§ Nosside di Locri

EPIGRAMMI




trodotti da Giovanni Francesco Romano



A.P.

I
V 170
"Dolce più dell'amore
nulla: seconda viene
pur la più dolce fra le dolci cose;
persino il miele io sputai dalla bocca".
Questo Nosside dice.
E chi Cipride mai non ha baciato,
non sa che sia dolcezza, non intende
la splendente bellezza di sue rose.

II
VI 132
E con l'onore dalle spalle in fuga
via i Bretti gettarono le armi,
percossi dagli agili Locresi.
Esaltando di questi esse il valore
nel regno degli dei splendono quiete,
non rimpiangono braccia così vili.

III
VI 265
O Hera venerata,
che più volte dal cielo qui discendi
a goderti il Lacinio onde-d'incenso,
gradisci questa tunica di bisso
che con Nosside casta, figlia sua,
tesseva a te Theuphìlis di Cleoche.

IV
IX 332
Via! al tempio, andiamo ad ammirare
la statua di Afrodite
scolpita in oro: un lavoro perfetto,
offerto da Polyarchide che trasse
oro dalla bellezza del suo corpo.

V
VI 275
E' giusto che Afrodite accolga in voto
questo velo dai fiori ricamati
che i riccioli ha lasciato di Samytha:
è tessuto con arte
e di nettare odora, di quel nettare
che usa la dea a profumare Adone.

VI
IX 605
Callò nel tempio di Afrodite bionda
un quadro appese con la propria immagine,
dipinta a meraviglia.
Che aspetto soave! Un raro fiore
la grazia dei freschi anni.
Viva e goda, non ha di che dolersi!

VII
IX 604
Ecco nel quadro Thaumareta bella.
Che leggiadra allegrezza!
Che fresca soavità nei giovani occhi!
Se ti guardasse, anche la tua cagnetta
che vigila solerte le tue stanze
dimenerebbe, festosa, la coda
ravvisando la signora del palazzo.

VIII
VI 353
Dipinta qui è proprio lei, Melinna.
Che volto delicato! Con che soavi
occhi pare mi guardi! Ma ... è incredibile:
la figlia è in tutto simile alla mamma!
Oh, vera gioia, quando i figli sono
specchio dei genitori!

IX
VI 354
Si riconosce, e anche da lontano
si vede bene che questa è l'immagine
-per bellezza e statura - di Sabàithis.
Guarda: proprio il suo aspetto: maestoso
in quella sua dolcezza. Sembra viva!
A te ogni gioia, o donna fortunata!

X
VII 414
Passi oltre? E scoppia a ridere,
che echeggi d'intorno la risata;
per me una parola, ma affettuosa.
Sì, Rintone sono io, di Siracusa,
delle Muse usignolo forse piccolo,
ma dai fliaci già mi colsi un'edera.

XI
VI 273
Artemide, regina, tu, di Delo
e della cara Ortigia, i dardi santi,
su, riponi nel grembo delle Cariti,
detergi il casto corpo nell'Inopo
e corri a casa a sciogliere Alcetis
ahi dalle doglie atroci!...

XII
VII 718
E se verso Mitilene,
lieta di danze, navighi, straniero,
per infiammarti al fiore
delle grazie di Saffo,
dì che cara alle Muse io nacqui a Locri.
Va', non scordare: Nosside il mio nome!


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