Il termine "romanico"
è approssimativo, come del resto tutti i termini a largo raggio
di significato. E tuttavia, è ben difficile trovare un termine
più adatto per quest'arte che con i Normanni, o comunque nell'epoca
normanna, fu diffusa in tutta la regione anche da artisti locali, fioriti
per germinazione spontanea, che con il loro nome e con le loro opere
incisero in netta antitesi con il passato. Rivolta che fu un fatto nuovo
e profondamente innovatore. Non solo nell'arte, ma anche nella civiltà.
E' stato scritto che "se alla parola Umanesimo si potesse togliere
il richiamo storico che comporta, se, cioè, si potesse ridurre
a significato soltanto e fuori da ogni cronologia l'affermazione della
validità dell'individuo, libero dall'anonimato, e perciò
coerente alla propria dignità di uomo, si dovrebbe riconoscere
in questo glorioso tardo medioevo un vero e proprio umanesimo pugliese".
Nell'area centro-settentrionale della regione, quest'arte fiorì
liberissima. Nel Salento, invece, fu ostacolata dalla cultura di tradizione
bizantina. Ma proprio per questo fenomeno i momenti romanici di Terra
d'Otranto saranno quelli che più degli altri daranno la misura
della polemica che caratterizza tanto singolarmente nella Puglia la
storia artistica dell'ultimo Medioevo.
Le cattedrali possono essere raggruppate in due categorie. La prima
è quella che conduce dalle origini allo splendido esempio di
Bitonto; la seconda è quella che gravita, in esempi di ogni grandezza,
intorno al "tipo" e alla struttura del duomo di Trani.
La basilica barese di S. Nicola fu iniziata nel 1087 circa, quando si
era appena finito di erigere il duomo di Otranto. Siamo, dunque, in
quello scorcio di secolo che vide esplodere, salendo da sud a nord,
la chiesa e il chiostro di San Benedetto a Brindisi, il duomo di Taranto,
la cattedrale di Troia: cioè, quando in tanta diversità
di forme, ebbe inizio il "tempo nuovo". E' questo che, certamente,
fu il periodo più alto della cultura artistica pugliese, vide
non solo sorgere in assoluta libertà di scelta i più diversi
tipi di chiese, ma anche altre manifestazioni figurative: l'opera dei
lapicidi, per esempio, che furono quasi esclusivamente locali. Valga
l'esempio dell'ignoto autore della cattedra vescovile di Monte Sant'Angelo
(metà dell'XI secolo), la quale nelle grandi formelle classicheggianti,
negli intrecci del dossale, di tipo francese, ma anche con richiami
di motivi orientali, nei due leoni che sorreggono il trono, usciti "da
un bestiario nordico", sembra un pretesto per sfoggiare un repertorio
straniero; ma reca anche una fiera affermazione di arte popolare nell'arcangelo
che, nell'atto quasi istintivo di uccidere il drago, esorbita dalla
geometria delle cornici, e per il pittoricismo delle ali e delle vesti,
fa dimenticare l'abnormità del volto.
La cattedrale bitontina, come abbiamo detto, costruita nell'ultimo venticinquennio
del secolo XII, segna il punto d'arrivo della prima architettura pugliese.
Ciò vuol dire che un secolo dopo la fondazione di San Nicola
l'aspetto delle cattedrali aveva raggiunto una forma di completa maturità,
tanto da divenire tipologica. La facciata è tripartita, col grande
rosone sotto la cuspide. Le sculture sono parti integranti della struttura
architettonica. Le murature si aprono a un gusto pittorico e ritmico:
le profonde e nette arcate cieche dei fianchi ribadiscono la rinomanza
data alle cattedrali pugliesi da questi accorgimenti strutturali. Acutissima
la cuspide.
La facciata di San Nicola è fiancheggiata da due torri più
antiche, parti superstiti del grandioso Palazzo del Catapano. Ciò
dimostra che l'architetto non presumeva ancora di aver diritto di distruggere
i monumenti precedenti, riuscendo a trovare una meravigliosa armonia
con apparenti ibridismi.
L'interno è frescamente spontaneo, di una sostanza lirica veramente
singolare. Ciò vale anche per la suppellettile. Il ciborio, della
metà del secolo XII, non discorda minimamente con il meraviglioso
smalto islamico, che in tanta severità di muraglie e di pietre
dona una nota alta alla solennità della scritta dell'architrave.
Poi, la cattedra, prototipo e quasi simbolo di quella che abbiamo definito
l'arte pugliese: con elementi islamici, bizantini, romanici, anche lombardi
e francesi, con perfette "soluzioni" regionali. L arte, in
ultima analisi, che ancora oggi va "riletta", anche e soprattutto
in quelli che fino a questo momento sono stati ritenuti dei "dettagli":
suppellettili, scultura, bassorilievo, bronzo in formelle, portali.
Anche nei documenti che a lungo vi sono stati conservati, nella storia
che ricordano, nelle storie che raccontano. Tutto un mondo va scavato
in profondità. Un mondo, come ha acutamente affermato qualcuno,
che troverà la sua sistemazione storica in una pagina che è,
fino a questo momento, ancora tutta da scrivere.
(1 - continua)
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