in America e nel resto del mondo a partire dalla fine del prossimo anno. Le quotazioni della divisa nipponica dovrebbero raggiungere livelli record entro la fine del 1981.

FRANCIA
CRESCITA ACCELERATA

L'incognita maggiore del 1979 è stata quella relativa alla compatibilità reciproca delle politiche di austerità e di adeguamento. Permangono dunque alcuni fattori di rischio, suscettibili di accentuare l'inflazione: la tassa imposta per colmare il disavanzo del sistema previdenziale, la riduzione conseguente delle retribuzioni nette, l'accelerazione dei prezzi all'ingrosso. Gli aumenti dei prezzi del petrolio debbono essere ancora assorbiti; e, dato che il deficit di bilancio sarà maggiore, il suo finanziamento comporterà una scelta fra la lotta all'inflazione e il sostegno degli investimenti. Un'ultima, importante incognita è il futuro comportamento del franco nell'ambito del Sistema Monetario Europeo. Un eventuale deprezzamento avrebbe conseguenze molto serie sull'inflazione.
Gli aumenti dei prezzi del greggio Opec faranno crescere i prezzi delle importazioni in misura maggiore rispetto alle precedenti previsioni: ciò si tradurrà nel 1980 in un aumento dei prezzi al consumo del 10,6%. L'aumento della disoccupazione è un problema persistente, anche se il Governo manifesta un tiepido interesse per questa situazione, che dovrebbe aggravarsi nel prossimo anno.

GRAN BRETAGNA
FASE DI CRISI

Il Regno Unito sta attraversando ancora un momento di serie difficoltà industriali. Gli ultimi indicatori relativi ai consumi, alla produzione industriale e agli altri aggregati fanno ritenere che la crescita stia proseguendo, ma meno rapidamente che nel recente passato. Sul fronte dei prezzi il tasso d'inflazione, attualmente dell'ordine del 10%, è in accelerazione. I rinnovi contrattuali hanno dato luogo a notevoli dispersioni, e la politica dei redditi attuata negli ultimi anni si va progressivamente sfaldando. L'elemento principale di incertezza è tuttora rappresentato dalle rivendicazioni salariali dei pubblici dipendenti, fra i più sacrificati dalla politica di austerità. I dati più recenti indicano che, dopo la rapida crescita del 1978, la produzione è calata, dato che il Prodotto Nazionale Lordo è rimasto stazionario dal primo semestre dell'anno. Sul fronte dei prezzi, le tendenze di fondo indicano un'accelerazione inflattiva alla quale hanno contribuito essenzialmente gli scioperi, i più elevati tassi d'interesse e i forti aumenti salariali. La base monetaria è fortemente cresciuta all'inizio dell'anno. Aumentata anche la disoccupazione, che ha raggiunto il livello di un milione 360 mila unità. La fase di crisi dovrebbe interessare l'intero primo semestre 1980, per attenuarsi nella seconda metà dell'anno. La ripresa prevista per il primo trimestre 1981.


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