Allora: turismo




E. S.



Gli indici di presenze in Puglia e nel Salento crescono ogni anno a vista d'occhio. La "scoperta" della nostra regione è avvenuta in tempi lunghi per due motivi di fondo. Il primo: gli stessi pugliesi e salentini si sono accorti tardi delle possibilità di reddito che potevano offrire le loro coste, lunghe 750 chilometri (le più estese dell'Italia continentale), attrezzate, per lo meno quantitativamente, con approdi naturali; per il discorso qualitativo è un problema di infrastrutture, di investimenti pubblici, che non sono stati mai, in questo settore, sufficienti, e che non si ottengono mai in tempi ragionevoli. Il secondo: italiani e stranieri sono scesi nella nostra regione solo da poco, e con una buona dose di sospetto, di diffidenza. La Puglia è lunga, e il Salento è in fondo all'imbuto. Percorrerla significa intraprendere un viaggio complesso: la stessa regione quasi scoraggia dal farlo, nasconde più che rivelare, non attrae a prima vista per la sua stessa natura pianeggiante, che sembra fatta apposta per dissuadere, per simulare una povertà artistica e una povertà paesaggistica che in realtà non ci sono, e non da oggi soltanto.
Ora il problema è quanto mai attuale. Non è che le cinque province pugliesi siano sature dal punto di vista della dislocazione dei complessi manifatturieri; è che la crisi dell'occupazione industriale fa pagare il prezzo più alto alle regioni arretrate. Noi non siamo fra i più arretrati, industrialmente, del Mezzogiorno. Ma siamo nell'occhio del ciclone: dunque, dobbiamo correre ai ripari, se non vogliamo trovarci nel breve o nel medio periodo con problemi ancora più complicati, e dunque difficilmente risolvibili, di occupazione e di sviluppo.
Il turismo è un'industria senza tute blu, senza ciminiere. t l'industria ecologica per antonomasia: non inquina, non distrugge nel fisico e nello spirito. La materia prima abbonda. E non è solo nelle fasce costiere, nelle decine e decine di centri marittimi ormai noti. E' anche nelle aree interne, tra le Murge, tra le Serre, nei centri storici e in quelli paesaggistici, nell'architettura spontanea che ha creato gioielli urbanistici che tutto il mondo ci invidia, nella campagna ben coltivata e ordinata, nei prodotti tipici della terra e in quelli dell'artigianato. Il problema è organizzativo. E l'organizzazione esige due componenti essenziali e complementari: capitali e management. Investimenti e capacità d'intrapresa.
Ma quale tipo di turismo sviluppare? Quello con occupazione stagionale non crea redditi stabili, né occupazione permanente. Allora occorre pensare a un tipo di sviluppo delle attività turistiche concatenate. E turismo annuale, ad esempio: quello legato alla primavera e all'estate, con qualche sconfinamento verso l'autunno è a portata di mano. Il clima offre questa possibilità di sviluppo. Il problema è legato all'attività produttiva nella stagione invernale. Noi non abbiamo, come la Calabria, una montagna che si innevi e che richiami nuove correnti di turisti. Ma abbiamo quel che manca alla Calabria: itinerari d'arte superbi (si pensi alla "linea" ininterrotta delle cattedrali romaniche; a quella delle grotte e delle cripte basiliane; ai monumenti megalitici salentini; agli itinerari lungo le Serre); e, tangenzialmente, la vicinanza costa-Murgia, Jonio-Adriatico. Sono elementi primari che, uniti all'agro-turismo, possono darluogo a progetti d'imprenditorialità turistica con prospettive di rilievo.
E' certo che questo solo settore non può assorbire tutta la manodopera giovane esistente nelle diverse aree pugliesi. Tuttavia dà ampie possibilità d'impiego (nei settori operativo, dei servizi, amministrativo; e con tutti gli indotti complementari) e si presenta in positivo dal punto di vista dell'attrazione di capitale italiano e straniero.
Rimane, a monte, come si dice, il problema promozionale, che è alla base di tutto il discorso. Qui, intelligenza, inventiva, iniziativa dei gruppi di operatori e di finanziatori hanno un ruolo importante. Una campagna promozionale penetrante, persuasiva, convincente, può risolvere una parte dei problemi progettuali. La qualificazione degli addetti è un altro requisito indispensabile (in Calabria sono state create efficienti scuole di specializzazione). La presenza della Regione, infine, con i suoi collegamenti istituzionali, in stretta collaborazione con gli uffici provinciali e locali che si interessano specificamente del settore, è supporto fondamentale, anche per l'organizzazione di tutte le manifestazioni inerenti, di ampio respiro interregionale, nazionale, di richiamo, di livello culturale qualitativamente alto. Il progetto può essere solo a medio-lungo termine. Il solo spontaneismo non basta più. Produce poco e male. Spreca e, se pure attrae inizialmente, lascia deluso - in molti casi - il visitatore, che non ama l'improvvisazione e detesta i disagi e l'inefficienza. Un autentico discorso può farsi solo con una rigorosa programmazione dei settore. Solo in questo caso occupazione e ricchezza non saranno scienze di un altro pianeta.

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