Dall'Unità
d'Italia ad oggi, sono venticinque milioni i lavoratori partiti per l'estero,
e anche se quindici milioni sono rientrati e dieci, quasi certamente,
non torneranno mai più, il bilancio è questo: in poco più
di un secolo, mezza Italia se n'è andata oltre confine. Per ciascuno
di noi che vive qui, ce n'è un altro che ha conosciuto la difficile
e spesso drammatica esperienza dello stare lontano, spesso separato dalla
famiglia. E per ogni gruppo di cinque di noi ce n'è uno che - lontano
- ha preferito restare, ha tagliato le radici. Un uomo visto e perduto:
dieci milioni di uomini che potremo dimenticare.
L'anno record
delle partenze.
Guardando agli ultimi trentacinque anni, è stato il 1961: se
ne andarono 387.123 persone, delle quali 329.597 (pari all'85 per cento)
in Europa, e 57.526 (pari al quindici per cento) fuori dal Vecchio Continente.
Erano 110.286 nel 1946 (103.077, il 93 per cento, partiti per l'Europa,
e 7.209, il 7 per cento, altrove). Sono stati 86.180 nel 1979, distribuiti
fra mete prossime e oltreoceano nelle percentuali del 76 e del 24 per
cento. Dal 1973, anno d'inizio della crisi petrolifera, il saldo fra
emigrazioni e ritorni è attivo: i rientri hanno superato le partenze
di 1.366 unità, con una punta di 30.108 nel 1975 e un lento calo
(4.347) che non sembra destinato ad arrestarsi. In ogni caso, la corrispondenza
dei rientri con contrazioni dell'economia straniera dimostra che la
nostra manodopera ha, in molti casi, un ruolo marginale. Gli italiani,
insieme con i turchi, con i tunisini, e in parte anche con gli jugoslavi,
e con gli iberici, sono i primi a saltare.
Da dove partono.
Vanno via da tutte le regioni. Nel 1970, la zona che subiva l'emorragia
maggiore era quella pugliese: 23.785 emigrati. Seguivano la Campania
(20.987) e la Sicilia (19.136). Ma la gente non andava via solo dalle
regioni meridionali. Anche la ricca e industrializzata Lombardia perdeva
10.531 persone, e il Piemonte ne perdeva 3.57l.
Nel 1979, il primato, che era stato pugliese, passava alla Sicilia (11.822)
e al Veneto (11. 182). Subito dopo, la Puglia (10.600) e la Lombardia
(9.385).
Dove vanno.
Scelgono l'Europa, quando è possibile, e tra i Paesi dell'Europa
preferiscono Repubblica Federale Tedesca e Cantoni Elvetici. Nel 1970,
la Svizzera, con 53.658 arrivi di italiani (un totale quasi pari a quello
dell'intera Comunità Economica Europea) era in testa. Al secondo
posto, la Germania Federale, con 42.849 arrivi.
Nel 1979, situazione capovolta. Arrivi nella Germania Federale, 30.243;
al secondo posto, i Cantoni Elvetici, con 21.764. Su un complesso di
immigrati in America del Nord di 22.739 persone (l'85 per cento di quelli
andati in tutta l'America), 15.490 preferivano gli Stati Uniti. In fondo
alla classifica, c'era l'Uruguay, con sole cinquantuno immigrazioni.
Ma in Sudamerica, appena nove anni dopo, non andava praticamente più
nessuno, e negli Stati Uniti gli arrivi di italiani erano ridotti a
4.165 unità.
Che cosa vanno
a fare.
Prendendo per campioni di rilevamento un Paese europeo e uno extra-europeo,
abbiamo che nella Repubblica Federale Tedesca, su una comunità
italiana pari a 390.168 persone, 221.087 sono operai non qualificati
e 62.982 sono operai specializzati; 18.025 sono impiegati; l.190 sono
funzionari; 129 sono dirigenti; 722 liberi professionisti; 86.033 sono
infine studenti.
Negli Stati Uniti d'America, su 427.100 italiani, 55.000 sono gli operai
non qualificati; 235.000 gli operai specializzati; 13.000 sono impiegati;
16.000 sono funzionari; 48.000 sono dirigenti; 35.000 sono liberi professionisti;
infine, 25. 100 sono gli studenti.
Si tratta di statistiche 1979 (le più recenti di cui si disponga):
ovviamente, non possono tener conto di tutti gli aspetti secondari e
indotti, non rispecchiano interamente la situazione generale dell'emigrazione
italiana nel mondo e non sono in grado di rilevare e mettere in luce
il mercato del lavoro nero, legato tanto all'emigrazione regolare, quanto
a quella clandestina.
Quanti soldi
mandano a casa.
Il totale della massa valutaria è cospicuo. Si pensi che nel
1979 le rimesse degli emigrati italiani sono stati pari a 81.649,5 miliardi
di lire, con un incremento del ventuno per cento rispetto all'anno precedente
e con un'entità pari al 3,1 per cento del bilancio delle entrate
di tutta Italia.
Ovviamente, sono le regioni più ricche a ricevere di più.
Il Piemonte, che registra appena un quarto degli emigrati che ha la
Sicilia, riceve 122.823 milioni di lire, pari ai due terzi degli introiti
delle famiglie siciliane con parenti all'estero (172.859 milioni di
lire).
Sempre tenendo conto dell'indagine campione per un Paese europeo e uno
extra-europeo, si hanno i seguenti dati nel 1979: dalla Repubblica Federale
Tedesca sono arrivati complessivamente 766.435 milioni di lire, mentre
dagli Stati Uniti d'America sono pervenute rimesse per 266.833 milioni
di lire.
Che età
hanno, quanto resistono.
Dei 595.424 emigrati presenti nella Repubblica Federale Tedesca nel
1979, (di cui 370.618 maschi, pari al 62 per cento, e 223.806 donne,
pari al rimanente 38 per cento), l'86 per cento degli uomini ha meno
di cinquant'anni, e il 55 per cento meno di trent'anni; solo due italiani
su cento hanno più di 65 anni.
Le donne sotto i cinquant'anni rappresentano l'88 per cento e quelle
sotto i trent'anni sono il 58 per cento. Le ultrasessantacinquenni,
in percentuale, non raggiungono il due per cento.
Negli Stati Uniti d'America, su una massa di mezzo milione di italiani,
(275.000 uomini, pari al 55 per cento, e 225.000 donne, pari al rimanente
45 per cento), gli uomini con meno di cinquant'anni rappresentano il
66 per cento delle presenze e le donne sono pari al 77 per cento. Con
meno di trent'anni abbiamo rispettivamente il diciotto per cento degli
uomini e il diciannove per cento delle donne. Parità, nove uomini
e nove donne su cento, per quel che riguarda gli anziani, cioè
gli italiani con oltre 65 anni di età.
Su questo e sull'altro continente, dunque, gli italiani anziani sono
pochi: chi non torna, conclude freddamente un'indagine statistica, muore
prima.
Chi torna, dove
torna.
Gli emigrati fanno ritorno verso tutte le regioni. Il primato del 1979
è stato raggiunto dal Veneto, con 12.368 rientri. Questa regione
è seguita da quella siciliana (11.639 rientri).
Nel 1970, invece, in cima alla classifica era la regione pugliese, con
19.305 ritorni e a una certa distanza veniva il Veneto, con 16.448 ritorni.
Ma il bilancio fra partenze e rientri non è attivo dappertutto:
nelle regioni Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino, Liguria,
Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna è partita più
gente di quella che ha fatto ritorno. E il fenomeno, dopo un certo periodo
di stasi, che sembrava preludere a una caduta quasi verticale dei flussi
migratori, sembra invece riprendere vigore, a partire dalla fine del
1980. Per avere la disponibilità di questi dati statistici occorrerà
attendere non meno di diciotto mesi.
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